“… questo è il fiore, del partigiano, morto per la libertà!”

Oggi (29 marzo) sono andato alla cerimonia per la commemorazione dell’assassinio di 80 anni fa da parte dei nazi-fascisti di Alberto Poggiani, Amore Rufini, Ulderico Stornelli, Federico Cialfi, Raimondo Gugliotta, Raimondo Lanari e Duilio Rossi. 

Durante il cammino mi è tornato in mente quel brutto post di Olimpieri che citava una frase dell’inno fascista: primavera di bellezza. Ed è questa, perdonatemi, la bellezza che ci ha regalato il regime fascista, quello nazista. A Camorena come a Sant’Anna di Stazzema, a Marzabotto, le Fosse Ardeatine. Piccole e grandi località d’Italia in cui fascisti e nazisti, insieme, hanno trucidato donne, uomini, bambini, anziani o giovani che si opponevano al regime per ridare libertà al nostro Paese. I Fratelli Cervi a Reggio Emilia, Giacomo Matteotti assassinato dai fascisti su ordine di Mussolini nel ’24 a Roma. Ecco, io ho loro, tutti loro in mente quando penso “all’orrenda primavera di bellezza di Olimpieri”. E sia chiaro, la mia è una condanna a tutti quei regimi che uccidono il dissenso e la voglia di libertà e democrazia. Nel mio pantheon ci sono loro, c’è la Costituzione Antifascista alla base della nostra Repubblica, frutto del lavoro di padri costituenti: cattolici, socialisti, comunisti, repubblicani, azionisti, liberali. E quando penso a loro ho la colonna sonora di quella storia, che si rinnova anno dopo anno.

Bella Ciao che non è che, come ha detto la sindaca Tardani “la facciamo suonare perchè incarna i valori dei familiari delle vittime”. No sindaca, mi dispiace! Bella ciao incarna i valori della Repubblica Italiana, nata dalla lotta partigiana che ha sconfitto la barbarie nazi-fascista e ci ha restituito la libertà di pensare, di esprimerci, di scegliere, di votare”.




Proposta Civica, “l’emodinamica è fondamentale per difendere la salute degli orvietani. Daremo battaglia”

La decisione di non potenziare il reparto di cardiologia dell’ospedale di Orvieto attraverso la creazione di un ambulatorio di emodinamica è un fatto molto grave, ma anche un esempio molto evidente di come i politici della nostra città siano subordinati agli interessi dei loro referenti perugini e non dei cittadini orvietani.

Roberta Palazzetti, candidata sindaco per la lista Proposta Civica, contesta duramente il passo indietro che Regione e Comune hanno fatto rispetto al potenziamento della cardiologia orvietana.

Siamo di fronte ad un episodio sconcertante e inaccettabile.

L’Assemblea Regionale aveva approvato nel 2020 l’attivazione del servizio di emodinamica all’ospedale di Orvieto,  il Consiglio comunale lo ha poi approvato, con un inspiegabile ritardo, solo nel 2023. Ma a quel punto la Regione torna sui suoi passi e afferma che l’emodinamica non si farà. La Sindaca Tardani diligentemente si allinea al diktat della Presidente Tesei. Noi no.

L’attivazione del servizio di emodinamica rappresenta la vera soluzione per le emergenze cardiologiche, diversamente dall’elisoccorso. Si tratta di un completamento del reparto di cardiologia che può rivelarsi essenziale a salvare la vita ai pazienti colpiti da infarto.

Un accurato studio, redatto dal primario di cardiologia Andrea Mazza, spiega chiaramente come l’introduzione dell’emodinamica costituisca un passaggio fondamentale per qualificare il nostro ospedale. Lo stesso primario smentisce anche l’argomentazione secondo la quale l’ospedale di Orvieto non avrebbe un bacino di utenza sufficiente a sostenere il nuovo servizio, dal momento che l’emodinamica sarebbe a servizio di un territorio interregionale pari a circa 120.000 persone. Ovvero poco meno del bacino  che corrisponde all’ospedale di Foligno.

Si tratta di argomentazioni molto valide, tanto che tutti i politici di destra e di sinistra le avevano condivise senza esitazione prima che la Regione decidesse di penalizzare Orvieto, depotenziando in  modo grave le possibilita’ concreta di gestire l’emergenza per le patologie cardiache.

A questo punto chiediamoci: tra i politici locali, allineati con i rispettivi referenti regionali, e il nostro eccellente primario del reparto di cardiologia, a chi vogliamo dare credito?!

Già nel 2020 era stata affrontata e risolta l’obiezione principale, quella per cui ad Orvieto non ci sarebbe il numero minimo di interventi indicati dalle linee guida; le stesse linee guide infatti derogano a quel principio nel caso in cui tra l’inizio dell’infarto ed il successivo ricovero in ospedale trascorra un tempo superiore ai sessanta minuti. E’ il caso di Orvieto che è a 76 chilometri da Terni e a 77 chilometri da Perugia. Questa questione era stata affrontata e risolta. Perchè ora è stato messo di nuovo tutto in discussione? Chi difende Orvieto?

