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A Susanna Tamaro non piace Verga

Dalla sua dimora adagiata sui colli ubertosi che volgono lo sguardo alla rupe urbevetana, la Sacerdotessa Tamaro ha emesso il suo verdetto: “I libri di Giovanni Verga sono una noia pazzesca”.
92’ minuti di applausi?

Chissà se dagli stessi placidi declivi, incastonata nelle eterne pietre del cimitero monumentale di Orvieto le hanno fanno eco le parole di un Luigi Malerba, inviso al contado e alla gleba consiliare. O risuonino le voci di altri nobili spiriti delle lettere italiche, che hanno attraversato le nostre terre: Enzo Siciliano, Giorgio Manganelli, Umberto Eco. E dei viventi che ne è? Augias, lui sì, a differenza di Fazio, uomo per tutte le stagioni e latitudini, che di tanto in tanto puoi scorgere zigzagando col carrello dei nutrimenti del basso ventre al centro commerciale Porta di Orvieto. No, non odo parole che dici, Corrado.

Ella, minuta, esile, sodale come Greta di dio Asperger, ha osato levare la voce contro gli dei olimpii del realismo, contro i ciclostili dei programmi scolastici. E di colpo, come bombarda, un fragore: lo stuolo dei prezzOLIATI soloni, dei genuflessi al salone dei ludibri, dei proni alle Ciotole nuragiche, ai trogoli delle mense editoriali ha brandito la durlindana dell’offesa e dello sdegno.
No, non si tocca Verga! Un monito che ha eccitato femministe con le palle e le erinni di “Non una d’Imene”.

Ma cosa avrebbe detto di così ignominioso, di così osceno, la pizia del Cuore… (Sole e Amore?)
Che i nostri pueri, gli imberbi e le verginali fanciulle, su banchi senza rotelle, ma con monopattini, possano suggere anche altro nettare narrativo. Da altre voci, da altri Auctores (Truman Capote ascolta!) che, anche senza la medesima autorità soporifera, possano rappresentare meglio l’attualità o la contemporaneità in cui agiscono, o meglio sprofondano, ormai avviluppati e presi per incantamento dagli abbaglianti schermi-specchio digitali. Ma, ahimè, venerati anche da noi adulti, che invece dovremmo avere gli anticorpi dei classici ingessati delle ataviche letture della Nostra SQUOLA, per difenderci dal dilagare del potere della Silicon Valley e non essere attaccati morbosamente alla Robba tecnologica.

Ella ha semplicemente osservato che il sistema scuola e i suoi modi di insegnare, trasmettere il sapere, sono ormai vecchi, stantii: “brum zang tumb roba da Passatisti”, incalzerebbe Marinetti.
Parliamo continuamente di progresso, di dover ammodernare il paese, abbiamo speso soldi (del PNRR Pianto Nazionale di Rovina e Ritardi) e parole vuote per la transizione ecologica, tecnologica e perché non spenderli per la transizione filologica, psicologica, letteraria, e culturale?

Possibile che in questo paese non si possa più esprimere, sollevare una critica, un’obiezione, buttare giù dal piedistallo gli eroi impolverati?
Sono il primo a difendere la grandezza e l’importanza e se vogliamo l’utilità dei classici, dell’alta letteratura, della letteratura impegnata, ma a questa ci si dovrebbe arrivare attraverso un percorso, per scelta. La scuola dovrebbe instillare nei “Giovin signori” il desiderio per un determinato autore e non imporlo, perché un ministro del Regno lo ha eletto, nella quasi età del ferro, a simbolo patrio.

Ormai la scuola è in bianco e nero, i programmi sembrano più servizi giornalistici dell’Istituto Luce, che gli insegnanti faticano a portare a termine, figuriamoci poi a proporre agli studenti nuovi modelli che possano stimolare la loro curiosità e a cui ispirarsi. Poi magari, una volta trovata la loro strada e appassionatisi alla lettura, potranno come i cavaliere di re Artù andare alla Cerca del Sacro GRAAL (GIOIOSA RICERCA AD ALTRI LIBRI)

Termino dicendo che non ho mai letto un libro di Susanna Tamaro, semplicemente perché ho giudicato dagli articoli letti e dalle notizie nelle quarte di copertina che non rientravano nella sfera dei miei interessi e delle tematiche che di solito apprezzo in un’opera letteraria, quindi non posso giudicare i suoi libri, ma almeno posso affermare che nessuno mi ha imposto di leggerli, come invece è successo sui banchi di scuola con Manzoni, Dante e appunto Verga.

E in questi tempi di altro tipo di obblighi, che hanno davvero squadernato coscienze e avvizzito la psiche di troppi, la scelta libera e consapevole è la più grande ricchezza che un essere umano possa darsi per avvicinarsi con passione a ogni attività e piacere. La Passione per la lettura dovrebbe essere come l’eros, come la sessualità: se non sorge spontanea, ma è imposta, può anche essere vissuta come una violenza. Sia essa dei grandi libri che hanno attraversato indenni e lucidi i secoli, o di tutti quelli che si perdono come lacrime nella pioggia del main stream.

Gianluca Foresi