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Il Comune di Acquapendente ringrazia il dottor Bertoni che va in pensione

Uno dei pilastri della struttura sanitaria aquesiana va in pensione: il medico condotto dottor Stiffelio Bertoni, e l’Amministrazione Comunale di Acquapendente lo ringrazia. 

“La quiescenza è per Lui un traguardo meritato e importante ma rappresenta per la nostra comunità la perdita di un valente professionista: in questi anni di attività infatti ha saputo conquistarsi la stima, l’affetto e la riconoscenza delle tantissime persone che ha avuto in cura, sia per la sua competenza che per la sua umanità. Un ringraziamento che riteniamo doveroso dopo una carriera svolta all’interno della nostra comunità, nell’ambito della quale ha qualificato il ruolo di medico di famiglia come quello che genera non solo rapporti professionali e di cura ma che rappresenta un legame vero di fiducia reciproca. Pensiamo quindi di interpretare il sentire di tante concittadine e concittadini nell’augurargli una lunga e felice quiescenza.  Grazie Stiffelio! Buona vita!”




Il Pd preoccupato per la mancanza di progettualità da parte della maggioranza targata Tardani

Nonostante ci si trovi ormai a poco più di un anno dal termine di questo mandato, l’attuale giunta sembra ancora incapace di delineare una strategia chiara e condivisa per il futuro della città. Si assiste a una serie di interventi frammentari e privi di coordinamento, slogan e comunicazioni vuote che non tengono conto delle esigenze reali dei cittadini e delle imprese. E’ palese ormai la più assoluta incapacità dell’amministrazione comunale di immaginare l’Orvieto del futuro.

Orvieto ha bisogno di una visione condivisa per il futuro, ma l’amministrazione comunale sembra incapace di fornirla. Orvieto si sta spopolando, i dati demografici lo dimostrano, ed il rischio di perdere il titolo di seconda città della provincia è reale, ma l’attuale amministrazione sembra non essere in grado di interpretare e definire le necessità e le istanze di chi vive o avrebbe voluto vivere Orvieto. In particolare, la gestione del patrimonio pubblico cittadino e l’equilibrio tra l’industria turistica e la vita ed i servizi forniti ai residenti sembrano essere tristemente sottovalutati. Nonostante il quadro desolante, in consiglio comunale, la maggioranza si rifiuta di utilizzare i 6 milioni di euro proposti dalla Regione per attivare un progetto di edilizia agevolata per giovani coppie, e/o ceti deboli presso il palazzo di via Postierla di proprietà della ASL e presso l’immobile di Via delle Pertiche, respinge la possibilità di trasferire le attività sanitarie attualmente esistenti in via Postierla presso l’immobile della ex mensa a cui andrebbe riservata la sua originaria destinazione di casa di comunità, e temporeggia nell’individuare nel Comune di Orvieto un’area decentrata con spazi verdi dove progettare la residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza (REMS) dopo aver partecipato il progetto con gli operatori del settore ed i cittadini. Le alternative, se non bizzarre, non sono pervenute.

Sui temi ambientali l’approccio non cambia.  Nonostante la sindaca Tardani fosse strumentalmente alla testa dei cortei ambientalisti di qualche anno fa oggi non solo sembra essersi dimenticata che sul nostro territorio insiste la presenza di quella che forse finirà per essere l’ultima discarica dell’Umbria ma non sembra nemmeno nemmeno tentare un’interlocuzione necessaria e di programma con il gestore per l’individuazioni di percorsi virtuosi che portino ad Orvieto investimenti, sostenibilità e benessere per la comunità. In compenso La tari per famiglie e attività aumenta del 10%. Ugualmente approssimativo, retorico e superficiale è invece l’impegno sulle politiche energetiche. L’amministrazione comunale di Orvieto da un lato manifesta la contrarietà al progetto Phobos e, dall’altro, non ha formulato osservazioni al corposo documento di controdeduzioni predisposto dalla società proponente in riscontro alla richiesta del MITE dello scorso agosto durante la fase di ripubblicazione scaduta ad Ottobre. E nonostante la Sindaca vanti rapporti e legami importanti con gli esecutivi regionali e nazionali, l’amministrazione comunale non ha preso posizione formale nei confronti della Regione Umbria in merito al parere favorevole sopra citato.

