Il vice-sindaco Mario Angelo Mazzi, “il Comune di Orvieto contrario alle pale eoliche sull’Alfina”

Il Comune di Orvieto ribadisce la propria ferma e totale contrarietà al progetto per la realizzazione dell’impianto eolico denominato Phobos così come espresso formalmente nel parere inviato al Ministero della Transizione Ecologica”. Lo afferma il vicesindaco del Comune di Orvieto con delega all’Urbanistica, Mario Angelo Mazzi.
Il parere, nell’ambito della procedura di Valutazione di impatto ambientale di competenza statale – spiega – è stato regolarmente trasmesso l’8 giugno 2022 con protocollo nr. 20779. Siamo in contatto con i competenti uffici ministeriali per verificare il motivo per cui non risulti inserito sul sito web del Ministero insieme a tutti i pareri espressi dai soggetti interessati. Riteniamo – prosegue – che le osservazioni presentate dal Comune di Orvieto siano dirimenti rispetto alle valutazioni che sarà chiamata a fornire la competente commissione ministeriale perché, unitamente a quelle più squisitamente tecniche fornite dagli altri Comuni, evidenziano il preciso indirizzo politico di sviluppo che l’amministrazione ha pensato per quelle aree. Come è scritto nel parere – prosegue il vicesindaco – la zona interessata dall’impianto eolico ricade infatti all’interno del Parco Culturale individuato e perimetrato dal Prg, parte strutturale, al fine di promuovere politiche di sviluppo centrate sulla identità locale, in grado cioè di valorizzare le risorse territoriali e integrarle con la promozione turistica”.
Il Parco culturale – si legge nel parere – è finalizzato “alla costruzione di servizi culturali e turistici per valorizzare e rendere fruibile il patrimonio culturale ed ambientale che definisce questo territorio”. Nel Parco culturale “non sono ammesse trasformazioni del mosaico paesistico dei soprassuoli ad eccezione di quelle relative agli avvicendamenti delle coltivazioni. Sono ammesse attività di studio, ricerca, restauro, inerenti i beni, ad opera degli istituti autorizzati, l’utilizzazione agricola dei terreni destinati a tale uso, adeguamenti della rete viaria esistente, la manutenzione e l’attrezzamento dei percorsi esistenti, la realizzazione e l’attrezzamento di nuovi percorsi. All’interno del parco è vietata ogni forma di attività estrattiva”.
Alla luce di questo – precisa il vicesindaco – è evidente che l’amministrazione comunale di Orvieto ha da sempre considerato il territorio come un valore aggiunto e ha da sempre messo in atto azioni il cui fine ultimo è quello della valorizzazione delle risorse territoriali e della tutela delle permanenza identitarie che contraddistinguono il paesaggio dell’Altopiano dell’Alfina, imponendo ai cittadini regole ferree nell’uso e nella trasformazione del territorio che hanno comportato sacrifici per i residenti. Regole che oggi non possono essere messe in discussione”.

È necessario sottolineare – precisa ancora il vicesindaco – che l’autorizzazione del progetto in questione è di esclusiva competenza statale e il Ministero ha raccolto le osservazioni di tutti i soggetti coinvolti e interessati per poter emettere o meno il decreto di VIA.  Il parere tecnico formulato dalla Regione Umbria, che non era stato comunicato a questa amministrazione, è il frutto di una conferenza di servizi interna che ha esaminato le risposte della società proponente alle integrazioni allo studio di impatto ambientale chieste dalla Regione stessa, ma non è da intendere in contrasto con le osservazioni urbanistiche del Comune di Orvieto di cui il Ministero dovrà tenere conto”. 




I nuovi interventi sulle mura urbiche di Todi, presentato il documento di indirizzo

In occasione dell’inaugurazione del tratto di mura restaurate in via della Fabbrica, l’amministrazione comunale ha voluto presentare i lavori che interesseranno la cinta medievale della città di Todi grazie al finanziamento di 4,7 milioni di euro ottenuto di recente dalla Regione Umbria.
Il sindaco Antonino Ruggiano e l’assessore ai lavori pubblici Moreno Primieri, attingendo dal documento di indirizzo alla progettazione approvato in giunta lo scorso 23 febbraio, hanno visualizzato a favore dei presenti i prossimi stralci, con i quali si completerà il risanamento delle mura urbiche cittadine. In continuità con l’intervento appena concluso, i lavori proseguiranno con il recupero dei due tratti intorno al campetto del Crispolti, interessati da uno scorrimento verso valle, traslazione e da quadri fessurativi importanti. Un altro cantiere interesserà a seguire le mura sotto Palazzo Pongelli, oggi completamente nascoste dalla vegetazione che, in alcuni casi, è arrivata a compromettere la stabilità del paramento stesso. Terzo intervento, le cui foto hanno destato particolare interesse, sarà rivolto al muraglione di San Clemente, caratterizzato anche da una scala che permetteva di raggiungere la soprastante Via della Piana.

