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Magdi Cristiano Allam, su invito della Fidapa, spiega il rapporto donne-Islam

Domenica, 20 novembre alle ore 16,30 presso Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, si è svolto il Convegno del Distretto Centro di FIDAPA, BPW Italy, intitolato “Donne ed Islam”, incontro dibattito con Magdi Cristiano Allam. Si è trattato del primo dei tre eventi che il Distretto ha dedicato alla lotta contro la violenza sulle Donne, nei quali si posta l’attenzione sia alla situazione interna al nostro paese che a quanto accade nelle parti calde del mondo. Questo primo incontro ha voluto essere un incipit all’insegna della conoscenza, della formazione che potesse fornire ai partecipanti uno strumento in più per poter cercare di comprendere il perché di avvenimenti aberranti dei quali abbiamo notizia dai mezzi di informazione, possano essere compiuti nel nome di un credo religioso ed essere considerati normali dai regimi teocratici che guidano più di uno Stato del nostro oriente. E’ stato un pomeriggio avvincente e particolarmente interessante nel quale Magdi Cristiano Allam ha fornito un’analisi dotta ed approfondita della figura femminile nella religione islamica che ha coinvolto un pubblico numeroso e attento.
L’evento condotto dalla Presidente del Distretto Centro Anna Maria Turchetti, alla presenza della Tesoriera Distrettuale Stella Brozzetti, con il collegamento con la Vice Presidente Beatrice Brozzetti, della Presidente della Sezione ospite Francesca Compagnucci e della Sezione Civitavecchia Maria Cristina Ciaffi ha visto la partecipazione di molte Socie. Erano presenti la sindaca di Orvieto, Roberta Tardani, alcuni componenti di giunta e consiglio comunale, il presidente della Fondazione Museo Faina, Daniele Di Loreto, il preside della Sezione Umbria Fernando Sanzò ed il delegato della delegazione di Orvieto Mario Angelo Mazzi entrambi dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerulasemme, Patrizia Ceprini per il Rotary Club Orvieto, Raffaele Davanzo dell’Istituto Storico Artistico dell’Orvietano, llaura Ricci e Laura Cioni del “Filo di Eloisa”.




Le opposizioni unite, “basta con lo smantellamento della sanità pubblica”, presidio il 29 novembre sotto il Palazzo del Popolo

Cosa rimane del diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione, di fronte allo scenario delineatosi per la sanità pubblica del nostro territorio? Cosa rimane se l’assenza di programmazione, organizzazione e progettualità, investimenti e razionale distribuzione delle risorse, ne stanno colposamente e dolosamente segnando il destino? Cosa rimane se i proclami delle passerelle pre-natalizie si scontrano con il deficit di organico, la mancanza di assunzioni e formazione, il taglio al fondo integrativo dei lavoratori del comparto? Cosa rimane se la reale impossibilità di accesso ai servizi pubblici di cura e diagnostica costringe chi può permetterselo a rivolgersi a strutture private e chi non può permetterselo a rinunciarvi? La drammatica emergenza pandemica ha portato l’evidenza di un’organizzazione sanitaria che è riuscita a non farsi travolgere del tutto solamente grazie alla dedizione, all’impegno, all’abnegazione ed al sacrificio dei dipendenti sanitari e nonostante il continuo tentativo del suo smantellamento da parte della giunta regionale e di quegli amministratori locali che fingono di non percepire che la situazione sia ormai ingestibile, arroccati dietro visioni miopi e ignari delle difficoltà di molti cittadini anziani , giovani e donne all’accesso alle cure e alla salute.

