Ai nastri di partenza il nuovissimo laboratorio di informatica di Unitre Orvieto

UNITRE – Università delle Tre Età di Orvieto riavvierà a breve quella che è oramai una consolidata novità della propria programmazione didattico-culturale: il laboratorio di Informatica che, da vari anni, permette agli associati di Palazzo Simoncelli di avvicinarsi consapevolmente al mondo digitale.

Anche l’edizione 2023/24 sarà curata da Gianluca Polegri, la cui elevata competenza nel settore informatico qualifica ulteriormente l’esperienza Unitre. Accanto a Polegri, due tecnici d’esperienza come Gabriele Anselmi e Luca Filippetti, per svolgere i temi che verranno trattati durante i tre incontri in calendario.

Il laboratorio è riservato agli iscritti UNITRE Orvieto.  La prima lezione si terrà giovedì 18 aprile 2024alle ore 15,15 presso Palazzo Negroni (ex Tribunale di Orvieto), grazie alla disponibilità della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto, istituzione da sempre vicina all’Università delle Tre Età; si proseguirà a cadenza quindicinale.

È previsto un numero massimo di 18 partecipanti; per informazioni ed iscrizioni è necessario prenotarsi al 3387323884.

1° incontro, Giovedì 18 Aprile 2024 (ore 15:15)

GIANLUCA POLEGRI

Intelligenza Artificiale: è presto per preoccuparsi?

2° incontro, Giovedì 2 Maggio 2024 (ore 15:15)

GABRIELE ANSELMI

La sicurezza sul web: spam, phishing, truffe on line “sentimental scam”, trojan e malware…

3° incontro, Giovedì 16 Maggio 2024 (ore 15:15)

LUCA FILIPPETTI

Scrittura e Posta Elettronica sul pc: gestire ed ottenere il massimo dai più comuni software disponibili




Il leviatano elettorale

Quando una maggioranza ha stabilito la sovranità di una persona chi dissente deve accettare la volontà della maggioranza fino a nuove elezioni. Dove l’interesse pubblico e quello privato sono conviventi, quello pubblico ad essere più avanzato, in quanto la prosperità pubblica non coincide con quella privata.I politici vengono istituiti con il potere dei partiti, i privati vengono costituiti dai cittadini tra loro o da autorità derivate. I responsabili e rappresentanti nel pubblico sono coloro che sono stati eletti con il voto, il dissenso è possibile con una assemblea rappresentativa sovrana. L’assenza di opposizione si esplicita attraverso impedimenti esterni o interni, l’opposizione nasce dalla necessità di esprimere la propria libertà.

Si può obbiettare il rappresentante eletto solo per questioni privatistiche.l’assemblea degli organi di governo, a cui sono affidate le decisioni, dipende dai voti di maggioranza. Lo stato di natura deve essere riportato ad uno stato di sovranità:

-nel governo di molti (democrazia) 

-nel governo di pochi (aristocrazia)

nel governo unico (monarchia)

Il sovrano deve procurare ai cittadini ciò per cui è stato eletto: sicurezza, protezione, uguaglianza, prosperità materiale, lavoro, salute. Riconducendo il tutto sul nostro status di democrazia; dobbiamo evidenziare che siamo alla soglia di dare il giudizio finale al governo in essere.Pertanto partiti, associazioni e cittadini singoli sono chiamati a esprimere giudizi e organizzarsi per programmare una alternativa. Creare le condizioni per andare avanti o fare una alternativa! Un indicatore dei numerosi appelli e prese di posizione danno la reale esigenza di un’alternativa. Sui quotidiani e network online si sovrappongono attenzione di varia natura, su sanità, pendolari, emergenze pubbliche, disagi, insomma un panorama vasto di persone insoddisfatte. Sicuramente, analizzando anche le uscite di partiti e associazioni, un humus di rinnovamento si esalta piuttosto che una riedizione del già visto.Il metodo di approccio di questo nuovo ha valenze di novità e sostegno di valori umani e professionali ma unitamente (ahimè) a riedizioni di merito e di persone già sperimentate. Comunque prevale il sostegno e il segnale del “Nuovo” che sta animano quel famoso sopito verso un rinnovamento.  Altrettanto la resistenza del retrò in cui siamo convissuti si esprime con acclamazione di azioni e di valenze programmatiche risonanti, ivi compresi il raggiungimento di risultati, emerge molto però una rappresentazione più di immagine che di risultato. Allo stato (presente) si esprime con notevoli interventi ad effetto materiali ed immateriali.

