Teatri “monumenti nazionali” la deputata Pavanelli stigmatizza l’assenza del Teatro Mancinelli di Orvieto

La Camera ha approvato il 3 aprile la proposta di legge per il riconoscimento di alcuni teatri italiani come “monumenti nazionali”. Sono ad ora 408 i teatri coinvolti con qualche esclusione eccellente in Umbria. E’ comunque un passo importante e ora dopo il via libera della camera con 172 voti favorevoli e 46 contrari e 65 astenuti, la proposta passa al Senato per l’esame definitivo. Nell’elenco sono stati inseriti 408 teatri che meritano il riconoscimento di “monumento nazionale”. Per essere definiti monumenti devono essere ediificati da almeno 100 anni o avere una programmazione che preveda attività di spettacolo dal vivo con il concorso finanziario pubblico. Lo stesso riconoscimento può ottenerlo anche il teatro ospitato in un edificio di “interesse culturale”.

L’approvazione ha sollevato diverse critiche da parte dell’opposizione e la deputata Emma Pavanelli del Movimento 5 Stelle ha definito il provvedimento “una farsa del centro-destra” anche perché senza stanziamento di risorse adeguate. Sempre Pavanelli ha sottolineato la scarsa presenza dell’Umbria che pure ha alcune eccellenze, tra l’altro escluse dall’elenco dei 408 teatri. Per esempio mancano “il Teatro Verdi di Terni, il Teatro Mancinelli do Orvieto, il teatro dei Riuniti di Umbertide e il Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio”. Un vero smacco soprattutto per Orvieto e Monte Castello di Vibio, il primo un gioiello e sempre aperto anche nel periodo più scuro della pandemia e il secondo una vera e propria chicca, quasi unica in Italia.

Nonostante le critiche, il provvedimento proseguirà il suo iter parlamentare al Senato. Sarà questa la sede per valutare eventuali modifiche e per cercare di trovare un punto d’incontro tra le diverse posizioni in campo.




#PiazzaNova, è il luogo dell’incontro tra candidati della lista civica e cittadini

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Nova che ha così comunicato di partecipare alle prossime elezioni comunali dell’8 e 9 giugno.

Dal giorno della sua presentazione ufficiale Nova ha proseguito il percorso di confronto e coinvolgimento della cittadinanza, raccogliendo i contributi di nuovi soci e socie oltre alle proposte di chiunque abbia scelto di dire la propria attraverso i canali online e gli eventi in presenza. Proprio da queste occasioni è emersa la richiesta di offrire alle idee dell’associazione uno strumento concreto, una cassa di risonanza in vista delle elezioni amministrative. Nova ufficializzerà la propria partecipazione all’appuntamento elettorale di giugno: una lista civica indipendente con un suo candidato sindaco, espressione diretta dei valori, dei contenuti e, soprattutto, del metodo dell’associazione stessa. Come più volte ribadito Nova è un percorso di lungo termine, non un’avventura elettorale.

Questa esperienza nasce dalla volontà di costruire un cammino all’altezza della passione che guida il gruppo e della profondità dei cambiamenti che vuole attivare in questa comunità. Nova vivrà dopo le elezioni, ma crede sia fondamentale mettersi in gioco da subito per offrire un contributo di rinnovamento nello scenario politico orvietano. E’ con questo spirito che l’associazione inaugura #PIAZZANOVA, uno spazio aperto da vivere come luogo di incontro, approfondimento e informazione, in cui chiunque possa sentirsi libero di esprimere idee. L’opportunità della partecipazione viene, per noi, prima dei nomi di ogni candidato e candidata: crediamo fermamente che il cuore dell’azione politica autentica sia dar vita a processi di coinvolgimento civico e partecipazione democratica.

Nova vi aspetta sabato 6 aprile alle ore 18.30 in via Gualverio Michelangeli 1




In via dei Quattro Cantoni abbattuti otto tigli pericolanti e altrettanti verranno messi a dimora

Mercoledì 3 aprile, una ditta specializzata incaricata dal Comune di Orvieto ha provveduto all’abbattimento di otto esemplari di tigli pericolanti in via Quattro Cantoni. Il provvedimento si è reso necessario in seguito alla relazione tecnica sullo stato fitosanitario e sulla stabilità fisico-meccanica delle piante in questione, redatta dall’agronomo forestale Gabriele Mocio per conto dell’amministrazione comunale.

