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Il capitano Ultimo protagonista scomodo della lotta alla mafia con Pino Corrias a Montefiascone

“Incontrare l’uomo che ha arrestato Totò Riina è un evento sicuramente imperdibile. Noi come Lui uniti per la gente piccola”. In questa frase della sindaca di Montefiascone Gulia De Santis si può racchiudere l’aria che si respirava all’interno della Rocca Dei Papi (Sala Innocenzo III°) all’arrivo di Sergio De Caprio, alias Capitan Ultimo. “Alla Nostra volontà di portare grande cultura”, ha sottolineato la prima cittadina, “si sono affiancati numerosi amici così come fortemente voluto dal nostro consigliere delegato alla Cultura Renato Trapè: l’autore del libro Pino Corrias, Giuseppe Mancuso del Sindacato Carabinieri, la Presidente della Compagnia del Teatro Dominga Martines, il moderatore dell’incontro, il giornalista de ‘Il Messaggero’ Giorgio Renzetti. Li ringrazio e spero che questo ricordo rimarrà inciso in tutti loro”.

“Orgogliosissimo di presentare”, sottolinea l’autore, “il racconto dell’uomo che ha arrestato Riina e che per venti anni ha fatto tremare i palazzi del potere. Fino a quando il potere si è vendicato. Si chiama Ultimo perché afferma di essere cresciuto in un mondo dove tutti volevano essere primi. Ha un talento nell’organizzare la lotta e scegliere gli uomini. Tutti insieme, un grandissimo gruppo investigativo. Ha combattuto la ‘ndragheta, la camorra, la corruzione. Prima di esser stato messo all’angolo, isolato ed attaccato dalle alte gerarchie della politica. Ma non ha mai mollato. Mi sono impegnato come autore a rileggere le vicende umane e giudiziarie che lo hanno travolto. Da quando dopo il 15 gennaio 1993 dopo la cattura di Totò Riina, fu condannato a morte da Provenzano e Bagarella oltre che da mille sospetti confluiti nel processo trattativa Stato-mafia. Sono passati trenta anni ma mi è stato sensazionalmente accanto riaccompagnami letteralmente nella rivisitazione-scoperta delle operazioni che lo hanno visto protagonista in incognito assieme ai suoi uomini: Vichino, Arciere, Omar, Petalo, Pirata, Alchimista ed i suoi cento investigatori invisibili che lo hanno affiancato nei lunghi appostamenti, durante le intercettazioni fiume, le notti insonni passate ad indagare instancabilmente. Anche su quanto c’era di corrotto a Milano, Palermo, Napoli e nei cosiddetti “palazzi del potere”: Finmeccanica, Ior, Banca Vaticana passando per la Lega. Spingendosi sin troppo oltre ed essere fermato. Denunciato per insubordinazione e diffamazione. Accusato di essere un cane sciolto, accerchiato, demansionato. Poi isolato e per due volte ripagato con la revoca della scorta. Bravo e veloce da non essere controllabile. Idealista tanto da non guardare in faccia il potere. Irregolare tanto che per le gerarchie militari e politiche va domato. L’eroe senza nome che va riportato all’obbedienza”.