Ponte Giulio, 50 anni di vero Made in Italy al servizio dell’evoluzione dell’arredo bagno

“A contraddistinguere, da 50 anni, la nostra azienda è la voglia di crescere e la passione per il nostro lavoro. Una motivazione che ci ha portato ad essere tra le aziende leader nel mondo nel comparto dei bagni accessibili”.  Queste le parole dell’Amministratore delegato di Ponte Giulio, Enrico Carloni, mentre spegne, con il figlio Edoardo, le 50 candeline dell’azienda, in occasione della gradita visita di giornalisti di settore, dell’interior designer ed influencer Camilla Bellini e dell’architetto Anthea Sanna, che ha tenuto una lectio sulla progettazione inclusiva.  Una due giorni con la stampa non solo per far conoscere “dal vivo” l’azienda, ma pure la splendida città in cui è situata.

A presenziare anche il Sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, che si è detta “Molto lieta di festeggiare i cinquant’anni di un’azienda di riferimento del territorio, che contribuisce a far conoscere Orvieto nel mondo”.   Una storia di famiglia, valori, artigianalità e Made in Italy, quella di Ponte Giulio, che nasce nei primi anni ’70 quando il fondatore, Emidio Carloni, trasformò l’attività industriale da lui creata di produzione di mobili per la cucina e per il bagno. Nel 1973 iniziarono i lavori per l’insediamento industriale della nuova sede dell’impresa, che fu posizionata in località Ponte Giulio, dalla quale prese il nome. Produzione che cominciò a realizzare “cellule bagno” per alberghi e strutture ricettive e, di lì a qualche anno, moduli attrezzati per il bagno disabili.

“Mio padre – dice Enrico Carloni – intuì che quella del bagno accessibile era una nicchia di mercato destinata a crescere, complici le normative di riferimento che andavano diffondendosi. Il suo grande fiuto gli fece, poi, comprendere, coadiuvato da analisi demografiche che già indicavano una consistente tendenza all’invecchiamento della popolazione, che restringere il campo al solo bagno handicap era limitante. Così iniziammo a pensare a bagni per anziani e per persone con difficoltà di movimento, gettando le basi per quello che sarebbe diventato, poi, il bagno inclusivo”.

Quanto fatto fino ad ora – conclude l’Amministratore delegato di Ponte Giulio – rappresenta il nostro passato, ma anche le fondamenta su cui impostare il futuro. Ed io e la mia famiglia, che sono anche i miei dipendenti ed operai, continueremo a lavorare con un occhio al passato e una grande fiducia nel futuro. Solo così continueremo a vincere le sfide che incontreremo sul nostro cammino, fino ad arrivare a spegnere altre 50 candeline”.