Il Partito Democratico di Orvieto è preoccupato dalla mancanza di una chiara strategia per il futuro della città. È necessario un cambiamento di direzione e un dialogo aperto con le forze politiche e sociali dell’area per garantire un futuro sostenibile e prospero per la città e i suoi abitanti. 

Anche il Bilancio di Previsione 2023-2025, approvato durante l’ultimo consiglio comunale del 28 aprile, ci restituisce un’immagine impietosa della gestione dell’attuale Giunta. Tra la solitudine a cui sono lasciati gli uffici comunali ormai strutturalmente sotto organico, l’incapacità del comune di riscuotere le proprie tasse (1,2 di Tari evasa) e l’irresponsabile propensione all’indebitamento segnalata con preoccupazione anche dall’organo revisore, pare evidente che anche questo atto sia pieno della superficialità tipica a cui siamo stati abituati.  Leggendo gli allegati al bilancio, come il piano triennale delle opere pubbliche, anche qua lo sconforto è totale. Vengono posticipate di un anno tutte le opere già inserite nell’atto equivalente dello scorso anno, forse per preparare una esile campagna comunicativa in vista delle elezioni, ma è chiaro che molte di queste opere avranno bisogno di tempi molto più lunghi per la pubblicazione della documentazione per l’espletamento delle gare di appalto. Ci preoccupa su tutti l’importante questione della complanare dove tra la lievitazione dei costi da 8 a 13 milioni, i tempi dei progettazione e la conferenza dei servizi  in estate, si rischia di tardare ancora con una infrastruttura centrale per la vivibilità dei quartieri urbani di Orvieto.

Come detto dallo stesso consigliere Alessio Tempesta del Gruppo Misto, che durante l’ultima assise ha lasciato l’aula del Consiglio in polemica con la maggioranza, “non c’è dialogo” in questa amministrazione ed ogni possibilità di dialogo e di ascolto sono impossibili. Forse troppo presi dal revisionismo storico o dalla provinciale goffaggine con cui hanno saputo far diventare barzelletta e pettegolezzo della cronaca nazionale l’unico progetto, quello della Capitale della Cultura, che poteva rappresentare un’opportunità vera nel vuoto totale del loro mandato. In questo contesto, il Partito Democratico ritiene che sia urgente un cambio di passo e l’avvio di un confronto serio e aperto con le forze politiche e sociali del territorio. Noi abbiamo già iniziato una prima fase di incontri sui temi e le idee che si farà sempre più ampia, inclusiva e democratica. 

Solo un impegno collettivo e coraggioso può garantire un futuro sostenibile e prospero per la città e i suoi residenti.  Orvieto ha bisogno di un progetto ambizioso e partecipativo per il suo sviluppo che metta al centro le persone, il loro benessere e la loro salute perché se vogliamo essere sinonimo di “buon e bel vivere” il tema dell’accesso alle cure ed il diritto alla salute non possono che essere prioritari. Anche su questo il nostro impegno e la collaborazione con le associazioni, i partiti, i sindacati ed i cittadini è massima. Insieme, tutti, dobbiamo combattere  la preoccupante scelta della sindaca e della sua maggioranza di abdicare alla tutela della sanità territoriale e al rafforzamento del nostro ospedale a favore del proposito di trasformare i luoghi e le modalità di assistenza sanitaria in modelli dettati da logiche privatistiche di profitto. 




I 75 anni di Israele, inizia il nostro viaggio attraverso la storia e la vita quotidiana

