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Complottismo e stereotipi: un antisemitismo che non muore mai

Quanto accaduto durante la campagna delle primarie per la segreteria del Partito Democratico e la conseguente nomina a segretario  di Elly Schlein rappresenta l’ennesimo capitolo di una propaganda permanente di odio antiebraico strisciante che  da anni si perpetua soprattutto attraverso il web.
A nulla è valso da parte della neo segretaria prendere le distanze dalla propria ebraicità, ricordando un’appartenenza religiosa del nonno che ormai non è la sua (come se si trattasse eventualmente di una “colpa” quello di essere ebrea). L’aspetto ancora più aberrante è che assieme a velate accuse di complottismo ebraico per governare il mondo, o in questo caso il più grande partito della sinistra italiana, provenienti non dalla rete e anche da esponenti del mondo della cultura e del giornalismo, in maniera subdola con i loro editoriali, ci sia stato un attacco alla persona fisica attraverso quel fenomeno di “body shaming” che ha portato a fare bieca ironia su un particolare fisico della Schlein, il suo naso.
Probabilmente quanto accaduto è il segno di tempi attuali che ci riportano indietro agli anni bui della storia d’Italia. Basti ricordare che la campagna razzista del fascismo si basava esattamente sugli stessi stereotipi utilizzati per attaccare la Schlein. Per esempio le copertine del Manifesto della Razza, le vignette antisemite pieni di riferimenti a particolari fisici con connotati del viso estremamente pronunciati e resi grottescamente deformati nel disegnare persone di religione ebraica, nonché gli stessi articoli dove si accusavano gli ebrei di essere nemici della patria e di complottare per governare il mondo, erano pratica comune.
Purtroppo i social negli ultimi anni hanno accentuato terribilmente un certo tipo di campagne dietro le quali gli odiatori da tastiera si macchiano costantemente di questi reati, perché tali sono. Allo stesso tempo la classe politica nostrana non ha fatto abbastanza per  disincentivare tali fenomeni, soprattutto perché spesso sono proprio i politici a rilanciare con battute di scarso spirito e luoghi comuni di basso livello, trasformando quella che dovrebbe essere una normale dialettica politica in un confronto dai toni volgari e quindi pericolosi. Ed il pericolo nasce proprio dal fatto che si va in questa maniera, più o meno consapevolmente, a rinfocolare una ondata di odio antiebraico con insinuazioni il più delle volte basate su assurdità al limite del macchiettistico.
La stessa relativizzazione della Shoah, che troppo spesso anche leader di partiti importanti hanno messo in atto in questi anni definendosi quando criticati perseguitati come gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, oppure il vizio di accostare un dramma come quello dell’Olocausto ebraico ad altri stermini  di massa, non comparabili per modalità ed  attuazione, non fa altro che accentuare nell’opinione pubblica confusione e diseducazione su temi che invece sono sempre più delicati in una società che tende pericolosamente all’odio.
Un grande compito è dunque affidato al mondo della scuola e delle università, perché li dovremmo formare le nuove generazioni e la classe dirigente del futuro e li dovremo combattere con tutte le nostre forze con l’arma dell’educazione e della cultura.
È in questi luoghi che si gioca la partita dell’ avvenire.