Quanto all’elisoccorso, e’ evidente che presenta forti limitazioni: bisogna innanzitutto che sia disponibile e non sia impegnato in un altro soccorso, inoltre ci sono problematiche legate al volo notturno, infine bisogna sperare che non ci siano condizioni metereologiche avverse e che l’intevento sia davvero tempestivo, considerando tutte le manovre necessarie per l’atterraggio e la ripartenza.

Noi l’emodinamica la realizzeremo, mettendo in campo tutte le risorse e le energie di cui disponiamo perché ciò avvenga!




Le sette rose rosse per ricordare i Martiri dell’eccidio di Camorena

Sette rose rosse lasciate sul cippo dei Sette Martiri da Lorenzo e Riccardo, nipoti del nipote di Amore Rufini, uno dei giovani orvietani fucilati nell’eccidio nazifascista di Camorena esattamente il 29 marzo di ottanta anni fa.

Così si è conclusa la tradizionale cerimonia con cui la città di Orvieto questa mattina ha reso omaggio ad Alberto Poggiani, Amore Rufini, Ulderico Stornelli, Federico Cialfi, Raimondo Gugliotta, Raimondo Lanari e Dilio Rossi. Il corteo cittadino composto dai rappresentanti istituzionali e militari, dalle associazioni combattentistiche e dai cittadini ha raggiunto il Cippo dei Sette Martiri dove il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, ha deposto una corona di alloro. Presenti anche il sindaco di Porano, Marco Conticelli, il sindaco di Baschi, Damiano Bernardini e quello di Parrano, Valentino Filippetti, il presidente dell’Anpi Orvieto, Fabrizio Cortoni, che ha letto un breve messaggio, e i familiari Ines Poggiani, nipote di Alberto, Serenella Stornelli, nipote di Ulderico, Amore Rufini, che porta il nome dello zio, accompagnato dalla figlia Romina e dai piccoli nipoti Lorenzo e Riccardo.

Una corona di alloro è stata posizionata anche presso il cimitero del Commonwealth e in Piazza XXIX Marzo, davanti alla targa che ricorda i sette martiri. 

Viviamo in un momento storico – afferma il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani – in cui siamo abituati a consumare velocemente e distrattamente immagini che ci vogliono comunicare messaggi di ogni genere ma poi spesso, anche in occasioni come questa, non ci soffermiamo abbastanza sulla potenza e sul significato sempre attuale di certi simboli e di certe immagini. Come questo cippo dove ci rechiamo insieme ogni anno, questa pietra che segna il luogo dove furono fucilati i sette martiri e sulla quale sono scolpiti i loro nomi. Una pietra porta con sé significati profondi e universali. Rappresenta la solidità e la stabilità, è simbolo di forza e resistenza, è memoria perché testimone silenziosa del corso della storia, è connessione con la terra in cui è innestata, è il punto di riferimento di un percorso. Su questa simbolica pietra in questi 80 anni Orvieto ha costruito le solide fondamenta di una “casa comune” in cui custodire i valori propri della sua storia: libertà, giustizia, democrazia, rispetto, il rifiuto di ogni tipo di guerra e il contrasto a ogni forma di intolleranza e discriminazione. Una casa che ha bisogno di pietre solide e unite, che ha bisogno di pietre nuove per colmare quelle crepe che se lasciate aperte rischiano di far passare strumentalizzazioni e revisionismi che ne minerebbero la stabilità, che rischiano di far commettere gli stessi tragici errori del passato come purtroppo succede ancora nel presente in troppe parti nel Mondo. Oggi, ma non solo oggi, dovremmo sentirci noi tutti delle pietre, soprattutto i nostri ragazzi come i piccoli Lorenzo e Riccardo. E questo percorso che abbiamo fatto dovrebbe essere come un ritorno a casa, quella casa in cui Alberto Poggiani, Amore Rufini, Ulderico Stornelli, Federico Cialfi, Raimondo Gugliotta, Raimondo Lanari e Dilio Rossi non poterono far ritorno il 29 marzo di ottanta anni fa ma che hanno contribuito a costruire con il sacrificio delle loro vite“.




Tra le auto alla ricerca della Chiesa…perduta da fotografare

E’ Venerdì Santo, scuole chiuse, giornata ventosa ma tiepida. alcuni timidi turisti si affacciano nel centro storico seguiti poi da gruppi più numerosi. Fotografano e camminano con gli occhi in alto ad ammirare il teatro, la torre del Moro, Sant’Andrea ma…prima devono scoprirla. Già anni fa sempre OrvietoLife aveva evidenziato e segnalato la tristissima fine della Chiesa di San Giuseppe, completamente coperta da camion. Allora il sindaco Germani non diede risposte anche al continuo transito di mezzi su via Duomo e corso Cavour.

