Ancora mercato per l’Orvietana, arrivano Fiorucci e Rosini, torna “a casa” il portiere Filippo Marricchi

Proseguono i movimenti di mercato in casa Orvietana. La sessione invernale dei trasferimenti continuerà fino al 23 dicembre, dopo gli arrivi di Siciliano e Proietto, ecco altri tre tesseramenti. Torna in biancorosso il portiere orvietano classe 1999 Filippo Marricchi (nella foto insieme al vice presidente Totò Di Natale), settore giovanile condiviso tra Orvietana e Ternana, passato alla Juventus dove ha avuto esperienze con under 17 e 19, quindi Novara, Foligno e ultimamente alla Pianese. Per lui un ritorno a casa, affiancherà nel processo di crescita l’altro orvietano Emanuele Rossi, un giusto mix tra l’esperienza di Fabrizio e le già buone doti dimostrate da Emanuele, l’equilibrio dei fuoriquota in rosa potrà quindi regalare a Fiorucci più scelte anche in questo ruolo e consentirà maggiori soluzioni. Hanno firmato anche altri due giovani che vanno a integrare la rosa per Silvano Fiorucci, si tratta di Samuele Rosini, 2003, grossetano esterno di centrocampo, nelle fila del Gravina in questo inizio di stagione e negli scorsi anni ex di Gavorrano e Pianese, sempre Serie D e Matteo Di Loreto attaccante ternano, figlio d’arte, classe 2004, ex Olympia Thyrus e Sporting Terni.

Tutti hanno già disputato i primi allenamenti e sono disponibili già per la prossima gara. Ricordiamo infatti che questa sarà una settimana intensa per i biancorossi, che dovranno sostenere 3 partite in 8 giorni: domenica 4 alle 14.30 in casa contro il Ponsacco, mercoledì 7 alle 14.30 sempre in casa nella gara dei sedicesimi di finale di coppa ad eliminazione diretta contro l’Arezzo, quindi domenica prossima in trasferta a Città di Castello.




La sanità che soffre. Le mille difficoltà dei medici di famiglia, pochi e con tante regole da rispettare

I medici di base e le prestazioni specialistiche, gli esami diagnostici ei costi delle medicine sono i nuovi fronti aperti nella più grande crisi della sanità umbra, ma non solo.  Per quanto riguarda i medici di famiglia in tutta Italia c’è sofferenza perché manca il ricambio generazionale, mancano nuovi medici e questo si trasforma poi, per il cittadino, in una forte penalizzazione e in un gap socio-economico che evidenzia sempre più chi è in una oggettiva situazione di difficoltà finanziaria. 

Ma quali sono i problemi?  Tanti e i medici di famiglia lo hanno più volte evidenziato sia in occasioni pubbliche che in conversazioni private magari con i propri assistiti che chiedevano spiegazioni sulle tante disfunzioni della sanità pubblica.  L’ultima grana riguarda le prescrizioni di farmaci messe sotto stretta osservazioni in nome del risparmio.  Troppo sotto osservazione e spesso con evidenti contraddizioni.  Cosa dicono i medici?  E’ difficile districarsi nelle tante circolari e indicazioni tassative e si rischia in prima persona perché la Regione ha spiegato in maniera lapidaria che c’è la possibilità di essere messi sotto accusa per “danno erariale” per una prescrizioni non in linea con le indicazioni ufficiali.  Eppure un professionista formato per quasi 10 anni e poi a lavoro sul campo dovrebbe ben conoscere le esigenze del proprio assistito, sicuramente meglio di chi da lontano scrive spesso cervellotiche indicazioni e prescrizioni.  Ci spiegano alcuni medici che “ogni paziente ha una sua storia personale e poi conta anche l’età.  In alcuni casi anche la sola variazione del packaging dello stesso farmaco crea difficoltà.  Ora siamo obbligati a prescrivere per una data patologia il farmaco a più basso costo in assoluto”.  In pratica il medico diagnostica la patologia ma poi la cura è uguale per tutti, non solo non viene presa in alcuna considerazione il rapporto costo/beneficio, l’unico vero e reale in termini curativi.  Poi ci sono i tetti prescrittivi dei farmaci che sono a parziale o totale carico della sanità pubblica e anche qui il discrimine è il costo e non il beneficio.

Ci svelano poi un arcano che riguarda l’abbattimento delle liste d’attesa che in Umbria è stato raggiunto in quota parte anche dalla decisione, sempre presa dall’alto, di tagliare coloro che erano in attesa per un esame diagnostico di prevenzione quindi con tempi stabiliti.  In pratica se il medico prescrive un esame diagnostico perché c’è il sospetto di una patologia anche grave o si accetta la prenotazione in giro per l’Umbria oppure si viene “dimenticati”.  C’è poi l’altra stranezza delle categorie di prenotazione per cui può capitare che effettivamente in ospedale ci sia posto ma non si è nella categoria giusta. Con questi “giochini” le liste d’attesa hanno avuto una prima decisa sfoltita ma solo perché chi ha potuto ha scelto il privato e gli altri sono stati obbligati a rinunciare o attendere in silenzio.  L’unica via d’uscita che può utilizzare il cittadino è il D.L. del 29 aprile 1998 n.124 che prevede nel caso in cui non venga erogato il servizio entro i 60 giorni di usufruire del privato per poi chiedere il rimborso alla USL defalcando l’eventuale costo del ticket dovuto, magra consolazione ma almeno si ha il servizio nei tempi previsti e al costo della sanità pubblica.

