La Casa di Comunità nell’ex-ospedale, un grande risultato per la città

L’incontro sui temi della sanità tra i candidati a sindaco ha fatto emergere con chiarezza la differenza tra chi continua a soffiare sulla rabbia della gente, solo per fini politici, e chi si è impegnato concretamente per portare a compimento soluzioni attese da anni.

L’affidamento dell’appalto integrato per i lavori della Casa e dell’Ospedale di Comunità nell’ex ospedale di Piazza Duomo è un grande risultato ottenuto dall’amministrazione comunale e dal sindaco Roberta Tardani che hanno voluto fortemente che quell’immobile abbandonato da 20 anni fosse restituito agli orvietani e destinato a servizi essenziali per la città e per il territorio, un investimento che ridisegnerà la sanità pubblica locale potenziando la medicina territoriale per venire incontro ai reali bisogni dei cittadini.

Fanno tenerezza quelli che parlano di “fortuna” nel goffo tentativo di sminuire i risultati ottenuti, frutto di un costante impegno in questi anni difficilissimi, e allo stesso tempo fanno rabbia quelli che per il ruolo che svolgono quotidianamente dovrebbero essere i primi a credere in questi investimenti e a impegnarsi sin da subito per far sì che possano funzionare. Mentre purtroppo preoccupa chi si candida a governare la città dimostrando nessuna conoscenza della realtà orvietana e delle procedure della pubblica amministrazione e viene smentito pubblicamente, alla prima uscita, da atti ufficiali.

I problemi della sanità umbra vengono da lontano e dovrebbe saperlo bene chi si candida a rappresentare una coalizione improvvisata e piena di contraddizioni che oggi si fa chiamare campo largo. Già nel 2016, allora sindaco Germani, una commissione speciale del consiglio comunale votò all’unanimità una relazione che dopo un importante lavoro di approfondimento fotografò una situazione pesantissima: carenza di medici e personale sanitario in ogni reparto dell’ospedale, mancanza di attrezzature tecnologiche, necessità di riorganizzazione e di investimenti, necessità del potenziamento della medicina territoriale attraverso la Casa della Salute, liste di attesa lunghe e piani di abbattimento inefficaci, perplessità sul Cup unico regionale, valutazioni sull’appropriatezza delle prescrizione dei medici di base.

Quella era la situazione di partenza, pesantemente aggravata dall’emergenza Covid, senza dimenticare gli scandali della Sanitopoli umbra che hanno portato ad arresti e processi.

Comprendiamo i disagi dei nostri concittadini, siamo vicini e non finiremo mai di ringraziare il personale sanitario per lo straordinario impegno, ma nessuno può dire che l’amministrazione comunale e il sindaco Tardani in questi cinque anni non abbiamo monitorato e sollecitato in maniera pressante la Regione e l’Usl su tutti i fronti aperti. Sono stati fatti concorsi e assunzioni in tutte le specialità, è stato finalmente nominato un direttore di presidio, sono arrivate nuove attrezzature tecnologiche e nuovi professionisti che hanno aumentato l’attrattività dell’ospedale, è stato introdotto il principio di distrettualità territoriale per evitare gli spostamenti agli over 65, oncologici e fragili come avevamo sollecitato, sono in corso piani di abbattimento delle liste d’attesa su cui vigileremo costantemente e che pretendiamo che funzionino.

Della Casa della Salute, così si chiamava al tempo, se ne parla dal 2007 (Giunta Mocio) quando la Regione governata dalla sinistra acquistò per 2,7 milioni di euro l’ex mensa della caserma Piave con un accordo di programma rinnovato nel 2015 (Giunta Germani). Perché non è stata fatta? Non c’era il progetto, non c’erano i soldi, non c’era la volontà politica della Regione guidata dalla sinistra. Chi è che non viene ascoltato? Chi è che ha marginalizzato il territorio?

La Regione Umbria oggi invece investirà oltre 20 milioni di euro del Pnrr sulla sanità orvietana di cui circa 8 per Casa e Ospedale di Comunità.

Nessuno dice che vada tutto bene, ci sono problemi e continueremo ad affrontarli con senso di responsabilità e con le funzioni che competono a un Comune e a un sindaco e siamo veramente lusingati che i nostri avversari abbiano così tanta fiducia in noi chiedendoci di risolvere in 5 anni, di cui 2 di Covid, i problemi causati da 50 anni di malgoverno della sinistra.

Non si può strumentalmente demolire a priori quello che faticosamente si è costruito in questi cinque anni per gettare le basi di una sanità più efficiente e vicina ai bisogni della gente. Questo è l’obiettivo che deve accomunarci tutti e questo sarà il nostro impegno futuro. Perché noi vogliamo che Orvieto vada avanti.