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Era il 14 maggio del 1948, il 5 di Yiar 5708 del calendario ebraico, quando David Ben Gurion, in quel momento Presidente dell’Agenzia Ebraica e futuro Primo Ministro, con la lettura della Dichiarazione di Indipendenza in una cerimonia al museo di Tel Aviv proclamava la nascita dello Stato di Israele.
Era quello il momento in cui il sogno bimillenario del popolo ebraico di ricreare una propria nazione nella terra dei padri, Abramo, Isacco e Giacobbe, mai del tutto abbandonata ed agognata, diveniva realtà  nonostante momenti tristi e di persecuzioni come la distruzione, prima da parte dei Romani e poi dei Babilonesi del primo e secondo Santuario di Gerusalemme, la deportazione che diede vita alla Diaspora da parte dei Babilonesi e le Crociate che segnarono uno dei momenti più violenti nella storia di quelle terre.
Il sogno sionista di Theodor Herzl venne annunciato nel Congresso di Basilea del 1897 e portò tanti pionieri ebrei ai primi del 900 a recarsi in Eretz Israel, in Terra di Israele, soprattutto dai paesi del centro ed est Europa, per bonificare intere aree desertiche e dare vita ad i Kibbutzim, le prime cooperative agricole dove si andava a vivere con lo spirito sionista e secondo la formula del socialismo realizzato e che rappresentarono il nucleo primario di quello Stato.
Quello Stato che nascerà nonostante la Shoah, anche se in tanti, sbagliando, credono che Israele sia nato grazie alla Shoah, cadendo in errore perché  Israele sarebbe nato lo stesso ed in maniera meno drammatica e traumatica.
La Shoah sicuramente accelerò un processo che era  comunque avviato ed ineluttabile, pensato ed elaborato da Herzl quando come giornalista seguì il processo farsa al capitano dell’esercito francese Alfred Dreyfus, accusato e condannato di alto  tradimento e che fu uno dei casi più eclatanti di falso storico ,causato del profondo antisemitismo presente in tanti strati della popolazione e delle istituzioni della Francia della fine dell’800.
Per Herzl il futuro del popolo ebraico poteva essere assicurato solo dalla nascita di una propria nazione.
I semi della Stato Ebraico quindi erano stati gettati 51 anni prima in Svizzera ed in maniera irreversibile e dal 1948 il mondo conosce l’unica democrazia del Medio Oriente.
Paese che ha avuto la capacità di divenire, in 75 anni moderno e dinamico, innovativo e tecnologico, leader in tanti settori del mondo scientifico, culturale, economico ed  imprenditoriale, capace di accogliere genti da oltre 70 paesi dal mondo, accomunate dal sogno di vivere in un paese ebraico, realizzando il sogno dei padri.
Questa è Israele, il paese che andremo a raccontare ed a far conoscere.




Mascherine ffp-2 in ospedale, non cambia molto

In ottemperanza a quanto stabilito dall’Ordinanza del ministero della Salute del 28 aprile, consultabile nel sito web istituzionale dell’azienda sanitaria, relativa all’utilizzo obbligatorio, fino al 31 dicembre 2023, delle mascherine per accedere ai reparti che ospitano pazienti fragili, il direttore sanitario della Usl Umbria 2 dott.ssa Simona Bianchi dispone:

1) l’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie ai lavoratori, agli utenti e ai visitatori all’interno dei reparti di degenza poiché la presenza di pazienti fragili, anziani o immunodepressi è pressoché ubiquitaria. L’obbligo è esteso ai lavoratori, agli utenti e ai visitatori delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, comprese le strutture di ospitalità e lungodegenza, le residenze sanitarie assistenziali, gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti e agli Ospedali di Comunità;

2) che nelle sale di attesa, nei connettivi e negli spazi ospedalieri (Bar, Mensa, CUP), al di fuori dei reparti di degenza l’utilizzo dei dispositivi di protezione resta solo in caso di sintomatologia respiratoria;

3) che per quanto riguarda il Pronto Soccorso e gli ambulatori specialistici resti l’obbligatorietà dei dispositivi di protezione sia per il personale sanitario che per gli utenti;

4) che per quanto concerne l’esecuzione del tampone diagnostico per infezione da SARS-CoV-2 per l’accesso ai Pronto soccorso si attendono eventuali decisioni in merito dall’Autorità Regionale. Pur non sussistendo obbligo di esecuzione dei tamponi a livello normativo dal 31 ottobre 2022, si ritiene in questa fase di proseguire con lo screening antigenico dei pazienti da ricoverare.

Si rammenta che non hanno l’obbligo di indossare il dispositivo di protezione delle vie respiratorie:

a) i bambini di età inferiore ai sei anni;

b) le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, nonché le persone che devono comunicare con una persona con disabilità in modo da non poter fare uso del dispositivo.

L’ordinanza del ministero della Salute e la circolare della direzione sanitaria aziendale sono consultabili nel sito web istituzionale della Usl Umbria 2: www.uslumbria2.it