“I controlli strumentali svolti sugli esemplari analizzati – spiega l’assessore ai Servizi Manutentivi, Gianluca Luciani – hanno evidenziato una situazione delle piante compromessa al punto tale da ordinarne la rimozione a tutela della sicurezza e dell’incolumità dei cittadini e degli edifici della zona. La condizione di pericolosità si è mostrata peraltro evidente al momento del taglio con gli alberi risultati quasi completamente cavi al proprio interno. Nel periodo adeguato alla piantumazione verranno messi a dimora altrettanti esemplari di tiglio, in parte sempre in via Quattro Cantoni, e in parte all’interno della vicina Fortezza dell’Albornoz. Nelle prossime settimane è in previsione anche la messa a dimora di 12 tigli lungo via dei Tigli a Ciconia“.




Max Gazzè torna a Orvieto per il gran finale di Orvieto Sound Festival il 28 luglio

Un big della musica italiana per il gran finale della quarta edizione di Orvieto Sound Festival. Domenica 28 luglio alle 21 sul palco di Piazza del Popolo arriverà Max Gazzè con il suo “Interludio”, secondo capitolo del nuovo tour “Amor Fabulas”. Ad aprire le danze della serata per l’esibizione del cantante romano sarà invece la giovane cantautrice siciliana Anna Castiglia.

Si va dunque componendo il “cast” di Orvieto Sound Festival 2024 che conferma la sua missione di mettere in vetrina giovani talenti emergenti e grandi cantautori per richiamare un pubblico variegato e di tutte le età. Si comincerà giovedì 25 luglio con la rivelazione dell’ultimo Sanremo, Alfa, per poi lanciarsi nel mood degli anni 2000 con il Teenage Dream Party venerdì 26 luglio. Ancora top secret invece il protagonista della terza serata di sabato 27 luglio. 

I biglietti per il concerto di Max Gazzé all’Orvieto Sound Festival saranno disponibili dalle ore 11 di domani, 4 aprile, su TicketOne.




Il mito del Progetto Orvieto non ha retto alla prova del tempo, ma andrebbe rivisto con occhi nuovi. Un libro ci spiega perché

Era il 23 gennaio del 1980 quando presero il via i lavori di consolidamento della rupe di Orvieto grazie ad una legge speciale, da quel momento divenuta ad Orvieto la “legge speciale” per antonomasia, che stanziò inizialmente 300 miliardi di lire per i primi sei anni e che era destinata a diventare uno spartiacque nella vita pubblica della città dal dopoguerra fino ad oggi. Il profondo ed innovativo significato di quella operazione politicamente corale fu quello di dar vita al cosiddetto “Progetto Orvieto”, ovvero la grande intuizione di utilizzare i fondi pubblici non solo per consolidare il masso tufaceo, ma anche per ristrutturare i più importanti immobili di pregio del centro storico sul presupposto che ognuno di essi, ben gestito, avrebbe poi dovuto attivare un sistema economico incentrato sulla cultura in grado di far decollare Orvieto.  Era il concetto dei famosi “sottosistemi”. Tra gennaio e febbraio del 1981 un importante convegno sul tema “Orvieto: i luoghi della cultura” lanciò questa ambiziosa visione e fu uno dei momenti in cui la città riuscì a focalizzare efficaci energie intellettuali, forza politica, positività e rara unitarietà di intenti intorno ad un obiettivo condiviso e ambizioso. Il fatto che se ne parli ancora oggi a distanza di  44 anni la dice già lunga sulla eccezionalità di quella felice circostanza. A questi temi è dedicato il libro di Paolo Borrello, edito da Intermedia Edizioni,”Il Progetto Orvieto ormai dimenticato” che offre una preziosa analisi per riflettere su argomenti di stringente attualità oltre che per ricostruire con importanti dettagli quel contesto ormai consegnato alla storia.