Fratelli d’Italia – Lega – Forza Italia – Civitas Progetto orvieto




TIC TAC/13…di sanità, colpi di teatro e di libertà d’informazione trasformata in disfattismo

Il primo confronto tra candidati sindaco si è svolto il 5 marzo. E’ stato un confronto tematico sulla sanità interessante, pacato se non con qualche eccezione e che ha evidenziato come le criticità nel settore vengono da lontano, molto lontano. Bene PrometeOrvieto seppure con qualche sbavatura, in particolare per la mancata opportunità di rivolgere domande ai candidati e per i due interventi in coda al dibattito di rappresentanti di Nova e Abitare Orvieto che non hanno candidati ufficiali nella competizione elettorale.

TICA TAC/1: c’è stato fair-play tra i tre candidati con qualche eccezione da parte dell’attuale sindaca che ha tacciato di disfattismo chi critica.

TIC TAC/2: Liste d’attesa, un problema mai risolto. Lo ha spiegato Stefano Biagioli elencando i tempi medi di attesa per tante prestazioni. Roberta Tardani ha sottolineato come la situazione sia peggiorata anche a causa della pandemia che ha bloccato tutto e ora si sta recuperando il tempo perduto anche se c’è un forte aumento delle prescrizioni da parte dei medici di famiglia. Roberta Palazzetti ha puntato il dito sui tempi. In pratica ha evidenziato come nel 2016 l’allora opposizione guidata proprio da Tardani abbia chiesto l’istituzione di una commissione sulle liste d’attesa. Quindi almeno da allora i partiti, tutti, non sono riusciti a trovare una soluzione.

TIC TAC/3: Ospedale e Casa di Comunità sono state il tentato colpo di teatro della sindaca che ha esordito proprio con la comunicazione dell’avvenuta assegnazione dell’appalto integrato. Rimangono scoperte tante criticità a partire dalla viabilità. Ma c’è molto di più. Stefano Biagioli ha sottolineato come in Veneto e Lombardia le strutture esistenti siano scatole vuote perché manca il personale medico e infermieristico. Roberta Palazzetti, confermando il problema relativo al personale, ha puntato il dito sui fondi stanziati e i tempi ristretti. I fondi sembrano, visti i prezzi attuali in edilizia, bassi e non andranno a coprire anche le attrezzature mediche e gli arredi. Poi c’è la questione tempi; molto ristretti e i ritardi sulla tabella di marcia del PNRR, come certificato dal sito ufficiale del ministero.

TIC TAC/4: l’elisoccorso è stato presentato come la panacea delle patologie tempo-dipendenti e come esempio virtuoso. A parte gli alti costi di gestione la verità è semplice. Bisogna sperare che la fase acuta avvenga di giorno e con il bel tempo altrimenti si torna alla cara e vecchia ambulanza e addio intervento rapido. Basterebbe fornire l’ospedale di Orvieto di un’emodinamica ma…

TIC TAC/5: ecco l’emodinamica, la chimera per i cittadini orvietani. Il servizio, che ha un costo, eviterebbe i viaggi della speranza durante le urgenze nella quasi totalità dei casi. Ma la politica è sorda, anzi il governo regionale è sordo visto che in consiglio regionale è stata approvata una mozione che impegnava la giunta a prevedere nel Piano Regionale un’emodinamica a Orvieto. Anche il consiglio comunale, ma solo nel 2023, ha approvato all’unanimità una richiesta simile nonostante i tentennamenti di parte della maggioranza in consiglio.

TIC TAC/6: disfattismo, sembra essere questo il nuovo mantra della sindaca. Accusa chi critica, chi evidenzia un problema di essere disfattista e di essere contro la città. Assolutamente, disfattista è chi denigra la città e chi finge che non ci siano problemi per poi ritrovarsi a gestire emergenze e risultati pessimi che arrivano dalle analisi dei numeri, questi sì, certi. Sembra essere di moda non accettare le critiche e il pensiero libero…”La libertà non è star sopra un albero. Non è neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero…La libertà è partecipazione”, scrisse l’immenso Giorgio Gaber.




La Waterloo dei servizi, Orvieto e la disfatta dei diritti di cittadinanza

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera a firma Fausto Tenerelli riguardante la sua esperienza all’Ufficio Anagrafe del Comune di Orvieto alla ex-Caserma Piave.

