“Un sogno lungo un film”, il racconto di Guido Barlozzetti al Teatro del Carmine

Venerdì 5 aprile alla Sala del Carmine di Orvieto un racconto-spettacolo sul Cinema, sul piacere delle immagini e delle storie che raccontano.  Il cinema è un fascio di luce che prende forma su uno schermo e va a colpire l’emozione di uno spettatore. Una storia che comincia alla fine dell’Ottocento e continua a coinvolgere nella sala buia.

“Un sogno lungo film” vuole raccontare come nel tempo il cinema abbia costruito un rapporto affascinante con chi guarda e di volta in volta abbia alimentato un mondo possibile in cui tanti si sono immersi e proiettati.  Un sogno a occhi aperti e un gioco ininterrotto con i sentimenti dello spettatore: meraviglia, paura, gioia, amore, angoscia, piacere…

Guido Barlozzetti vi entrerà di volta in volta aprendo una porta diversa per scoprire le tante facce di una magia che continua a rinnovarsi in quella sala che oggi, con fatica certo e in una realtà che cambia, cerca di rinnovare e rilanciare la sua proposta.  Via via con le sue parole e le immagini a cura di Massimo Achilli si racconterà di un treno che arriva, di un razzo sulla Luna, del silenzio e dell’avventura, di lui&lei, del musical e dell’irriverenza, e poi la suspence, il gioco, l’indisciplina, il delirio, la memoria, l’onnipotenza e il passato che diventa futuro.  Partecipano Pierre e Auguste Lumière, George Méliès, Buster Keaton, John Wayne, James Stewart, Orson Welles,  Marilyn Monroe, Gene Kelly, Judy Garland, Marlon Brando, Ingrid Bergman, Jean-Paul Belmondo, Stanley & Federico e Kōji Yakusho.

Hanno collaborato: Scuola Comunale Musica, Istituto Storico Artistico Orvietano/ISAO, Università della Terza Età, Fidapa AGE/Associazione Italiana Genitori Orvieto

Biglietto 12 euro, 10 per i soci delle Associazioni.




Germani, faraone, colombacce, piccioni e palombelle… elettorali

Ho scoperto che l’ornitologia e la culinaria ben si prestano a descrivere la politica nostrana.  Se in Europa sono detti capoverdi, il più noto da noi, Giuseppe Germani, è semmai caponero, alto e di bella presenza. In questo caso però, come si dice, l’apparenza inganna e a Orvieto ormai più di qualcuno se n’è accorto. Da tempo ad Orvieto hanno aperto la caccia ai germani, sia con gli appostamenti in palude che con i cani da ferma. Passiamo invece alle faraone dal piglio regale e avvezze agli azzuffamenti che si mostrano aggressivi con gli altri polli del pollaio. Nella Città Vecchia è più noto il maschio, il Faraone Stefano Cimicchi che fa scuola, tant’è che Roberta Tardani, l’attuale sindaco uscente, sembra volerlo emulare con il tipico passo della Numida meleagris, popolarmente detta gallina di Faraona. Cosa li accomuna?

Una passione smisurata per l’immobiliare. Il primo passò alla storia comunale come il fautore della politica dei contenitori ricevuti in dote dalla faraonica quanto fortunata stagione dei fondi speciali, con cui più di 40 anni fa Orvieto si rifece il look. Una politica, quella del Faraone che ha però mancato l’obiettivo dei contenuti che poi, in mani meno fortunate, si sono trasformati in debiti. La seconda, la faraona Tardani, con fare imperiale più che regale, ha riscoperto il suo Progetto Orvieto (quale sia poi questo progetto?), una mera citazione elettorale della più nota progettazione dei primi anni ottanta. Oggi sbandiera i suoi progetti glissando completamente sui contenuti (la Casa della salute, il Centro delle politiche sociali, la Casa del Corteo, Palazzo delle esposizioni et cetera).