Oggi, a distanza di oltre cinque anni, altra giunta, altro sindaco ma la musica non cambia. I monumenti e i luoghi sacri sono sacrificati nel nome del denaro d’importazione. Proprio i turisti, però, si lamentano e rimangono delusi e si domandano e domandano, “why?”.

E tu, abitante di Orvieto non sai bene cosa rispondere. Non sai che dire anche ai turisti seduti a fare colazione che si ritrovano “imbottigliati” nel tentacolare traffico sulle due assi viarie principali del centro storico. In alcuni momenti servirebbero le strisce pedonali per camminare in sicurezza. Camion, furgoni, raccolta rifiuti (alle 9,30 sigh!), auto, auto di servizio (senza lavori urgenti da effettuare) e qualche machina che il navigatore indirizza su Corso Cavour!

Intanto il risultato è una bella foto di mezzi di trasporto con sullo sfondo sant’Andrea o con il Palazzo del Popolo. Sì perché la scorsa amministrazione d’imperio chiuse tutta piazza del Popolo; l’attuale l’ha riaperta secondo la maggioranza dei cittadini giustamente. E’ tornato il parcheggio a pagamento ma questo continua abusivamente di fronte al Palazzo del Popolo e all’hotel e addirittura qualche temerario s’incunea tra il pozzo e la scalinata del palazzo stesso. E il tutto in pieno giorno, non solo la sera.

Una soluzione semplicissima ci sarebbe e si chiama isola pedonale tra Duomo, Torre del Moro e Teatro fino al Comune, magari con ingressi fino alle 9,00. E’ la scoperta dell’acqua calda diranno in tanti, e lo è. Basterebbe girare per città anche più piccole e a vocazione turistica per prendere esempio e copiare. Non sempre bisogna essere originali. Le amministrazioni passate e presenti non hanno risolto il problema che esiste, che conoscono ma, che preferiscono ignorare perché apparentemente “scivoloso”.

Allora buona passeggiata a tutti in slalom tra mezzi vari e, infine, una foto ricordo da portare in giro per il mondo di un furgone, di un camion o se si è fortunati di un Ape sgangherato!




Da 51 mesi senza contratto, sciopero dei lavoratori delle imprese di Federdistribuzione il 30 marzo

Rottura al tavolo di trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale della Distribuzione Moderna Organizzata, scaduto nel lontano 2019 e atteso da oltre 240mila lavoratrici e lavoratori dipendenti dalle imprese associate a Federdistribuzione (circa 4000 in Umbria). Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs proclamano una giornata di sciopero nazionale per sabato 30 marzo 2024, che in Umbria sarà accompagnata da due flashmob, uno davanti al punto vendita Obi di Corciano (centro commerciale Quasar, via Capitini) e l’altro davanti al punto vendita Ovs di Terni (piazza Valnerina), entrambi alle ore 10.00.

“L’associazione imprenditoriale, dopo una lunga e snervante trattativa no stop con i sindacati di categoria e a distanza di 51 mesi dalla sottoscrizione del primo e ultimo Ccnl di settore, ha calato nuovamente la maschera, palesando la persistente resistenza nel sottoscrivere accordi contrattuali – scrivono in una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – Un atteggiamento che ha già inflitto danni considerevoli agli addetti del settore”. Le organizzazioni sindacali stigmatizzano a gran voce “l’insofferenza di Federdistribuzione verso i contratti” e “l’irresponsabilità dell’associazione datoriale nel presentare svariate richieste finalizzate a sabotare diritti e garanzie attualmente contenute con Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e che le lavoratrici ed i lavoratori della distribuzione commerciale hanno raggiunto a costo di sacrifici e di lotte nel corso degli ultimi decenni”.  Nel dettaglio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs puntano il dito contro: “l’introduzione di una flessibilità incontrollata e generalizzata con contratti a termine di durata indeterminata (oltre i 24 mesi!); lo smembramento del sistema di classificazione del personale con l’attribuzione dell’addetto alle operazioni ausiliarie alla vendita a mansioni inferiori quali il pulimento di aree di vendita e servizi (come illegittimamente fanno alcune aziende associate a Federdistribuzione); l’azzeramento di ogni dignità professionale con il sotto inquadramento di chi ha la responsabilità di interi format commerciali complessi; la creazione di una nuova mansione adibita alla movimentazione delle merci trascinandola verso il quinto livello e svuotando l’attuale previsione al quarto livello, al solo fine di far risparmiare le imprese sulla pelle dei lavoratori”. Inoltre non è stata data nessuna disponibilità alle richieste di parte sindacale di trattare il tema “Appalti e terziarizzazioni” e “franchising”. 

