Libertas Orvieto vince la categoria ragazze e la esordienti 10 del Criterium di cross

Nella giornata di domenica 25 febbraio si sono svolti presso il campo di Strozzacapponi, la Quarta prova del Criterium di Cross Giovanile e la Quinta tappa del Criterium Assoluti. Nella stessa giornata sono state poi effettuate anche le premiazioni finali della manifestazione a tappe del Criterium di Cross che si è svolta in tutta l’Umbria durante questi mesi invernali. Partendo dai risultati per squadre, importante e da sottolineare, è stata la vittoria nella categoria Ragazze della Libertas Orvieto e la vittoria nella categoria Esordienti 10 maschile: un risultato che fa ben sperare per il futuro e la dice lunga sul livello generale dei nostri ragazzi. La classifica è stata infatti calcolata in base alla prestazione degli atleti della società effettuate durante le tappe del Criterium di Cross.

La gara di domenica ha visto tra i risultati più importanti il primo posto di Ludovica Scatena categoria Esordienti femminili 5 e Francesco Ferrara, che si aggiudica il secondo posto nella categoria Esordienti maschili 10. Conclude sempre positivamente la nostra Eleonora Giri nella categoria Ragazze che agguanta nuovamente un secondo posto super guadagnato. Nella classifica generale delle campestri vediamo invece diverse posizioni degne di nota ottenute dalle prestazioni individuali dei ragazzi durante tutti gli appuntamenti con il cross.

Nella categoria esordienti maschili 5. Registriamo il quinto posto di Filippo Tordi e il sesto posto di Adam Loutfi. Nella categoria Esordienti maschili 10 la Libertas Orvieto si aggiudica la medaglia d’argento con Alessandro Nuccioni e anche la medaglia di bronzo con Francesco Ferrara. Bene anche nella categoria Ragazzi maschile perché Leonardo Perazzini si aggiudica il quinto posto, mentre nella categoria Cadetti registriamo il terzo posto di Jonathan Spagnuolo e il quinto di Lorenzo Casasoli.

Campionessa indiscussa di categoria invece Ludovica Scatena che vince la medaglia d’oro nella categoria Esordienti femminile 5. Anche nella categoria Esordienti femminile 8 sale sul podio un’atleta orvietana, ovvero Maria Domenica Sensi, mentre nella categoria ragazze chiude con un ottimo terzo posto Eleonora Giri.

Per tutti i risultati:

https://www.fidal.it/risultati/2024/REG33993/Risultati/IndexRisultatiPerGara.html




La polizia ringrazia una delle signore che hanno sventato l’ennesima truffa ai danni degli anziani

Un grazie, detto con un mazzo di fiori e con un portachiavi della Polizia di Stato che servirà a ricordarle di togliere le chiavi dalla serratura ogni volta che chiuderà la porta di casa dietro di sé. Abitudine che spesso gli anziani, trascurano specie nei piccoli centri abitati. Con questo gesto la Polizia Stradale di Orvieto ha voluto ringraziare la signora Anna, una pensionata 80enne di Fabro, che con la sua prontezza d’animo e con la sua dinamica intelligenza, senza saperlo, ha permesso di arrestare una 35enne ricercata dalle Forze dell’Ordine per numerosi reati contro il patrimonio con a carico ordini di carcerazione per un minimo di 25 anni di carcere.

Tutto ha inizio qualche giorno fa, quando alla porta della signora Anna suona una donna che, spacciandosi per una dottoressa della ASL cerca con ogni scusa di entrare in casa per farle firmare dei documenti riguardanti agevolazioni assistenziali. Il suo comportamento, le risposte vaghe, facevano scattare nella signora Anna qualche dubbio, tanto da chiamare il figlio, che immediatamente allertava una pattuglia della Stradale di Orvieto che si trovava a passare davanti a lui. Grazie alle precise indicazioni, gli agenti riuscivano a rintracciare la fantomatica dottoressa e i suoi complici che si erano ormai da qualche minuto allontanati. Nonostante le false generalità declinate ai centauri orvietani, i poliziotti riuscivano a risalire alla vera identità della presunta dottoressa e successivamente alle pene da espiare.

