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Giusto il “Ricordo” di chi ha sofferto, è morto, è fuggito solo perché italiano

Il 14 febbraio doveva essere il giorno del convegno “negazionista” all’istituto Majorana e Maitani. Già il titolo fa comprendere l’intenzione degli organizzatori, “Le vicende del confine orientale d’Italia durante la seconda guerra mondiale e il contributo dei partigiani slavi alla liberazione”. Ogni anno, in coincidenza della “Giornata del Ricordo” viene organizzato un appuntamento contro dove si parte dal presupposto che le foibe non “esistono” e le violenze nei confronti degli italiani sono giustificate da quelle perpetrate precedentemente dal regime fascista nei confronti degli slavi. In ultimo gli italiani sono definiti “occupanti”, tutti, anche quelli che si trovavano lì da generazioni. Siamo andati alla scuola e, chiaramente, nessuna spazio è stato concesso e il convegno si è tenuto in un’altra sede, in forma privata, cioè riservata ai docenti.

Rimane l’amaro in bocca per il titolo che sembra dimenticare la violenza dei partigiani “titini”, sembra dimenticare le tante famiglie costrette in poche ore a lasciare le loro case, il loro lavoro, le loro attività per andare incontro all’ignoto e con il terrore di essere improvvisamente bloccati solo perché italiani. Nessuno dimentica gli errori e gli orrori, le violenze squadriste, le violenze di leggi razziali e da pulizia etnica promulgate dal regime fascista. Ma tanti italiani, troppi, sono stati uccisi, forse è meglio dire trucidati, imprigionati, costretti a lasciare la loro storia familiare in pochissime ore. La colpa? Il cognome, la lingua e basta. E in Italia, si sono sentiti ancora una volta stranieri, profughi e non a casa.

Per i tanti italiani che hanno sofferto, che sono stati trucidati nelle foibe; per loro è stata istituita la “Giornata del Ricordo” che non dimentica “le complesse vicende del confine orientale” ma troppi innocenti hanno pagato spesso con la vita errori di altri. E’ giusto, quindi, che vengano ricordati, che vengano onorati come meritano e finalmente accolti come non fu allora.