“Si tratterà di un’opera di portata storica – ha sottolineato il Sindaco Ruggiano – che restituirà alla città e ai turisti le vestigia del passato, ridarà decoro ad una zona a ridosso del centro storico abbandonata da quasi mezzo secolo e costituirà il presupposto per la realizzazione di una nuova area di sosta con relativo sistema di risalita previsto nel piano di rigenerazione urbana da 5 milioni di euro le cui procedure di affidamento si sono concluse nelle settimane passate”. Il finanziamento destinato alle mura permetterà inoltre interventi in altri tratti della cinta: sotto l’ex convento del Sacro Cuore oggi sede dell’Ipsia, in prossimità di Porta Amerina, sotto la scuola elementare, e tra Porta Perugina e Porta Orvietana. In alcuni casi saranno sufficienti interventi di cuci-scuci, di risarcimento delle lesioni presenti e di stuccatura; in altri sono previste palificazioni in cemento armato nelle fondazioni delle  mura con  funzioni di sostegno; in altri ancora sarà necessario la ricostruzione della muratura al piede. “Un ringraziamento particolare – ha detto il sindaco Ruggiano nel corso della cerimonia -va all’assessore regionale Enrico Melasecche che si è impegnato affinché un’opera così importante e lungamente attesa potesse avere finalmente soluzione”.




Italia Nostra contesta il via libera della Regione Umbria alle pale eoliche all’Alfina

Nonostante l’area su cui dovrebbe sorgere l’impianto eolico PHOBUS sia collocata all’interno dell’Unità di Paesaggio 4TV “Tavolato vulcanico di Castel Giorgio – Poderetto – Casa Perazza – Torre S. Severo – Porano – Canale Nuovo – Castellunchio – S. Egidio”, contraddistinta da un paesaggio agrario storico di pregio, la Regione Umbria ha recentemente rilasciato alla Commissione di VIA del Ministerio per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica (MASE già MITE) parere favorevole per la realizzazione di un impianto eolico composto di 7 aerogeneratori di grandi dimensioni che saranno visibili a 360°. Italia Nostra aveva presentato il 7 giugno 2022 le proprie osservazioni alla Commissione con la richiesta di rigettare il progetto (vedi MiTE-2022-0071338.pdf).

La Regione non ha rilevato che la localizzazione dell’impianto andrebbe a ricadere all’interno della fascia di rispetto dai Beni Culturali tutelati stabilita dalle disposizioni introdotte dal D.L. 50/2022, successivamente modificate dal recente D.L.n. 13 del 24 febbraio scorso in materia di aree idonee e risulterebbe pertanto in contrasto con le leggi vigenti. Gli aerogeneratori 1, 4 e 6 ricadono in un perimetro inferiore ai 3 km da Beni Culturali tutelati ex art. 136 dalla L. 42/2004 – Castello di MontalfinaComplesso di Montiolo, Necropoli etrusca di LaguscelloBorgo PecoronePalazzo Simoncelli o Palazzone e Casa Parrocchiale a Torre San Severo (vedi mappa allegata). Il progetto ha impatti anche sulla antica Via Traiana, un’arteria romana valorizzata dal sentiero regionale “Traversata dei laghi” che, nel tratto tra Orvieto/Castel Giorgio e Bolsena, si attesta sul tracciato dove verrebbero installati gli aerogeneratori 3, 4 e 5.

La relazione archeologica evidenzia tre necropoli principali nelle località Laguscello (vincolata con decreto del 21.6.2011), Fattoraccio e Casa Perazza, tutte risalenti, secondo gli ultimi scavi, al IV al II secolo a.C., e propone come “opera compensativa” la valorizzazione del sito archeologico, riconoscendo implicitamente che il “Parco eolico Phobos” arrecherà quindi un danno da compensare alla comunità. La relazione ricorda che “nel 2014 fu decisa la ripulitura di una delle tombe, costituite da camere con lungo dromos di accesso ricavate nel banco di tufo, e furono recuperati circa 70 pezzi di pregevole valore, tra cui una statua bronzea raffigurante un drago”. La presenza di così consistenti evidenze archeologiche nell’area non può far escludere che nella realizzazione dell’opera possano malauguratamente esservi rischi per eventuali altri beni archeologici, benché la relazione archeologica classifichi tale rischio come basso (per la relazione archeologica consultare PEOS_S05_01_Relazione_archeologica.pdf) .

