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Dal 9 gennaio nel triage del Pronto Soccorso in vigore i nuovi 5 codici di accesso

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Da lunedì 9 gennaio 2023 entrerà in vigore in tutti i Pronto Soccorso dell’Umbria il nuovo sistema di triage a cinque codici numerici che recepisce le linee guida nazionali sul triage intraospedaliero. Il sistema è basato su un approccio globale alla persona e ai suoi familiari, che consentirà un uso ancora più appropriato delle risorse umane e strumentali attraverso soluzioni organizzative e percorsi specifici: lo comunica l’Assessore regionale alla Salute e alle politiche sociali Luca Coletto.

   “L’infermiere di triage avrà a disposizione cinque codici di priorità, al posto degli attuali quattro – prosegue l’assessore – e terrà conto non solo del livello di criticità di chi arriva in Pronto Soccorso, ma anche della complessità clinico-organizzativa e dell’impegno assistenziale necessario per attivare il percorso, in modo da ottimizzare il flusso dei pazienti. Al fine di rendere il più possibile omogenei in tutte le strutture ospedaliere i percorsi decisionali relativi all’assegnazione dei codici di priorità, il gruppo di lavoro regionale, appositamente istituito, ha predisposto un elenco di condizioni cliniche e potenziali codici di priorità assegnabili”.

  Nel nuovo modello, la codifica della priorità al triage risulta così articolata:

•    Codice 1 – Rosso: emergenza con priorità assoluta, ingresso immediato. Pazienti con grave compromissione di una o più funzioni vitali

•    Codice 2 – Arancione: urgenza indifferibile, ingresso o rivalutazione infermieristica entro 15 minuti. Pazienti a rischio di rapida compromissione di una o più funzioni vitali o con dolore severo.

•    Codice 3 – Azzurro: urgenza differibile, ingresso o rivalutazione entro 60 minuti. Pazienti in condizioni stabili che necessitano di trattamento non immediato.

•    Codice 4 – Verde: urgenza minore, ingresso o rivalutazione entro 120 minuti. Pazienti in condizioni stabili, senza rischio evolutivo

•    Codice 5 – Bianco: non urgenza, ingresso o rivalutazione entro 240 minuti. Pazienti con problemi che non richiedono trattamento urgente o di minima rilevanza clinica.

  Seguendo le indicazioni ministeriali, si è stabilito che il personale infermieristico adibito al triage sarà costituito unicamente da infermieri che operano in Pronto Soccorso da almeno 6 mesi, con frequenza di un corso abilitante di 16 ore e successivo affiancamento di almeno 36 ore con tutor esperto. Nei mesi scorsi sono stati formati circa 120 infermieri con un corso abilitante, in modo che in tutte le sedi di Pronto Soccorso della regione operino infermieri abilitati al nuovo sistema di triage.

   È stato inoltre predisposto un corso breve di formazione a distanza per il restante personale infermieristico del sistema sanitario regionale e per tutti quei professionisti che orbitano attorno al Pronto Soccorso come medici di medicina generale, servizio di continuità assistenziale.




Incidente mortale sul lavoro a Viceno. Vittima un 36enne residente in provincia di Avellino

Una tragedia sul lavoro proprio in questi ultimi giorni dell’anno. A Viceno, frazione di Castel Viscardo una squadra dei Vigili del Fuoco è intervenuta per un’incidente che ha coinvolto un operaio residente in provincia di Avellino dell’86 mentre era intento nei lavori di potenziamento di un metanodotto. Sul posto sono intervenuti anche gli agenti della polizia del commissariato di Orvieto e personale della USL per gli accertamenti del caso.