Nelle intenzioni della parata del 29 novembre è evidente la volontà di placare gli animi con proclami grandiosi, ma è ormai più che preoccupante e chiaro che la giunta regionale ed il centro destra abbiano abdicato alla tutela della salute per tutti. Lo sciagurato proposito di trasformare i luoghi e le modalità di assistenza sanitaria in modelli dettati da logiche privatistiche di profitto è ormai evidente nel proliferare di cliniche private nemmeno convenzionate che legittimamente decidono di farsi interpreti di una “domanda di salute” che in Umbria si è deciso di ignorare. Perché incontrarsi ad Orvieto sul tema della Sanità se non per mettere a disposizione della politica dell’amministrazione e non della Città le istituzioni sanitarie regionali? Rifiutiamo la strumentalizzazione ed i proclami, rifiutiamo la strumentalizzazione delle fragilità, dei bisogni e delle istanze dei cittadini. Oggi è prioritario ridisegnare il modello ed invertire la rotta, imponendo un cambio di marcia. La Sanità di cui gli Orvietani hanno bisogno deve necessariamente partire dalla centralità di un proprio Distretto Sanitario come fulcro del progetto dove sono prioritari la valutazione dei bisogni, la prevenzione, la sanità di iniziativa, la capacità del lavoro multidisciplinare, la garanzia di una continuità ospedale- territorio e un assicurato accesso alle cure a tutti i cittadini. Contestualmente c’è l’urgenza di ripensare l’ospedale cittadino non solo per l’erogazione dei servizi essenziali ma attraverso logiche di organizzazione capaci di valorizzare il suo ruolo qualificato di emergenza urgenza e diagnostica. Solo così potrà tornare ad essere adeguato alle aspettative di pazienti e professionisti e alle esigenze di rilancio di un vasto territorio interregionale. Una riconversione strutturale, considerando anche la forza lavoro, in una direzione più stabile, consentirebbe di immaginare non la sopravvivenza del nosocomio ma il suo ruolo propulsivo utile ad una concezione politica della regione come regione aperta alla collaborazione con le regioni circonvicine.

La qualità del servizio di emergenza urgenza è essenziale perché ad ogni cittadino che si trova in apparente o reale situazione di pericolo di vita deve essere garantita un’assistenza giusta e veloce. Ma è essenziale anche per un sistema sanitario costruito con logica di servizi distinti e integrati almeno a scala intraprovinciale tra Terni, Narni-Amelia e Orvieto. Il territorio orvietano deve appartenere ad un sistema, non può essere trattato con logica residuale. Anche il tema della diagnostica è importante per garantire che tutti i cittadini possano essere garantiti rispetto alle patologie tempo dipendenti. Lo scorso 31 maggio il Consiglio comunale, consapevole di tutto ciò, ha approvato all’unanimità una mozione che prevedeva che i seguenti punti trovassero spazio nella programmazione regionale ma a niente è servito, a niente è servita l’unanimità del Consiglio e la concordanza tra tutte le forze dell’assise. La distanza tra ciò che c’è scritto e ciò che ha deciso il governo regionale è evidente. Ci chiediamo, e la città tutta dovrebbe chiedersi: cosa ha fatto il Sindaco Tardani per attuare quell’atto unanime del Consiglio comunale? E se ha fatto quello che doveva, dovendo ora prendere atto della distanza delle decisioni contenute nella DGR del 5 ottobre dalla volontà del Consiglio, cosa intende fare? L’iniziativa del 29 sancisce come agli occhi di chi governa oggi la città gli interessi dei cittadini siano secondari alle logiche di partito.