Quanto accaduto è un esempio che conferma l’importanza della sinergia tra i cittadini e la Polizia di Stato. Sono proprio i comportamenti come quello della signora Anna che costituiscono i migliori consigli per la prevenzione dei reati, specie nei confronti delle persone anziane. Per questo, la Polizia di Stato ricorda l’importanza di alcuni piccoli accorgimenti: – Non aprire la porta o il cancello a sconosciuti, specie quando si è soli in casa, anche se gli sconosciuti si presentassero come tecnici del gas o della luce;

– Non fare “confidenze” su internet o per telefono in particolare per quanto riguarda credenziali bancarie e postali.

– Non cadere nella trappola della telefonata del sedicente “maresciallo” che chiede soldi da consegnare ad un avvocato che passerà a casa della vittima perché suo nipote è rimasto coinvolto in un incidente e quei soldi servono immediatamente per salvarlo da peggiori conseguenze

– Non farsi distrarre in alcun modo quando si carica la spesa in macchina da chi ci chiede informazioni su un luogo o su qualche persona o ci mostra del denaro a terra.

La Polizia di Stato, sarà sempre pronta in ogni momento a dare il suo apporto a chi intenda rivolgere domande sull’argomento.

La signora Anna, grata del pensiero dei poliziotti ed orgogliosa del suo contributo, ha voluto ringraziare personalmente i suoi “angeli della strada”.




InNova, “la partecipazione è il motore del nostro lavoro”, il confronto per una nuova idea di città

Si è svolto domenica 25 febbraio dalle ore 15 alle ore 19.30, presso la Sala Expo del Palazzo del Popolo l’evento inNOVA, il primo laboratorio di progettazione partecipata organizzato dall’associazione NOVA. Dopo un percorso di incontri dal titolo “E tu che ci dici?”, occasioni di confronto e raccolta di idee nel comprensorio orvietano, l’associazione ha voluto mettere in pratica uno degli obiettivi con cui si era presentata alla città: riunire intorno allo stesso tavolo cittadini e cittadine, associazioni, enti ed esperti per elaborare una visione delle proposte condivise, “la città che vorrei”.
“La partecipazione è il motore di tutto il lavoro che stiamo facendo” apre con queste parole il pomeriggio di lavori la presidente di NOVA Valentina Dalmonte, “perchè crediamo che le persone possano produrre un cambiamento dal basso e che proprio i cambiamenti che partono dalla comunità stessa siano quelli più duraturi e condivisi”.
“Il nostro percorso ha senso solo nell’ascolto reciproco, nella condivisione di sogni e progetti comuni, al di là di ogni campanilismo, per animare una prassi politica nuova”, aggiunge Giordano Conticelli, socio fondatore di NOVA. Un grandissimo successo che ha visto ben 163 presenze di cittadini e cittadine, tra cui i rappresentanti di più di 20 enti e associazioni, che hanno condiviso oltre 70 proposte per la città, a breve raccolte e pubblicate. Sette sono stati i tavoli di lavoro: Amministrazione partecipata e digitalizzazione unita ad Economia e Bilancio e a Lavoro e Sviluppo Economico, Ambiente, territorio e sostenibilità, Benessere, prevenzione, sport e salute, Politiche sociali, inclusione e pari opportunità, Urbanistica e Patrimonio, Mobilità e Trasporti, Cultura e Turismo.
Facilitati dai moderatori di Nova, i partecipanti si sono confrontati con un metodo basato sul modello “struttura per lo sviluppo” diviso in tre fasi: un primo momento volto a definire una visione comune per ogni tavolo, un secondo incentrato sull’individuazione degli ostacoli alla realizzazione della suddetta visione e un terzo finalizzato a sviluppare insieme delle proposte per superare le criticità precedentemente evidenziate. Il pomeriggio di lavori di domenica è solo una tappa di un processo nuovo con una visione a lungo termine: le priorità e le urgenze individuate dai vari tavoli di lavoro saranno oggetto di eventi ad hoc che l’associazione mira a organizzare nei prossimi mesi, sempre con l’obiettivo di coinvolgere la cittadinanza in processi democratici e orizzontali da cui scaturiscano scelte consapevoli e condivise.
Nova è un movimento aperto, felice di accogliere al suo interno tutte le persone interessate a dare un contributo concreto alla città e al territorio progettando in un’ottica plurale e inclusiva.