Per tali motivi, l’Associazione ritiene che l’area su cui insisterebbe il progetto non sia idonea ad ospitare un simile impianto industriale. Italia Nostra sottolinea anche i rischi di procedere all’approvazione di parchi eolici nelle more della individuazione delle aree idonee e non idonee dove realizzare simili impianti. Nella deregulation attuale, si lascia alle imprese la decisione di dove e come installare i loro impianti, procedendo senza una corretta pianificazione.

Antonella Caroli – Presidente nazionale Italia Nostra

Lucio Riccetti – Consigliere nazionale Italia Nostra e presidente Italia Nostra Orvieto




Commozione e partecipazione per l’incontro con Sami Modiano. Il sindaco s’impegna per la cittadinanza onoraria

“Frequentavo la terza elementare nell’isola di Rodi dove vivevo con la mia famiglia quando, un giorno, mi chiamò il mio maestro alla cattedra. Io ero pronto per farmi interrogare, ma l’insegnante mi parlò invece con espressione cupa e la voce bassa. Mi disse: ‘Sami, tu sei espulso dalla scuola, da domani non potrai più tornarci’. Io chiesi perchè e lui mi disse: ‘Te lo spiegherà tuo padre’. Erano state appena approvate le leggi razziali. Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo”. E’ iniziato con il racconto di questo episodio il viaggio nell’orrore di Sami Modiano, 93 anni, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau che domenica mattina ha tenuto un incontro pubblico all’auditorium palazzo Coelli, per l’occasione stracolmo di persone, tra cui moltissimi ragazzi. Un appuntamento profondamente emozionante nel corso del quale Modiano ha dialogato con il vice presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruben Della Rocca e con il giornalista Roberto Conticelli. Ad introdurre la mattinata è stato Alessandro Li Donni, presidente del neo costituito club Amici della stampa che si è presentato alla città con questo primo appuntamento. Alberto Romizi vice presidente dell’Unitre ha letto dei brani tratti dal libro autobiografico di Modiano “Per questo ho vissuto”.  Un silenzio assoluto ha accompagnato il racconto straziante di Sami Modiano che, dopo aver perso la mamma Diana, venne trasferito in Germania insieme a tutti i componenti della piccola comunità ebraica di Rodi. Quel viaggio disumano che durò un mese, nell’estate del 1944, era iniziato su un mercantile utilizzato per il trasporto di animali, ancora sporco degli escrementi delle bestie e proseguì in un vagone piombato fino al campo di sterminio. Una volta arrivati, il padre Giacobbe fece di tutto per tenere con sè i figli, ma venne brutalmente massacrato dai nazisti che le strapparono la sorella Lucia, destinata ad andare con le altre donne. Dopo pochi mesi, sia Giacobbe che Lucia erano morti. La straziante odissea di questo bambino, rimasto solo al mondo che è poi riuscito a salvarsi miracolosamente da quel meccanismo di morte di Auschwitz, ha toccato il cuore di tutti e alla fine erano molti i volti rigati di lacrime tra le tante persone che hanno deciso di dedicare la loro domenica mattina ad ascoltare questa preziosa e lucida testimonianza.

Alla fine dell’incontro, Modiano ha chiamato di fronte a sè i giovani studenti presenti a cui ha mostrato il numero identificativo del campo di sterminio che ha impresso sul braccio sinistro. “Voi siete fortunati, avete delle famiglie che vi vogliono bene, fate in modo che non venga mai dimenticato quello che è successo a noi. Vi abbraccio uno ad uno” ha detto.

Presenti tra il pubblico anche il sindaco di Orvieto Roberta Tardani che ha portato il saluto dell’amministrazione comunale ed ha accolto con favore la proposta lanciata da Ruben Della Rocca di concedere la cittadinanza onoraria a Sami Modiano, il presidente della fondazione Cassa di risparmio di Orvieto, il professor Mario Mari che ha gentilmente concesso la disponibilità dell’auditorium “Gioacchino Messina”. Alla mattinata hanno preso parte anche una settantina tra alunni e docenti dell’Istituto di istruzione artistica, classica e professionale, dell’istituto scientifico e tecnico Majorana-Maitani, e della scuola media Signorelli.




