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CNA, terzo aumento del prezzo del pane per il rincaro dei costi, “l’alternativa è spegnere i forni”

“L’economia umbra, cosi come quella italiana, è costretta ancora una volta ad affrontare difficoltà crescenti. Se la guerra in Ucraina non finirà presto andremo in recessione, mentre i prezzi dei beni di primo consumo continueranno ad aumentare. In questo scenario anche i panificatori, alle prese con i rincari eccezionali dei costi dell’energia, delle materie prime e dei trasporti, si apprestano a varare il terzo aumento consecutivo dei prezzi dei prodotti da forno”. Una decisione obbligata, quella dell’ennesimo aumento, annunciata a malincuore dal coordinamento dei panificatori aderenti a CNA Umbria, costituito nei mesi scorsi e composto da 17 imprenditori in rappresentanza degli iscritti all’associazione e dei diversi territori della regione: Luigi Bonucci, Giorgio Cecchini, Claudio Puccetti, Francesca Galletti, Mauro Passagrilli, Doriano Cangi, Silvia Duranti, Fabio Pioppi, Davide Mela, Nazzareno Pizzoni, Piero Perella, Federico Argenti, Giuliano Latini, Giampiero Rossetti, Tiziano Brunetti e Sandro Lisarelli. In Umbria sono attivi, tra produzione e rivendita, circa 500 panifici.

“L’unica alternativa all’aumento dei prezzi è quella di spegnere i forni e chiudere le nostre attività – dichiara Luigi Bonucci, il portavoce del coordinamento-. L’Italia è un paese di trasformazione e la nostra dipendenza dalle forniture estere per frumento duro e tenero, mais, gas ed energia elettrica espone anche le nostre imprese alle turbolenze dei mercati internazionali. Purtroppo l’incremento dei prezzi che ci accingiamo a varare potrebbe non essere l’ultimo se non ci saranno cambiamenti veloci degli scenari in cui ci troviamo a operare. Il protrarsi della guerra in Ucraina ha intensificato le tensioni sui prezzi di tutte le materie prime, e in particolare su quelle agricole, inserendosi in una situazione preesistente di forti speculazioni e di grandi incertezze, iniziate già prima dello scoppio del conflitto e che avevamo denunciato da tempo. Basti pensare che negli ultimi mesi il costo della farina ha registrato aumenti di circa il 60%, aggiungendosi alla scarsità di prodotti come uova, latte e derivati e ai rincari eccezionali dei costi energetici, con picchi di oltre 300 %, sia per il gas che per l’energia. Gli operatori del settore stanno vivendo lo stesso disagio dei consumatori ma non sono più in grado di sopportare i continui aumenti dei costi di produzione. – continua Bonucci -. Queste sono le ragioni che ci stanno spingendo, nel giro di pochi mesi, verso il terzo rincaro dei prezzi, sia per il pane che per la pizza, le focacce e i dolci”. Oggi il prezzo medio al chilo è di 2,80 euro per il filoncino da mezzo kg, mentre per quello da 1 kg è di 2,20 euro.

“Noi – dichiara Francesco Vestrelli, responsabile regionale di CNA Produzione – pensiamo che, per colmare le criticità strutturali del sistema di dipendenza da Paesi esteri, soprattutto sulle materie prime alimentari, si debba investire seriamente nella costruzione o nel rafforzamento delle filiere produttive locali, nella fattispecie in quella del grano duro e grano tenero; filiera all’interno della quale, oltre agli agricoltori, possono e devono giocare un ruolo di primo piano le imprese di trasformazione. Riteniamo che i tempi siano maturi perché anche la Regione assuma una posizione chiara in merito al ruolo che vuole riconoscere a queste imprese, che vogliono sapere se, nel prossimo futuro, saranno o non saranno ammesse agli incentivi a sostegno degli investimenti previsti dal nuovo Piano di sviluppo rurale (PSR), cosi come vogliono sapere con chiarezza se ci saranno incentivi all’autoproduzione dell’energia e sostegni per l’inserimento di nuovo personale. Di fronte a difficoltà crescenti è necessario che, a livello regionale, si faccia presto chiarezza anche su questo fronte perché – conclude Vestrelli – il tempo delle decisioni non può più essere rimandato.”




La sanità orvietana è malata

Con grande rammarico e preoccupazione, ma anche con molta rabbia, devo far presente all’assessore alla sanità, nonché sindaco di Orvieto, Dott.ssa Roberta Tardani, che la situazione del nostro ospedale è drammatica. Nonostante i Suoi appelli alla Presidente Tesei e le Sue recenti ottimistiche previsioni sul futuro della sanità locale, persistono criticità intollerabili.

Faccio degli esempi per rimanere sul concreto. Ad Orvieto abbiamo un day hospital oncologico che lavora con grandissimo impegno, con personale preparato e sempre disponibile. Ma un day hospital non è un reparto vero e proprio. Ciò significa che ha delle limitazioni enormi in termini di operatività e di risorse. Per esempio, nei festivi (sabato e domenica, e durante le feste) rimane chiuso. Questo significa che chi si deve curare, chi deve far le chemioterapie deve sottostare ad interruzioni del protocollo. I tumori purtroppo non rispettano le chiusure nei festivi, vanno avanti. Come possiamo fare per risolvere la situazione? Di quali risorse abbiamo bisogno per far si che i malati oncologici possano ricevere le cure di cui hanno bisogno 365 giorni all’anno?