Tre giovani orvietani nei guai, rifornivano di droga decine di ragazzi

Tre studenti hanno rifornito di droga decine di giovanissimi orvietani vendendo loro hashish a più riprese per un giro d’affari di migliaia di euro. È il preoccupante quadro riscostruito dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Orvieto, su delega del Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Perugia, Flaminio Monteleone.

L’indagine ha preso avvio dall’arresto, avvenuto lo scorso mese di novembre, di uno studente di un liceo orvietano che a scuola, oltre ai libri, aveva portato anche una discreta quantità di hashish da spacciare. Il giovane è stato scoperto grazie ad un controllo improvviso, concordato con la direzione dell’istituto scolastico, effettuato dal personale del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Orvieto; in quell’occasione, il cane poliziotto Kia fiutò la presenza di droga addosso ad uno studente, che era stato accompagnato da due agenti in borghese nei bagni della scuola e perquisito. Era stato trovato in possesso, oltre all’hashish nascosto negli slip, anche di una discreta somma di denaro e di materiale inerente allo spaccio. Dopo quell’episodio, su delega del procuratore Flaminio Monteleone, il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Orvieto ha svolto una serie di accertamenti ed indagini sull’attività e sulle frequentazioni dell’arrestato e della sua cerchia di conoscenti e ne è scaturito un quadro preoccupante.

È emerso che, oltre allo studente arrestato, anche altri due giovanissimi si dedicavano allo spaccio di stupefacenti tra gli studenti delle scuole orvietane. Sono state decine, infatti, i giovani assuntori di hashish, identificati dagli investigatori della Squadra Anticrimine, che hanno ammesso di aver acquistato la droga dai tre studenti spacciatori. Ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dall’età dei giovani coinvolti, a vario titolo, nella vicenda; infatti, dei tre presunti spacciatori due sono minorenni, così come molti degli acquirenti di hashish identificati dalla polizia nel corso delle indagini; addirittura gli investigatori hanno accertato che uno dei tre venditori ha iniziato l’attività di spaccio già a 14 anni. La droga, secondo quanto emerso dalle indagini e dagli interrogatori, veniva venduta in concomitanza con la frequenza scolastica e cioè prima di entrare in aula o anche durante gli intervalli delle lezioni, nei momenti, come la ricreazione, in cui ovviamente pur rimanendo all’interno del plesso scolastico non è previsto il controllo dei docenti o del personale ausiliario. Le indagini della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Perugia e del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Orvieto non si concludono qui.

Sono in corso ulteriori accertamenti per ricostruire altri episodi di spaccio e per identificare assuntori e venditori di stupefacenti tra i giovani orvietani.




PrometeOrvieto, il 5 marzo a Lo Scalo Hub il confronto tra i candidati sindaco sulla sanità

A giugno oltre 200 cittadini concorreranno come candidati sindaci o consiglieri ad amministrare i comuni del territorio orvietano. Insieme a loro numerosi sostenitori, interessati ad affermare progetti e a sostenere interessi.

PrometeOrvieto vuole incontrarli per confrontarsi sul tema della Sanità e sul ruolo che le nuove amministrazioni comunali potranno avere per garantire ai propri concittadini un’assistenza dignitosa ed efficiente.   L’appuntamento è per martedì 5 marzo alle 18 a Lo Scalo Community Hub.  Noi riteniamo che i cittadini debbano essere informati in campagna elettorale su come stanno effettivamente le cose che riguardano la loro salute, visto che la realtà è oggi ben diversa da quanto viene continuamente promesso.

Abbiamo sempre ritenuto un errore che la Casa di Comunità venisse realizzata in piazza Duomo, ma nel momento in cui la decisione è diventata irrevocabile abbiamo preso atto. Ma ora va fatta, perché Orvieto e l’Orvietano ne ha bisogno per consentire ai cittadini di curarsi.  I responsabili, però, non rispondono alle nostre domande, che abbiamo proposto in più occasioni e continuiamo a proporre per comprendere lo stato dell’arte e sostenere le iniziative in atto:  

1) E’ vero che più del 60% delle prestazioni diagnostico-strumentali sono pagate per l’intero e direttamente da cittadini?  