Due trasferte e due sconfitte per l’Orvietana che non regge l’urto della Sangiovannese

Le due trasferte consecutive si chiudono con altrettante sconfitte per l’Orvietana che ora, nell’ultimo scorcio di campionato, sarà costretta ad alzare l’asticella delle prestazioni per continuare a sperare nella salvezza. A San Giovanni Valdarno un primo tempo poco concreto ha di fatto indirizzato la gara verso i padroni di casa, un secondo tempo migliore non è bastato ai biancorossi per provare a riaprire i giochi, nel finale l’espulsione del portiere, con Frabotta che finisce in porta, dà il via libera ai padroni di casa per il 3-0. La doppia sconfitta costringe i biancorossi ora a condividere l’ultimo posto della classifica con il Montespaccato, appena una lunghezza sotto al Terranuova, sconfitto tra le mura amiche dal Trestina.

Fiorucci conferma Patrizi come esterno basso, preferisce Rinaldi ad Alagia nel reparto avanzato e può schierare il centrocampo preferito, visto che alla fine lo staff medico riesce a rendere disponibili sia Proietto che Rosini, ovviamente non al massimo della condizione. Tre assenze di rilievo (Lorenzoni, Poli e Bellini) nella Sangiovannese che però recupera il capitano Rosseti. Si gioca su un campo molto pesante, parecchio allentato dalla pioggia. Padroni di casa che vedono la zona playoff ad un passo e nel primo tempo concretizzano quanto di buono fatto vedere. Atzeni chiama subito all’intervento Marricchi, che poco dopo nulla può sugli sviluppi di un corner battuto da Sacchini: palla nei pressi della linea di porta dove Vanni è il più lesto di tutti a mettere in rete. L’Orvietana prova a scuotersi, ma sono ancora i toscani a farsi pericolosi con Sacchini, che sbaglia però la mira. Ancora Atzeni, poi Migliorini danno dei grattacapi alla difesa biancorossa, quando però l’Orvietana riesce a proporsi in avanti, ecco che arriva, in contropiede, il raddoppio della Sangiovannese: è Zhar che riesce a sfruttare la ripartenza, si presenta in area e porta i suoi sul 2-0. L’Orvietana non molla, tenta di alzare il baricentro, ma di tiri pericolosi verso la porta difesa da Cipriani non ne arrivano.

Ad inizio ripresa dentro Caravaggi per Patrizi tra i biancorossi. Comincia meglio l’Orvietana. Rinaldi da buona posizione fa partire un fendente che però risulta troppo centrale. La Sangiovannese sembra accontentarsi del doppio vantaggio e lascia l’iniziativa ai ragazzi di Fiorucci, che inserisce Alagia per un Rosini non al meglio, per far tornare il conto dei fuoriquota dentro anche Rossi in porta per Marricchi. Risponderà poco dopo Firicano, togliendo Boix e Baldesi per Miccoli e Cesaretti. I padroni di casa, pur essendosi molto abbassati, riescono a contrastare i tentativi dell’Orvietana di riaprire la contesa. Entra anche Omohonria per Rinaldi. L’Orvietana si vede negare il gol da uno strepitoso intervento del portiere Cipriani che, alla mezz’ora della ripresa, riesce a bloccare con i piedi una palla sulla linea di porta, quando ormai i biancorossi stavano già esultando. Nel finale però il vento torna a soffiare a vantaggio dei padroni di casa: viene infatti espulso Rossi, reo di aver preso palla fuori area con le mani, in porta va Frabotta, non avendo altri portieri in panchina. Prima del triplice fischio, in condizioni di superiorità numerica, si rivede la Sangiovannese che prima colpisce il palo con Zhar, poi al 94’ trova il terzo gol con Caprio che supera Frabotta.

Domenica prossima l’Orvietana tornerà a giocare in casa contro il Grosseto, avversario in piena zona playout a soli 6 punti in più in classifica.

NUMERI E NOMI DELLA PARTITA. SANGIOVANNESE – ORVIETANA 3-0

SANGIOVANNESE: Cipriani, Baldesi (20’st Cesaretti), Migliorini, Nannini, Milani, Rosseti, Atzeni (35’st Caprio), Sacchini (43’st Dodaro), Vanni, Zhar (48’st D’Agosto), Boix (20’st Miccoli). A disp.: Palazzini, Borgogni, Nannoni, Dei. All.: Firicano

ORVIETANA: Marricchi (15’st Rossi), Frabotta, Patrizi (1’st Caravaggi), Borgo, Ricci, Bassini, Rosini (15’st Alagia), Proietto, Tomassini, Rinaldi (20’st Omohonria), Mignani (45’st Chiaverini). A disp.: Siciliano, Siragusa, Carletti, Di Natale. All.: Fiorucci

ARBITRO: Ghinelli di Roma 2 (Arshad di Bergamo – Pozzi di Varese)

MARCATORI: 10’ pt Vanni, 30’pt Zhar, 49’st Caprio.