Fondazione CRO ha deciso, niente aumento di capitale per CariOrvieto

Il consiglio di amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto ha rotto gli indugi e ha preso la propria decisione sull’aumento di capitale della banca Cassa di Risparmio di Orvieto così come deliberato lo scorso 8 novembre dall’assemblea straordinaria dei soci. I consiglieri hanno deliberato di non aderire all’aumento di capitale. Come si legge nel comunicato emesso da Palazzo Coelli, “L’operazione che prevede l’emissione di 18.246.292 nuove azioni, prive di valore nominale, al prezzo di emissione di 1,4797 (di cui 0,2959 euro a titolo di capitale sociale e 1,1838 euro a titolo di sovrapprezzo), ammonta complessivamente a 26.999.038 euro, con un impegno richiesto alla Fondazione di 7.135.818 euro”.

Sempre nel comunicato si legge che il cda ha esaminato a fondo i “possibili scenari conseguenti all’operazione, ha ritenuto, con il parere del consiglio di indirizzo, di non procedere alla sottoscrizione della nuova emissione di azioni”. I vertici della Fondazione hanno ritenuto dirimente “la tutela del patrimonio dell’Ente, strumentale a garantire un adeguato livello di erogazione sul proprio territorio, sia il primario obiettivo della Fondazione che deve agire, con la dovuta prudenza, nel pieno rispetto degli obblighi statutari che richiedono una cura e una gestione del patrimonio dirette alla sua conservazione e crescita, destinandone – continua il comunicato ufficiale della Fondazione – i rendimenti ad azioni di utilità sociale”.




Si parte con Umbria Jazz Winter 29 fino al 1° gennaio. I Funk Off in piazza Duomo per salutare il 2023

E’ tutto pronto per la partenza dell’edizione numero 29 di Umbria Jazz Winter il 28 dicembre.  La conclusione è prevista con l’arrivo del nuovo anno dopo la Santa Messa della pace.  Quella che parte è un0’edizione che vede un ritorno alle origini con sole due location dedicate, Teatro Mancinelli e Palazzo del Popolo e artisti di qualità.  Proprio la qualità è il filo rosso che lega tutti gli eventi in programma con proposte che alternano artisti famosi e altri emergenti e giovani.  Tutto in attesa del 2023 che sarà l’anno di Umbria Jazz 50 a Perugia in estate e di Umbria Jazz Winter 30 a Orvieto, due anniversari importanti e da festeggiare in grande stile.

Per UJW#29 sono previsti più di 120 artisti, un programma meno fitto ma di qualità, due location di prestigio e la cornice del centro storico di Orvieto.  Non mancherà la street band, i Funk Off con l’unica novità vera di quest’anno, il breve ma sicuramente intenso concerto in Piazza Duomo intorno alle 24 per festeggiare tutti insieme il nuovo anno.  Dopo due anni di pandemia torna la Santa Messa della Pace in Duomo con il gruppo gospel Vincent Bohanan & The Sound of Victory, che animerà la celebrazione con il suo repertorio di canti religiosi afroamericani.  Confermata la formula UJW Kids per il 29,30 e 31 dicembre alla Sala del Carmine si concentreranno le attività presentate dalla Scuola Comunale di Musica Adriano Casasole.  Sicuramente emozionante sarà l’appuntamento del 29 dicembre quando intorno a Piazza della Repubblica si terrà un simbolico “cambio della guardia” tra marching band, quella dei giovanissimi organizzata dalla Scuola di Musica e i “grandi” e cioè i Funk Off.

A tutti, quindi Buon Jazz a Orvieto e come sempre un grazie a tutti i volontari che assicureranno un soggiorno e una permanenza protetta in questi giorni di sold out nel centro storico.