Speriamo che questo mostro marino o di drago (leviatano elettorale) venga usato e trafitto dalla buona volontà degli elettori che useranno il suo scampo per un sacrificio e la sua immagine come una tenda in cui festeggiare la rinascita.




“Pensare fa bene”, si presenta il primo numero della rivista trimestrale “Il Mondo Nuovo”

Il mondo è in subbuglio, avanza la disumanizzazione di ciò che abbiamo definito umano. Nota Edgar Morin: “Stiamo vivendo, soprattutto, una crisi più insidiosa, invisibile e radicale: la crisi del pensiero”.  Dice Giampaolo Sodano: “Stiamo affrontando una sfida che è riduttivo chiamare economica, sanitaria o climatica perché è anche una sfida filosofica nel senso che il modo di pensare deve guidare e precedere le scelte”.

Da queste riflessioni è nata l’associazione di giornalisti, scrittori, professionisti, persone di pensiero, che ha dato vita al magazine digitale “ilmondonuovo.club”, da oltre un anno in rete e oggi in edicola con il trimestrale cartaceo “Il mondo nuovo”.

Venerdi 12 aprile a Orvieto, alle ore 17, nella sala convegni della Fondazione CRO, rifletteremo sul ricco ventaglio di temi che questa bella rivista culturale affronta con ben 24 interventi fin dal primo numero, insieme a Guido Barlozzetti, a Toni Concina e al direttore Giampaolo Sodano.

Franco Raimondo Barbabella, Presidente dell’associazione “Il Pensiero – Studium Civitatis”




La chiusura di Al Jazeera: la verità fa male

Il parlamento di Tel Aviv ha approvato una legge rozza e liberticida, che conferisce al governo la facoltà di chiudere le voci ritenute pericolose per la sicurezza nazionale. Chiamala con il suo nome: la fine di Al Jazeera.  L’emittente all news, capace di parlare al mondo informandolo su ciò che accade in aree del mondo considerate dai media dominanti minori o poco pregiate per l’agenda delle priorità stabilite dall’asse nord-occidentale bianco e privilegiato, secondo l’esecutivo presieduto da Benjamin Netanyahu ha passato il segno. Mettere gli occhi e la testa nella mattanza in corso a Gaza è intollerabile, perché l’eccidio in corso va almeno un po’ coperto e manipolato.  La stazione con sede nel Qatar ha pagato con un diretto tributo di sangue il suo coraggio, a partire dall’uccisione del figlio del responsabile Al-Dahdou per passare a diversi giornalisti colpiti dai cecchini israeliani, malgrado le apposite scritte Press. Oltre un centinaio di operatori dei media non sono più tornati dalla zona del conflitto, e con loro soccorritori o garanti del passaggio degli aiuti umanitari.

Siamo al cospetto di una vicenda orribile e dalle conseguenze inimmaginabili, malgrado la costante voce disperata di Papa Francesco.   La chiusura minacciata di Al Jazeera fa il paio con il divieto imposto alla Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati -Francesca Albanese- di mettere piede nella zona. Come fu per i predecessori.  Insomma, il sipario si deve abbassare e la licenza di uccidere diviene la legge.  La stazione televisiva di cui si vorrebbe l’interruzione è, in verità, assai simile nella qualità a sigle storiche e blasonate come la BBC e France International o la stessa CNN. Anzi, la redazione ricca di corrispondenze illumina zone neglette come il Sud Sudan o lo Yemen, ad esempio.