2) Quando sarà concretamente e operativamente un D.E.A. (dipartimento emergenza accettazione) di primo livello l’Ospedale di Orvieto? 

3) Quando saranno realizzate la Casa di Comunità e l’Ospedale di Comunità dell’Orvietano? 

4) Saranno sufficienti i fondi PNRR o dovranno essere reperiti altri finanziamenti? 

5) E’ stata prevista un’organizzazione transitoria per evitare che i cittadini debbano pagarsi da soli le prestazioni? 

7) E’ stato predisposto il piano di viabilità per l’accesso a Casa di Comunità e Ospedale di Comunità e con quali fondi verrà realizzato? 

Ma soprattutto, perché non abbiamo risposta?  Sarebbe veramente grave che chi governa non sappia cosa dire.  Pensiamo che la Sanità dell’Orvietano viva un momento particolare di criticità, ma nello stesso tempo di opportunità. Da una parte sussiste il rischio di marginalizzazione delle nostre strutture, dall’altra le stesse potrebbero essere polo di attrazione di un vasto territorio interregionale.  

Accanto alla nostra fotografia della situazione, senza fare sconti a nessuno, abbiamo sempre cercato di suggerire cosa si potesse fare in concreto per migliorare qualità e quantità dei servizi sanitari. Abbiamo ascoltato le Istituzioni su cosa avessero in programma per Orvieto e abbiamo rimarcato con forza la necessità di far seguire i fatti alle promesse con appelli periodicamente diffusi. Più che “disfattisti”, come viene chiamato chi segnala i problemi da parte di chi li vuole nascondere, noi ci sentiamo come un gruppo di “fattisti”, cioè di persone che vogliono che le cose si facciano e che le promesse non siano vane: ricordiamo l’incontro del 29.11.2022 in cui la presidente Tesei parlava di rendere effettivo DEA di primo livello l’Ospedale Santa Maria della Stella, mentre la sindaca Tardani parlava di Casa di Comunità pronta, chiavi in mano, nel giugno 2026. 

Riteniamo che chi si candida, a Orvieto e nell’Orvietano, abbia tutto l’interesse di avere risposte alle nostre domande.  Aiuteremo cosi  tutti i cittadini. 




Fidapa, “la certificazione della parità di genere nel lavoro”, convegno il 28 febbraio alla Fondazione CRO

La Sezione di Orvieto di Fidapa BPW Italy, Federazione Italiana Donne Arti, Professioni e Affari, ha organizzato, a Orvieto per mercoledì 28 febbraio 2024, alle 16,30, presso l’Auditorium “Gioacchino Messina” della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, il convegno “La certificazione della parità di genere. Per una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro”.  Il convegno mira a far conoscere questo tipo di certificazione che le aziende possono richiedere agli organismi accreditati, per attestare la conformità dell’organizzazione di impresa ai principi di parità tra i generi: come l’equità salariale, politiche paritetiche di formazione e avanzamento di carriera, attenzione alla genitorialità, luogo di lavoro adeguato. e ulteriori accorgimenti. Il tutto al fine di promuovere una cultura permanente della parità di genere, con possibili vantaggi non solo per l’azienda certificata ma per tutta la comunità.  

Dopo i saluti istituzionali sono previsti i seguenti interventi: Consigliera di Parità della Regione Umbria: Dr.ssa Rosita Garzi; Consigliera di Parità della Provincia di Terni: Avv.Vittorina Sbaraglini; Presidente Comitato Pari Opportunità Ordine dei Commercialisti ed Esperti Contabili di Terni: Dr.ssa Giuliana Maccarino; Componente Commissione Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Terni: Avv.Manuela Landi; Responsabile Comunicazione Authentica S.p.a. Azienda Certificata: Dr.ssa Sonia Berrettini. L’evento è patrocinato dalla Consigliera di Parità della Regione Umbria, dal Centro Pari Opportunità della Regione Umbria, dal Comune di Orvieto, da Confindustria Umbria, Sezione Territoriale di Orvieto, dalla Consigliera di parità della Provincia di Terni, dal Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Terni.

