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Associazione Praesidium, “parteciperà la Fondazione all’aumento di capitale CRO?”

Abbiamo letto con attenzione le dichiarazioni del presidente della Fondazione CRO, Libero Mario Mari, dalle quali emerge la conferma di un imminente e rilevante aumento di capitale per la Cassa di Risparmio che potrebbe obbligare la stessa Fondazione ad intervenire con ingenti risorse. Dal nostro punto di vista, riteniamo doveroso chiarire alcuni aspetti di questo nuovo evento. Un aumento di capitale viene eseguito fondamentalmente per due motivi: perché c’è un piano di sviluppo e servono risorse per attuarlo o perché la situazione dei conti è tale che la gestione corrente richiede l’immissione di nuove risorse.

Leggendo il bilancio 2020 di CRO, recentemente pubblicato, appare evidente che la ricapitalizzazione annunciata dal Prof. Mari costituisca una necessità volta a mantenere i parametri della banca all’interno di quanto fissato dall’Autorità di vigilanza. D’altra parte, non abbiamo evidenze che ci suggeriscono di alcun piano industriale di sviluppo che preveda investimenti per la sua attuazione.

Ricordiamo che la Fondazione CRO è socio di minoranza qualificata della banca con il 26,47% del capitale e si trova a dover scegliere se aderire all’aumento mantenendo le sue attuali prerogative o veder diluita la sua partecipazione. La storia recente ha dimostrato che gli aumenti di capitale effettuati dalla Fondazione nella Cassa di Risparmio di Orvieto hanno prodotto perdite per circa 10 milioni di euro, che ricordiamo trattarsi di denaro della comunità amministrato pro-tempore da soci candidatisi a gestirlo. A noi appare sinceramente poco credibile che sino ad oggi la Fondazione sia stata tenuta totalmente all’oscuro di questa operazione e delle motivazioni ed obiettivi sottesi all’aumento di capitale. La scelta è tutt’altro che scontata, considerati i rischi connessi e la redditività pressoché inesistente della partecipazione, considerato che anche l’ultimo esercizio si è chiuso in perdita e con costi quasi pari ai margini. Considerato inoltre che la storia recente ci ricorda che sono stati bruciati circa 100 milioni di euro sul nostro territorio (peraltro, senza che amministratori pubblici e privati, così solleciti a intervenire contro ogni logica industriale per la chiusura di sei piccole filiali, alzassero la voce per chiederne le ragioni e le responsabilità), riteniamo assolutamente necessario e non rinviabile un ampio dibattito che ci faccia capire che fine potrebbero fare i nostri soldi.

La fiducia nelle decisioni delegate si guadagna con una storia positiva, la partecipazione e la trasparenza delle informazioni. Riteniamo nostro preciso dovere continuare a seguire la materia ed intervenire pubblicamente tenendovi informati.

Associazione Praesidium