1

“Continua la campagna dell’ignoranza perciò occorre rimettere la realtà sui propri piedi”

La storia dell’uso dell’ignoranza per miseri scopi di potere personale o politico è vecchia quanto il mondo. Oggi essa però è più deleteria perché dispone di straordinari moltiplicatori. Ad essa si collegano infatti con straordinaria facilità operazioni di falsificazione programmata della realtà e manifestazioni di demagogia improvvisata o meno dei corifei, che più si fanno largo e più creano danni. Io penso che sia un dovere civico contrastare questo lavoro di falsificazione. Perciò faccio la mia pur modesta parte di informazione documentata. Solo per rimettere la realtà sui propri piedi. Oggi mi occupo dunque di quelle che qualcuno si ostina a chiamare fake news, ma che in verità non lo sono semplicemente perché non sono notizie ma solo affermazioni false in quanto del tutto arbitrarie.

1. “Il Green pass è illegittimo perché impone il vaccino in modo surrettizio”. FALSO, perché non impone nulla, semmai rende utile e vantaggioso vaccinarsi se si vuole evitare alcune legittime limitazioni stabilite per la tutela della salute pubblica. A riprova il fatto che si può avere il Green pass anche se ci si fa un tampone o se si è guariti dal Covid da non più di 6 mesi.

2. “Il Green pass è incostituzionale perché limita la libertà di spostamento”. FALSO, perché non limita affatto la libertà di spostamento, ma vieta l’accesso a determinati servizi, esercizi e luoghi, secondo specifiche modalità per la salvaguardia della salute pubblica, che è inderogabile principio costituzionale.

3. “Il Green pass è incostituzionale perché viola l’art. 16 della Costituzione”. FALSO, perché l’articolo 16 della Costituzione così recita: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. Esso, come si vede, consente di limitare la libertà di circolazione con una legge approvata dal Governo o dal Parlamento, come è nel caso del green pass.

4. “L’art. 32 della Costituzione vieta trattamenti sanitari obbligatori”. FALSO, perché innanzitutto non siamo di fronte ad un trattamento sanitario obbligatorio, nemmeno surrettizio, come già detto. Ma falso anche in quanto si vorrebbe far passare come dimostrazione di incostituzionalità una affermazione a cui si toglie l’ultima parte, che infatti così recita: “se non per disposizioni di legge”, come è il caso del green pass. Dunque doppiamente falso.

5. “Il Green pass viola la normativa sulla privacy”. FALSO, per una serie di semplici ragioni: A. le autorità, quando ricorrano motivi di salute pubblica, possono per legge disporre limitazioni alla privacy; B. la legge comunque vieta ai privati di usare e diffondere i dati dei clienti che esibiscono il green pass; C. il green pass di fatto funziona come un documento di riconoscimento personale che viene esibito a richiesta per accedere ad un servizio o ad un luogo. Non risulta che qualcuno faccia problema, se non chi immagina una società senza regole, se il titolare di un bar chiede la carta di identità ad un giovane prima di vendergli alcolici al fine di verificare se è minorenne, come è suo preciso dovere. Infine, va ricordato che l’autorità preposta alla garanzia della privacy, il GPDP (Garante per la Protezione dei Dati Personali), appunto in Garante per la privacy, ha dato parere favorevole sul DPCM di attuazione della piattaforma nazionale DGC per l’emissione, il rilascio e la verifica del Green Pass del 09.06.2021.

Tutto ciò dovrebbe bastare. Ma, ad ulteriore corredo, sarà bene ricordare alcuni principi basilari della nostra Carta costituzionale:

1. non esiste la libertà assoluta;

2. la tua libertà cessa dove inizia la mia;

3. la libertà del singolo può essere sempre limitata a favore dell’interesse collettivo;

4. l’interesse collettivo viene prima di quello del singolo;

5. nessun principio prevede la disobbedienza civile;

6. non è il cittadino a stabilire se una legge è legittima o meno ma la Corte costituzionale;

7. Facebook non è la Gazzetta Ufficiale della Repubblica.

Ovvio che tutto ciò non vuole e comunque non basterà a far cambiare opinione ai portatori di verità personali assolute o di ideologie complottiste, né a convincere i professionisti del dubbio e tantomeno a far cambiare opinione ai cultori di fake news, ma che almeno non si dica che non c’era la possibilità di leggere, informarsi, confrontarsi e contribuire a mettere la realtà sui propri piedi. Si potrebbe dire infine così: “viva i piedi, quando la testa sta andando per conto suo!”