Insomma un’apoteosi urbanistica a suon di case, centri e Palazzi che riecheggiano appunto i fasti faraonici di una volta. In molti si chiedono però quanto ci costerà questa infelice riedizione immobiliare senza una solida e competente progettazione dei contenuti. Comunque gli orvietani le faraone le amano in salmì. Passiamo alle colombacce. Una volta abbondavano e notoriamente si prendevano al passo; poi improvvisamente sono pressoché sparite, salvo qualche rara eccezione che ha pensato bene di trasferirsi dal contado in centro, direttamente in Consiglio o in Giunta, come Cristina Croce, Beatrice Casasole, Martina Mescolini, Alda Coppola e Donatella Belcapo. Dall’Ascaro abbondavano, poi come si diceva, hanno cominciato a scarseggiare e allora perchè non sostituirli con i piccioni, notoriamente abbondanti da sempre ad Orvieto. Tra questi c’è di tutto, dal piccione selvatico, ormai perennemente a bordo tavolini nelle piazze sempre ad importunare i nostri turisti di passaggio, fino a quelli domestici. Fra questi il piccione viaggiatore ben addestrato e a cui si affidano i messaggi più delicati: Gnagnarini, Gialletti, Sacripanti, Gionni Moscetti e persino Olimpieri, che ha temporaneamente posto la sua tana nel gruppo misto in attesa di una nuova collocazione.  Alla Palomba i piccioni li fanno alla leccarda e i colombai, nell’Orvieto underground, non mancano.

Poi ci sarebbe la Palombella che sembra somigliare tanto a Roberta Palazzetti, competente e tutta d’un pezzo ma soprattutto in grado di volare alto e magari capace di vedere un po’ più in là del naso o dell’angusta rupe.  L’inesperienza politica è tangibile ma la capacità del manager di lungo corso le consente di districarsi tra solerti consigliori politici e consiglieri diplomatici.  E’ percepibile la speranza di molti a che arrivi, magari stordita, sino alla fine. Personalmente riterrei questa possibilità di buon auspicio per consacrare magari un cambio di passo in città.  Questa però è l’opinione di un mezzo busto come me.

Dal Paglia invece fin sui tetti della rupe è arrivata anche la Ciconia Ciconia, volgarmente detta cicogna, con il bonus bebè di Nova, dove c’è inesperienza, troppi consigliori, ma molto coraggio e forza di volontà. Speriamo che tanta freschezza non rimanga isolata sui tetti.

Se non bastasse chiudiamo in bellezza, a sinistra è tornata di moda la caccia, tant’è che il candidato dal lungo codazzo e colorato piumaggio, Stefano Biagioli, è assimilabile al fagiano, la più ambita delle prede dei cacciatori per la prelibatezza delle sue carni. A scortarlo da vicino un fringuello canterino.  Ad maiora!




