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Emodinamica e medicina di territorio sono necessarie per rilanciare la sanità orvietana nonostante i bastian contrari

Siamo a scrivere nuovamente dell’ospedale di Orvieto, anzi della sanità dell’orvietano perché ospedale e medicina di territorio vanno sempre più a braccetto nella sanità 3.0, quella che nell’orvietano è ancora una chimera o quasi, fatte salve alcune eccezioni. Ne torniamo a discutere dopo l’uscita poco felice del sindaco di Attigliano che ha definito l’emodinamica “cosa inutile” mentre “l’elisoccorso una cosa seria”. Sicuramente le spiegazioni date in consiglio comunale sono frutto di un’attenta analisi costi/benefici del servizio di emodinamica e elisoccorso, di una valutazione puntuale dal punto di vista scientifico e medico, altrimenti è la politica, scritta con la “p minuscola” che cerca di giustificare l’ingiustificabile per un territorio penalizzato da troppi anni, nonostante alcune operazioni di maquillage passate, presenti e future che dovrebbero servire a tacitare le voci fuori dal coro.
Non vorremmo polemizzare ma ci è sembrato, quello del primo cittadino del Comune di Attigliano, un discorso pensato e scritto a più mani, con l’aiuto determinante di qualche medico speriamo non di Orvieto o in servizio nell’orvietano, almeno questo!
E’ giusto chiedere a chi conosce la materia e così ci siamo consultati anche noi con una serie di professionisti della sanità per capire meglio, per approfondire l’argomento con numeri e statistiche. Partiamo dall’assunto che il territorio orvietano non finisce con i confini regionali, ma va oltre, insistendo su parte del viterbese e della bassa Toscana. Ecco che il calcolo, allora, non deve essere fatto sui 40 mila abitanti circa ma su 120mila, numero sempre basso, ma non avulso, assolutamente. Entra in gioco l’orografia del territorio e l’età media degli abitanti, due fattori che possono e, anzi secondo i consiglieri regionali umbri, tutti, fanno la differenza. Puntando il compasso su Orvieto gli ospedali con emodinamica più vicini sono a 80 km, Terni e oltre 100 km, Foligno con tempi di percorrenza in ambo i casi superiori all’ora. L’età media, già alta in tutta l’Umbria, nell’orvietano ha un’incidenza di over 70 del 26% sul totale della popolazione. Calcolando tutte queste variabili il numero di procedure potrebbe superare le 250 anche se le linee guida come parametri per avere un’emodinamica attiva prevedono 300 mila persone e 400 interventi annui. Ma, probabilmente, chi ha collaborato al discorso del sindaco di Attigliano non la letto le linee guida della Società Italiana di Cardiologia Interventistica che ritengono il limite inferiore ai 400 interventi “tollerabile quando il laboratorio è situato in aree geograficamente isolate…”. E’ altresì pacifico che l’elisoccorso sia necessario in un territorio di grande ampiezza, collegato male con eventuali altri ospedali, con tre direttrici di traffico, due su ferro e un’autostrada, che possono far scattare emergenze anche piuttosto importanti. Mettere sullo stesso piano elisoccorso ed emodinamica è errato, soprattutto confrontarle sui costi. L’elisoccorso regionale spalma i costi sull’intera popolazione umbra, un servizio di emodinamica deve essere calcolato sul bacino d’utenza direttamente interessato. Ma anche sui costi la sventolata concorrenzialità dell’elisoccorso è tutta da dimostrare. Facciamo due conti; un laboratorio di emodinamica ha un costo medio di 2,5 milioni di euro a cui va aggiunto quello dell’equipe sanitaria e medica dedicata. Ogni trasporto in elicottero verrà a costare circa 5 mila euro e per emergenze cardiache con 100 interventi arriveremmo a 500 mila euro annui, cioè 2,5 milioni in soli 5 anni. A questi vanno aggiunti i costi sociali, tutte le patologie croniche che obbligano a ricoveri frequenti in mancanza di una medicina di territorio e di telemedicina avanzata, i costi di ricovero inevitabilmente più lunghi e la perdita di appeal dell’ospedale di Orvieto dal punto di vista professionale.
In conclusione, l’emodinamica a Orvieto è giustificata professionalmente vista la distanza chilometrica e oraria da altri nosocomi per le patologie tempodipendenti; non deve esserci una gara di campanile con Foligno, che ha numeri di poco superiori in termini di abitanti e ospedali alternativi e attrezzati molto più vicini. Non deve esserci concorrenza ma equiparazione di trattamento sì. C’è poi il falso problema della mancanza di figure professionali nell’ospedale di Orvieto. Oggi, hic stantibus rebus, il Santa Maria della Stella è destinato ad un lento ma inesorabile declino, mentre con il laboratorio di emodinamica e una telemedicina reale, potrebbe divenire un punto di riferimento anche regionale per quanto riguarda la medicina a distanza. C’è poi da non sottovalutare la soddisfazione del cittadino e il voto unanime in consiglio regionale risalente ormai al 26 maggio del 2020, che ha approvato il servizio di emodinamica ad Orvieto. Speriamo che questa battaglia di civiltà venga fatta propria non solo dagli amministratori locali, i sindaci hanno firmato una lettera in cui chiedono l’apertura di emodinamica a Orvieto, ma soprattutto dai professionisti sanitari che per una volta dovranno guardare oltre il loro striminzito orticello per un progetto di ampio respiro che porterà in seguito frutti per l’intera struttura e un ritorno al centro dell’attenzione per la sanità pubblica.