Far funzionare le cose

Borrello infatti non si limita ad offrire una ricostruzione dettagliata di quel particolare momento, ma espone anche una analisi su quella parte del Progetto Orvieto con la quale la città ha drammaticamente a che a fare anche oggi, ovvero la gestione dei prestigiosi immobili restituiti alla città e alla loro complicata e quasi mai brillante gestione. Si tratta del teatro Mancinelli, della torre del Moro, del palazzo dei congressi, della sala del Carmine, della realizzazione della nuova biblioteca nel complesso di san Francesco e della ristrutturazione dell’ex convento di san Giovanni. Gli elementi interessanti sono due, il primo è quello relativo alla complessità di trovare gestione adeguate per questi beni una volta rimessi perfettamente in uso e l’altro riguarda alcuni obiettivi del Progetto Orvieto che sono stati completamente abbandonati e dimenticati ma di cui si sente oggi fortissima necessità a causa dell’evoluzione e spesso della involuzione che ha vissuto nel frattempo la città. Sul primo versante, non c’è dubbio che la “fase due” del Progetto Orvieto ovvero quella di far funzionare bene gli immobili recuperati per creare nuova economia sia stato un flop colossale. Borrello passa in rassegna l’alternarsi di gestione comunale e gestione privata (Orvieto convention bureau) del palazzo dei congressi, concludendo che non è stata mai trovata la formula giusta seppur con qualche fase positiva. Oggi si persegue l’idea di una gestione unitaria di teatro, palazzo dei congressi e ufficio turistico e si spera che i frutti siano soddisfacenti, ma indubbiamente il turismo congressuale è una brutta bestia che Orvieto non è mai riuscita davvero ad addomesticare, soprattutto per l’endemica mancanza di alberghi in grado di sostenere con adeguati (e non sparpagliati) posti letto quel progetto, lanciato nell’era pre tangentopoli quando cioè solo le aziende farmaceutiche e i carrozzoni della politica tenevano in piedi i centri congressi in mezza Italia. Adesso che l’attività congressuale ha cambiato pelle per l’ennesima volta e si focalizza al momento sul business dei corsi di aggiornamento tenuti dagli ordini professionale, il palazzo del Capitano del Popolo evidenzia altre sue lacune perché non è in grado di offrire sale di dimensioni ridotte come quelle richieste dal mercato. Sottigliezze a parte e tralasciando l’incapacità generalizzata di trasformare il palazzo dei Sette in quella sede espositiva per ospitare le mostre d’arte che qui non sono mai colpevolmente decollate, il concetto di fondo è che la gestione di questi beni non ha mai fatto ingranare la quinta al “motore Orvieto” come speravamo quattro decenni fa. Per quanto riguarda il teatro poi, si può anche considerare controversa la decisione del sindaco Tardani di mettere in liquidazione la TeMa, ma la verità è che anche quel modello gestionale era arrivato al capolinea. Non diversamente dal macigno di buffi con il quale il sindaco Concina si ritrovò tra le mani nel giugno 2009 il Centro studi dopo tanti anni di gestione sinistra, anche la TeMa, priva di patrimonializzazione e come unica garanzia bancaria la convenzione comunale, era appesantita da troppi debiti e ormai bollita. La vera questione è dunque come far funzionare ciò che abbiamo. Un interrogativo attuale oggi come all’epoca.

La sensibilità sociale e le intuizioni dimenticate 

Il Progetto Orvieto contemplava interventi di modernizzazione del turismo e di interventi sociali che oggi stanno tornando di scottante attualità a dimostrazione di come quella fu davvero una stagione politicamente felice, perlomeno nel comprendere ciò che già ad inizio degli anni Ottanta si muoveva nella società locale e come prospettiva futura. Un progetto prevedeva, ad esempio, interventi di edilizia sociale con una ristrutturazione del complesso di sant’Anna da destinare a “casa albergo” per anziani autosufficienti. Si poneva poi l’esigenza di dotare la città ed il comprensorio di una struttura “in grado di ospitare a prezzi contenuti giovani o gruppi per esigenze turistiche, ma anche di studio e di ricerca”.  Insomma una sorta di ostello come quelli che stanno sorgendo in questi anni in vari territori della Tuscia per non andare troppo lontano.  Il Progetto Orvieto delineava anche quelle politiche che oggi si chiamano di housing sociale e che allora venivano declinati come interventi di finanza pubblica a sostegno delle imprese costruttrici per sostenere in convenzione la realizzazione e la ristrutturazione di immobili con lo scopo di favorire la residenzialità e contrastare lo spopolamento. Nei primi anni Ottanta avevamo insomma le idee chiarissime, peccato essersi persi per strada

https://www.intermediaedizioni.it/attualita/1028-il-progetto-orvieto-ormai-dimenticato-pecunia-viro-non-vir-pecunia.html




A.Ge. incontra Daniele Novara, “nessuno si educa da solo. Una vita da pedagogista”

L’associazione A.Ge. Orvieto, in qualità di partner del co-progetto “Popolare il futuro” nell’ambito del Fondo Nazionale Politiche Giovanili 2022, organizza due importanti incontri formativi rivolti a insegnanti, educatori, genitori, catechisti, allenatori e tutti gli adulti che a diversi livelli interagiscono con i giovani.