Le maggiori associazioni cittadine dicono “no” alla REMS dentro la Piave

L’Azienda USL Umbria Orvieto 2, in linea con la Sanità umbra in generale è purtroppo al collasso con conseguenti impatti sulla maggior parte dei servizi sanitari essenziali per i cittadini che sono costretti a rivolgersi a costose strutture private. Ognuno di noi ha purtroppo constatato l’assenza di soluzioni prioritarie su tali criticità mentre, in modo alquanto inopportuno, sono stati discussi progetti futuri non necessari a soddisfare in alcun modo i bisogni di salute dei cittadini. Un esempio recente è stata l’assemblea pubblica sulla SANITÀ dello scorso 29 novembre presso il Palazzo del Capitano del Popolo a cui hanno partecipato l’assessore alla Sanità Luca Coletto e la presidente della Regione Donatella Tesei il cui focus dei loro interventi, invece che essere finalizzato a proposte di soluzioni e tempistiche sostenibili in merito ai gravosi problemi di sanità pubblica tra cui quelli sopracitati, si è utopicamente limitato a elementi marginali – quali le pensiline ecologiche fotovoltaiche – decisamente poco attinenti alle problematiche che la cittadinanza vede come prioritarie in termini di sociosanitari. In tale occasione, è arrivato invece un inatteso e alquanto indigesto “regalo di Natale”: la prospettata possibilità di aprire una REMS nella ex mensa della caserma Piave di proprietà della Regione Umbria. Mai usata, seppure esistente un progetto di spostamento della sede di via Postierla, e dunque diventata un problema della Corte dei Conti che è arrivata a battere cassa per i notevoli debiti accumulati dalla Usl Umbria 2.

Premesso che: il bisogno di cura di qualsiasi malato è un sacrosanto diritto costituzionalmente garantito per tutti; la struttura in questione ospiterà, come da normativa prevista, persone con disturbi psichiatrici che si sono resi responsabili di efferati delitti (dal serial killer al pedofilo) dichiarati infermi mentali cronici, altamente pericolosi per sé e gli altri; va ricordato che la loro permanenza nella Rems è stabilita a fine vita; fermo restando che la tutela del residente Rems debba essere dignitosa e sicura, va evidenziato che questo riguarda oltre sia gli operatori che ci lavoreranno sia i cittadini che vivono nella zona dove essa viene ubicata.

Ma cos’è una R.E.M.S.? Una struttura in grado di ospitare persone con patologie psichiatriche che hanno commesso reati e sono state dichiarate incapaci d’intendere e di volere. In sintesi, una volta era chiamato in modo chiaro e diretto: manicomio criminale. E chi non ricorda il famoso film Hannibal the Cannibal, avete idea della tipologia e della varietà di persone che possono “abitare” tra quale mura? Questi i passaggi in breve fino ad ora: L’istituzione di una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza in Umbria è stata ufficialmente richiesta alla Regione la scorsa estate dal presidente dell’Assemblea Legislativa, Marco Squarta; La questione è arrivata sul tavolo dell’assessore alla Sanità, Luca Coletto, con l’intenzione di proseguire questa strada e rendere l’Umbria una regione autonoma sotto questo punto di vista; il primo e precedente tentativo è naufragato a Gualdo Tadino per una massiccia e pacifica protesta cittadina; Orvieto è stato individuato come potenziale ospitante della Rems umbra presso la sala mensa della ex caserma Piave. Tale struttura è totalmente inadeguata e per diversi motivi, ma soprattutto in quanto sita in pieno centro storico e in una zona soggetta ad alta frequentazione di persone come giardini pubblici, fermate con sosta di bus di linea e turistici, strutture educative statali (liceo artistico) e comunali (scuola di musica) oltre che uffici pubblici.

In aggiunta a questo è di un’inaudita gravità: gravissimo non sentire il parere della cittadinanza in modo unanime è contraria a tale iniziativa; impossibile implementare qualsiasi altra iniziativa o progetto futuro nella struttura adiacente (che rappresenta il 70% dell’intera area); svalutare qualsiasi tipo di immobile nel centro storico; tagliare le gambe alla maggior parte delle attività commerciali ed economiche ubicate nella città e nell’intero comprensorio del territorio orvietano. Appare, pertanto, evidente quanto malsano che la presenza di un carcere psichiatrico in cosiffatta condizione sia quasi un abominio anche a fronte di una non condivisione su una decisione presa in totale assenza di consenso tramite una pacifica e aperta discussione tra i cittadini orvietani e i propri rappresentanti istituzionali.