Ultimo capitolo, ma non per importanza, la qualità del lavoro per i medici di famiglia.  In questi anni la mancanza di professionisti nel settore si è andata aggravando e tutto questo si sapeva, molto bene, fin dal 2010.  Causa il numero chiuso ma nessuno è intervenuto per cambiare e oggi le conseguenze sono visibili, concrete.  In alcune aree non è assicurata l’assistenza medica, in altre sono i medici sottoposti a ritmi di lavoro insostenibili perché comunque devono fare i conti anche con la burocrazia asfissiante, con le esigenze di una popolazione sempre più anziana e quindi spesso con più patologie da gestire muovendosi a zig zag fra prescrizioni, direttive USL o regionali, circolari AIFA evitando conseguenze anche giudiziarie piuttosto gravi. La sanità soffre, i professionisti soffrono, i cittadini soffrono e le istituzioni non riescono a dare risposte in tempi brevi, sostenibili, anzi complicano, vietano in nome del risparmio cieco e senza prospettive, solo per ottenere il risultato finanziario e magari ottenere il premio ovviamente in denaro.




Jalosome Oral Barrier è il primo prodotto in distribuzione nato dalla sinergia tra Labomar e Welcare

Labomar, azienda nutraceutica italiana attiva a livello internazionale e quotata nel mercato Euronext Growth Milan, ha stretto un accordo di partnership con Welcare, fondata nel 2001 e acquisita da Labomar a giugno 2021, per la distribuzione di Jalosome Oral Barrier, il primo prodotto nato dalla sinergia tra le due aziende. E’ un dispositivo medico ideato e sviluppato da Labomar, che ne detiene il fascicolo tecnico, e distribuito da Welcare come integrazione di gamma della linea Jalosome. Si tratta di un passaggio molto importante nella crescita di Labomar Group, poiché è la prima referenza nata dalla sinergia tra la Divisione R&D di Labomar e quella di Welcare (Welcare Industries S.p.a. e Welcare Research S.r.l.), fabbricante e distributore di medical devices dedicati alla cura della cute lesa.

Il prodotto è stato presentato a Roma in occasione del congresso nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e al Congresso Nazionale AIRO (Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica) che si è tenuto a Bologna dal 25 al 27 novembre scorsi.

“Jalosome Oral Barrier è solo il primo di una lunga serie di prodotti che nasceranno dall’integrazione tra Labomar e Welcare” dichiara Walter Bertin, fondatore e AD di Labomar, “Le sinergie che le due aziende sono in grado di produrre, e che hanno già portato i primi concreti risultati, dimostrano l’alto valore strategico e industriale dell’operazione che ha permesso di arricchire la nostra visione aziendale e di rafforzare la nostra posizione come Gruppo. Il valore aggiunto generato dall’integrazione è superiore al valore delle due realtà stand alone e dimostra, una volta di più, come la strada intrapresa da Labomar sia quella giusta. Sono sicuro che saremo sempre più protagonisti in un comparto di grande interesse a livello nazionale e internazionale come quello dermatologico”.

Jalosome Oral Barrier va ad arricchire la linea Jalosome di Welcare, costituita da prodotti – gel e crema – specifici per il trattamento delle lesioni della cute causate dai cicli radio e chemioterapici e per la riduzione del dolore associato. La linea si colloca nell’ambito delle terapie di supporto per il paziente oncologico, con l’obiettivo di ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti di radio e chemio terapia. Il prodotto esplica la sua azione antidolorifica grazie alle proprietà mucoadesive che gli permettono di formare una barriera protettiva sulla mucosa orale. Questo film protettivo favorisce la guarigione delle lesioni e mantiene l’ambiente idratato e lubrificato grazie a ingredienti attivi dall’azione lenitiva, riparatrice e antinfiammatoria quali acido ialuronico, aloe vera e pantenolo.  Il dispositivo medico trova quindi impiego nel trattamento di mucositi da radioterapia e chemioterapia, afte, ulcere, stomatiti aftose ricorrenti, interventi chirurgici del cavo orale, estrazioni difficili, implantologia, ulcere traumatiche da protesi e apparecchi ortodontici.

Fondata da Walter Bertin nel 1998 a Istrana, in provincia di Treviso, Labomar è una società specializzata nello sviluppo e produzione di integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti a fini medici speciali e cosmetici per conto terzi. Vanta un dipartimento di ricerca e sviluppo strutturato e all’avanguardia con una particolare vocazione all’innovazione, una squadra commerciale in grado di rispondere tempestivamente alle richieste del mercato e un’elevata differenziazione di prodotto, anche grazie ai brevetti e formule proprietarie. Labomar ha chiuso il 2021 con ricavi consolidati pari a circa 65,4 milioni di euro, in incremento del 7,1% rispetto al dato consolidato realizzato nel 2020. 

Nel corso del 2021 Labomar ha acquisito il 70% del Gruppo Welcare, composto da Welcare Industries Spa e Welcare Research Srl, aziende produttrici di medical devices dedicati alla cura della pelle con sede ad Orvieto. E’ stata inoltre costituita LaboVar Srl – partecipata al 51% da Labomar – per la vendita di prodotti nutraceutici su piattaforma e-commerce nel mercato cinese. Labomar ha poi acquisito il controllo totale di Labiotre Srl, società toscana specializzata nella produzione di estratti vegetali, integrando appieno il concetto di filiera sostenuto dalla società.

Labomar crede profondamente in un sistema aziendale fondato sulla sostenibilità, sull’attenzione alle persone, all’ambiente e alla comunità, e per questo motivo ha cambiato il proprio statuto divenendo Società Benefit: il nuovo status giuridico, introdotto in Italia nel 2016, formalizza la scelta di puntare su un modello di sviluppo responsabile, sostenibile e trasparente, che integra gli obiettivi economico-reddituali con aspetti di natura sociale e ambientale.