“Pretese irrealistiche” per i sindacati, “finalizzate unicamente a far naufragare una già complessa negoziazione”, a dimostrazione della “ritrosia patologica” di Federdistribuzione “a dare il giusto riconoscimento in termini economici ai dipendenti delle aziende sue associate”. “Lo schema negoziale che propone Federdistribuzione – prosegue la nota – ancora una volta è di mortificare il rinnovo del Ccnl in una logica di scambio tra una presunta disponibilità ad erogare il dovuto aumento salariale (mai esplicitata nel dettaglio nelle 17 ore di trattativa) in cambio di un peggioramento della parte normativa che prevedeva la precarizzazione dei lavoratori attraverso un sistema derogatorio della legge e proponendo l’umiliazione delle professionalità attraverso un abbassamento dei livelli di inquadramento”.

“Per il tramite di una associazione che si mostra unicamente capace di assecondare acriticamente i più bassi istinti dei suoi rappresentanti – prosegue la nota – le aziende della Distribuzione Moderna Organizzata stanno sferrando un attacco senza precedenti ai diritti di chi lavora nel settore, mortificandone le professionalità e disconoscendone il contributo operoso e continuo”.

“Contro l’atteggiamento arrogante di Federdistribuzione – conclude la nota unitaria – occorre mobilitarsi”. L’appello è rivolto alle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori della Distribuzione Moderna Organizzata, chiamati nuovamente a partecipare alla giornata di sciopero e mobilitazione del 30 marzo finalizzata ad ottenere un rinnovo contrattuale dignitoso.




Assegnato l’uovo di Pasqua dell’Associazione Accoglienza e Solidarietà

Nella mattinata del 28 marzo presso la caffetteria Montanucci si è svolta l’estrazione del biglietto vincente, legato all’Uovo di Pasqua donato da Francesco Notazio che da sempre è vicino alle Associazioni che operano nella nostra città, seguendo lo spirito del compianto amico Reno.
Accoglienza e Solidarietà è una associazione senza scopo di lucro nata 14 anni fa insieme al Vescovo Emerito Padre Giovanni Scanavino. Insieme ad altre realtà locali interviene a favore di tutte le donne vittime di violenza e con minori a carico per dare un contributo fattivo nell’acquisto di beni di prima necessità, ivi comprese tutte quelle spese legate al fabbisogno delle famiglie e dei minori (anche quelle legate a visite mediche specialistiche). Quest’anno la Presidente, Maria Caterina Recchia, la Vice Presidente Cristina Calcagni, la Consigliera Sandra Ricci, la Consigliera Miriam Palmieri ed il Consigliere Tesoriere Patrizio Angelozzi hanno deciso di dedicare un momento di riflessione alle famiglie in difficoltà e come fatto anche per le trascorse festività Natalizie, l’importo raccolto servirà per le finalità di Accoglienza e Solidarietà sopra descritte.
L’Associazione ringrazia tutti coloro che hanno partecipato all’iniziativa. Il premio estratto dall’amica Arianna Lazzeri è andato al signor Lattuada che aveva il biglietto serie bianca n. 16.




Messa crismale, l’esortazione di Mons. Sigismondi: “Diffondere il ‘profumo di Cristo’, che impregna gli oli santi”

Nella solenne Messa crismale, presieduta dal Vescovo mercoledì 27 marzo alle ore 18.00 nella Cattedrale di Orvieto, circondato dal Presbiterio diocesano e dai Vescovi Mons. Mario Ceccobelli e Mons.Domenico Cancian, e alla presenza di numerosi fedeli laici e religiosi, sono risuonate fortemente, nella profonda e vibrante omelia, due parole: pianto e incanto, “la sistole e la diastole di ‘un cuore che vede’, come quello di Gesù”. Il Vescovo, al termine della Celebrazione ha ringraziato i Presbiteri, i Diaconi e i Religiosi per il loro impegno, chiedendo al “Signore, che conosce lo sguardo del vostro cuore, di moltiplicare in benedizione per ciascuno di voi e per le comunità che vi sono affidate”. Ha poi rivolto un grande grazie ai fedeli per la preghiera da loro innalzata al Padre ed ancora il sentito “grazie a quanti hanno lavorato perché questa celebrazione manifestasse tutto il suo splendore di bellezza, dalla sacrestia alla corale”.

Il testo integrale dell’omelia.

“Lo Spirito del Signore è sopra di me” (Is 61,1; Lc 4,18): proclamando questo passo del profeta Isaia, Gesù inaugura la sua missione nella sinagoga di Nazaret. Consegnato il rotolo all’inserviente, “gli occhi di tutti si fissano su di Lui” (4,20), ma il loro sguardo, annebbiato dalla curiosità, non traduce la meraviglia in stupore ma la riduce a sdegno. Ad essi si addice quanto il Signore confida a Israele per mezzo del profeta Osea: “Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo” (Os 11,7).