E’ il 5 marzo del 2024. Mi reco all’Ufficio Anagrafe del Comune di Orvieto perché ho smarrito la carta d’identità e, denuncia alla mano, devo ottenerne una nuova.  Mi affaccio sul piazzale antistante all’ex-Infermieria della ex- Caserma Piave, ora deputata a sede di servizi comunali, e sono subito colpito dalla vista delle persone in attesa: una piccola folla di cittadini aspetta il turno fuori, in piedi. E’ una giornata fredda e c’è un po’ di vento che aumenta la percezione sgradevole. Del resto, la sala d’attesa al coperto conta solo quattro sedie, rigorosamente occupate. Per fortuna non piove! Mi dico.   Prendo l’ordine di fila dalla macchinetta distributrice e mi unisco agli altri. Sono le 10,30 del mattino e ho guadagnato un numero buono per giocare a tombola: 23, dicono che porti fortuna! Su consiglio di un amico ho già con me tutti i documenti necessari per il rinnovo della carta d’identità; non ci vorrà tanto.

In realtà la fila non scorre e l’attesa si prolunga. Sono in piedi da oltre un’ora, ho freddo e comincio a sentire un dolorino alla schiena (L5-S1, il punto debole di chi arriva alla terza età!). Non mi lamento: siamo in parecchi ad attendere e, a occhio e croce, qualcuno è più anziano di me. Ma il tempo si fa interminabile. Ora so che avrei dovuto attendere più di un’altra ora prima che arrivasse il mio turno. Ho avuto tutto il tempo di annoiarmi di pensare. Alle 12,40 l’impiegato può ricevermi e assolvere con diligenza il suo lavoro. Osservo che mantiene una compostezza degna di rilievo. Sarà stata la noia dell’attesa, ma mentre giravo i fogli tra le mani per ingannare il tempo, la mente ha cominciato a giocare coi numeri: 5 marzo, è oggi … 5 aprile, passata Pasqua: nostro figlio sarà ancora con noi?… 5 maggio, sarà già primavera … 5 maggio, Cinque Maggio: la morte di Napoleone!… Sarà stata l’età, lo stress o la suggestione delle reminiscenze scolastiche, ma ho finito per indugiare in fantasie sull’agonia di Napoleone e mi è venuto automatico associare l’immagine all’evidente morte dei pubblici servizi, in questo caso servizi di ordine amministrativo. Più di 2 ore d’attesa all’aperto, in compagnia di un oscuro esercito di contribuenti, mi hanno evocato il senso della disfatta, il crollo definitivo di tutti i nostri napoleoni. “Ei fu. Siccome immobile/ Dato il mortal sospiro/ Stette la spoglia immemore/ Orba di tanto spiro …”. Ci sta: finisco a ridere per non piangere.

Ricapitoliamo:

1. l’Ufficio Anagrafe del Comune di Orvieto (servizio base, essenziale) apre al pubblico solo due giorni a settimana;

2. non è consentito prenotare appuntamenti per via telefonica; i numeri del Comune squillano tutti a vuoto, non c’è nemmeno il conforto di una risposta;

3. nei giorni addetti, si accede al servizio previa acquisizione del famoso “numeretto” dalla macchinetta distributrice, ma all’esterno non c’è schermo o altro che renda visibile il numero di chiamata raggiunto;

4. gli sportelli anagrafe aperti sono solo due, gli impiegati rispondono a funzioni diverse e se uno manca, l’altro è sommerso da un esubero di richieste.

Prendo atto che la pandemia si è trasformata in una Waterloo senza fine: dalla gestione aperta ed efficiente della fase pre-Covid, siamo precipitati in una progressiva chiusura. La fine della pandemia non ha contemplato inversioni di rotta, più razionali modalità di gestione per un accesso pieno. Al contrario, si è preferito optare per l’agonia dei servizi, condannare alla disfatta i cittadini e il diritto di cittadinanza.

Ing. Fausto Tenerelli




Ciao Riccardo…ora potrai ascoltare la tua playlist

E’ sempre difficile scrivere il ricordo di una persona. Questa volta lo è un po’ di più. Ciao Riccardo “Man” Stefanini. Quel tuo sorriso con l’immancabile sigaretta è ancora stampato nella mente. Anche al Teatro nella serata che ti ha dedicato la città per aiutarti si vedeva e si ascoltava la tua allegria nelle note fresche del Jazz.

Le tue battute fulminanti, le tue serate in compagnia degli amici tra un buon bicchiere di vino e l’immancabile musica sempre di sottofondo. E ogni anno per Umbria Jazz, puntuale, c’era la tua presenza per seguire i Funk Off, i concerti, collaborare perché la manifestazione-vetrina di Orvieto risultasse sempre splendente, viva, allegra e spensierata.

