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Ripartono i lavori all’Albornoz, la sindaca Tardani, “a volte anche noi bloccati dalla burocrazia”

I lavoro alla Fortezza dell’Albornoz sono ricominciati dopo oltre un anno di stop forzato. Lo aveva annunciato durante la conferenza stampa di inizio anno la stessa sindaca Roberta Tardani. Con questa ultima fase verrà così completato il progetto Rupe-Valle così da riconsegnare a cittadini e turisti la fruizione dei giardini e il collegamento diretto tra Pozzo di San patrizio e Tempio del Belvedere. E’ un nuovo piccolo ma significativo tassello per ampliare e migliorare l’offerta turistica e di servizi collegati. In particolare a lavori ultimati, sarà sicuramente migliorata l’area di “accoglienza” del turista che arriva, in particolare, dallo Scalo utilizzando la funicolare.

Più volte anche da Orvietolife avevamo sollecitato il completamento dei lavori anche per tornare a vedere fruibile un’area da sempre utilizzata dai giovani, dai bambini e dai turisti. Il sindaco Tardani ha spiegato che “anche la PA a volte rimane impastoiata nella burocrazia e per aver il via libera dalla Regione abbiamo dovuto attendere quasi un anno, per una variante al progetto iniziale”. I lavori erano iniziata settembre del 2020 con l’affidamento per un totale di poco più di 376 mila euro. I cantieri si erano fermati praticamente subito nonostante la durata stimata di soli 5 mesi. Il finanziamento dell’opera faceva parte del PSR per l’Umbria nell’ambito della strategia delle Aree Interne Sud Ovest Orvietano e ad aggiudicarsi il finanziamento era stata la giunta guidata da Germani nel 2018 con il progetto di riqualificazione dell’Anello della Rupe.




Il potenziamento della cardiologia orvietana, una battaglia per non essere figli di un dio minore e una morte da onorare

Il due gennaio, Andrea Giudicessa un ragazzo orvietano di 29 anni, è morto di infarto e forse avrebbe potuto salvarsi. Bisogna partire da questo fatto e non archiviarlo tra le cronache destinate a scolorire presto nella memoria per dare un senso logico, politico e umano allo sforzo che è necessario fare per potenziare il reparto di cardiologia dell’ospedale di Orvieto. La vicenda Ë nota. Nel 2020 il Consiglio regionale approvò con voto unanime il progetto, elaborato dal primario del reparto Andrea Mazza, per la creazione di un laboratorio di emodinamica al Santa Maria della Stella. Quel progetto non solo non è stato mai realizzato, ma non esiste la minima volontà politica di darvi corso come dimostra il fatto che non è stato inserito nella bozza del nuovo piano sanitario regionale. Un passo indietro quello compiuto dalla Regione che ha conseguenze pesantissime per Orvieto e che espone tutti i residenti in questa zona ad un rischio di vita molto più alto rispetto agli altri umbri, cittadini di serie A. Si tratta di una situazione a cui è necessario trovare rimedio.

Cosa è l’emodinamica e perché non farla ad Orvieto

Ad Orvieto si verifica ogni anno un decimo degli infarti gravi che avvengono in Umbria, cioè almeno ottanta eventi per il cui trattamento è necessario il trasferimento d’urgenza nel reparto di cardiologia di Terni, dotato di emodinamica come quello di Perugia e Foligno mentre è stata chiusa l’emodinamica dell’ospedale di Branca. In grande sintesi, l’emodinamica o cardiologia interventistica, riguarda gli interventi sull’apparato circolatorio. L’emodimanica è un laboratorio dove si esegue la coronarografia sia in urgenza che in elezione per pazienti con malattia coronarica acuta o cronica e si disostruisce la arteria coronarica colpevole dell’ischemia miocardica ripristinando in normale flusso ematico di perfusione al cuore con una procedura interventistica chiamata angioplastica. Nel caso di sindrome coronarica acuta il tempo coincide con il muscolo cardiaco salvato, la tempestività dell’intervento significa il prolungamento della sopravvivenza del paziente.