Appare pleonastico, ma forse c’è bisogno di ribadirlo che i primi a dover essere informati, soprattutto per scelte così rilevanti, debbano essere i cittadini per partecipare democraticamente a decisioni che incidono pesantemente sul futuro della città e della loro quotidianità.

Tutto questo non vi sembra un buon motivo per andarsene da una Orvieto, che si prospetta senza alcun futuro per i nostri figli? Ciò non toglie che siamo pronti e disponibili a un sereno e fattivo confronto pubblico con le istituzioni, in modo da permettere a tutti gli orvietani di essere partecipi e di portare avanti le loro necessità e istanze.

Comitato Cittadino “AMICI DI ORVIETO”

Associazione “PROMETEORVIETO”

Associazione civica “ITALIA NOSTRA”

Associazione civica “ORVIETO CITTÀ APERTA”




Orvieto sede ideale per il MOST, il museo dei musei, scuole e altro alla Piave. La proposta-sfida di Franco Raimondo Barbabella da non perdere

La domanda delle domande a Orvieto è, cosa fare alla ex-caserma Piave?  I destini di un pezzo fondamentale della città sono strettamente legati alle fortune o sfortune politiche degli amministratori.  Ne sono passati di sindaci e quel complesso è sempre lì, con sempre più vetri rotti, inagibile nella gran parete, utilizzato come scuola nella parte più “nobile”, quella della Palazzina Comando, poi con gli uffici comunali e ora, ultima sortita, nel suo pezzettino di caserma la Usl vorrebbe impiantarci una REMS, di cui tanto si è parlato in queste ultime settimane, a partire dal 29 novembre.  L’ultima proposta in ordine di tempo, e probabilmente la più affascinante arriva dal consigliere Franco Raimondo Barbabella che ha presentato una mozione con un acronimo sicuramente più beneaugurante di quello della Usl: MOST.  Ma di cosa si tratta?  In soldoni e per brevità si tratterebbe di andare a raccogliere le opere attualmente nei magazzini dei principali musei italiani per esporli a Orvieto. Nella mozione presentata per la discussione in consiglio Franco Raimondo Barbabella spiega che “c’è un immenso patrimonio artistico conservato nei depositi di musei, enti e fondazioni, che non è reso fruibile. Un immenso patrimonio, un tesoro tenuto ‘in riserva’, come si dice oggi, non accessibile al pubblico in quanto ritenuto di minor interesse (spesso per ragioni che non c’entrano con il valore artistico e storico, ad esempio per mancanza di spazi adeguati) rispetto alle opere che vengono rese fruibili nelle sale adibite alle esposizioni”.

 Tra l’altro, come ricorda proprio Barbabella, “ci si sta avvicinando ad un appuntamento molto significativo che cadrà nel 2023: i 500 anni dalla morte di Luca Signorelli e di Pietro Vannucci. Poter fare di questo appuntamento, nel quadro di celebrazioni che si annunciano fin da ora come molto importanti, l’occasione di lancio di un progetto operativo con cui si va alla realizzazione di una iniziativa come quella che qui si prospetta, sarebbe la dimostrazione che anche le celebrazioni non si fermano all’immediatezza e entrano nella logica che Fernand Braudel avrebbe chiamato della lunga durata e che per le grandi operazioni culturali è certamente la logica giusta”.

Esporre i propri “tesori” è sempre più necessario da una parte per ampliare l’offerta e dall’altra per venire incontro alle esigenze di un pubblico sempre più attento e sensibile.  Il punto debole, è di solito, è quello delle risorse economiche queste sempre meno disponibili.  Per ovviare Barbabella ipotizza, “una vera e propria impresa culturale del tutto nuova, della quale la parte espositiva, che è mobile e ciclica (nel senso che proviene e ritorna ai musei, a meno che essi non decidano altrimenti), è l’occasione intorno alla quale ruota poi tutta un’altra serie di attività. Un’impresa dunque, un’organizzazione e una conduzione aziendale, una logica produttiva”.  In termini moderni quest’impresa culturale potrebbe andare anche ad aprire nuovi sbocchi professionali e soprattutto essere occasione di “promozione della conoscenza del patrimonio artistico e culturale diretto ad alunni e studenti, corsi di formazione delle guide turistiche e degli operatori impegnati nella gestione dei musei; stages in collaborazione con le università; – spiega sempre Barbabella – riscoperta del complesso delle attività artigianali connesse con il restauro delle opere d’arte e con l’allestimento di mostre e di esposizioni permanenti; studio e addestramento all’uso del digitale in funzione della fruizione e della conservazione del patrimonio; attivazione di un ITS finalizzato alla formazione di personale specializzato nel settore delle arti. Sono solo alcuni titoli appena abbozzati”.