Gli occhi sono lo “specchio dell’anima”: se “curati con il collirio della fede”, cioè illuminati dalla parola di Dio, “fanno gioire il cuore” (cf. Sal 19,9). Secondo Romano Guardini le radici degli occhi affondano nel cuore: “solo l’amore è capace di vedere”. L’abbraccio dello sguardo avvicina al cuore, ne sente il battito; occhi e cuore si muovono insieme: “il cuore segue gli occhi” (cf. Gb 31,7) ed essi fanno ardere il cuore. Secondo Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, “l’essenziale è invisibile agli occhi”, e tuttavia essi, nei riflessi delle loro infinite espressioni, vedono l’indicibile, a condizione che non siano “stanchi di guardare in alto” (cf. Is 38,14), appesantiti dalle cataratte dell’alterigia, resi strabici o fatti miopi dalla superbia del cuore (cf. Sal 101,5).

Fratelli e sorelle carissimi, “alziamo gli occhi al Signore, nostro Dio, finché abbia pietà di noi” (cf. Sal 123,1-2). Consapevoli di essere “rivestiti di debolezza” (cf. Eb 5,2), noi pastori non osiamo abbassare lo sguardo sulle inadempienze della nostra durezza di cuore. È opportuno rileggere, in proposito, una pagina di don Primo Mazzolari, tratta dall’opuscolo Il mio parroco, preparato nell’estate del 1932 e offerto, come “biglietto di congedo”, ai parrocchiani di Cicognara e, come “biglietto da visita”, a quelli di Bozzolo, due borgate della Bassa padana che egli ha curato pastoralmente nella lunga e operosa vigilia della stagione conciliare.

Nel sottolineare la differenza incolmabile tra l’immagine ideale e la persona reale del prete, don Primo ritiene impossibile il tentativo “di colmare la differenza fra l’ideale e la realtà” e sacrilega l’impresa di “abbassare l’idea”. Egli considera dannosa la stessa “mistica del sacerdote”, in quanto accresce la delusione e l’irritazione dei fedeli i quali, però, non possono avvertire il “dramma intimo” di un prete, “lo strazio di dovere quasi sempre predicare delle parole che sono più in alto, se non proprio in aperto contrasto, con la sua vita”. Così scrive Mazzolari: “Sforzarsi di colmare la differenza fra l’ideale e la realtà. Ma c’è un abisso di mezzo, che i santi stessi non riescono a colmare (…). Abbassare l’idea. Ma non è fortunatamente in nostro potere: l’ideale è nella vocazione e la vocazione è del Signore (…). Abbassare le cime: scorciare gli ideali. Che strana e sacrilega maniera per guarire le differenze! Ognuno si tenga quello che ha: voi la vostra delusione, noi il nostro tormento d’infedeltà: ma le vette stiano immacolate e pure per la vostra gioia, per il nostro anelito”.

Pianto e incanto sono la sistole e la diastole di “un cuore che vede”, come quello di Gesù. Il suo è uno sguardo che scruta i discepoli del Battista e li interroga: “Che cosa cercate?” (Gv 1,38). È uno sguardo contemplativo che raggiunge Natanaele: “Io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi” (Gv 1,47-48). È uno sguardo misericordioso che risana il cuore di Matteo, staccandolo dal banco delle imposte (cf. Mt 9,9). È uno sguardo penetrante che, alla vista della folla, “sente compassione per loro” (cf. Mt 14,14). È uno sguardo affettivamente intenso che fissa “un uomo ricco” (cf. Mc 10,21), “un giovane” (cf. Mt 19,20.22), invitato a dare ai poveri le proprie ricchezze, senza condizionarne la risposta. È uno sguardo benedicente che incrocia gli occhi di Zaccheo il quale, su un sicomoro, “cerca di vedere” Gesù (cf. Lc 19,3.5). È uno sguardo gonfio di lacrime su Gerusalemme, che non sa riconoscere “quello che porta alla pace” (cf. Lc 19,41-42). È uno sguardo allenato a fare la spola tra cielo e terra (cf. Gv 17,1) per implorare che “tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21).

Sentire su di noi e accogliere dentro di noi lo sguardo “sereno e benigno” del Signore, imparando da Lui a tenere aperti gli occhi sulle necessità e le sofferenze dei fratelli: questa è la condizione per diffondere il “profumo di Cristo” (cf. 2Cor 2,14-16), che impregna gli oli santi. Essi sono segni misteriosi di grazia di cui ha bisogno anche l’occhio, “lampada del corpo” (cf. Mt 6,22): dell’olio degli infermi, per scorgere “all’ombra della croce” la luce della speranza; dell’olio dei catecumeni, “per vincere le torbide suggestioni del male”; dell’olio di esultanza del crisma, per gustare e vedere “tutto il bene spirituale della Chiesa”.

Occhi limpidi, luminosi, aperti alle esigenze del Vangelo oltre che alle urgenze pastorali: ecco le credenziali che noi pastori siamo tenuti a presentare, sia svegliando l’aurora al chiarore della lampada del Tabernacolo, sia vivendo più uniti tra di noi e più immersi nel popolo di Dio. Il “peso di grazia” ricevuto con l’imposizione delle mani ci colloca all’incrocio tra lo sguardo di Dio e gli occhi dei fedeli e ci qualifica come “servi inutili” (cf. Lc 17,10). “Il diaconato – avverte Papa Francesco – non svanisce con il presbiterato; al contrario, è la base su cui si fonda”.