Finalmente nel calcio qualcosa si muove

La dichiarazione di intenti dei ministri dell’Interno e dello Sport e Giovani, in associazione con il Coordinatore nazionale per la lotta all’Antisemitismo e al presidente della Federcalcio, rappresenta un passo molto importante per la lotta al razzismo e all’antisemitismo nei nostri stadi.
L’impegno del governo, testimoniato dalle firme sugli atti di Piantedosi e Abodi, assieme a Pecoraro e Gravina, è il segnale della volontà del mondo del calcio e delle nostre istituzioni di combattere  e finalmente arginare, con tutte le armi che si hanno a disposizione, l’odio che purtroppo puntualmente si manifesta nelle nostre curve, ormai da qualche anno, in maniera incontrollabile e sempre più provocatoria.
Di concerto con le comunità ebraiche italiane ,che hanno avuto modo di sedere al tavolo delle istituzioni per sostenere  il ragionamento e favorire là comprensione  delle forme subdole di antisemitismo, che spesso non sono così manifeste, si è giunti ad una intesa tra  F.I.G.C e Governo decisamente importante. Le soluzioni  adottate, se applicate, potranno dare una svolta al nostro modo di fruire uno spettacolo che e’ fatto di amore e passione come una partita di calcio e che invece troppo spesso è rovinato da violenti, razzisti e facinorosi, con le loro azioni scriteriate.
Quanto stabilito  prevede che al verificarsi di cori, atti ed espressioni di stampo antisemita dovrà essere immediatamente disposta l’interruzione della partita, con la contestuale comunicazione al pubblico dei motivi dell’interruzione. L’intento è chiaro ed è quello di far prevalere quella parte sana, che poi costituisce la maggioranza del tifo, che viene molestata e subisce le conseguenze dei comportamenti di questi Idioti, che utilizzano le curve come veicoli per manifestare odio e rancore ed allo stesso tempo fanno propaganda e proselitismo delle proprie idee criminali.
Un altro provvedimento che a molti potrebbe sembrare quasi “folkloristico” è il divieto di utilizzare la maglia numero 88, un numero che richiama il motto “Heil Hitler” di triste memoria, utilizzato dai nazisti nelle loro riunioni e come saluto. La lettera H è l’ottava dell’alfabeto ed ecco perché il doppio otto rappresenta quella esaltazione del tiranno nazista. Tanti i giocatori, anche famosi come fu Buffon, che più o meno consapevoli hanno utilizzato questo numero di maglia sollevando, a volte giustamente, un vespaio di polemiche dalle quali finalmente il mondo del calcio in Italia si affrancherà.
Il grande nodo da risolvere rimane quello delle società di calcio, troppe volte consapevoli di avere tra i propri tifosi, soprattutto nelle curve, elementi che non dovrebbero entrare negli stadi ed ai quali non dovrebbe neanche essere rinnovato l’abbonamento o venduto un biglietto per assistere alle partite. È giunto il momento che le società applichino un Daspo preventivo che non consenta l’accesso a chi, manifestamente e reiteratamente, si è macchiato di questo tipo di comportamenti. L’applicazione del decreto non sarà poi così semplice, perché troppe volte si sono riscontrate delle falle nei referti dei giudici e degli ispettori di campo, che spesso si trincerano  dietro un “non abbiamo visto”, ”non abbiamo ascoltato“ o “si ascoltava male il coro”. Ecco, questo è un comportamento lassista che dovrà necessariamente finire perché ispettori e giudici dovranno assumersi le loro responsabilità, ottemperando ad un loro preciso obbligo di vigilanza e non eludendo le stesse ed i problemi conseguenti.
La stessa definizione di goliardata applicata a cori razzisti è di per sé un insulto all’intelligenza ed anche questa derubricazione del reato dovrà terminare. Il dubbio che rimane tra gli osservatori è comunque quello, che a cercare di interpretare il fenomeno razzista ed antisemita delle curve, molte volte è delegato chi dentro una curva o in una tribuna di uno stadio non ha mai messo piede.
Questo è un grande limite, perché per capire certe dinamiche necessariamente bisogna avere una  conoscenza approfondita dei gruppi, degli striscioni che li rappresentano, degli slogan che vengono utilizzati e che spesso contengono messaggi subliminali o trasversali di non semplice interpretazione e se non si ha contezza di quanto accade non solo sugli spalti, ma anche sui social e nelle varie piattaforme dove si fomenta il fenomeno, diventa tutto più complicato ed indecifrabile.
Un primo importante passo quindi è stato fatto, ora aspettiamo l’applicazione delle regole. Lo slogan è “dare un calcio al razzismo” quindi diamoglielo, forte e di impatto.




Riccardo Santi è la nuova punta per la prossima stagione in Serie D dell’Orvietana

L’Orvietana è lieta di annunciare l’ingaggio di Riccardo Santi, umbro classe 1990, punta centrale. Riccardo mosse i suoi primi passi nel calcio con le giovanili prima del Norcia, quindi del Foligno, per poi sviluppare la sua lunga carriera soprattutto in nord Italia e anche all’estero.

Tra i club più importanti di serie D in cui ha militato ricordiamo Este, Luparense, Forlì, Caronnese Clodiense, Adriese, Carlins Muzane. Nel palmares di Riccardo ci sono anche quattro stagioni in serie C, vestendo tra le altre, le maglie di Savona, Casale, Renate, Clodiense e Alghero. Vanta, inoltre, anche 6 mesi in serie A lettone tra le fila del FK Ventspils. Parlando di numeri: oltre 100 gol in 290 partite circa tra serie C e serie D.