Allora ciao Riccardo, ora ti attende la musica infinita del jazz, dei fiati e degli ottoni, del pianoforte, della chitarra, del basso e delle percussioni e potrai scegliere la playlist!




“I furbetti del B&B facile” a Orvieto prosperano mentre i controlli vanno molto a rilento

Siamo ormai a ridosso delle vacanze di Pasqua, quest’anno definita “bassa” perché cade a marzo. E come fatto per Natale, abbiamo deciso di far visita al principale portale di B&B cercando di prenotare per una coppia proprio nei giorni delle festività.

Posti disponibili ancora ci sono, ma quello che ci ha lasciati di stucco è il gran numero si strutture che hanno base a Orvieto. Sono quasi 600, numero più o meno, dato simile a quello di Natale e risalta subito il gap tra attività registrate, oltre 300, e quelle totali. Essere registrati significa avere tutte le autorizzazioni, rispettare le regole e le normative, pagare regolarmente l’imposta di soggiorno, rispettare le leggi di Pubblica Sicurezza, pagare le tasse. Soprattutto significa farsi concorrenza ad armi pari, senza vantaggi dovuti a irregolarità che permettono grandi risparmi in termini fiscali e di adeguamento e rispetto delle normative in materia, ad esempio, di sicurezza.

E i controlli? Nei mesi scorsi con grande enfasi è stata comunicata un’operazione della Polizia Locale che ha scovato alcuni furbetti “del B&B facile”. Un inizio ma piuttosto timido. In cinque anni poteva essere fatto molto di più anche operando, magari, durante il tragico stop dovuto alla pandemia e alla vigorosa ripartenza successiva al lockdown. Le regole sono fatte per essere rispettate e per dare la possibilità a tutti di poter operare in condizioni di “par condicio” poi chi è più bravo vince, chi non lo è dovrà arrendersi all’evidenza. Ma la partita deve avere regole e controlli uguali altrimenti è già determinato il vincitore, a discapito degli operatori economici corretti, della comunità e dell’immagine della città.




La salute dei cittadini e le promesse elettorali della sindaca Tardani

Salute e promesse elettorali sono due cose diverse che magicamente si uniscono a scadenza del mandato. Questo è quello che è emerso dall’intervento della sindaca Roberta Tardani nell’incontro organizzato da Prometeo sulla sanità orvietana.

Noi non facciamo giudizi di merito, facciamo una fotografia dell’esistente e così faremo per tutta la campagna elettorale.

5 anni fa così scriveva nel suo programma Roberta Tardani, allora candidata sindaco: “sulla sanità svolgeremo una forte azione di stimolo per il miglioramento dei servizi … pretenderemo il rispetto degli standard qualitativi, quantitativi, strutturali, tecnologici, previsti dalle normative ministeriali, relativi ai presidi sede di Dipartimento Emergenza-Accettazione (DEA) di 1° livello, qual è il nostro ospedale”. E poi miglioramento delle liste d’attesa, il CUP, potenziamento delle strutture territoriali.

Sono passati 5 anni e niente di tutto questo è stato fatto.

Le liste d’attesa sono aumentate e il 60% dei pazienti si rivolge al settore privato per avere le prestazioni sanitarie di cui avrebbe diritto nel settore pubblico. L’organigramma di medici, infermieri ed operatori sanitari raggiunge punte del 30% di sottorganico, il che significa che non c’è abbastanza personale per assistere i pazienti e quello che c’è fa sacrifici enormi per coprire le criticità. A tutti loro va il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine. Al consultorio manca il ginecologo, e non è un dettaglio. I medici vanno via, perché non ci sono le strutture per svolgere adeguatamente la professione e non ci sono prospettive di crescita professionale.

Il laboratorio di emodinamica è stato votato all’unanimità dal Consiglio Regionale dell’Umbria nel 2020; incredibilmente solo 3 anni dopo è stato votato dal Consiglio Comunale di Orvieto; ma ancora non è stato avviato nessun processo per la sua realizzazione.   Nessun investimento è stato fatto per il Distretto Sanitario di Via Postierla, che risulta anche da un punto di vista strutturale un presidio al di sotto del minimo degli standard qualitativi. Nulla è stato fatto per la telemedicina.

Dopo 5 anni, a tre mesi dalle prossime elezioni, così promette Roberta Tardani, oggi sindaco uscente e nuovamente candidata: “L’ex ospedale di Orvieto diventerà casa di comunità e ospedale di comunità …”.

Ancora promesse.