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“Gli amici di Charlie” contro la cattura di gazze e corvi

In questo periodo dell’anno, in alcune zone agricole, si verificano interventi di contenimento della specie cornacchia grigia (corvus cornix) e gazza (pica pica). La pratica è autorizzata dalla Regione Umbria e prevede la cattura e l’abbattimento di un numero elevato di corvidi. Ciò avviene per mezzo di gabbia-trappola tipo “larsen” o “letter-box”, fornite dalla stessa Regione Umbria. Nella trappola è collocato un richiamo vivo. La normativa prevede che questa pratica sia subordinata al precedente ricorso da parte dell’interessato a metodi alternativi di prevenzione, quali: cannoncini detonatore a gas propano, dissuasori acustici, palloni topo “predator”, reti di protezione,  nastri riflettenti,  etc…
Quindi, solo in caso di insuccesso dei metodi alternativi si può procedere all’utilizzo delle gabbie.
In questo caso la gabbia dovrà essere controllata almeno due volte al giorno (mattina entro ore 9.00, pomeriggio dopo le 17.00) per garantire la liberazione in buono stato di salute degli individui protetti. Si provvederà al rinnovo di cibo e acqua per i richiami vivi e non dovranno essere esposti a condizioni meteorologiche avverse. La soppressione degli individui da abbattere dovrà essere eseguita secondo quanto indicato dall’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

Detto questo, come associazione animalista ci poniamo alcune domande considerando le segnalazioni pervenuteci.
Premesso che queste specie si sono riprodotte considerevolmente a causa della diminuzione dei loro predatori naturali (rapaci), ci chiediamo se questa barbara pratica di cattura sia effettivamente l’ultima opzione e se vengano rispettate realmente le norme a garanzia di un minimo “benessere “.
Purtroppo, anche in questo caso, ci sono giunte segnalazioni di gabbie esposte senza riparo e senza cibo e acqua. È stata individuata addirittura la gabbia con all’interno lo scheletro del corvide. Con questo comunicato vorremmo mettere a conoscenza l’opinione pubblica di una realtà quasi sconosciuta, e sollecitare più controlli, ma soprattutto che quelle minime regole a tutela del benessere animale vengano rispettate.
Il fatto che siano animali da eliminare, sempre in base al nostro discutibile metro di giudizio, non può prevedere anche la tortura.
Poniamoci piuttosto qualche domanda sui reali danni che la nostra specie sta arrecando a tutto l’ecosistema.

Fonte: Associazione Animalista “Gli amici di Charlie”