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Casa di Comunità, nessuno è “contro” e poteva essere nata dieci anni fa ma tutto va bene anche per chi controlla

L’ex-ospedale ha catturato l’attenzione del dibattito politico di queste ultime settimane.  Si avvicina l’ora della scelta definitiva, farne una Casa di Comunità e ospedale di comunità con un front per generici servizi dedicati al turismo oppure progettare uno sviluppo diverso sempre sfruttando finanziamenti provenienti dall’Europa?  Per ora la politica, a cui spettano le scelte, ha deciso di farne una Casa di Comunità con annesso ospedale di comunità e di lasciare la parte frontale nelle disponibilità del Comune per servizi turistici vari.  Alcune associazioni, partiti d’opposizione hanno alzato gli scudi contro questo progetto ritenendo che il problema viabilità sia dirimente e non solo. 

La storia del complesso dell’ex-ospedale è articolata e fatta di aste andate deserte e una che ha visto un solo partecipante che, però, ha presentato un’offerta formalmente errata.  Per un periodo l’ex-ospedale ha ospitato la Fondazione Centro Studi Città di Orvieto con i corsi delle università americane e tanto altro e la sede della Croce Rossa localePoi è arrivato l’oblio e il degrado a due passi dal Duomo.  Eppure, come è stato ricordato in consiglio comunale, nella parte interna è intervenuto, di passaggio, anche il Valadier.  Insomma, è un immobile considerato di pregio.  Quindi non solo è vendibile ma sfruttabile per servizi d’interesse culturale.  In teoria, perché in pratica ci si mettono uffici e ambulatori con un via vai di gente frettolosa, magari arrabbiata, magari impaurita e sofferente.

Anche la USL Umbria2 a Orvieto ha una storia piuttosto complessa e contraddittoria.  Con la riforma regionale viene chiusa la piccola Usl di Orvieto che porta in eredità a quella di Terni, appesantita dai debiti, l’immobile accanto al Duomo e un bilancio sano.  Nel 2008 a essere in sofferenza è il Comune di Orvieto guidato dall’allora sindaco Stefano Mocio e in soccorso arriva proprio la Usl che acquista una porzione di Caserma Piave vincolandola alla costruzione della Casa della Salute, oggi aggiornata in Casa di Comunità.  Non ne abbiamo la certezza visto il passare degli anni, ma sembrerebbe che la Usl per finanziare l’acquisto abbia usufruito di soldi pubblici anch’essi vincolati alla Casa della Salute.  Oltre il danno, dunque, la beffa; i cittadini orvietani dal 2008 sentono parlare di ambulatori, uffici centralizzati e funzionali e nel 2022 ancora non vedono nulla di tutto questo.  E nel 2022 viene sottolineato che serviranno ancora anni, lavori, cantieri e successivamente, forse si avrà il servizio.  I cittadini hanno tutto il diritto di essere contrariati, anzi utilizziamo il termine corretto, forse non politicamente, “incazzati”.

La Usl per anni ha iscritto a bilancio la vendita dell’immobile al Duomo come possibile attivo.  E ora?  Bene, ora la Usl si ritrova con due immobili da ristrutturare, ambedue vincolati, uno alla Piave e uno al Duomo.  Si ritrova con vincoli di utilizzo identici, certamente basta una delibera per cambiare la destinazione di uno dei due, e potrebbe ritrovarsi a gestire una nuova asta di vendita.  Il problema, dunque, non è legato solo alla viabilità, anche questo un problema perché come ha scritto giustamente l’associazione PrometeOrvieto “tutti i centri storici vengono vietati, noi lo ingolfiamo”.  Il problema è di soldi pubblici e del loro utilizzo e qui solo i giudici della Corte dei Conti possono intervenire, nel caso in cui ci fosse lo spreco di denaro pubblico.  Noi ci limitiamo a segnalare lo status quo e non tifiamo contro, anzi ci dispiace che a Orvieto manchi una Casa della Salute e/o di Comunità che poteva essere nata fin dal 2010 se solo non si fosse accesa una polemica sterile all’epoca. 

Ricapitoliamo velocementeNel 2008 la Usl acquista una porzione di Caserma Piave con l’obiettivo di aprire la Casa della Salute.  Non viene aperto un cantiere, non viene effettuata alcuna manutenzione e il degrado è evidente.  Nel frattempo, la stessa Usl inizia le procedure di asta per la vendita dell’immobile dell’ex-ospedale, anche qui con scarsissimi lavori di manutenzione e degrado altrettanto evidente.  Improvvisamente la Usl si ricorda che all’interno dell’edificio è ospitato il Centro Studi e ne chiede conto, in soldi per la locazione.  Eppure, un piano risulta inutilizzabile per il tetto pericolante e con evidenti perdite.  Il CSCO viene spostato e così anche la sede della Croce Rossa.  L’edificio è nelle piene disponibilità della USL ma i tentativi di vendita vanno deserti nonostante il prezzo sia, sulla carta, piuttosto conveniente circa 3,5 milioni di euro.  Niente, non ha appeal la vicinanza con il Duomo, la terrazza panoramica sulla piazza e l’intervento di Valadier all’interno.  Probabilmente i troppi vincoli architettonici e paesaggistici hanno frenato i possibili acquirenti.  O forse è Orvieto a non essere appetibile? Questa è un’altra storia, però.  Arriviamo ai giorni nostri. Il direttore generale della USL Umbria2, Massimo De Fino, proprio a noi di OrvietoLife rilascia un’intervista durante la quale ci dice che l’intero complesso dell’ex-ospedale viene ritirato dal mercato e che verrà utilizzato per servizi sanitari in accordo con il Comune. E l’immobile alla ex-Piave? Silenzio assoluto, scomparso dai radar. 

Torniamo alla domanda iniziale; perché non si è dato seguito al progetto di Casa della Salute nei tempi previsti?  Perché non si controlla ogni passaggio dal 2008 a oggi? Perché non si progetta la valorizzazione vera dell’immobile ex-ospedale in linea con Piazza del Duomo, con i suoi musei?  Perché non presentare un progetto di ampio respiro, d’interesse pubblico-privato? Oggi serve una idea dirompente di città e i tempi sarebbero maturi per ottenere finanziamenti anche europei.  Si vuole più turismo? Allora bisogna implementare i servizi di qualità e mancanti in città come, per puro esempio, un centro espositivo e fieristico e un centro congressuale che sostituisca il Palazzo del Capitano del Popolo, più in linea con gli attuali standard e finanziariamente più sostenibile.  Ma sono solo idee e proposte lanciate nella palude di una politica che non vola alto, che non sceglie ma attende che passi il treno di qualche finanziamento per utilizzarlo a prescindere, senza un collegamento, un progetto-Orvieto moderno, ecosostenibile e che veda uniti amministratori e privati.