C’è un precedente, per così dire geopolitico.   Quando i maggiorenti (l’Italia c’era, a parte il presidente del consiglio poi divenuto senatore Matteo Renzi, o no?) pensarono che il Qatar andasse sostituito nelle attività diplomatiche con l’Arabia Saudita, la stella di Al Jazeera cominciò a declinare. Intendiamoci, qui non ci sono buoni e cattivi. Tutti sono cattivi e la scena assomiglia -con rispetto parlando- ai film western di Sergio Leone, senza Ennio Morricone. Spari, agguati, torture, mattanze.  E l’informazione, sempre più nell’età degli algoritmi e del mercato dei dati, non è il racconto, bensì il diretto protagonista della guerra.

Ecco il peccato mortale di Al Jazeera: cercare la verità, sfidando le interpretazioni ufficiali ed entrando nei luoghi preclusi dove accadono cose inaudite, che la fatica pur coraggiosa delle inviate e degli inviati europei riesce solo a far intravvedere.  Insomma, siamo di fronte ad un ulteriore passaggio della virulenta scelta autoritaria e colonialista del governo israeliano.   Come si vede, a parte il filologico dibattito sulla correttezza o meno del termine genocidio (il rapporto della Albanese si intitola appunto «Anatomia di un genocidio»), come vogliamo definire l’azzeramento della libertà di informare ed essere informati?

Già il 15 maggio la sede di Gaza venne bombardata e ora si vuole chiudere definitivamente la pratica.  Va segnalato, tra l’altro, che l’emittente è un piccolo gioiello tecnologico, avendo fin dal suo sorgere utilizzato il satellite di diffusione diretta e costruendo un vastissimo archivio consultabile in modo aperto secondo le logiche evolute dei Creative Commons, contro lo spirito angusto e chiuso del copyright.

Ci auguriamo davvero che la federazione internazionale dei giornalisti e l’intero mondo democratico insorgano, mettendo in mora le attività comunicative del regime israeliano. Non è accettabile che si oscuri una voce libera e che si ingaggi una gara assai poco commendevole a chi è peggio: tra Israele, Ungheria, Russia, Iran e così via.

Così come se venisse condannato Julian Assange subirebbe un colpo ferale l’intero diritto di cronaca, se si spegnesse Al Jazeera sapremmo ancor meno del pochissimo che ora sappiamo.




Tre detenuti ricevono dal Vescovo i sacramenti dell’Iniziazione

Giovedì fra l’Ottava di Pasqua, nella Casa di Reclusione di Orvieto, il Vescovo di Orvieto-Todi, Mons. Gualtiero Sigismondi, ha amministrato a tre detenuti i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Nella gioia della Pasqua, la Chiesa di Orvieto-Todi, con il suo pastore, il cappellano dell’Istituto Penitenziario, la religiosa e il diacono che settimanalmente tengono gli incontri di catechismo con i detenuti e la Caritas Diocesana, ha aperto le sue braccia per accogliere un nuovo figlio e riabbracciare dei figli “ritrovati”. Nella mattina di giovedì 4 aprile, infatti, durante la celebrazione della S. Messa, un detenuto ha ricevuto i sacramenti del Battesimo, Comunione e Confermazione, un altro la Comunione e la Confermazione e un terzo la Confermazione.

Una giornata ricca di grazia, per cui dare lode al Signore, che – ha ricordato il Vescovo Gualtiero – dopo la Pasqua si manifesta ai discepoli entrando nel cenacolo anche a porte chiuse. Così, il Signore è entrato anche nella Casa di Reclusione di Orvieto, al di là delle sbarre, nel cuore di uomini che hanno deciso di tornare a Lui. Il Vescovo ha sottolineato quanto si abbia bisogno di un incontro con il Signore risorto che coinvolga tutti i nostri sensi, come ci viene annunciato dalle Scritture nei giorni che seguono la Pasqua e, con il Salmo 8, ha ricordato la cura che Dio ha per ciascun uomo, la cui vita è fissa nel suo pensiero.