Riccardo Santi va a completare un reparto offensivo dove sono già arrivati Gabriele Tramontano, Francesco Manoni e il giovane Chiaverini riconfermato. In attesa di un altro attaccante classe 2004 che la società sta trattando in questi giorni.

Nell’attesa di vedere le grandi qualità di Riccardo sul campo del Muzi di Orvieto, tutti i biancorossi danno un caloroso benvenuto a Riccardo, augurandogli una buona stagione.




Nasce a Orvieto il Comitato Salute Universale per la salvaguardia del servizio sanitario pubblico

La manifestazione di sabato 17 giugno ad Orvieto in difesa della sanità pubblica ha dimostrato la capacità di reazione delle cittadine, dei cittadini, sindacati, delle forze politiche, delle associazioni laiche e cattoliche e di quanti si oppongono allo smantellamento del diritto alla salute universalistico e pubblico. Orvieto, Spoleto, Terni, Perugia, Gubbio-Gualdo, Amelia, Città della Pieve, Castiglion del Lago, Foligno, in tutte queste città ci si è mobilitati contro lo smantellamento o ridimensionamento delle strutture sanitarie.

Il comitato orvietano “Obiettivo Salute Universale” è nato dall’incontro tra soggetti diversi e associazioni del territorio per costruire insieme e condividere  la piattaforma che ha portato alla mobilitazione di sabato 17 giugno, dove è sceso in piazza un numero significativo di persone, che hanno voluto manifestare le difficoltà, i disservizi, la situazione dell’ Ospedale di Orvieto, l’assenza di una reale medicina territoriale, le infinite liste d’attesa, i viaggi per tutta l’Umbria e verso le altre regioni per eseguire un esame diagnostico in tempi rapidi, le visite a pagamento presso i Centri Diagnostici Privati a causa dell’assenza di risposta della sanità pubblica orvietana.

La presenza in piazza di alcuni sindaci ha ulteriormente rinforzato la volontà di non rassegnarsi al declino della sanità del nostro territorio, fino a poco tempo fa, punto di riferimento anche per l’alto Lazio e la bassa Toscana. Non possiamo però non rimarcare l’assenza del Comune di Orvieto.

Il comitato ha sottoposto la piattaforma ai Sindaci chiedendo di esprimersi in Consiglio Comunale riguardo i sette punti su cui si incentra la proposta: – Potenziamento dell’Ospedale di Orvieto, – Anche Orvieto sede di Distretto,- Liste di attesa brevi, con risposte sul territorio in strutture pubbliche, – Potenziamento dell’Assistenza Domiciliare, del Centro di Salute Mentale infanzia e adulti, potenziamento dei servizi per le donne e per l’infanzia, – Casa di Comunità: accessibile, funzionale e partecipata, – Potenziamento della Medicina territoriale e della prevenzione primaria e ambientale, – Programmazione di un piano di assunzioni per nuovo personale. Aperta anche la discussione sul Piano Sanitario Regionale, non ancora approvato dalla Giunta Regionale e che è assolutamente da ridiscutere in merito ad alcune indicazioni, come quella di ridurre il numero dei Distretti Socio Sanitari da 12 a 4.

Il comitato orvietano si farà promotore di iniziative in difesa della salute e della sanità pubblica e continuerà a incontrarsi in un confronto sempre aperto con tutti coloro che credono, come dice la nostra Costituzione, che la Salute sia un diritto fondamentale, che riguarda tutti al di là delle bandiere o degli orientamenti politici e che la situazione in cui siamo rischia di esasperare le disuguaglianze già drammaticamente presenti tra le persone colpendo i più fragili e mettendo a rischio il diritto alla salute di tutti.




Francesco Manoni è un nuovo giocatore dell’Orvietana che intanto completa lo staff tecnico

Prosegue il lavoro di completamento della rosa dell’Orvietana calcio, è stato raggiunto l’accordo con il ventiseienne Francesco Manoni, trequartista, ultima stagione al Roma City in Serie D e precedentemente con le maglie di Cassino, Flaminia, Ladispoli, Nocerina e Monterosi. Cresciuto nei settori giovanili di Viterbese e Lazio, originario di Bassano Romano, arriva ad Orvieto fortemente voluto dai direttori Panzetta e Capretti. Abile a coprire diversi ruoli, Manoni rappresenta un colpo importante per la rosa biancorossa. L’Orvietana calcio è entusiasta di accogliere Francesco nel proprio team.

