Il Centro non è un trattino

Il Centro è un’area politica che esiste in natura. Ci sono due modi però di interpretarlo da parte delle forze politiche che vi si collocano ovvero tra quelle che lo intendono come stabile baricentro del quadro politico oppure quelle che lo intendono come variabile all’interno di un sistema bipolare utile a far vincere le elezioni o alla sinistra o alla destra.
Inutile spiegare che la versione autentica, storicamente e politicamente , è solo la prima. Tutto il resto per lo più è costituito da tatticismi, calcoli personalistici, convenienze minute, insomma da un tirare a campare da parte dei soggetti politici o civici #diconsidicentro che in questo modo finiscono con il restare funzionali a un sistema politico bipolare il cui motore e cuore pulsante rimangono gli estremi opposti.
I fallimenti del Centro in questi 30anni di seconda repubblica, dall’UDC di Casini al Terzo Polo fino a FI (2.0) di Tajani, sono tutti figli di quel trattino interposto tra le due sigle centro-sinistra e centro-destra buono per descrivere una formula di governo frutto di mediazione tra le forze politiche, ma pessimo e del tutto inadeguato per costruire una offerta politica riconoscibile e alternativa.
Ciò non sfugge all’intelligenza collettiva dell’elettorato che non si appassiona certo a un trattino ma va immediatamente al sodo scegliendo quello che viene dopo il trattino.
Essere centristi oggi per costruire e offrire agli elettori una alternativa di Centro a ogni livello dalle elezioni europee a quelle comunali presuppone di essere liberi. Liberi dalle convenienze del momento, liberi da antichi pregiudizi ideologici, liberi persino dal voler portare a casa risultati ad ogni costo.
E’ una strada lunga e complicata, ma è la sola possibile ed è quella che Italia Viva sta faticosamente percorrendo in Umbria.