Ciao Ferruccio! Senza di te la stazione non è più stata la stessa…

Ciao Ferruccio, così ti salutavamo ogni giorno e così vogliamo salutarti anche oggi. Ci eravamo trasferiti da pochi mesi da Roma a Orvieto ma il giornalaio per la nostra famiglia era una figura fondamentale. I giornali, i periodici e anche i fascicoli interminabili delle enciclopedie più astruse non mancavano mai in casa. E quel signore con il sorriso, giubbotto invernale, e camicia d’estate, che si notava appena si entrava in stazione è entrato velocemente fra i nomi familiari.

Non era solo il giornalaio, con il suo sorriso e la sua ironia. Era il deposito piccoli bagagli, il punto di ritrovo, l’agenda, il “who’s who” ante litteram, la rubrica telefonica e chi ti rendeva meno snervante l’attesa durante i tanti ritardi dei treni. E ogni volta che ci si fermava davanti l’edicola si apriva un mondo a tratti surreale, con le richieste più strane e non solo da parte di chi Ferruccio lo conosceva, ma da parte di turisti e avventori occasionali. Come dimenticare le indicazioni date in un inglese improbabile ma che tutti comprendevano, “tickets for funicular”…oppure “Carta Unica pagate meno”. Sì, Ferruccio amava il suo lavoro e lo trasmetteva a tutti. Così anche il suo alter ego della mattina Franco, aveva sempre il sorriso anche alle 5 di mattina.

Gli anni sono volati e alla fine anche per Ferruccio è arrivata l’ora della pensione. Così, d’improvviso si è fermata la stazione. Basta deposito bagagli, basta fermo posta, basta servizio informazioni! Lentamente si è spenta la stazione ferroviaria, non più punto d’incontro, ma sala d’aspetto fredda, frettolosa, e con la ferita dell’edicola di Ferruccio chiusa. Ma lui per un po’ di tempo ha continuato a girare con la sua Punto e per tutti c’era un saluto, una battuta, un ricordo del lavoro e poi anche la Fiorentina, la sua passione.

E allora non ci resta che fare le condoglianze alla moglie e al collega Marco, e salutare l’amico Ferruccio, che la terra ti sia molto lieve!