CNA costruzioni, con il blocco delle cessioni dei crediti a rischio 500 imprese e 2,5 mila posti di lavoro

La CNA torna a chiedere interventi urgenti per il settore edile penalizzato dal blocco della cessione dei crediti maturati con il Superbonus. Secondo un’indagine nazionale condotta dalla stessa associazione nella sola Umbria con il blocco del sistema sono a rischio 500 imprese del settore e oltre 2,5 mila posti di lavoro. La CNA chiede che il governo nazionale intervenga con urgenza per dare garanzia sulla chiusura dei cantieri che sono stati già avviati ma soprattutto per rassicurare le tante aziende oggi in bilico perché si è scelto di bloccare in corsa invece di modificare dopo la chiusura della fase dei lavori, l’intero sistema dei bonus edili. “Sono mesi che denunciamo questo rischio e in questi giorni le imprese stanno concretamente ricevendo lettere dalle banche – afferma Pasquale Trottolini, responsabile di CNA Costruzioni Umbria -. Non c’è più tempo da perdere.”

Dopo l’approvazione della legge di Bilancio 2022 che confermava la possibilità di effettuare lo sconto in fattura e di cedere i crediti fiscali agli intermediari finanziari, le domande presentate all’Enea sono aumentate dell’80%. “Basti pensare – aggiunge Trottolini – che in Umbria sono passate dalle 1.586 di fine 2021 alle attuali 2.872. Parliamo di un valore economico di 535 milioni di euro, di cui solo il 70% concluso, mentre altri 200milioni restano tuttora appesi.” Le domande presentate a livello regionale sono relative a 1.431 abitazioni unifamiliari e 849 cosiddette unità immobiliari funzionalmente indipendenti, con investimenti rispettivamente di 161milioni e 85milioni di euro, mentre 592 sono riferite a condomini, un numero pari a poco più del 20% delle pratiche ma con investimenti previsti che cubano per oltre la metà del totale.

“La stretta sulla cessione del credito obbligherà tante imprese a portare i libri contabili in tribunale perché, dopo aver concesso lo sconto in fattura, oggi si trovano con crediti che, a lavori ormai conclusi, non sono più in grado di cedere. Ma ci sono anche imprese che, pur non avendo applicato lo sconto in fattura, stentano a farsi pagare da privati che, a loro volta, avevano messo mano alla riqualificazione energetica e sismica dei propri immobili facendo conto sulla possibilità di cedere il credito agli intermediari finanziari, soprattutto banche, e oggi non possono più farlo.”

Le imprese umbre del settore Costruzioni (edili e impiantisti) sono circa 11mila, di cui quasi il 70% composto da ditte individuali poco patrimonializzate e a rischio di forte indebitamento per la mancanza di pagamenti di commesse già concluse. “Questo non potrà non avere effetti sul rating d’impresa e quindi sulla possibilità di accedere al credito bancario, i cui costi, peraltro, stanno salendo velocemente spinti dall’inflazione e dal rialzo dello spread. E questo è un autentico paradosso per imprese che, sulla carta, sono piene di commesse. Il Governo e il Parlamento non possono permettere che si verifichi un corto circuito di questo tipo. I dati dimostrano che il sistema dei bonus e la possibilità di cessione dei crediti rappresentano misure anticicliche che hanno permesso di aumentare il Pil, facendo fronte alla crisi pandemica e, ora, anche a quella provocata dal conflitto in corso. Ma sono anche misure utili e necessarie a riqualificare il patrimonio immobiliare. Li si vuole rimettere in discussione? Va bene, ma solo dopo aver sanato le situazioni pregresse, garantendo la chiusura dei cantieri già conclusi o avviati e la messa in sicurezza delle imprese delle Costruzioni. Sempre che la tenuta del sistema, la sostenibilità e il New Green Deal continuino ad essere una priorità per il Paese” – conclude Trottolini.




Orvieto intitola due strade simbolo del centro storico a Lea Pacini e Marcello Conticelli

Per decenni hanno operato per la valorizzazione della memoria storica della Città di Orvieto espressi nella creatività e nell’artigianato artistico che ha interpretato la cultura, la storia, la tradizione e la fede degli orvietani per la solennità del Corpus Domini, ed oggi, alla vigilia di questa festa fortemente identitaria per questa città, in segno di gratitudine per quanto hanno realizzato nel corso della loro vita, Orvieto intitola a Lea Pacini e Marcello Conticelli due luoghi simbolo

Nello stesso giorno, venerdì 17 giugno a partire dalle ore 10 si svolgerà infatti la duplice cerimonia di apposizione delle targhe di intitolazione: della piazzetta compresa tra Corso Cavour e via de’ Montemarte (detta di Fontana Secca ma ancora priva di denominazione) a LEA PACINI ideatrice e creatrice del Corteo Storico; e del tratto di strada compreso tra via del Popolo e Piazza Cimicchi (oggi denominata Via Vivaria) a MARCELLO CONTICELLI artigiano dei metalli ed artista di grande valore.