La Fidapa BPW Italy, quale movimento di opinione, sempre attenta alla tematica della parità di genere, con questo evento mira a promuovere la cultura dell’uguaglianza, anche in campo lavorativo, attraverso la conoscenza degli strumenti idonei a realizzarla. L’evento è gratuito ed è aperto a tutta la cittadinanza.




Orvietana vincente in trasferta nel derby con il Trestina

Come all’andata, anche al ritorno il derby umbro si tinge di biancorosso e i tre punti conquistati valgono oro, visto che tra le ultime nove della classifica a vincere è solo l’Orvietana. Stante la squalifica di Santi e l’infermeria che ha restituito solo Labonia, entrato nel finale, Rizzolo ripropone la stessa formazione di Figline. Le quote scelte sono dunque Lorenzini in difesa, Mafouolou in mediana, Fabri e Marsilii in attacco. Nel Trestina manca l’ex di turno Omohonria. L’assenza di Caravaggi riporta Manoni ad occupare il ruolo di esterno basso e risulterà uno dei migliori in campo. L’Orvietana parte aggressiva, blocca il Trestina nella propria metà campo, si mette subito in evidenza Fabri che serve Proia in area: il suo colpo di testa fa la barba al palo. Il gol arriva poco dopo, sempre Fabri dà la scintilla per l’azione che deciderà il match: sua l’incursione sulla sinistra, superato un avversario mette palla sotto porta dove, nel tentativo di anticipare gli accorrenti Proia e Marsili, Contucci devia il pallone nella propria rete. L’Orvietana tiene bene il campo e, prima dell’intervallo, protesta per il mani in area di un difensore bianconero sul cross di Stampete, la deviazione sembra netta, l’arbitro è coperto e chiede lumi al suo assistente che però, tra le proteste, fa cenno che è tutto regolare.

Nella ripresa i padroni di casa provano a spingere un po’ più sull’acceleratore, nel primo quarto d’ora si fanno più propositivi, ma Marricchi non dovrà mai impegnarsi in alcuna parata. La difesa è perfetta, per almeno quattro volte gli attaccanti bianconeri vengono fermati in fuorigioco e quando riescono a concludere verso la porta, non centrano mai i pali. Passate le sfuriate senza esito del Trestina, l’Orvietana avrebbe per due volte l’occasione di chiudere i giochi, ma Marsilii sembra avere le polveri bagnate. Sul fronte opposto solo un calcio di punizione finito alto di Di Nolfo mette qualche brivido ai tifosi orvietani. Da segnalare l’esordio in maglia biancorossa al 30’ del secondo tempo del classe 2006 Michele Marchegiani. Vengono segnalati cinque di recupero, allungati poi a sette, ma l’Orvietana non trema e alla fine conquista la sua prima vittoria esterna stagionale, su un campo che era imbattuto da cinque mesi, collezionando così ben 10 punti nelle ultime 4 partite: e domenica al Muzi arriva la Sangiovannese, appena superata in classifica, un vero spareggio, una sorta di playout anticipato, un altro match di un’importanza fondamentale per la lotta per la permanenza nella quarta serie nazionale.

NOMI E NUMERI

TRESTINA (4-3-3): Fiorenza; Dottori, Contucci, Sensi (30’st Soldani), Bucci (41’st Bartolucci); Menghi, Conti, Farneti (20’st Marietti); Di Nolfo, Tascini, Belli. A disp.: Pollini, Tosti, Luchetti, Coppini, Giuliani, Cardaioli. All.: Ciampelli.

ORVIETANA (4-3-3): Marricchi; Manoni (47’st Siciliano), Congiu, Ricci (47’st Labonia), Lorenzini; Mafoulou (30’st Marchegiani), Greco, Proia; Stampete (30’st Orchi), Marsilii (48’st Gomes), Fabri. A disp.: Rossi, Ciavaglia, Lupi, Di Natale. All.: Rizzolo.

ARBITRO: Iacopetti di Pistoia (Rosati di Roma 2 – Valenti di Roma 2).

RETE: 15’pt Contucci (T) aut.