Il primo incontro, in programma per mercoledì 3 aprile alle ore 21 presso il Palazzo del Capitano del Popolo, sarà tenuto dal dottor Daniele Novara, pedagogista, counselor e formatore, direttore dal 1989 del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti (CPP) di Piacenza. Il dottor Novara, esperto in processi di apprendimento in situazioni di conflittualità, presenterà il suo Metodo Daniele Novara, un insieme di dispositivi, tecniche, metodi e concetti innovativi nati dalla pratica quotidiana del lavoro pedagogico, dell’apprendimento e della gestione dei conflitti.

Il secondo incontro, in programma per martedì 18 giugno alle ore 21 presso la Nuova Biblioteca Pubblica “Luigi Fumi”, avrà come relatore il dottor Alberto Pellai, psicoterapeuta. Il dottor Pellai approfondirà tematiche relative alla psicologia dei giovani e alle sfide che essi si trovano ad affrontare nella società odierna.

Entrambi gli incontri saranno un’importante occasione di formazione e confronto per gli operatori del settore educativo e per tutti coloro che si occupano di giovani. Gli incontri saranno inoltre validi per il riconoscimento dei crediti formativi per gli insegnanti.




Gli Amici della Terra lanciano un appello a Regioni e Comuni, “che fine farà il giardino La Pellegrina?”

Monica Tommasi, presidente dell’Associazione Amici della Terra Onlus, ha inviato un appello per salvaguardare il Giardino “La Pellegrina” alle Regioni Lazio e Umbria ed ai Comuni di Bagnoregio, Bolsena, Lubriano, Celleno, Montefiascone, Viterbo, Orvieto, Castel Giorgio e Porano. “Ci domandiamo che ne sarà di questo giardino”, sottolineano, “ubicato nel Comune di Bagnoregio, sul confine di quello di Orvieto in Località Casa Nuova, distante appena 4 Km in linea d’aria da Bolsena. I Signori Graham, che hanno scelto di vivere nelle nostre campagne, hanno recentemente realizzato questo magico spazio verde avvalendosi del noto paesaggista Stuart Barfoot, che ha creato cinque giardini tematici impiegando oltre 500 specie di piante. Sono poi riusciti ad inserirlo nel network Grandi Giardini Italiani che comprende tra gli altri Ninfa, Villa Lante, Villa D’Este, Villa Adriana e Castello di Ruspoli. Il giardino è destinato ad essere visitato da professionisti e appassionati da tutti Europa, senonchè sono intervenuti una serie di progetti per impianti eolici e fotovoltaici che rischiano di cancellarlo dal territorio.

Prima il progetto eolico PHOBOS (sette grandi aerogeneratori alti 200 metri, di cui PEOS 6 e 7 sul territorio a nord del giardino) quindi il progetto eolico Bagnoregio (anche in questo caso sette grandi aereogeneratori alti 200 metri, di cui TRC 1,2,3, sul territorio ad est e a sud del giardino), per ultimo un progetto agrivoltaico denominato Deimos esteso su circa 70 ha che abbraccia il giardino su tre lati (notiza di pochi giori fa desunta dal sito del MASE, ove è in corso di procedimento il VIA con scadenza delle osservazioni fissata al 26 Aprile 2024). Non abbiamo parole per commentare la scriteriata politica energetica nazionale, iniziata dal Governo Draghi e poi proseguita senza soluzioni di continuità dal Governo Meloni. Proprio quest’ultimo ha approvato il progetto PHOBOS lo scorso mese di Giugno, laddove i Ministeri competenti (MASE E MIC) erano entrati in contrasto, provocando la presentazione di ricorsi da parte dei proprietari coinvolti, di Associazioni (Amici della Terra) e di Comuni (Orvieto e Castel Giorgio), che saranno discussi nel prossimo mese di Luglio presso il Tar dell’Umbria. Elemento comune a molti progetti di impianti eolici/fotovoltaici di un ampio territorio a carattere interregionale è costituito dalla nuova stazione elettrica prevista nel progetto PHOBOS in Località Torraccia nel Comune di Castel Giorgio a confine con quello di Acquapendente. Proprio qui gli amici della Terra ed i Comitati locali organizzarono un sit-in nell’Aprile 2023 per scongiurare il pericolo di invasione dell’Alfina con pali e pannelli made in Cina. Oggi siamo oltre il pericolo, siamo avvolti da paura (PHOBOS) e da terrore (DEIMOS), grazie ad assurde normative che, in nome della crisi energetica e climatica, non fanno altro che favorire la speculazione da parte di grandi gruppi imprenditoriali attraverso una colonizzazione selvaggia del Bel Paese, senza risolvere i problemi ambientali e, probabilmente, aggravandoli”