E’ chiaro che anche solo per iniziare a progettare serve una forte spinta in tal senso da parte del governo e su questa strada sembra andare il neo-ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che recentemente ha lanciato l’idea di aprire gli “Uffizi 2” proprio per recuperare alla fruizione le tante opere ancora nascoste e per creare una vera e propria rete culturale e di collaborazione tra vari Enti, Regioni e Comuni.

Un’altra domanda potrebbe essere, perché a Orvieto?  Anche in questo caso lo spiega in maniera esauriente Barbabella, “Orvieto appare come la città naturalmente vocata ad ospitare un progetto con queste caratteristiche e capace di svolgere le funzioni indicate.

Anzitutto per storia e caratteri distintivi della città. Qui c’è un condensato della storia dell’Occidente europeo dal Villanoviano al Novecento. Orvieto è di per sé città d’arte. C’è un unicum di natura e cultura che potremmo addirittura definire esemplare per la capacità umana di adattarsi all’ambiente che la natura ha preparato trasformando i problemi da superare in elemento di forza fino al risanamento e alla valorizzazione partita negli anni ottanta del secolo scorso”.  Non solo, c’è anche la grande occasione di restituire alla vita attiva della città un pezzo importante del centro storico, la Caserma da troppo tempo desolatamente definita “ex”.  Scrive il consigliere Barbabella nella sua mozione, “c’è anzitutto, come sede ideale, la ex Caserma Piave, un complesso di notevoli proporzioni, che sorge su un’area di 42.200 m2 all’ingresso sud-est della città, con 5 edifici di complessivi 41.000 m2 di superficie coperta. Una costruzione degli anni trenta del Novecento e dismessa fin dagli anni novanta, molto più flessibile di quanto non si creda e su cui esiste già un progetto di massima per la sua valorizzazione che si tratta di riscoprire e vedere in che modo possa essere reso utile. Ci sono poi, per un ideale sistema integrato, edifici dislocati nei diversi quartieri della città, dalla zona Duomo a San Giovenale e a San Giovanni, da San Francesco a San Paolo, che nel loro insieme prefigurano un sistema sia direttamente connesso alla funzione museale sia indirettamente utilizzabile per le funzioni di supporto o collaterali. In realtà è la città intera che si presta ad ospitare un progetto così ambizioso e così significativo”.

Insomma è una nuova grande sfida per la città che deve assolutamente porsi come vera “Porta dell’Umbria” e portare a proprio vantaggio la presenza di quelle infrastrutture che ad oggi sono una ferita per il territorio ma con potenziali di sviluppo incredibili e cioè l’autostrada e la linea direttissima.  Troppo presto, o meglio fin da subito, Orvieto è uscita dai radar della grande partita delle fermate dei Frecciarossa nelle stazioni intermedie al servizio di territori più vasti.  La Regione ha pensato a Perugia, giustamente, mentre per il resto ha in mete il finanziamento di strutture fuori dalla Regione, a Orte o in Toscana.  Orvieto? Neanche a parlarne.  C’è poi la grande partita del PNRR, un’occasione che a Orvieto è stata sfruttata, ad oggi, in modo discutibile e poco.  La Piave è un’altra ferita aperta che potrebbe trasformarsi in un gioiello, in un esempio di resilienza per l’intero Paese.  Ma ne saremo capaci?  Questa è la reale sfida che lancia il consigliere Franco Raimondo Barbabella.  Il rischio, ora, è di “colorare” la proposta politicamente, di etichettarla, e quindi bocciarla solo perché proveniente dalla parte sbagliata. 