NOTE: ammoniti: Ricci, Congiu (O); Conti, Sensi, Soldani (T). Recupero: 3’ + 7’.




Una domenica mattina seduto sugli scalini del Duomo….

Ultima domenica di febbraio.  Seduto sulle scale del Duomo.
Una fresca, bella mattinata d’inverno.  Nella piazza due bimbette dai capelli scuri e occhi chiari giocano con una palletta.  La rincorrono, la ributtano per aria, la riprendono…Gaie e spensierate. L’immagine della felicità.
Dal portone marroncino scuro, incastrato tra la cantina e l’hotel che si affaccia sulla piazza, un vecchietto viene fuori.  Si poggia a una stampella. Il viso segnato dall’età e da una leggera patina di stanchezza.  Passa davanti alle bambine che giocano con la palla, sempre più spensierate e sorridenti.  Immagine del ricambio generazionale che la vita, prima o poi, riserverà a tutti noi.
Valuto che il mio stato dell’essere è più vicino al simpatico vecchietto con le stampelle che alle due bimbette.  E un velo di malinconia mi attraversa la mente.  Ma è un attimo.
Guardo l’azzurro del cielo, il sole vistosamente colorato. Guardo il bar che mi sta di fronte. Già intravedo il gustoso caffè ristretto e il caldo cornetto che mi aspetta.  In piedi davanti alle scale tre persone del loco chiacchierano ad alta voce.  Uno dei tre parla del suo trascorso politico.  Parla di tempi in cui milita con la fiamma.  Poi dice che a un certo punto è stato veramente acuto nel saper cogliere l’onda e passare con la Lega.  Ora dice che la Lega non dà sicurezza o garanzie.  E dice di essere fiero del suo acume politico nell’aver saputo cavalcare di nuovo l’onda giusta e di essersi infilato nel gruppo locale di Fratelli d’Italia.  La seconda persona del ristretto gruppetto dice di apprezzare molto l’aver preso coscienza che con la sua avventura solitaria si era ritrovato in una palude.  Con fango, arbusti e liane al posto delle poltrone.  Esalta la sua saggezza nell’aver saputo capire e nell’attraversare il guado per buttarsi sul carro di chi si autoricandida a reggere l’Amministrazione cittadina per i prossimi anni.
La terza persona del gruppetto, che mi inquieta un pochino per l’alone che sprigiona. diviso a metà tra un che di tenebroso e un che di impositivo, gli fa notare che forse è stato un po’ frettolosa quella autocandidatura in pompa magna con quello sbandierare i difetti di questa Amministrazione ai quattro venti.  Accusandola di essere stata sonnambula per quattro anni e accusandola di aver portato Orvieto a questo brutto punto. Saggiamente afferma che adesso un po’ stona questo suo imbarcarsi con questa Amministrazione dopo tutte quelle frasi dette.  Cosi come stona questo suo definirla virtuosa quando solo tre mesi fa costituiva il peggior male possibile per gli orvietani
Tra me penso a quei tre individui, e deduco che costituiscono un rompicapo.  Non capisco bene quei tre con chi stavano fino a ieri e capisco ancora meno con chi stanno oggi.  E mi viene da ridere al pensare con chi staranno domani.  Quasi mi sembra di vederli, sempre persi nel loro rincorrere l’onda più loro conveniente.  Nuovo alone di malinconia nel pensare che con certi politicanti al governo locale si prospettano sempre tempi più bui per gli orvietani.
Cerco di osservarli con maggiore attenzione.  Poi osservo quel simpatico vecchietto che oramai, un po’a fatica, ha quasi terminato di salire i tre scalini che portano all’interno del bar.  Vorrei raggiungerlo per chiedergli di candidarsi.  Ci guadagnerebbe Orvieto e con lui candidato avrebbe un senso recarsi alle urne.
Poi osservo quelle due bambine che sprizzano serenità da ogni gesto.  E osservo i tre politicanti non distanti da me.  Ansiosi, con tic vari, anche se appena percettibili, nervosi anche nel loro gesticolare.
E mentre mi alzo per andarmi a sedere al mio solito tavolino del bar, provo per quei tre personaggi una infinita pena. Per loro e per la mia tanto amata Orvieto.