NOTE: espulso: Rossi (O) per fallo di mani fuori area al 40’st. Ammoniti: Vanni (S), Mignani, Borgo (O).




Mai così isolati e inascoltati, soprattutto per colpa nostra. È ora di reagire

La storia dell’emarginazione di Orvieto, che in realtà per molti versi è autoemarginazione, è lunga. Qualche decennio fa il centralismo amministrativo e politico della regione faceva tutt’uno con il centralismo politico del PCI, con connivenza di alleati e oppositori. I rappresentanti da eleggere al Parlamento o al Consiglio regionale venivano decisi a Roma o a Perugia, al massimo con qualche spazio per Terni, e Orvieto semplicemente accettava ed eseguiva. Chi tentava di opporsi veniva emarginato e tollerato o espulso. Risultato di questa miope e violenta logica centralistica l’impoverimento della classe dirigente locale e alla fine la rinuncia ad avere rappresentanti in Parlamento e in Regione. Brutta e deprimente tradizione di marginalità, che nei decenni più recenti si è trasformata in prassi trasversale passivamente praticata e accettata come se fosse normale. Oggi siamo al punto che nemmeno ce ne preoccupiamo. Mai così rinunciatari, mai così isolati e inascoltati. Se ne è avuta ancora una volta netta percezione nel Consiglio comunale di martedì scorso nello spazio riservato alle questioni a risposta immediata.

Il collega Giovannini ha chiesto se l’Amministrazione fosse al corrente del parere positivo dato dalla Regione al progetto di parco eolico “Phobos” tra Orvieto e Castelgiorgio e perché non sono state presentate osservazioni nel periodo della riapertura dei termini. Il vicesindaco Mazzi si è detto all’oscuro di questa decisione della Regione ed ha promesso di interessarsi insieme agli amministratori di Castelgiorgio. Beh, francamente, non avere informazioni su questioni di impatto territoriale come questa del progetto Phobos, immagino senza volontà del vicesindaco, rende tristemente plastica l’estraneità di Orvieto e del territorio orvietano dal potere reale.

Per parte mia ho fatto osservare per l’ennesima volta alla sindaca che continuano i disservizi del sistema sanitario dell’Umbria che coinvolgono pesantemente anche il nostro territorio: oltre alle liste di attesa, mancanza quando di personale quando di strumentazione adeguata, personale che deve venire ad Orvieto e non viene, spostamento conseguente dei cittadini anche per operazioni normalissime e banali da Orvieto ad Amelia, a Terni, a Foligno, e per evitarlo i cittadini costretti a rivolgersi ai privati. La sindaca ovviamente si è detta informata e, oltre ad esprimere una larvata accusa di inadempienza all’assessore Coletto, se l’è presa soprattutto con il funzionamento del CUP muovendo anche accuse al personale di non fornire informazioni corrette agli utenti.

Evidentemente lontani i tempi in cui tutto andava bene e le minoranze venivano bacchettate ogni volta che sollevavano un problema reale evidente a tutti. Anche in questo caso è emersa con plastica evidenza la marginalità del potere locale rispetto a quello regionale, l’errore di aver accettato passivamente per lungo tempo le logiche centralistiche con rinuncia non solo a progettare autonomamente lo sviluppo e ad inserirsi con il coraggio della sfida nei sistemi decisionali generali, ma anche a dare battaglia perché fossero garantiti almeno i servizi essenziali. Si sono perse occasioni e possibilità importanti per accontentarsi di qualche piccola concessione e qualche finanziamento qua e là, peraltro per più di un aspetto senza nessuna garanzia di realizzabilità.

Ci sono già troppe occasioni perse. Se ne aggiungerà presto un’altra se non si sposerà decisamente un’idea progettuale capace di determinare una svolta nelle prospettive di sviluppo di questa parte dell’Umbria. L’idea progettuale c’è, è il MOST, il Museo dei Tesori Nascosti, il Museo dei Musei. La proposta è stata approvata all’unanimità sia dal Consiglio comunale che dal Consiglio regionale. Però si ha l’impressione che non sia stata presa sul serio. C’è aria di scetticismo e di rinuncia. Non va bene. Sarebbe un vero peccato, imperdonabile, se anche in questo caso si andasse avanti alla stracca, senza crederci e facendo percepire agli interlocutori che in realtà non ci si crede. Troppe volte i primi distruttori delle nostre speranze siamo stati noi stessi.