“The beautiful game”, il ritorno alla vita

È  da pochi giorni nel palinsesto del canale Netflix un film che narra la storia bella e a tratti commovente della Homeless World Cup, il campionato del mondo di calcio dei senzatetto.
“The beautiful game” racconta come, in oltre 20 anni di attività, esiste dal 2003, questo particolarissimo torneo di calcio a 4, in campi e porte dalle dimensioni ridotte, abbia rappresentato e rappresenti ancora per gli oltre 100milioni di homeless, secondo una stima Onu ormai lontana del 2005 e 150 milioni secondo quella più recente del World Economic Forum del 2021, uno stimolo a tornare ad essere attivi, a gioire, soffrire per un obiettivo e a pensare positivo dando un senso alla propria esistenza. Una sorta  di riscatto e una motivazione a non piegarsi alle intemperie della vita.
Così, da quando è stato istituito il torneo, oltre 70 paesi hanno aderito al progetto e dato vita ad una propria nazionale di calcio dei senzatetto, composta da persone con un vissuto tremendo alle spalle, dall’abuso di alcol e droghe a piccoli reati, da angherie e violenze subite o perpetrati ad abbandoni patiti.
Un campionario di drammi umani sublimati sentendosi parte di qualcosa, in questo caso la squadra di calcio che rappresenta il proprio paese nel gioco più bello del mondo. Essere parte di un gruppo per uscire dall’isolamento e condividere con esso le proprie storie, aiutandosi reciprocamente a riemergere dall’abisso morale ed umano in cui si è precipitati. E’ questa la missione di una coppa del mondo così particolare e che il film racconta alla perfezione.
Le storie di ogni singolo giocatore e protagonista del film diventano, grazie alla forza e al sostegno della squadra, un grande esercizio psicoanalitico di gruppo per non sentirsi soli e trarre forza vitale dalla condivisione. Ogni  essere umano può aiutare l’altro e quando si è convinti che la propria storia sia la più triste e drammatica si scopre che quella del compagno è peggiore e ci si prodiga  per aiutarlo e sostenerlo.
Altro elemento chiave della storia è la parità dei sessi reale, vera ed acquisita. Uomini e donne giocano assieme, non ci sono distinzioni e il progetto della Homeless World Cup Foundation prevede anche assistenza alle donne vittime di violenza e soprusi. Un mondo senza senzatetto, è questo l’obiettivo che si prefigge l’organizzazione di questo campionato del mondo di calcio che vedrà la prossima tappa a Seoul in Corea del Sud e chissà se i grandi network televisivi, che tanto spazio offrono a campioni di calcio professionisti, spesso viziati e oltremodo coccolati e strapagati, non vorranno dare spazio alle imprese calcistiche di questi eroi della vita, gli homeless calciatori.




Arrestato dai Carabinieri di Montecchio 47enne che perseguitava la sorella da oltre un anno

I Carabinieri della Stazione di Montecchio hanno tratto in arresto un 47enne in esecuzione di un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Terni per i reati di atti persecutori e minaccia. Nel corso dell’attività investigativa, scaturita dalla denuncia-querela presentata da una 48enne, è emerso uno scenario di vita divenuto per lei ormai insostenibile a seguito del comportamento vessatorio del fratello minore. In particolare i militari hanno accertato che, da oltre un anno, il 47enne, peraltro dedito all’abuso di alcolici, tormentava la congiunta con innumerevoli telefonate e reiterate minacce, in alcune circostanze proferite alla presenza del figlio minore della stessa, per dissidi di natura economica, di fatto inducendola in un perenne stato di paura, sudditanza e timore per la propria incolumità, acuitosi ulteriormente nelle ultime settimane quando l’uomo aveva ripetutamente colpito, anche di notte, il portone di casa della vittima con una catena.

Le scrupolose indagini, svolte dai Carabinieri della Stazione di Montecchio sotto la direzione ed il coordinamento della Procura della Repubblica di Terni, nell’ambito del protocollo previsto dalla Legge n. 69/2019, cosiddetto “codice rosso”, hanno permesso di delineare in tempi rapidi la vicenda, anche grazie alle informazioni fornite dalla parte offesa e alle concordanti risultanze investigative emerse. La richiesta di emissione di un provvedimento cautelare avanzata dall’autorità giudiziaria. per scongiurare il pericolo di reiterazione delle condotte illecite è stata pienamente condivisa dal Giudice per le Indagini Preliminari con l’emissione dell’ordinanza di custodia eseguita nei giorni scorsi dai militari.




Dopo un anno di ritardi, caos nell’ATC3 ternano-orvietano

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un comunicato del Circolo Arci Caccia di Monteleone d’Orvieto-Fabro-Montegabbione

Il Circolo Arci Caccia di Monteleone d’Orvieto – Fabro – Montegabbione, in data 23 marzo 2024 alle ore 16,30, presso li Circolo Arci di Santa Maria nel Comune di Monteleone d’Orvieto, ha promosso un’assemblea pubblica, aperta a tutti i cacciatori, per discutere sula situazione di caos che si è venuta a creare all’interno dell’ATC3 Ternano-Orvietano, dopo un anno di ritardi. L’assemblea si è svolta alla presenza del Presidente Regionale e del Comprensorio Orvietano dell’Arci Caccia, assieme ai presidenti di Circolo dell’Arci Caccia del Comune di Ficulle e di Parrano, oltre ai numerosi cacciatori locali intervenuti.