Orvieto così rischia di perdere un’altra occasione, l’ennesima, e i treni, è bene sempre ricordarlo, non sempre passano e se si perdono poi è inutile piangere sul latte versato incolpando Perugia o Roma.  Prima bisogna provarci in maniera unitaria e seria e poi, nel caso in cui si dovesse perdere, allora ci si può lamentare e presentare le proprie rimostranze anche in maniera piuttosto accesa a chi di dovere.




Siamo proprio sicuri che quella della Rems sia un’idea sbagliata?

L’emotività gioca spesso brutti scherzi cosi come la comunicazione politica gestita senza accortezza produce effetti negativi. Sono i due ingredienti principali collegati alla contestata ipotesi di realizzare una rems, cioè una residenza per detenuti con patologie psichiatriche e socialmente pericolosi all’interno della ex mensa della caserma Piave.  Il polverone che si sta alzando intorno a questa possibilità ruota intorno alla questione di un presunto allarme sociale per la presenza di criminali da accogliere nella rems e, in subordine, al luogo in cui eventualmente ubicare la struttura. Sulla prima questione, le argomentazioni non sembrano irresistibili per il comprensibile motivo che per gli ospiti della rems non è evidentemente pensabile uno stile di vita quotidiana che preveda la possibilità di andarsene tranquillamente in giro per la città, con il rischio di incontrarli a prendere il caffè al bar del tennis. Del resto, nemmeno gli stessi detenuti del penitenziario di via Roma hanno evidentemente un rassicurante pedigree da gentleman, ma sono, appunto, detenuti.

Sul tema dell’ubicazione, non c’è dubbio che sarebbe stato necessario fare ogni sforzo progettuale per collocare lì e non in piazza duomo la futura casa di comunità, soprattutto come primo passo per il rilancio del complesso ex militare, per cui la scelta di quel luogo appare senza dubbio discutibile anche perché comporta un’ipoteca sull’area in vista di utilizzi futuri. Un conto è però decidere di accogliere o meno un certo servizio pubblico, un altro discutere sulla migliore soluzione immobiliare. Anche l’argomentazione collegata al fatto che la rems rischierebbe di compromettere la buona immagine della città regge poco perché altrimenti tutti i sindaci farebbero le corse per spostare le case di reclusione dai loro comuni.  Sullo sfondo restano tuttavia due questioni serie che dovrebbero essere valutate in maniera approfondita. La più importante è legata al fatto che la rems (unica per tutta la regione), struttura gestita in autonomia dalla Asl, ma collegata funzionalmente alla casa di reclusione, rappresenterebbe un importante elemento di consolidamento per il futuro del penitenziario il cui mantenimento non appare oggi formalmente in discussione, ma che nella sostanza potrebbe presto diventarlo dopo la nefasta soppressione del tribunale, trovandosi sempre i tribunali in città dove esiste un penitenziario mentre il contrario è meno frequente e comunque si tratta di penitenziari depotenziati. 

L’altro elemento da valutare è quello relativo alla creazione di nuovi posti di lavoro per figure specializzate da impiegare nella rems. Non proprio una questione trascurabile neanche questa. Certo poi le scelte bisogna anche saperle comunicare. Non si può dire come ha fatto (con parole meno brutali) l’assessore regionale Coletto “Abbiamo avuto l’idea di mettervi un manicomio criminale nella ex Piave”, ma sarebbe sconsigliabile anche spiegare come ha fatto il vice sindaco Mazzi che “La Regione ha scelto di collocare la rems nella ex mensa perché, avendola comprata dal Comune nel 2008, adesso teme una azione da parte della Conte dei Conti per un possibile danno erariale”.  Presentando così la cosa, si è poi costretti a giocare in difesa avendo lasciato ampi spazi alle legittime preoccupazioni di chi teme di ritrovarsi davvero Luigi Chiatti davanti al pozzo di san Patrizio e all’opportunismo di chi strumentalizza tutto per interessi di bottega politica.