“Un’alta marea” – ha sottolineato Mons. Sigismondi – ha investito la cappella del carcere: tanti detenuti, insieme con il Magistrato di Sorveglianza, la Direttrice, il Comandante e gli agenti, gli educatori, alcuni professionisti che prestano servizio nella Casa di Reclusione, la famiglia di un detenuto che ha ricevuto i Sacramenti, il cappellano, il diacono, due religiose, i volontari della Caritas Diocesana, hanno partecipato alla celebrazione. Al termine, dopo un lungo applauso, il Vescovo ha invitato ciascun detenuto a tenere accesa la speranza, che ha paragonato a un filo di cui dobbiamo aver cura perché non venga spezzato.

La giornata si è conclusa con un rinfresco all’interno del carcere stesso, a cui hanno partecipato tutti coloro che hanno preso parte alla Celebrazione Eucaristica: un momento di convivialità semplice e autentico, anch’esso un’occasione per cui rendere grazie a Dio che sempre sa raggiungere il cuore dell’uomo per inondarlo con il suo amore.

Irene Grigioni




“I cittadini chiedono e s’impegnano per un cambiamento e un rinnovamento”

In un articolo di qualche giorno fa, il sindaco uscente Roberta Tardani si è detta certa che “… gli Orvietani sapranno scegliere se andare avanti e correre veloce o ripartire da zero”. Che cosa intendeva appare a tutta prima chiaro, eppure questo ragionamento contiene una verità che Tardani non sospetta. Perché, se gli Orvietani dovessero scegliere di eleggere un suo rivale, cambiare passo e correggere il tiro rispetto ai criteri con cui ha amministrato, si troverebbero effettivamente a dover ripartire da uno zero. Inteso però come quel poco che resta di 5 anni di governo speso – a nostro parere – in modo assai poco produttivo. Un indicatore della perniciosa apnea in cui la città si è vista relegata sono proprio la varietà e la ricchezza di proposte alternative in termini di candidature, appelli e prese di posizione che sono affiorate a questa tornata. Un coro di voci che si levano a reclamare la presa in carico di problemi annosi e irrisolti, nonché il rilancio complessivo della città, che viene evidentemente vissuta  da un’ampia fetta di popolazione in fase di stallo, quando non di vera e propria regressione.

Che cosa spinge i cittadini a chiedere o ad impegnarsi per un cambiamento se non l’esigenza profonda di rinnovamento? Sulle pagine dei quotidiani online affiorano le proposte e la domanda di attenzione di associazioni che si muovono sul fronte della sanità, del welfare, delle istanze abitative, privati cittadini che reclamano sicurezza a fronte di atti di vandalismo reiterati e quasi certamente ascrivibili ad aree di disagio non censite e mai affrontate, gruppi di giovani che rivendicano un ruolo decisionale per sé e per la collettività, produttori agricoli della filiera corta che vengono solo strumentalmente citati, ma mai affiancati e coadiuvati nei loro concreti sforzi per preservare qualità e sostenibilità… Un panorama vasto di soggetti ed istanze che sono stati trascurati e traditi. Che, al meglio, sono stati e si dichiarano tangibilmente delusi. Un patrimonio che non è mai stato intercettato realmente e fattivamente dalla giunta Tardani. Un humus fertile che riteniamo vada ricompreso con serietà in un quadro di rilancio effettivo della città di Orvieto, nello sforzo determinato e concreto non di accontentare tutti, ma di portare avanti tutti in un piano di sviluppo graduale e sinergico, tenace, che possa rappresentare per tutti  un traguardo già nel metodo di approccio.

Amministrare è favorire e cogliere opportunità, sciogliere nodi, restituire alla popolazione il senso di un’appartenenza basata su obiettivi condivisi e di ampio respiro. E chi sul terreno parte da quel famoso zero, sapendo di non perdere nulla, questo sforzo lo compie in condizioni  di slancio notevole sindaco Tardani. È una legge fisica. Se davanti ti trovi un vuoto, non puoi che immaginare e progettare un pieno”.

Daniela Tordi