Tempo uguale vita

Un laborario di emodinamica ha un costo di circa due milioni e mezzo di euro a cui va aggiunto il costo del personale specializzato che è solitamente costituito da una equipe di una ventina di persone. Il reparto di cardiochirurgia di Terni è all’avanguardia ed è una struttura che normalmente può servire una popolazione di un milione di persone (diciamo pure che è sovradimensionato), ma il punto fondamentale è rappresentato dalla distanza geografica da Orvieto che è a 80 chilometri da Terni e 118 da Foligno. Inutile dire che il tempo equivale alla possibilità di rimanere in vita. A Terni sì e ad Orvieto no dunque, ufficialmente perché le linee guida considerano performante una emodinamica se esegue 400 procedure all’anno servendo un bacino di almeno 300 mila persone. Quindi ritorniamo ad un discorso strategico sul futuro di Orvieto di cui il tema sanitario è solo una declinazione. Se guardiamo allo status quo e non pensiamo al possibile sviluppo della città hanno ragione quelli (soprattutto alcuni politici ternani) considerano prive di fondamento le richieste orvietane. Se però immaginiamo Orvieto come può diventare e non solo come è ridotta adesso, le cose appaiono molto diverse. Lo stesso Andrea Mazza aveva infatti elaborato un progetto da cui risulta che il laboratorio di emodinamica di Orvieto può servire 120 mila abitanti al crocevia di tre regioni. Con una incidenza di sindrome coronarica acuta di 1/1200 abitanti all’anno, ciò significa 100 procedure in urgenza all’anno. Poi ci sono le sindromi coronariche acute a minore impatto che hanno una incidenza tripla rispetto alle prime, le angine croniche stabili, gli ischemici stabili e le coronarografie diagnostiche. Si prevede un volume di 250 procedure all’anno. Si rientrebbe quindi in un contesto quantitativo tale da poter ampiamente sostenere le eccezioni previste dalle linee guida nazionali.

Una popolazione a rischio

Nella cardiologia sono ovviamente essenziali i tempi di intervento che non dovrebbero mai superare i 60 minuti dall’insorgenza dei sintomi fino a giungere al lettino di emodinamica. L’alternativa è costituita dal trasporto in eliambulanza proveniente da Foligno come fatto finora, ma non è certo la stessa cosa. A parte il fatto che i tempi tecnici, tra decollo, ricerca della zona adeguata di atterraggio, stabilizzazione del paziente e rientro, possono essere anche lunghi come ha dimostrato il caso del povero ragazzo che è stato inutilmente sottoposto a massaggio cardiaco per un lunghissimo tempo, ma poi c’è la questione dei voli notturni che devono essere espressamente autorizzati, il fatto che in elicottero non si può usare il defibrillatore e la probabilità che il mezzo non sia disponibile quando necessario perché impegnato in altro intervento.

Facciamo due conti

Ogni intervento in elisoccorso ha un costo medio di cinquemila euro. Si spende dunque mezzo milione di euro ogni cento interventi; quanto tempo è necessario per arrivare ai due milioni e mezzo necessari per dar vita all’emodinamica? Vogliamo dire 5-8 anni? Non è meglio realizzare un investimento strutturale sull’ospedale che, a quel punto con una cardiologia di elite ed autosufficente, garantirà alla Asl 2 anche gli entroiti derivanti dai trasferimenti per la cura dei pazienti di parte delle Asl della provincia di Viterbo, di Siena e Grosseto? La cardiologia di eccellenza rappresenterebbe inoltre un motivo di attrazione per molti medici che operano altrove perché l’attuale problema legato alla ipotizzata indisponibilità a venire a lavorare ad Orvieto non è solo motivata dalla distanza da Perugia o da Terni, ma anche dall’assenza di reparti all’avanguardia in cui i giovani professionisti possano acquisire professionalità ed esperienza come sarebbe, appunto, una cardiologia adeguatamente potenziata. Siamo sicuri che il piano economico generale legato a questo investimento sia stato studiato come merita? Autorevoli professionisti del settore sostengono, al contrario, che l’investimento su Orvieto potrebbe generare nuovi e importanti flussi di utenza per la sanità umbra.

La battaglia da intraprendere

Negli ultimi tre, quattro anni sono stati in molti a sostenere l’impegno per l’emodinamica ad Orvieto. A partire dall’ex assessore provinciale Angelo Lombardozzi a cui si deve la sensibilizzazione di molti consiglieri regionali, alla Lega che aveva inizialmente sposato con molta energia il progetto, all’esponente del Pd ternano Fabio Paparelli che aveva presentato la proposta in Regione fino, ultimamente, all’associazione Prometeo. In generale però le forze politiche orvietane sembrano rassegnate a giocare in difesa, convinte che sia troppo difficile ottenere questo risultato e che la soluzione passi per la garanzia, in realtà scarsamente rassicurante, di avere la copertura dell’elisoccorso. E’ una sfida che la comunità‡ orvietana ha di fronte a sé. Dobbiamo trovare il coraggio e la forza di riprendere questa battaglia e combatterla tutti insieme. Lo dobbiamo ad Andrea Giudicessa, ma anche alla dignità di chi non merita di essere considerato una persona di serie B oltre che per non lasciare la nostra vita alla mercé di un conto economico che probabilmente è anche sbagliato.