“Il campo largo dei buoni propositi e meno delle buona grammatica”

Il manifesto del campo largo è tutto e niente. A parte l’errore/orrore grammaticale di “riappropiamoci” e non il corretto “riappropriamoci”. Si chiede a gran voce tanto ma poco un’amministrazione comunale può fare in tal senso.

Andiamo ad analizzare punto per punto. La salute è un diritto, giustissimo. Qui il Comune ha forza contrattuale con la Regione e con la USL ma, lo ricordiamo sempre, poco peso operativo. Certo, se il governo regionale è dello stesso colore politico di quello comunale si potrebbe pensare a qualcosa di meglio me nelle ultime due legislature non è stato così. Con Germani è iniziato il forte depotenziamento della sanità pubblica orvietana, completato poi con Tardani in Comune e Tesei in Regione.

“Basta vite precarie”: anche qui chi non concorda. E’ auspicabile ma anche le amministrazioni pubbliche dovrebbero allinearsi e, ad esempio, non offrire lavori con retribuzioni da fame o addirittura senza una paga. Nelle gare dovrebbero controllare la regolarità dei contratti e la loro adeguatezza. Predicare bene e razzolare male è un vecchio male italico che non è appannaggio solo di una parte politica.

Ridurre le disuguaglianze: giusto! Così come è giustissimo l’altro principio enunciato di seguito: “nessuna discriminazione”. Basta applicare le leggi esistenti.

“Un tetto per ogni persona”: altro principio di civiltà che però viene scarsamente applicato a destra e a manca. Anche in questo caso deve esserci coordinamento con la Regione.

“Studiare per essere liberi”: qui gli interventi possono essere di varia natura. Ad esempio si può intervenire sui collegamenti territoriali per adeguarli agli orari scolastici e sui treni per agevolare chi è pendolare per motivi di studio.

“Stop al caro energia”: non avendo una municipalizzata è praticamente inattuabile una politica comunale che favorisca le famiglie e le imprese. Unica alternativa è quella di ospitare impianti per la produzione di energia e gas (biomasse e simili) e favorire la nascita delle comunità energetiche.

“Basta vittime da disastri climatici”: altro enunciato generico di gran buon senso.

“Riappropiamoci della piazze”: intanto abbiamo l’orrore grammaticale. E’ un vecchio pallino del centro-sinistra che ha già perso una volta le elezioni anche su questo argomento. Le piazze sono dei cittadini già ora che le utilizzano come credono nel rispetto delle regole. Ecco, quello che scriviamo da sempre, manca il rispetto e soprattutto mancano coloro che devono far rispettare le regole e cioè gli agenti di Polizia Locale. In un paese di meno di 20 mila abitanti in totale non si può pensare a un servizio pubblico che vada a sostituirsi al mezzo privato ma laddove possibile si può agire in tal senso, ma questo non vada a penalizzare chi abita ancora, con fatica, il centro storico e quelle attività non legate al turismo che tentano di continuare a lavorare. Serve rispetto delle regole sempre, anche di notte e nei festivi.

“Controllo pubblico sui beni comuni”: un salto indietro nella storia. I beni comuni sono controllati dal pubblico, altrimenti non sarebbero comuni. Il controllo pubblico però deve contemplare anche l’economicità nel mantenimento e il decoro dei manufatti…leggasi Palazzo dei Sette versante piazza del Popolo.

“Essere strumento di pace”: altro enunciato di principio. Ma la pace sia declinata in tutti i sensi e per tutti.

“Superare l’isolamento”: Perfetto. Partiamo dai trasporti ferroviari. La giunta Marini non si è mai occupata di Orvieto che ha perso collegamenti e quella Tesei ha continuato sulla stessa linea tracciata precedentemente.

“Dare voce ai territori”: ecco una prima novità. I sindaci del comprensorio lamentano proprio la scarsità di coordinamento con Orvieto.

“Sport e cultura al centro”: l’offerta culturale a Orvieto è già buona anche grazie al Teatro che ha sempre funzionato, salvo la parentesi drammatica della pandemia. Tanto c’è da fare ma servono investimenti dei privati perché il pubblico può collaborare ma non può sostituirsi e levare risorse a servizi più importanti.

“Coltivare lo sviluppo”: e anche qui lo slogan è azzeccato. Poi bisogna passare dalla teoria alla pratica facendo attenzione ai troppi vincoli che bloccano lo sviluppo e, dall’altra parte, bisogna fare attenzione ai fantomatici “cavalieri bianchi” che poi tanto bianchi non risultano.

Il manifesto è un punto di partenza, certo, che verrà declinato in un programma che tutti aspettiamo, da tutti i candidati.