Certo se Orvieto fosse una città in cui la politica ancora esistesse e dove ci fosse una discussione proficua di cosa fare dei grandi spazi inutilizzati sarebbe tutto più facile. Anche qualche attenzione maggiore al sistema di comunicazione pubblica aiuterebbe soprattutto su questioni delicate come questa. Terrorismo psicologico, strumentalità politica, isterismi da social e voglia di protagonismo personale lasciamoli al loro posto e facciamo un fioretto per il nuovo anno: valutare ciò che è meglio per la comunità con il buon senso e l’intelligenza che dovrebbero essere tipici degli adulti.




ULTIMORA – Incidente sulla A1 km 472 verso Sud tra tre auto. Transito su una corsia e 5 km di coda

La Polizia Stradale è intervenuta nel pomeriggio del 27 dicembre al km 472 della A1 in direzione sud per il tamponamento che ha coinvolto tre autovetture. Sul posto è all’opera anche il personale dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Orvieto e del 118. Per ora il transito è aperto su una sola corsia con circa 5 km di coda.




Le “bollicine” per le feste, rigorosamente “made in Umbria”

Bollicine made in Umbria per brindare alle festività del Natale e all’anno nuovo. Oltre ai prodotti della tradizionale gastronomica come le lenticchie, la notte di San Silvestro vedrà come protagoniste le bollicine locali. “Nonostante in Umbria non ci sia la tradizione della spumantizzazione, come invece accade nel nord d’Italia, i produttori agricoli del territorio negli ultimi anni hanno vissuto una vera e propria evoluzione qualitativa”. Lo ha detto Nicola Chiucchiurlotto dell’azienda agricola Madrevite a Castiglione del Lago, tra le imprese associate a Cia Agricoltori dell’Umbria. In Umbria, infatti, sono sempre di più le aziende che, oltre ai terroir storicamente e tradizionalmente conosciuti, scelgono di differenziarsi e mettersi in gioco con un prodotto che al mercato piace. “I piccoli e grandi produttori umbri – ha aggiunto Chiucchiurlotto – hanno dimostrato l’ascolto contemporaneo di una lettura adeguata allo scenario enologico moderno che, parallelamente alla valorizzazione delle peculiarità del territorio, li ha portati ad affacciarsi al mondo delle bollicine”.

Dalle dolci colline del Trasimeno fino a quelle dell’Orvietano. Anche qui alcune aziende agricole si sono affacciate alla produzione di bollicine con ottimi risultati. “Abbiamo imbottigliato Simcha’ spumante Brut metodo Charmat e Simcha’ spumante Brut metodo Classico – ha detto Massimo Ciaffardini Ceo&Founder dell’azienda agricola Casale Ciaffardini srl, in località Poggente, Orvieto Sono vini che ci stanno dando grandi soddisfazioni. Oltre alle nostre vigne, alla posizione collinare e ventilata, e alle proprietà dei nostri terreni, ruolo fondamentale è giocato dal nostro enologo, Riccardo Cotarella, tra i migliori al mondo. Possiamo dire che anche l’Umbria sa fare ottime bollicine che non hanno nulla da invidiare a quelle venete o francesi”.

Bollicine anche in località Rocca Ripesena sempre nell’Orvietano. “E’ stata un’idea di mio figlio, che è enologo – ha spiegato Giovanni Dubini all’azienda agricola Palazzone – . E’ una produzione limitata, che stiamo sperimentando ma che, devo ammettere, ha riscosso successo”. Insomma, l’Umbria premia le feste. Anche quest’anno le famiglie italiane scelgono di trascorrere Natale, Capodanno e l’Epifania negli agriturismi umbri che in questi giorni e nei prossimi accoglieranno molti tristi che vogliono coniugare il piacere di una location nella natura, i confort e le bellezze del patrimonio artistico delle città umbre. “La stagione è andata bene – ha concluso Dubini che gestisce anche un agriturismo-, le prospettive per il 2023 sono buone e le prenotazioni, rispetto a quelle del 2022, sono in aumento”.