“Tenendo fisso lo sguardo su Gesù” (Eb 12,2), supplichiamolo di “purificare gli occhi del nostro spirito”, perché non si appesantiscano, non perdano di vista la bellezza intramontabile del servizio sacerdotale. La coscienza della nostra fragilità non affievolisca la “luce gentile” della fedeltà, alimentata dall’olio di letizia dell’amore. La fedeltà senza amore si spegne, la sequela senza amore stanca, lo zelo senza amore rende freddi, privi di ardore, di fervore, di entusiasmo sincero.

Fratelli e sorelle carissimi, “in alto i cuori”: noi, ministri ordinati, siamo più esposti di voi, fedeli laici, al giudizio che Paolo rivolge ai Galati, che hanno distolto lo sguardo dall’essenziale: “Siete decaduti dalla grazia” (Gal 5,4). “Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio, conserva la luce ai miei occhi” (Sal 13,4); questa supplica salga dalla tribuna del nostro Duomo e si accordi con quella delle navate: “Gli occhi di tutti a te, Signore, sono rivolti in attesa” (Sal 145,15).

+ Gualtiero Sigismondi




ciCasco mette in moto l’inclusione

In un mondo dove spesso vengono premiate l’esclusività e la competizione esistono, invece, realtà come il Comitato ciCasco dove l’inclusione delle diversità è il leitmotiv di ogni loro iniziativa. Se si fa un giro sul loro sito (www.cicasco.org) si legge “Lo scopo principale del Comitato è quello di favorire la divulgazione delle informazioni sul tema dell’inclusione, intesa come superamento dei limiti e delle discriminazioni derivanti dalle diversità”.  Che poi, di questi tempi, dove la retorica dei muri, della difesa delle “identità culturali naturali” vengono strombazzate ad arte dall’arruffapopolo di turno, sembrerebbe essere un qualcosa di rivoluzionario. Insomma, in un ambiente sempre più violento, divisivo, escludente e competitivo, a Orvieto c’è ancora chi in questa “roba” non si riconosce; anzi, si prodiga in raccolte fondi, donazioni ed eventi per favorire l’inclusione delle disabilità, dei gap di genere e di ogni altra “diversità”, anche sociale, potenzialmente o realmente discriminante. Un esempio? Avete presente la nuova giostra girevole nel parco di Orvieto Scalo, vicino al campo da basket e da calcetto? Quella è stata realizzata su iniziativa di ciCasco e può essere usata contemporaneamente sia da bambini normodotati sia con disabilità.

Inoltre, già da un anno, si stanno impegnando in una serrata raccolta fondi per stipendiare degli educatori che possano permettere ai ragazzi e alle ragazze con disabilità di accedere ai centri estivi, rendendoli inclusivi. E poi, ci sono state le donazioni di farmaci, di visite mediche a chi non poteva permettersele e ancora e ancora. E pare proprio che non siano extra terrestri questi di ciCasco, nemmeno “fricchettoni” naif o figli “de mazinga” pieni di soldi, ma persone comuni, con i problemi di tutti, ma che si spendono un po’ di più. Abbiamo fatto quattro chiacchiere su questo con Leandro Tortolini, presidente del comitato.

Perché e quando è nata l’esigenza di creare ciCasco?

ciCasco nasce nel 2020 in pieno Lockdown da una chat di amici su whatsapp quando i giorni erano interminabili e l’incertezza circondava tutti noi. Ci dicevamo: “quando avremo di nuovo la possibilità di uscire dalle nostre case saremo persone migliori e avremo un grande impatto sulla cultura della nostra città.” Devo dire che in 4 anni abbiamo tracciato un bel percorso

A che punto è il senso di solidarietà fra le persone?

 “Nonostante tutto continuo a credere nell’intima bontà delle persone” (Anna Frank).

Si riesce a fare rete sul territorio e oltre?

Sì e questo è uno degli aspetti di cui sono più orgoglioso come presidente del Comitato ciCasco. Per noi, diversità è ricchezza e la valorizzazione della diversità stessa è uno dei punti fondamentali del nostro volontariato; quindi, fare rete è sempre alla base di ogni nostra iniziativa e progetto.

Quali iniziative ti hanno emotivamente coinvolto di più?

La prima! Rock for ciCasco di cui esiste un documento eccezionale sul nostro canale youtube (https://www.youtube.com/watch?v=WurWACXd_h4&t=35s.). In pieno coprifuoco, organizzammo una diretta streaming invitando tre grandi band di giovani e grandi artisti con una raccolta fondi in diretta, davvero emozionante. Era il 2021, riuscimmo a raccogliere 1.200 euro che donammo all’Associazione Senza Monete e al gruppo di volontariato Diamoci una mano.

Cosa succederà il prossimo 18 aprile?

