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Come mai in Umbria non si riesce a vaccinare sotto i 70 anni? Proviamo a rispondere ai dubbi del nostro lettore

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Marco Ravelli sulla campagna vaccinale e tutte le perplessità sul suo andamento in Umbria.  Dopo la riflessione abbiamo provato a trovare risposte plausibili e suffragate da numeri e percentuali, senza colorazioni politiche e speriamo, almeno, di aver soddisfatto il nostro lettore e non solo.

C’è proprio qualcosa che non va! Quando senti il Generale con la penna sul cappello che dichiara “da Lunedi 10/5/21 abbiamo aperto alle vaccinazioni degli over 50”!!!! Quando tutti sappiamo perfettamente che nel Lazio (ovvero a 15 km da noi) stanno vaccinando le classi di età 1966-1967 (sito Regione Lazio)!!! Poi apri il sito della Regione Umbria e vedi che non puoi prenotare avendo 60 anni e che la fascia di età tra i 70-79 anni dovrà prendere accordi con il proprio medico di medicina generale (se ci riflettiamo un bello “scarica barile”)…..Interpelli il tuo medico che non sa assolutamente darti una tempistica….Poi vai sul sito del Ministero della Salute e vedi che la Regione Umbria ha il 91% di inoculazioni effettuate rispetto ai vaccini consegnati, rispetto all’86% della Regione Lazio (dato al 11/05/2021).

Come diceva il buon Antonio Lubrano…… ora le domande nascono spontanee: non vengono distribuiti i vaccini in percentuale con la popolazione? Siamo una Regione esclusivamente di vecchi, caregiver, personale sanitario, forze dell’ordine insegnanti e chi più ne ha più ne metta? Oppure sono saltate le file e vaccinati i raccomandati? Bha! Aspettiamo ma con poca fiducia……….

Marco Ravelli


Caro Marco Ravelli,

effettivamente ci siamo posti molto spesso la domanda sul perché di questo iato tra Lazio e Umbria.  Abbiamo cercato delle risposte certe e alla fine ci è sembrata corretta quella derivante dalla ricerca approfondita su dati, modalità di distribuzione e demografia.  E’ vero, l’Umbria all’inizio ha avviato la campagna vaccinale in maniera prudenziale, cioè conservando una parte dei vaccini per non si è mai capito bene cosa.  Poi è patita a spron battuto.  Ma allora perché questa differenza?  L’inghippo quasi sicuramente sta nel numero di dosi distribuite per ogni Regione.  A livello nazionale hanno stabilito dei criteri a seconda del numero di abitanti e della percentuale media italiana di anziani e fragili.  Non si è tenuto minimamente conto delle specificità umbre.  Qui abbiamo un tasso di over 70 pari al 26% contro un 18% medio italiano e già con solo questo dato si potrebbe spiegare il ritardo nell’avanzare delle fasce di età vaccinabili.

C’è poi un secondo dato che riguarda il numero di dosi per abitante, anche qui l’Umbria, come la Basilicata o il Molise è fortemente penalizzata.  Due penalizzazioni fanno male anche ai grandi, se poi a subirle è una Regione piccola allora il patatrac è servito.  ascoltando alcuni team vaccinali, poi, di furbetti ce ne sono stati ma in numero assai limitato, fatta la tara sui care-giver che, all’inizio, erano senza alcun limite per ogni fragile.  Ora a livello nazionale e regionale hanno posto alcuni paletti.  Non possiamo definirli “furbetti” perché avevano tutti i loro diritti, ma se andiamo a prendere il dato dei fragili, piuttosto alto in Umbria, ecco che il rallentamento è servito.  Fin qui i dati, poi c’è il gossip e la battaglia politica, ma è tutta un’altra faccenda.  I piccoli favori ci sono, ci mancherebbe, ma sono a livello basso, laddove c’è il giudizio, la scelta determinata da addetti locali.  Chi può vaccinare, ad esclusione dei centri diretti delle USL e della Regione, deve scegliere perché ha poche dosi disponibili e molto probabilmente anche qui c’è il rischio di trovarsi di fronte a qualcuno che ha avuto accesso immediato e di chi invece ancora attende disciplinatamente il proprio turno.  La scelta dei medici di base è comune a quasi tutte le Regioni perché sta dando la possibilità di vaccinare gli estremamente fragili, chi abita in piccoli comuni lontani dai centri vaccinali e, certo, alleggerisce il carico di lavoro del centro regionale, sia esso umbro o laziale o emiliano, non è una questione di colore politico. 

Il vero problema sta nel numero di dosi messe a disposizione dell’Umbria tanto che più di una volta sia la presidente Tesei che l’assessore Coletto hanno chiesto di avere circa 50 mia dosi in più in maniera stabile, ma di queste si sono perse le tracce tra Roma e Perugia…