Tali intitolazioni fanno seguito alle mozioni approvate all’unanimità dal Consiglio Comunale, e avverranno alla presenza del Sindaco, Roberta Tardani, dei rappresentanti della Giunta e del Consiglio Comunale, dei rappresentanti dell’Associazione “Lea Pacini” e i familiari di Lea Pacini e Marcello Conticelli

Nel 1951, la Signora Lea Pacini – di cui lo scorso 19 febbraio sono stati celebrati i 30 anni dalla scomparsa – raccolse l’invito dell’allora Vescovo Mons. Francesco Pieri che le propose di ideare qualcosa che avrebbe potuto accompagnare la processione religiosa del Corpus Domini con il fine di ricreare e celebrare il Miracolo Eucaristico, facendo rivivere nella città una splendida atmosfera medievale. Fu l’inizio di un lavoro impegnativo di creazione dal nulla di un progetto grandioso, un’opera che impegnò senza sosta la Signore Pacini e i suoi collaboratori più stretti, sarte qualificate e persone di sua fiducia. Lei stessa cuciva, disegnava, dipingeva e guidava le sarte nel difficile compito di dare forma a quei meravigliosi abiti, pezzi unici realizzati rigorosamente a mano da sapienti mani artigiane. Ebbe la geniale idea di far sfilare anche cittadini illustri, conosciuti da tutti in città per il loro lavoro, per l’occupazione o per il ruolo che ricoprivano e ciò contribuì al fatto che, nel giro di poco tempo, le domande per entrare come figurante divennero numerose. Il Corteo divenne in breve un simbolo di serietà e rispettabilità. Esso rappresentava quel senso di appartenenza alla comunità cittadina che in precedenza si era perso. Di anno in anno la Signora Pacini scriveva a mano persino le convocazioni dei figuranti fino ad arrivare a 400 lettere. Seduta nella stanza alla sua scrivania, nella sala del Palazzo del Capitano del Popolo, la signora Lea sceglieva, vedendoli camminare verso di lei, i figuranti che sempre più numerosi si presentavano per il reclutamento. Ogni costume doveva essere assegnato nel modo più rigoroso possibile, ogni personaggio doveva saper interpretare l’abito che indossava e il conferimento di un costume non era mai casuale. Nel 1973 venne nominata Cavaliere al merito della Repubblica Italiana e nel 1991 fu promotrice dell’istituzione di un’associazione ad hoc per la continuità e la gestione del Corteo Storico, associazione che oggi porta il suo nome.

Marcello Conticelli – artista del ferro battuto – viene intitolata la strada sulla quale insisteva la sua bottega artigiana, attualmente denominata “Via Vivaria” (tratto compreso tra Via del Popolo e Piazza Cimicchi) riconoscendogli il grande valore umano e l’ingegno dell’artista che ha lasciato alla Città di Orvieto un grande patrimonio artistico. Proprio nella sua bottega di Via Vivaria, a due passi dal Palazzo del Popolo, egli creò innumerevoli opere d’arte. Solo per il Corteo Storico realizzò i disegni degli stendardi, ma anche gli scudi, gli spadoni, le armi, i camaglio, le gorgere, gli elmi, i pugnali, uno scettro di comando, le medaglie in smalto, le collane di rame, nonché la sommità della struttura che sorregge un grande stendardo con il vecchio stemma del Comune di Orvieto. Altro manufatto pregiato da lui creato è il nuovo Reliquario del S.S. Corporale a lui affidato dall’Opera del Duomo su disegno dell’Arch. Stramaccioni che attualmente sfila nella processione del Corpus Domini. Tra le altre opere d’arte da lui realizzate vi sono anche il Calice donato a Papa Paolo VI in occasione della sua visita ad Orvieto nel 1964; il Reliquiario di Santa Cristina di Bolsena nel 1980; le armature di epoca romana per il corteo storico di Bagnoregio; un trono e un ostensorio per la tradizionale festa di Santa Rosa a Viterbo. Nel 1973, Marcello Conticelli fu nominato Cavaliere al merito della Repubblica Italiana dal Capo dello Stato Giovanni Leone e nel 2011 gli fu assegnato il Premio “Il Pialletto d’Oro” come artigiano orvietano dell’anno. Egli realizzò moltissimi lavori tutt’ora presenti e visibili nella nostra città: insegne di alberghi, esercizi commerciali e addirittura dell’Istituto per Geometri di Ciconia. L’intitolazione della via che per decenni ha risuonato dei colpi di martello battuto sul ferro forgiato nella sua bottega, è il segno della riconoscenza all’uomo e alla grande eredità che ha lasciato attraverso opere che restano nel tempo e sono vanto dell’artigianato orvietano nel mondo.