Intanto si va definendo anche lo staff tecnico di Silvano Fiorucci:


Da sinistra: Giulio di Antonio (all. Portieri), Alessandro Anelli (all. in seconda), Silvano Fiorucci (allenatore), Andrea D’Intino (preparatore atletico), Marco Dominici (collaboratore tecnico)

Allenatore in seconda: ALESSANDRO ANELLI, ternano di origine, ormai perugino di adozione, lo scorso anno ricopriva lo stesso ruolo al Trestina, precedentemente primo allenatore in Eccellenza e Promozione alla guida di Nestor e Montecastello Vibio. “La chiamata di Fiorucci – spiega Alessandro – mi ha fatto molto piacere e ho subito dato la mia disponibilità a venire ad Orvieto, una piazza importante, con un allenatore che è una istituzione, è subito scattata la sintonia e credo che ci siano tutte le basi per lavorare bene e far divertire”.

Allenatore dei portieri: GIULIO DI ANTONIO, proviene dalle esperienze con Viterbese e prima ancora Ternana, sempre nello stesso ruolo. Queste le sue prime parole appena arrivato ad Orvieto: “Vengo a lavorare in una piazza stimolante, si sente ancora l’onda lunga dell’impresa che Fiorucci e tutti i protagonisti hanno appena compiuto. Fiorucci è un trascinatore e ha trascinato anche me. Parlando con la società, mi sono trovato d’accordo sugli obiettivi: far crescere le risorse del settore giovanile in ottica prima squadra e permettere a Marricchi di riguadagnarsi palcoscenici ancora più importanti. Non potevo che chiedere di meglio”.

Confermati nello staff il preparatore atletico ANDREA D’INTINO e il collaboratore tecnico MARCO DOMINICI, da registrare il gradito ritorno del fisioterapista MICHELE GIORGI, continua la collaborazione anche con il suo collega SALVATORE DE BELLIS.




Consegna del cantiere alle curve di Baschi, 8,5 milioni di euro per due anni di lavori alla Ceprini Costruzioni

Anas, società del Polo Infrastrutture del Gruppo FS Italiane, ha consegnato oggi all’impresa esecutrice i lavori di miglioramento del tracciato della strada statale 205 “Amerina” nei pressi di Baschi Scalo (km 47,500 circa), in provincia di Terni, per un investimento complessivo di 12,5 milioni di euro. Alla consegna dei lavori ha preso parte l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, Enrico Melasecche. Presenti, inoltre, l’ingegner Lamberto Nicola Nibbi, responsabile della Struttura territoriale Anas Umbria; i sindaci di Orvieto, Roberta Tardani, e di Baschi, Damiano Bernardini; Patrizia Ceprini, della Ceprini Costruzioni che realizzerà l’opera. La durata dei lavori è di 815 giorni.

“Abbiamo raggiunto un importante risultato e ne siamo molto soddisfatti – ha detto l’assessore Melasecche – Diamo oggi il via ai lavori ai ‘Fori di Baschi’ che, per la complessità dell’opera, hanno richiesto alla Regione in tre anni un grande impegno, in cui ho dovuto sbloccare pratiche, risolvere problemi infiniti e che si trascinavano da tempo, in un contesto reso ancora più complicato dalla pandemia. Se si considera il fatto – ha rilevato – che alcuni abitanti del luogo conservano articoli di stampa in cui l’assessore regionale di allora, nel 2006, dichiarava che il progetto era pronto ed il cantiere sarebbe partito immediatamente… Dopo 17 anni finalmente siamo riusciti a realizzare un obiettivo in cui non credeva più nessuno. Ed è motivo di soddisfazione – ha aggiunto – anche il fatto che ad eseguire i lavori sarà un’impresa estremamente qualificata, di Orvieto: siamo fiduciosi che opererà bene e nel rispetto dei tempi di esecuzione previsti, circa due anni. Allo stesso tempo ho sollecitato l’Anas a completare il ripristino del ponte sul lago di Corbara – ha comunicato l’assessore – per restituire la fluidità della circolazione sull’intero itinerario fra Orvieto e Todi, utilizzato non solo da cittadini e imprese, ma anche da un notevole numero di turisti, e dare così un’adeguata risposta alle esigenze di collegamento del territorio”.