E’ evidente che ad Orvieto come a Perugia ci sia una sostanziale assenza di visione strategica del sistema sanitario per lo sviluppo civile ed economico dell’Umbria e per il suo ruolo di ambito sviluppatore di servizi di qualità nell’Italia centrale e di connessa attrattività interterritoriale, ciò che ci riguarda da vicino. Più evidente è l’assenza del ruolo di servizio interregionale degli ospedali e dei servizi sanitari territoriali delle zone di confine, come è quella di Orvieto, dove nei fatti non si garantisce proprio un bel nulla, visto ciò che è successo in tanti anni fino ad oggi, ossia un progressivo impoverimento di strutture, dotazioni tecnologiche, quantità e funzioni del personale, organizzazione e consistenza dei servizi. Oggi è evidente come l’interrelazione/integrazione con i DEA di secondo livello (Terni e Perugia) sia solo formalmente affermata ma del tutto indefinita, quando invece sarebbe stato molto più logico e funzionale prevedere in questa parte dell’Umbria una rete ospedaliera con funzioni differenziate e coordinate tra Terni, Narni-Amelia e Orvieto; La rete delle Case di comunità, insufficiente dal punto di vista quantitativo se devono essere il punto in cui la medicina di territorio si salda con la sicurezza e il benessere della popolazione, indeterminata nei tempi e nei modi di realizzazione, senza indicazioni sulla funzionalità delle localizzazioni (tralasciamo qui ogni considerazione sull’impegno di milioni per la localizzazione della Casa della salute nell’ex ospedale di piazza Duomo). Ed infine la riduzione dei Distretti da 12 a 4, sostituiti con i COT (Centrali Operative Territoriali, i punti di presa in carico e di smistamento delle persone bisognose di cure), articolati in 1 Hub e 8 Spoke (i centri incaricati di garantire il percorso assistenziale del paziente), in diverse zone (Perugia, Terni, Spoleto, Città di Castello) e niente ad Orvieto. Cioè la perdita di ogni presenza nel ruolo e nelle funzioni gestionali e amministrative.

La logica seguita è chiara e pericolosa. Il governo regionale non parte dai bisogni di sicurezza e di garanzia del servizio sanitario per i cittadini, che comporterebbe sì una razionalizzazione, ma con attenzione agli sprechi, alle sovrapposizioni di strutture operative e di funzioni, alle funzioni di rete, al potenziamento dell’efficienza, all’attrattività extraregione, ecc. ecc. Né parte dal fatto che c’è un’occasione storica irripetibile, quella di poter disporre dei fondi del PNRR per fare un serio, approfondito, dettagliato piano di riorganizzazione del sistema sanitario, con l’obiettivo centrale e determinante di migliorare in modo significativo e strutturale il complesso delle risposte alle richieste di assistenza dei cittadini in ogni parte della regione. È l’ora di riprendere un cammino diverso specificamente per la sanità ma all’interno di una strategia politica di sviluppo regionale che valorizzi il ruolo dei territori. È l’ora di promuovere una discussione aperta e partecipata, di concerto con i cittadini, le associazioni, i sindacati e le forze politiche progressiste del territorio, i sindaci e gli amministratori locali, per costruire insieme un’alternativa ad un declino che il governo della destra in regione e nei comuni rischia di rendere irreversibile. Per tutti questi motivi parteciperemo, di concerto con i sindacati e le associazioni, al presidio in difesa della sanità pubblica e per il rilancio dei servizi sanitari e dell’ospedale, martedì 29 novembre alle ore 17:00 nella prossimità del Palazzo del Capitano del Popolo.

Partito Democratico Paolo Maurizio Talanti, Coordinatore Unione Comunale PD Orvieto

Leonardo Pimpolari, Segretario PD Orvieto Centro

Matteo Rossi, Segretario PD Ciconia

Silvia Fringuello, Segretaria PD Sferracavallo

Gilberto Settimi, Segretario PD Orvieto Scalo

Gruppo Partito Democratico Orvieto Martina Mescolini

Capogruppo in Consiglio Comunale

Gruppo Orvieto Civica e Riformista Giuseppe Germani, Capogruppo Consiglio Comunale Gruppo Siamo Orvieto Cristina Croce

Capogruppo Consiglio Comunale Gruppo Prima gli Orvietani – CivicX per Orvieto Franco Raimondo Barbabella, Capogruppo Consiglio Comunale

Partito Comunista Italia, Federazione di Orvieto Costantino Pacioni

Partito Socialista Italiano