L’azienda agricola della Fondazione Faina si rilancia e investe 340 mila euro in nuovi mezzi

La Fondazione Faina, che gestisce l’azienda agricola di 320 ettari di seminativo e 250 ettari di terreno boschivo, ha rinnovato il proprio parco macchine con trattori di ultima generazione, acquistati con un investimento complessivo di 340 mila euro, utilizzando in parte il contributo pubblico per l’innovazione tecnologica in agricoltura. Lo annuncia il Presidente, Daniele Di Loreto che in una battuta sintetizza il concetto che l’agricoltura sostiene la cultura e per questo occorre continuare ad investire per mantenere questo importante asset che consente di sostenere le spese di gestione del museo.

L’azienda agricola, i cui terreni sono ubicati in parte nel territorio del Comune di Castel Giorgio e in parte in quello di Orvieto, produce: grano, orzo, girasole, colza e foraggere.  A dirigerla è l’agente agrario, Stefano Pelorosso e si avvale di due operai agricoli, Stefano Bellitto e Onorio Mazzocchini, tutti dipendenti della Fondazione, cui si aggiungono due operai avventizi per i periodi di maggiore concentrazione delle lavorazioni.  L’attività agricola è seguita per la parte tecnica dal Prof. Antonio Pierri, docente di economia ed estimo rurale all’Università di Perugia, nominato Consigliere della Commissione Amministratrice della Fondazione Faina dal Direttore del Dipartimento di scienze agrarie, alimentari ed ambientali dell’Università, mentre la parte amministrativa è affidata al Segretario Amministrativo della Fondazione, che dal 1° luglio è Patrizia Lazzarini.

Un team di valore e di comprovata esperienza la cui capacità e competenza è dimostrata dagli eccellenti risultati raggiunti nella produzione, evidenzia al riguardo il Presidente della Fondazione.




Comune e USL tirano dritto, la Casa di Comunità si fa in Piazza Duomo nonostante i dubbi e l’immobile alla Piave

Durante il consiglio comunale del 28 luglio è tornata protagonista la sanità orvietana con un’interrogazione presentata dai gruppi di opposizione. Ha risposto la sindaco in qualità di assessore alla Sanità. La prima risposta è indirizzata a coloro che sono da sempre critici sulla scelta dell’ex-ospedale per la Casa di Comunità, tra questi anche noi di OrvietoLife, “i fondi stanziati per gli interventi sul territorio sono ampiamente sufficienti a coprire le spese per la ristrutturazione e la messa in sicurezza degli spazi e le risorse provengono sia dal Pnrr che dal bilancio della USL Umbria2”.

Roberta Tardani ha poi specificato l’ammontare delle risorse per la Casa e Ospedale di Comunità previsto in piazza del Duomo, circa 8 milioni per la ristrutturazione, l’adeguamento degli impianti e l’arredamento e le attrezzature. Come Orvieto Life abbiamo chiesto a alcune ditte, senza potere entrare ovviamente, un’ipotesi e solo per ristrutturare e ammodernare una rete elettrica che, se fosse di un’azienda privata, allo stato dell’arte sarebbe totalmente inadeguata, hanno indicato una cifra intorno ai 6 milioni di euro. Quindi, per tutto il resto e in particolare per le attrezzature mediche, rimarrebbero circa 2 milioni. In mezzo ci sono gli appalti e, con il gioco dei ribassi, e magari dei successivi adeguamenti, le cifre potrebbero quadrare (in una prima fase). Ci rimane il legittimo dubbio sulle scelta fuori tempo massimo di scegliere l’ex-ospedale per la Casa di Comunità quando “illo tempore” la stessa USL acquistò con destinazione vincolata, una porzione della Caserma Piave per gli stessi servizi. L’atto è datato 2008, sindaco Stefano Mocio. Da allora non si è mossa una virgola ma soprattutto i cittadini, non solo orvietani, non hanno avuto a disposizione un servizio adeguato e in uno spazio dedicato per oltre 15 anni. Il tutto perché si è convinti che a piazza Duomo è già tutto pronto, e non lo è, servono 8 milioni di euro. Il problema è favorire l’economia cittadina? Sembra molto un falso problema visto che l’area commercialmente più depressa è proprio quella intorno alla ex-Caserma mentre nella zona del Duomo si può contare sui flussi turistici e sugli uffici pubblici e privati concentrati in un’area piuttosto ristretta. Anche la questione traffico non è secondaria. Siamo in piena zona turistica e lì dove non si vogliono auto le andiamo a cercare facendole passare accanto all’area più di pregio della città.

Torniamo alla Piave. E’ vero, è da ristrutturare ma è lì e oggi, con il Pnrr si poteva immaginare anche l’affiancamento di altri servizi a partire da un nuovo parcheggio interrato a servizio degli utenti e dei dipendenti USL e di cittadini e turisti. E invece sembra che ci andrà un archivio, quindi con costi di ristrutturazione, spese di gestione, ma tutto va bene, ci mancherebbe.

A breve verrà presentato il piano che prevede spese per 8 milioni di euro, una parte frontale del palazzo che dovrà gestire il Comune con nuovi costi di gestione per l’Ente, il grande punto interrogativo del personale USL e comunale, cioè altre spese, e poi il moloc della ex-Piave che la USL ha tenuto fermo, senza immaginarci nulla se non un archivio, forse, che deve essere manutenuto a prescindere dalla destinazione finale. Ma va tutto bene!