L’intervento sul tracciato della strada statale 205 “Amerina” nei pressi di Baschi Scalo prevede, in particolare, il prolungamento di una galleria ferroviaria della linea lenta Firenze-Roma, la realizzazione di un’opera a sbalzo e di diverse opere di sostegno, consentendo l’allargamento della sede stradale e la rettifica di due doppie curve della SS205, al fine di modificare l’attuale configurazione del tracciato, determinato dalla particolare conformazione orografica, dalla presenza del fiume e della ferrovia. I lavori consentiranno di aumentare il raggio di curvatura, la visibilità e soprattutto permetteranno il transito in contemporanea di più mezzi pesanti nelle due direzioni senza creare rallentamenti o interruzioni al traffico.

“Un’opera strategica sia in termini di sicurezza stradale che di miglioramento della viabilità“, ha commentato il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani. “Si tratta di un intervento di cui si parla da almeno venti anni – ha aggiunto – più volte sollecitato dai cittadini per la pericolosità di quel tratto di strada e dalle associazioni delle imprese del nostro territorio che in quella doppia ‘strozzatura” della viabilità vedevano un ostacolo ai collegamenti con un pezzo importante dell’Umbria e con la E45. Dopo la pandemia, abbiamo ripreso con determinazione i contatti con tutti i soggetti coinvolti per riprendere le fila di un discorso che sembrava finito in una situazione di impasse e il risultato di oggi è il frutto della concretezza della Regione Umbria, dell’assessore Melasecche, di Anas e Ferrovie dello Stato che hanno trovato la soluzione progettuale migliore per risolvere un problema che si trascinava da tempo. Il Comune di Orvieto ha partecipato e seguito dall’inizio questo percorso che darà finalmente la risposta ad una esigenza da troppo tempo rimandata“.

“Un investimento importante – ha detto l’assessore ai Lavori pubblici, Piergiorgio Pizzo – che va incontro alle esigenze della comunità e del tessuto imprenditoriale ed economico territoriale. Sarà un cantiere molto complesso perché interessa anche la linea ferroviaria – ha aggiunto – ma da Anas abbiamo avuto rassicurazioni che nella fase iniziale non ci saranno interruzioni della viabilità mentre nella fase successiva in cui si interverrà sulla sede stradale ci si attiverà per limitare al minimo i possibili disagi. Nel frattempo Anas sta anche definendo la progettazione per l’intervento sul ponte sul lago di Corbara, per i lavori di manutenzione stradale all’uscita del casello autostradale di Orvieto e del tratto della statale 71 dalla rotatoria di Orvieto scalo al Ponte dell’Adunata“.




Federica Straticò è la prima presidente della Federazione dei Civici Europei

Una leadership al femminile per i civici italiani: Francesca Straticò, avvocato, calabrese, con alle spalle una lunga attività di impegno politico nel civismo del Mezzogiorno, sarà la prima Presidente della Federazione che si è costituita sabato 17 giugno a Roma. Una leadership condivisa, per combattere l’eccessiva personalizzazione dei partiti. Sarà affiancata infatti da Laura Specchio, professionista milanese e già capogruppo di Alleanza Civica e Presidente della Commissione Lavoro e Sviluppo Economico della Giunta Sala e Andrea Fora, imprenditore sociale e consigliere regionale in Umbria, dove guida il movimento politico Civiciper, i quali si succederanno, a turno, nel ruolo di Presidenti della Federazione.