Tornino i rintocchi delle campane del Moro e del Maurizio, la richiesta trasversale di Riccetti, “La mia Orvieto” e Olimpieri

In molti non si erano resi conto ma da alcuni anni, non giorni o settimane, i rintocchi delle campane della Torre del Moro e quelli della Torre del Maurizio non si sentono più. Complici il lockdown e i tanti problemi di quest’ultimo biennio abbondante silenziosamente un altro pezzo di storia di Orvieto è stato silenziato. Come sempre quando si discute di campane e suoni i cittadini si dividono in due, pro e contro, senza alcuna possibilità di dialogo. Intanto la petizione è arrivata oltre le 800 firme in pochissimi giorni e sicuramente l’amministrazione comunale per il Moro e l’Opera del Duomo per il Maurizio ne dovranno tenere conto. La questione arriverà anche in consiglio comunale grazie al consigliere Stefano Olimpieri. E la città parla, discute, sul rintocco delle ore, delle mezz’ore e dei quarti d’ora. Qualche “vicino” già teme di non poter più dormire; ma il problema vero sono le campane? Eppure ogni week-end torme di gente vociante, per utilizzare un eufemismo, si attarda nei locali, qualcuno con le casse in piena notte improvvisa dj-set ben oltre l’ora dedicata agli spettacoli e agli intrattenimenti regolarmente autorizzati, e con decibel sparati senza alcun controllo.

Non saranno le campane a disturbare, come non hanno mai disturbato nel corso dei decenni e dei secoli passati. Anzi, era un modo per ricordarsi qualche appuntamento, per i più piccoli di tornare a casa dopo aver giocato, un legame con la tradizione e la storia della città. Lucio Riccetti, Italia Nostra, sottolinea chiaramente, “ben venga il ripristino delle campane della torri del Moro e di Maurizio auspicato dal consigliere Olimpieri. Sulla Torre del Moro l’orologio è stato montato in tempi recenti (fine ‘800 primi ‘900) spostando la campana dalla torre del Palazzo del Popolo. Resto perplesso su un passaggio del testo di Olimpieri: se scrive che i rintocchi delle campane sulle due torri sono identitari per i cittadini orvietani, come fanno quegli stessi rintocchi ad essere fastidiosi?”. Intanto si potrebbe iniziare con la riattivazione dell’orologio e soprattutto con una migliore illuminazione del Moro, già sarebbe un bel segnale, in attesa di ripristinare le campane, magari con accorgimenti tecnici che oggi sono sicuramente possibili ma non cancelliamo la tradizione, la storia, l’identità in nome di una richiesta di silenzio che nel passato, anche recente, non aveva mai interessato le campane civiche del Moro.




MCC rilancia su CRO, pronti a prendere tutta la banca e la Fondazione cosa farà?

La Cassa di Risparmio di Orvieto non parla più il dialetto di Bari. MCC ha completato l’iter per l’acquisto del 73,57% di CariOrvieto in mano alla Popolare di Bari per un prezzo di circa 28 milioni di euro. Rimane la partecipazione del 26,43% in pancia alla Fondazione Cro a un prezzo di carico di circa 9,9 milioni di euro. Così MCC a guida Bernardo Mattarella ha definitivamente sistemato lo schema che prevede le due controllate separate con Popolare di Bari che dovrà continuare il difficile percorso di risanamento dei conti.

La vera notizia riguarda il prossimo futuro di CariOrvieto. Bernardo Mattarella nel cda del 13 giugno ha delineato le prossime mosse che vedono MCC pronto ad acquisire il controllo della banca orvietana anche della quota in mano alla Fondazione. E’ l’ipotesi in campo da tempo anche in virtù della ricapitalizzazione di CRO per circa 30 milioni di euro. Tutto è legato proprio a questa iniezione di liquidità per rafforzare i principali indici patrimoniali. Cosa farà la Fondazione? L’ente guidato da Libero Mario Mari potrebbe decidere di avviare immediatamente il dialogo con MCC per definire l’uscita con il pagamento del prezzo di carico, probabilmente con uno sconto, oppure aderire all’aumento di capitale pro-quota o ancora di non aderire e vedere la propria quota fortemente diluita senza ricevere in cambio denaro. Dal canto suo MCC con il 100% della banca orvietana in mano potrà poi decidere se proseguire con suo rafforzamento o metterla sul mercato, nonostante le piccole dimensioni la rendano poco appetibile, per concentrarsi sull’altra controllata proprio quella Popolare di Bari che ha portato in eredità CariOrvieto.

Sarà quindi un’estate molto calda tra Palazzo Coelli, Piazza della Repubblica e Roma con delle trattative che magari sono già in corso e una promessa fatta dal presidente della Fondazione, Libero Mario Mari, direttamente a OrvietoLife, “ribadisco che non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e comunque quando arriverà coinvolgeremo tutti gli organi istituzionali preposti e anche la città perché l’impegno è importante e tutto verrà deciso nella massima trasparenza e nell’interesse della banca e della città”.  Il tempo del coinvolgimento della città, delle associazioni imprenditoriali e degli organi istituzionali è arrivato.