Giovedì 18 aprile a Lo Scalo Community Hub presenteremo ufficialmente il nostro progetto di inclusione sociale “Campi estivi dell’inclusione” promosso da ciCasco, in collaborazione con due partner di eccellenza del territorio che sono Centro Il Girasole che si occupa di riabilitazione e assistenza per persone con disabilità e il Liceo di Scienze Umane di Orvieto. Alle 18 ci sarà una conferenza stampa aperta a tutti, arricchita, intorno alle 20, da una apericena, seguito da musica dal vivo con l’amico Saverio Paiella, che sosterrà la nostra raccolta fondi per questo ambizioso e urgente progetto.

Come si fa a partecipare, a chiedere di ciCasco insomma?

Partecipazione è la parola chiave. Lo si può fare semplicemente attraverso il sito internet e i nostri social (Instagram e Facebook), anche per qualsiasi richiesta o informazione. Ma il punto è che c’è tantissimo bisogno di volontariato, di persone che dedichino il proprio tempo a queste iniziative. Chiaramente è tutto gratuito, nessuno di noi viene pagato per questo o percepisce rimborsi, ma il guadagno che ne scaturisce è collettivo, a vantaggio della virtù di tutti. Quindi, partecipate.




Il Comune presenta i lavori per il Centro delle Politiche sociali e via Costanzi allo Scalo

Presentato alla cittadinanza e alle associazioni, mercoledì 27 marzo presso Lo Scalo-Community Hub, il progetto esecutivo per la realizzazione del Centro per le Politiche sociali e della famiglia che sorgerà al posto dell’ex scuola media del quartiere. Presenti il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, il vicesindaco Mario Angelo Mazzi, gli assessori Alda CoppolaCarlo MoscatelliPiergiorgio Pizzo e Gianluca Luciani, e il dirigente del Settore tecnico del Comune, Rocco Olivadese. Dopo l’affidamento dell’appalto integrato – è stato detto – la progettazione esecutiva è ora nella fase di validazione e l’inizio dei lavori è previsto tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. L’intervento, finanziato con 4,8 milioni di euro da fondi Pnrr, sarà completato entro il 2026 e interesserà anche tutta l’area esterna adiacente.

Da vent’anni – ha spiegato il vicesindaco con delega all’Urbanistica, Mario Angelo Mazzi – inseguivamo l’obiettivo della sostituzione dell’ex scuola media di Orvieto scalo ormai degradata come segnale di rivitalizzazione complessiva dell’area. L’intervento prevede la realizzazione di un edificio su due piani, all’avanguardia per quanto riguarda gli elementi di bioarchitettura e autosufficiente dal punto di vista energetico. Qui si concentreranno tutti gli uffici e i servizi del settore sociale del Comune mentre al primo piano ci saranno spazi e locali che saranno destinati al Centro sociale di Orvieto scalo e delle associazioni attualmente presenti nella struttura. Sempre al piano terra ci saranno anche una sala multifunzionale a disposizione delle stesse associazioni e del quartiere e i servizi igienici a servizio degli impianti sportivi dell’area esterna“.

Nel corso dell’incontro sono stati illustrati anche i prossimi interventi previsti sul Giardino del Fosso dell’Abbadia in via Monte Terminillo e per la viabilità lungo via Angelo Costanzi e il progetto di riqualificazione dell’area del Piazzale della Stazione.

Giardino Fosso dell’Abbadia

Partiranno a maggio, infatti, anche i lavori per la riqualificazione del Giardino del Fosso dell’Abbadia in via Monte Terminillo. Un intervento finanziato con 170.000 euro da fondi europei nell’ambito del progetto Divaircity, di cui Orvieto è una delle cinque città pilota in Europa, co-progettato con associazioni e cittadini e ispirato al progetto realizzato dagli studenti del Liceo scientifico “Majorana” e della scuola “Ippolito Scalza” premiato lo scorso ottobre a Bruxelles.

Punti salienti dell’intervento sono la realizzazione di coperture in acciaio corten in prossimità dell’area giochinuove sedute, la ristrutturazione dei servizi igienici, una nuova e più efficace segnaletica di accesso al parco, barriere verdi nell’area prospicente la strada e dietro l’anfiteatro, l’installazione di giochi inclusivi e un’area cani. Prevista inoltre la riqualificazione del sottopasso ferroviario di via Paglia con una illuminazione adeguata e una pavimentazione colorata.

Viabilità pedonale in via Angelo Costanzi

Il quartiere di Orvieto scalo sarà interessato anche dai lavori di riqualificazione della viabilità lungo via Angelo Costanzi in ingresso dal casello autostradale A1. L’intervento – è stato spiegato – è stato rimodulato in base ai lavori programmati da Ferrovie dello Stato per il consolidamento della scarpata ferroviaria lungo via Costanzi. Previsto il completamento dei marciapiedi sul lato della ferrovia, la realizzazione di attraversamenti pedonali protetti, la sistemazione a parcheggio con 16 posti auto e un bus terminal all’uscita del casello autostradale, nell’area davanti al Food Village.