Una guida, quella eletta dalla Federazione dei Civici, caratterizzata da una grande motivazione e un profondo radicamento nel civismo di tutto il Paese. “La Federazione dei Civici Europei vuole parlare a tutto il civismo italiano che sente il bisogno di mettersi in rete, a tutti coloro che sono sfiduciati dall’offerta attuale dei partiti e che non si accontentano di abdicare all’impegno di poter cambiare attivamente le comunità in cui vivono” ha dichiarato Francesca Straticò. “Vogliamo costruire una proposta originale ed innovativa, con la convinzione di rafforzare un civismo organizzato, dotato di una forte identità, che privilegia i modi dell’intermediazione sociale, non in forme occasionali o ancillari”. Laura Specchio e Andrea Fora aggiungono che “La Federazione neonata intende rivolgersi in prima battuta a tutte le forme associative e civiche radicate nei territori, le uniche forme organizzate che hanno mantenuto la capacità di leggere i bisogni dei territori ed al più grande partito italiano, quello dell’astensionismo, che non crede più ai partiti tradizionali”

Il comitato Esecutivo nel corso del suo primo incontro ha anche eletto Stefano Rolando, professore universitario con grande esperienza e competenza di sistemi politici, Presidente del Consiglio Nazionale. Completa gli organi la nomina di Umberto Bonetti, ingegnere ambientale e co-fondatore dell’esperienza di Civiciper in Umbria, Tesoriere Nazionale.

Da oggi nel panorama nazionale non c’è una sigla o un partito in più, ma una casa per accogliere tutte le esperienze civiche radicate nelle comunità italiane, i sindaci, gli amministratori, le associazioni che vogliono sentirsi parte protagonista di un percorso di cambiamento del nostro Paese che veda nei contenuti, nel metodo partecipato, nella volontà di superare il bipolarismo che traduce tutto in populismo o massimalismo il centro da cui partire. Una piattaforma per unire tutto il civismo che sente il bisogno di recuperare la frammentarietà e il localismo, dandosi una dimensione nazionale in grado di incidere negli orientamenti dell’Italia e del ruolo dell’Italia in Europa e nel sistema euromediterraneo, per collocarsi nel riequilibrio tra società e istituzioni, tra comunità e transizioni nazionali, tra locale e globale.




Il 29 giugno a Lo Scalo Community Hub Antonio Rossetti presenta il suo romanzo “L’uomo dell’arco”

Giovedì 29 giugno alle 18,30 Antonio Rossetti presenta, dialogando con Vittorio Tarparelli, a “Lo scalo” Community Hub il suo secondo romanzo: “L’uomo dell’arco”, edizioni AltroMondo.

Il libro narra l’attuale crisi in cui si dibatte l’Occidente – seguendo la traccia di un altro scontro tra civiltà, quello della vicenda di Odisseo – prendendo a riferimento la saga di due famiglie, quella dell’hinterland milanese, sebbene di origini austriache, di Ulrich Bowman, il cui nome – che accoppia a quello del protagonista de “L’uomo senza qualità” di Musil, il significato di Arciere – è un chiaro riferimento a Odisseo e l’altra, quella di Chao, di origini cinesi. Il padre di Ulrich ha fondato una società d’intermediazione finanziaria che, in seguito agli impatti della crisi economica avviatasi nel 2007, viene acquisita da una compagine cinese, anche grazie alle qualità di hacker di Chao. Lo scontro tra Ulrich e Chao è inevitabile e, nel finale, Ulrich si scopre identico a quello che credeva essere il suo opposto, “il cinese”; gli aspetti che li rendono simili sono più profondi di quelli che generano la loro alterità: una volta accettato lo stesso modo di produrre, gli stessi obiettivi, gli stessi metodi, le differenze tendono ad assottigliarsi.

L’asse portante del racconto è il passaggio da un’economia di produzione fondata su una visione religiosa del sistema, nel libro incarnata dal calvinismo del padre del protagonista, al capitalismo finanziario rude e senza regole, privo di agganci ideali, rappresentato dall’hacker Chao. L’habitat è quello attuale delle grandi metropoli, nelle quali vivono milioni di persone prive di rapporti, mentre il calcolo economico, l’algoritmo, ha sostituito ogni presupposto morale degli affari: non a caso i due protagonisti sono due matematici prestati alla finanza. La razionalità del calcolo economico copre il vero potere che domina questa realtà decadente, cioè il denaro, l’accumulazione del capitale finanziario fine a sé stessa.