Il 30 dicembre convocato l’ultimo consiglio comunale dell’anno, l’ordine del giorno dei lavori

E’ convocata per venerdì 30 dicembre, alle 15 l’ultima seduta dell’anno del consiglio comunale di Orvieto. Sono 14 i punti all’ordine del giorno e fra questi l’interrogazione sulle problematiche del Liceo Classico F.A. Gualterio, presentata da Umberto Garbini, presidente del consiglio comunale, e le mozioni che riguardano la riapertura del Tribunale a Orvieto, ma soprattutto il progetto di valorizzazione della ex-caserma Piave presentata dal consigliere Franco Raimondo Barbabella. Di seguito l’ordine del giorno dei lavori:

Question Time, Comunicazioni

INTERROGAZIONI, INTERPELLANZE

1. Interrogazione presentata dal Consigliere Barbabella avente ad oggetto: “Reagire alle decisioni della Giunta Regionale in materia di sanità che penalizzano l’area orvietana”;

2. Interrogazione presentata dai Consiglieri Croce, Germani, Mescolini e Giovannini in merito alla Questione Rupe e dissesti idrogeologici;

3. Interrogazione presentata dal Presidente del Consiglio Comunale in merito alle problematiche di edilizia scolastica del Liceo Classico “F.A. Gualterio” presso Palazzo Clementini;

4. Interrogazione presentata dal Consigliere Tempesta in merito alla destinazione dei locali ambulatoriali dell’ex canile (Loc. Bardano) a laboratorio profilattico delle patologie sui cinghiali abbattuti e dei suini a seguito di macellazione domestiche ed altre questioni;

AFFARI GENERALI E ISTITUZIONALI – Relatore Presidente

5. Presa d’atto delle deliberazioni n.ri 66, 67, 68, 69, 70, 71 e 72 della seduta consiliare ordinaria del 30/11/2022;

BILANCIO, ENTI E PARTECIPAZIONI – Relatore Assessore Pizzo

6. Ratifica della Delibera di G.M. n. 275 del 17/11/2022 avente ad oggetto: “Variazione d’urgenza al Bilancio di Previsione 2022-2024 ai sensi dell’art. 175, comma 4, D.Lgs. 267/2000”;

7. Revisione ordinaria delle partecipazioni possedute nelle Società a partecipazione pubblica – Razionalizzazione periodica ex-art.  20 D.Lgs.  n. 175 del 19 agosto 2016,   come modificato dal D.Lgs. n. 100 del 16 giugno 2017;

8. Variazione al Bilancio di Previsione 2022-2024 ai sensi dell’art. 175 comma 3 lettera A) del D.Lgs. 267/2000 e ss.mm.;

MOZIONI, ORDINI DEL GIORNO

9. Mozione presentata dalle Consigliere Croce e Mescolini in merito alla richiesta di costituzione di un Tavolo Permanente di tutte le forze politiche sul Piano Sanitario Regionale;

10. Mozione presentata dal Gruppo Consiliare “Partito Democratico” in merito alla realizzazione del Centro Polivalente per le Politiche Sociali e della Famiglia presso il fabbricato ex scuola media di Orvieto Scalo;

11. Mozione presentata dalla Consigliera Croce in merito alle iniziative volte a sollecitare la Regione Umbria a promuovere un disegno di legge/ voto per modificare la riforma del decreto legislativo 155/2012 e riaprire i Tribunali minori tra cui quello di Orvieto;

12. Ordine del Giorno presentato dal Consigliere Giovannini in merito al distributore di acqua   pubblica di Piazza Cahen;

13. Mozione presentata dai Consiglieri Croce, Germani, Giovannini e Mescolini in merito al futuro dei progetti della Regione Umbria ad Orvieto;

14. Mozione presentata dal Consigliere Barbabella in merito ad un progetto di città dell’arte per un nuovo Rinascimento in nome di Luca Signorelli.