Angelino Rossi, il poeta della “Orvieto maledetta”

Ateo e gaudente eppure profondamente spirituale, innamorato della vita vissuta pericolosamente, Angelo Rossi, per tutti Angelino, ternano ma orvietanissimo, poeta maledetto, di tanto in tanto e al culmine di chissà quale misfatto chiedeva all’amico don Marcello di potersi confessare. E ogni volta, dal sacerdote che potrebbe aver ispirato a Fernandel l’interpretazione cinematografica del guareschiano don Camillo, otteneva la stessa risposta: ‘Certo, vediamoci lunedì mattina a Sant’Andrea, ma porta quattro panini con la porchetta e un bottiglione di bianco di quello buono, che se va bene passeremo almeno un’intera giornata a tentare di metterci d’accordo con Nostro Signore… ‘.

Ma era sui caffè che il Poeta dava il meglio del proprio estro di provocatore nato e dissacratore di ogni ordine costituito: infatti quando a turno in uno dei locali del centro storico chiedeva una tazzina, era solito, al cospetto del costernato barista, impugnare il cucchiaino della zuccheriera poggiata sul bancone e infilare nel caffè, una, due, tre, quattro… fino a undici porzioni di zucchero. L’altro davanti a lui, per quanto tollerante, vedeva abbattersi il proprio guadagno e a denti stretti dalla rabbia montante se ne usciva immancabilmente con un ‘Ma ti farà anche male, prima o poi’. E allora un Angelo più sorridente che mai chiudeva il caso con una lapidaria frase degna delle sue migliori poesie: ‘Guarda che mica lo giro, lo zucchero resta tutto nella tazzina, però a me piace così’.

Poeta lo è stato davvero, e di rango, fino a conquistarsi uno spazio rilevante nella cultura underground nazionale di fine anni Sessanta-primi Settanta, fino a recitare i propri componimenti in affollati teatri insieme al grande attore Gian Maria Volontè, fino a pubblicare libri di versi alternativi e dirompenti, fino a diventare una figura di spicco, quasi mitica, nel variopinto panorama degli allora ‘alternativi’ di piazza Navona. Dimostrò tutto il suo essere controcorrente quando, avendo ricevuto dallo zio defunto una cospicua eredità finanziaria e immobiliare tale da consentirgli una vita più che agiata senza dover muovere un dito, decise invece, per la prima volta nella propria esistenza, e soltanto in quella circostanza, di mettersi a lavorare. Ma, in linea con il personaggio, il suo non fu un lavoro canonico, un impiego, un posto fisso o autonomo che dir si voglia. Infatti il mestiere scelto fu quello di sperperatore professionista, faticando assai per tornare povero e riconquistare così quel gusto per l’esistenza, e quindi anche l’ispirazione poetica, che stava progressivamente perdendo tra gli agi della borghesia. Insomma, lavorava per rimetterci. Offriva a tutti, acquistava oggetti inutili e regalava senza motivo. Ed era davvero un bell’impegno. Ma nella Penisola bigotta di quelle stagioni, peraltro non dissimile dall’attuale, nella nazione dei cento campanili e delle mille comunelle da retrobottega o da sacrestia, nel provincialismo orvietano più stantìo, certamente ad essere meglio apprezzato come ‘tipo sociale’ era l’accumulatore di denaro, pure se illecito, piuttosto che il generoso per quanto strambo. Quest’ultimo infatti veniva considerato un irregolare e come tale temuto e contrastato.

E allora Angelino finì emarginato dentro gli angusti limiti delle becere definizioni popolari, divenendo lo sgangherato poeta delle trattorie, attrazione per il fugace tempo di risate senza seguito, macchietta di un’esistenza di confine verso cui i veri confinati, cioè i presunti integrati nei domicili di normalità tutte da dimostrare, rivolgevano sogghignanti attenzioni e sberleffi. Lui, il Poeta, non si scompose, avendo troppo lavoro da fare per non guadagnare nulla, anzi per dissipare: scialacquava per generosità, lasciando che i profittatori compissero i propri imbrogli senza vergogna, e non di rado aiutava concretamente i veri bisognosi, sostituendosi così ad enti e istituzioni, togate e talari, preposte all’uopo ma evidentemente distratte dai lussi della mondanità locale e dai piccoli poteri del ceto, del censo e perfino dell’incenso.