La forma è un po’ diversa da quella tipica del romanzo contemporaneo, rispetto al quale ritrova diritto di cittadinanza il flusso di coscienza, quasi sempre, ormai, giubilato per dare spazio alla forma dialogica, tipica del cinema; tuttavia, la scrittura risulta godibile e senza creare inciampi nel lettore. 

Antonio Rossetti, vive a Orvieto ma è originario del Monte Amiata, la letteratura non è la sua attività prevalente, la pratica perché, dice, essa consente di trovare ciò che si cerca anche se non esiste in quanto lo crea ex nihilo, questo concede di vivere infinite vite: in un certo senso, ogni uomo che legge Amleto è Amleto.




Laudato Sii Alfina, secondo weekend ancor più partecipato, all’insegna degli antichi mestieri  

“È stata una grande, grandissima emozione compiere gesti antichi, ritrovarci nei campi come una volta, con l’unico rumore quello delle falci e delle risate delle persone che erano con noi”.

Così alcuni anziani che hanno partecipato alla “Mietitura de na vorta”, sabato scorso, a Castel Viscardo, svoltasi con le cadenze, gli arnesi ed i metodi di una volta. L’evento rientrava tra gli appuntamenti del secondo fine settimana di “Laudato Sii Alfina, alla scoperta delle ricchezze dell’Alfina”, manifestazione ideata dall’Unità Pastorale del territorio, in collaborazione con le Amministrazioni Comunali di Castel Giorgio e Castel Viscardo e con le Pro Loco di Castel Giorgio e Castel Viscardo e Monterubiaglio.

Grande successo l’ha ottenuto anche “I ritmi dell’anima” a Monterubiaglio, venerdì sera, grazie alla bravura di Clarissa Sabatini, alle percussioni, e del gruppo di flamenco di Castel Giorgio, “La compagnia del Cellaio”, con special guest Israel e Concetta Di Leone.

Un importante momento di riflessione l’ha offerto il dibattito “Laudato sì, 8 anni dopo, tra l’indifferenza e la disinformazione” in cui Luigi Russo, ambientalista, naturalista, attualmente presidente dell’Associazione Culturale Pervinca – Comunità Laudato Sì Gargano Nord, ha letto e riportato molti passi dell’enciclica di Papa Francesco, insieme a immagini molto forti inerenti i danni che sta compiendo l’essere umano al pianeta terra, facendo capire che le buone pratiche che possono aiutare a prendersi cura della “Casa Comune” non sono ancora entrate nella quotidianità delle persone.

Molto partecipato anche l’aperitivo “Natura a Corte” presso il Castello della famiglia Di Montevecchio a Castel Viscardo, con musica sulle note dal vivo dei “TriTone, buon cibo e la presentazione del libro “Wild Beauty” di Michele Bavassano, nello splendido e suggestivo Giardino del Castello di Madonna Antonia.

La giornata, così piena di bellezza, cultura, riflessione e ricordo si è chiusa con un inno ai quattro elementi, fuoco, acqua, aria e terra, nella frazione di Benano, in una veglia di preghiera piena di significato.

Domenica, dopo l’impegnativa quanto bella camminata “L’Alfina e la sua archeologia”, organizzata dalle Polisportive di Castel Viscardo e Castel Giorgio e dal Gruppo Archeologico dell’Alfina ci sono state le “Messe con preghiere sui temi dell’Enciclica “Laudato sì”, le visite presso i produttori agricoli, il teatro a Castel Viscardo con “Madonna Antonia”, messa in scena dal Piccolo Teatro delle Fontane e i “Giochi popolari”, sempre a Castel Viscardo.

Continuano a registrare grandi affluenze di visitatori le mostre: “Carte Sacre e Tondi d’autore”, di Giuliano Baglioni e “Vedute e personaggi dell’Alfina su cotto” di Bianchini e Tabarrini a Castel Viscardo; “C’era una volta l’Alfina in legno e tufo”, di Picciolini e “I Casolari dell’Alfina e dintorni” di Giuseppe Sabatini a Monterubiaglio; la mostra fotografica di Tatiana Dyga, Marco Pacetti e Benedetta Lupi, “Feste e tradizioni di comunità, vestiti, ricordi e cimeli delle figlie di Maria e degli Alzatori dell’antica tradizione del maggio” e “Idee e ricami dell’Alfina” a cura di Marisa Basili e Antonella Cirifino a Castel Giorgio; “Alla scoperta della vita contadina, la gioia di rivivere le antiche tradizioni”, di Maria Assunta Pioli e Veraldo Serranti a Viceno.