Viene così portata a conoscenza dei presenti la cronistoria delle vicende accadute nell’ultimo anno all’interno dell’ATC3 Ternano-Orvietano, relativamente alle nomine dei vari rappresentanti e dei relativi incarichi necessari, per poter avviare il funzionamento della macchina amministrativa e rendere cosi operativo l’Ente. Senza entrare in inutili e sterili discorsi relative alle lungaggini e conseguenti colpe perpetrate da più parti sia per incapacità e mancanza di lungimiranza sia per biechi interessi di bottega e per la troppa ingerenza della politica, si è perso di vista li ruolo fondamentale dell’Ente, ovvero la corretta gestione del territorio a caccia programmata, a scapito della società civile e in particolare del mondo venatorio, che è il primo finanziatore dell’ATC.

Spiace dover prendere atto di come anche alcune associazioni venatorie manifestino una smaccata dicotomia tra quello che i propri dirigenti mettono in campo all’interno delle sedi istituzionali e quello che propagandano tra i propri iscritti. L’Arci Caccia, con il proprio rappresentante interno al Consiglio dell’ATC3 Ternano-Orvietano, valuterà i singoli progetti proposti nel solco dei principi e degli indirizzi dettati dall’Associazione, senza atteggiamenti pretestuosi e/o prevaricatori, con il preminente obiettivo di poter dare avvio all’operatività dell’Ente nell’interesse prevalente dei cacciatori, senza abdicare al proprio ruolo di rappresentanza del mondo venatorio, che necessita sempre più di un rinnovato e profondo contatto con la base.

E’ ora che la politica ed in particolare la politica venatoria ritorni al centro dell’attenzione nel preminente interesse dei Cacciatori Tutti! Rimane la vergogna per come è stata gestita tutta la situazione con disprezzo e distacco da quello che veramente servirebbe per li bene di tutto mondo venatorio.




Sui veti a Italia Viva da parte del Movimento 5 Stelle

I 5Stelle mettono il veto al simbolo di IV nelle coalizioni del cosiddetto campo “largo” in Umbria. Come dargli torto visto che Italia Viva è il loro peggior avversario che ha scolpito nel proprio DNA proprio la lotta verso ogni populismo e simili supponenti forme di superiorità morale. Quel che invece sorprenderà anche i più distratti è il fatto che a pilotare le coalizioni del vecchio centrosinistra oggi siano i diktat dei grillini e non più la ex-vocazione maggioritaria del c’era una volta il PD. Ma di più, quel che sorprenderà anche i meno distratti è la reazione di alcuni candidati sindaci che si sono trovati in mezzo ed essi stessi ostaggio di questi veti in quanto impediti ad allargare le proprie basi elettorali a una forza politica sgradita ai grillini.

C’è da domandarsi seriamente quale autonomia e quale indipendenza potranno conquistarsi qualora eletti primi cittadini.  A meno che non si riesca a spiegare ai cittadini e agli elettori che le buche delle strade comunali si riparano meglio se non ci sono i renziani anche se su questo, ne siamo certi, i grillini avranno una spiegazione scientifica al pari di quella sulle scie chimiche. L’unico rammarico è che la presenza di IV sui tavoli del centrosinistra a Foligno e a Bastia era stata determinata esclusivamente dalla autentica stima verso le personalità candidate e senza alcuna nostra rivendicazione di posti al sole o qualsivoglia contropartita politica.

Ma se per queste personalità candidati sindaco i diktat grillini contano più della stima di Italia Viva nei loro confronti allora auguriamo loro buona vita e un sincero #statesereni.