L’inizio dei lavori, della durata di circa sette mesi, è previsto a dicembre 2024.

Riqualificazione del Piazzale della Stazione

Nell’ambito degli interventi avviati da Rfi nell’area di proprietà a ridosso della stazione ferroviaria, l’amministrazione comunale ha presentato un progetto di riqualificazione del Piazzale della Stazione che prevede anche una sistemazione funzionale dei parcheggiVentitre posti auto – contro gli attuali 12 – verrebbero ricavati nel piazzale grazie all’ampliamento in una zona a ridosso dell’ex dopolavoro ferroviario e altri 10 posti auto sarebbero realizzati lungo via Gramsci in virtù dei lavori di rifacimento del muro di recinzione già affidati da Rfi.

Orvieto scalo è il punto di accesso alla città – ha detto il sindaco Roberta Tardani – e uno snodo cruciale. Un quartiere che vive i problemi legati al traffico visto la sua posizione, tra la linea ferroviaria e l’Autostrada, e che per anni è stato abbandonato anche dal punto di vista delle manutenzioni più basilari. Per questo, nell’ambito del piano degli interventi sulla viabilità del territorio comunale, abbiamo realizzato qui importanti lavori attesa da tempo, in via Monte Bianco, via Monte Terminillo, via del Fosso, via Sant’Ubaldo, via San Francesco, Piazza Monte Rosa e il parcheggio di via Monte Nibbio. Sul fronte della sicurezza stradale sono stati realizzati i passaggi pedonali protetti in via Costanzi e sulla Statale 71 e prossimamente anche di fronte al Piazzale dell’Orologio. Abbiamo inoltre riaperto e riqualificato il parcheggio del Borgo e realizzato il Parco dell’Inclusione ai giardini Stefano Melone. E quando è arrivata l’opportunità di pensare a interventi di rigenerazione urbana destinati al settore sociale finanziati dal Pnrr abbiamo scelto proprio Orvieto scalo per progettare il Centro per le Politiche sociali e della famiglia che ora vedrà la luce andando ad eliminare una struttura degradata e a riqualificare l’area di Piazza del Commercio. Il Centro sarà il punto di accesso dei servizi sociali del Comune di Orvieto che qui saranno facilmente raggiungibili anche dai comuni della nostra Zona sociale, porterà economia quotidiana nel quartiere e garantirà spazi finalmente dignitosi e adeguati alle associazioni che svolgono un lavoro fondamentale di aggregazione e socializzazione. Durante i lavori, come abbiamo concordato con gli ambulanti, il mercato settimanale sarà temporaneamente spostato in Piazza del Commercio e stiamo ragionando con la ditta esecutrice su una soluzione per garantire una sede provvisoria per le associazioni“. 

L’attenzione su Orvieto scalo è stata e resterà alta – ha aggiunto – per risolvere le questioni ancora aperte e sentite dagli abitanti del quartiere. I problemi del traffico verranno definitivamente superati con la realizzazione del secondo stralcio della complanare che è stato interamente finanziato per 12,9 milioni di euro, mentre gli interventi proposti per la riqualificazione del piazzale della Stazione e in via Gramsci serviranno anche ad alleggerire la necessità di parcheggi nell’area di via Primo Maggio. In questo senso abbiamo fatto un nuovo tentativo con Ferrovie dello Stato per ampliare il Piazzale dell’Orologio, una ipotesi che tuttavia non è compatibile con le attività di logistica. Una soluzione potrebbe essere quella di ricavare posti auto nell’area del tiro a segno ma ogni interlocuzione che abbiamo avuto con la proprietà parte dal presupposto di individuare un altro spazio dove spostare l’attività. Sarà importante e significativa la riqualificazione del Giardino del Fosso dell’Abbadia non solo perché è stata una iniziativa co-progettata con i cittadini ma anche perché si restituirà al quartiere uno spazio verde finalmente fruibile. In quell’area sarà dismessa una delle passerelle pedonali, che contiamo di poter ricostruire con i fondi messi a disposizione dal Patto Vato, mentre l’altra è stata sistemata“.




La Colletta del Venerdì Santo dedicata ai luoghi della Terra Santa

Anche quest’anno siamo invitati a offrire il nostro contributo per i Luoghi Santi e i cristiani di Terra Santa. La Colletta del Venerdì Santo per il Luoghi Santi del 29 marzo 2024 arriva ancora in un momento assai difficile, per la guerra in atto che, oltre a fare migliaia di morti, ha, dopo la pandemia da Covid-19, di nuovo bloccato il flusso dei pellegrini, costretto per lunghi periodi i ragazzi a non andare a scuola e lasciato senza lavoro molti cristiani della Terra Santa, specialmente a Betlemme e in Palestina, ma anche nella Città Vecchia di Gerusalemme e in Israele.

In questa situazione occorre la vicinanza e la solidarietà dei cristiani di tutto il mondo. Anzitutto attraverso la preghiera, a cui unire anche la condivisione di risorse economiche.