Grande attesa per il fine settimana conclusivo con – il 30 – le “24 ore per l’Avis”, a cura dell’Avis di Castel Giorgio, la passeggiata “I Tramonti dell’Alfina” e “Musica per un mondo nuovo”, il concerto della Banda dell’Alfina. Il primo luglio si proseguirà con la “Passeggiata tra le edicole dedicate a Maria”, la tavola rotonda “Laudato Sii per noi”, con la partecipazione di Sua Eccellenza Monsignor Fabio Fabene, Segretario della Congregazione Cause dei Santi e “Improvvisamente”, sfide teatrali con la Compagnia del Cellaio. Domenica, dopo la Santa Messa conclusiva, in località Case Rosse, si terrà la “Trebbiatura de na vorta” e la cena “Sotto le stelle”.

“Questo nostro invito a lodare Dio per quanto ci ha donato – dice Don Domenico Cannizzaro – è stato molto ben accolto ed in questo sta il senso di tutto l’evento. Come dice Papa Francesco è fondamentale vivere la Chiesa anche in uscita e con “Laudato Sii Alfina” lo stiamo mettendo in atto. Soprattutto stiamo facendo sentire la presenza di Dio attraverso non solo la bellezza di questo territorio, ma tramite la sua cultura, la sua musica, la sua arte, i suoi mestieri ed i suoi uomini e donne, anch’essi espressione del Creato”.




A Ficulle la presentazione della guida sulla Via Romea Germanica e poi la performance teatrale di Beatrice Beltrami sull’idea di Cammino

Sabato 1° luglio alle 21 al Teatro San Lorenzo di Ficulle verrà ufficialmente presentata la nuova Guida della Via Romea Germanica, dedicata ai camminatori. L’itinerario che unisce storia, escursionismo e cultura, porta dal Brennero a Roma passando dall’orvietano ed è riconosciuto dal consiglio d’Europa.

Dopo la presentazione sarà la volta di “E Ultreia e Suseia” un monologo che vede protagonista l’attrice Beatrice Beltrami che porta in scena la sua esperienza di cammino sulla Strada di Santiago de Compostela, che ha compiuto tre volte. Lo spettacolo ha debuttato al “MedFest” di Lecco lo scorso ottobre e da allora il cammino della performance non si è più fermato.

Teatri, chiese, scuole e anche i palcoscenici offerti dalla natura sono stati toccati da Beatrice Beltrami. Lo spettacolo inizia con la narrazione di una leggenda che vede protagonista Pelaio, un eremita che, scopre nella foresta il Liberum Donum, il sepolcro che custodisce le spoglie dell’Apostolo Giacomo, guidato da una scia di stelle che lo porta in Galizia. Questa tomba diviene la meta di uno dei tre principali pellegrinaggi della Cristianità fino ad oggi. E tra i tanti pellegrini c’è anche la protagonista. Ma dove si trova traccia del titolo? Lo si trova nel Codex Calixtinus, il codice medievale più noto e qui, nella prima guida del cammino in francese si trova la frase “E ultre ia et sus eia, Deux adjuva nos”, cioè “mano a mano che si va oltre che Dio ci aiuti”.

Questa frase diventa un incoraggiamento per i pellegrini che affrontano il Cammino. E Beatrice Beltrami invita gli spettatori a mettersi a loro volta in cammino. Lo faranno in un’ora percorrendo con l’immaginazione i più di 800 chilometri di Santiago de Compostela. Ci saranno l’emozione della partenza e poi dell’arrivo, la gioia, le risate e poi le tristezza, il dolore, il pianto, la paura, la spiritualità e le preghiere. Un’esperienza unica che offre Beatrice Beltrami al suo pubblico che si ritroverà sicuramente pronto a mettersi…in cammino.