Angelino paradigma di una derelitta orvietanità pettegola purtroppo mai tramontata nel nostro scontato panorama di territorio defilato e sottomesso a interessi altrui. Mentre noi trascorrevamo il tempo a deriderlo, lui al di fuori della Rupe veniva giustamente valutato per quello che era: un intellettuale a tutto tondo, un visionario sociale e politico, un anticipatore dei tempi, un filosofo in versi capace di definizioni scioccanti riferite alla nuova casta dei ‘Sigoni’ e dei ‘Sigmori’, emergenti padroni del vapore che da lì in poi avrebbero sguazzato nell’Italietta delle Mani Pulite ma non troppo, perché poi scoprimmo che quelli che ci mettevano il sapone erano più sporchi degli altri. Non a caso Angelo Rossi, che nel frattempo aveva compiuto la propria missione ed era tornato povero in canna, venne a mancare nel 1990, agli albori del decennio degli equivoci, degli opportunismi e dei nani e delle ballerine assunte a destra e a manca nei ranghi più elevati della politica nazionale. Lui, il nostro Allen Ginsberg, aveva capito tutto almeno vent’anni prima.

Non è stato un santo e di certo neanche un esempio pienamente positivo, eppure ha lasciato una traccia significativa del proprio passaggio terreno. Quale? Quel suo sguardo perennemente rivolto agli emarginati, categoria che egli ha voluto conoscere dall’interno, calandosi in mezzo a loro pure quando le circostanze della vita l’avevano spinto verso altri lidi più comodi e conformisti. Nel frattempo nessuno lo ha ricordato e nessuno lo ricorderà. Non è aria, stante le capocce che attualmente imperano in città. Ma è stato bello che in anni più vicini a noi alcuni giovani sospinti da ‘Venti Ascensionali’ gli abbiano dedicato un’iniziativa di ricordo e recitazione delle sue poesie, facendoci riscoprire un messaggio più attuale che mai, poiché non è affatto cambiato il soggetto degli strali scagliati da Angelino il Poeta. Il che vuol dire che finanche nella triste e autoreferenziale OrvietNam dei giorni nostri potrà esserci, prima o poi, un futuro culturale lontano dai condizionamenti del politically correct tanto in voga.




Non solo per i bambini, il fantasiologo Gerardo Carrese e “il grande libro della fantasia”

Se dovessimo interrogarci su cosa sia la fantasia, empiricamente però, probabilmente prenderemmo una cantonata. Il 23 febbraio scorso, al Fanello, nella libreria Sovrappensieri Massimo Gerardo Carrese, fantasiologo, ha presentato il suo libro “Il grande libro della fantasia”. Che poi non è tanto per il libro in sé (bello, ma bello) ma più per il fatto che, in certi luoghi, accadono cose che non immagineresti possibili: piccoli vasi di pandora si aprono su questioni di cui, fino a quel momento, non avresti pensato di avere dubbi. Eh sì perchè, forse troppo spesso e a causa di una “cattiva educazione” il tema della fantasia viene relegato a una questione fanciullesca.

E invece arriva il Dott. Carrese da Caserta e ti scoperchia  un mondo: la Fantasia è un fatto scientifico, se ne parla da millenni, filosofi e illustri scienziati, da Aristotele a Munari, ne hanno sviscerato le possibilità e gli aspetti. Come se non bastasse, ti accorgi, fra le mura di una libreria, che le persone si trovano immerse ad interrogarsi su cosa sia la fantasia, e l’immaginazione e la creatività, come se, infatti, non ne avessero mai saputo nulla fino a quel momento. Volano due ore come fossero una manciata di minuti, piccole grandi rivelazioni avvengono. Esistono dei luoghi così, dove si incontrano le persone giuste  con chi ha l’esigenza di ascoltarle.

Esistono dei luoghi così, magari sotto casa, dove una pallina da basket può trasformarsi, scientificamente, “anche” in un’automobile.