Secondo problema: i protocolli covid. Mi chiedo: come si fa, a distanza di due anni, a non aver ancora previsto dei protocolli di accesso alternativi per i malati oncologici? Se un malato oncologico ha il covid (anche in forma lieve, asintomatica) non può accedere alle cure. Ma siamo matti? Capisco che la pandemia ha sottratto attenzione e risorse a tutte le altre patologie, ma qui si rischia la pelle. Il day hospital oncologico non cura le dermatiti (ammesso e non concesso che le dermatiti possano attendere). Allora mi chiedo: quali soluzioni possono essere trovate per far si che chi deve curarsi possa farlo senza interruzioni assurde dovute ad ottusi protocolli?

Esiste un direttore del presidio sanitario di Orvieto? L’assessore è a conoscenza dei problemi sopra evidenziati? La prossima volta che leggeremo che va tutto bene e che a breve risolveremo tutti i problemi, chiediamoci come. Iniziamo dalle cose concrete, non dalla propaganda. Non parlo di altre questioni perché altrimenti dovrei scrivere un libro. Mi dispiace per gli operatori sanitari che devono lavorare in condizioni assurde, ma mi dispiace ancora di più per i pazienti, che non ricevono le cure che meritano. I pazienti che hanno avuto esperienze negative dovrebbero unirsi e fare presente quello che non va. Intanto, attendo risposte sulle due questioni da me sollevate.




Il 24 luglio in Piazza del Popolo lo spettacolo di Maurizio Battista “Tutti contro tutti – summer edition”

Il calendario unico degli eventi estivi  “Orvieto Always On” si arricchisce con uno dei comici più conosciuti e popolari, Maurizio Battista con lo spettacolo  “Tutti contro tutti – Summer edition”  che andrà in scena domenica 24 luglio alle 21 in piazza del Popolo

“Tutti contro tutti – Summer edition” – È proprio vero che si è destinati a vivere tutti contro tutti? Che si è costretti ad assecondare i ritmi frenetici di una vita mandandola spesso fuori giri? Che i social sono l’unico momento di aggregazione o non piuttosto il modo migliore per alienarsi e soffrire di solitudine? A queste e a tante altre domande l’attore romano risponderà nel suo nuovo show che, con la sua indiscutibile capacità di far ridere, riuscirà sicuramente a unire tutti gli spettatori nel divertimento e le risate. Perché la risata – afferma il comico romano – udite udite: unisce tutte le persone. Visto che la cosa più bella che abbiamo in questa vita, sono proprio gli altri! Oddio, non proprio tutti, eh…”.

I biglietti dello spettacolo organizzato dalla Skyline Productions e dalla AR Spettacoli sono già disponibili in prevendita sui circuiti Ticket One a partire da 28,50 euro




I tanti misteri e le poche certezze delle liste d’attesa per le prestazioni sanitarie

La sanità pubblica è il vero termometro del funzionamento dei servizi pubblici. Lo sanno bene tutti gli amministratori pubblici che con la sanità hanno un rapporto di amore-odio, perché basta poco per andare dalle stelle alle stalle. Il problema principale riguarda le prestazioni ambulatoriali e specialistiche con tempi di attesa che sono, in alcuni casi, biblici. A chi non è capitato di recarsi al CUP o in farmacia e sentirsi dire che non c’è posto fino al…2023 o che si è in lista di attesa. La parolina magica è “lista d’attesa” e si entra in un limbo senza tempi certi.

Ci sono arrivate numerose segnalazioni come quella riguardante una richiesta di visita diabetologica inserita in lista di attesa, o quella per un esame radiografico con la stessa persona che in un caso ha visto rispondersi che in pochi giorni avrà la sua prestazione in un’altra è stato inserito anch’egli in lista d’attesa. E poi abbiamo visite cardiologiche, sempre in stand-by e chi più ne ha più ne metta. Per un semplice visita oculistica posto c’era a Amelia o Foligno, mentre a Orvieto liste chiuse per tutto il 2022, per il 2023 si vedrà. E intanto? O si fa il pendolare della salute in giro per l’Umbria oppure ci si rivolge alla sanità privata, sempre più presente sul territorio, e in pochi giorni con relativo pagamento, si hanno i risultati.

Le liste di attesa sono il vero tallone d’Achille della sanità e a Orvieto la situazione percepita è ancora più grave perché sembra non bastare l’ospedale che anzi in alcuni casi diventa una sorta d’imbuto che rallenta i procedimenti. L’altra questione riguarda i cittadini-pazienti che rimangono spaesati di fronte a tempi anche molto lunghi che spesso non si conciliano con visite specialistiche che necessitano di esami clinici specifici. E allora le farmacie che offrono il servizio CUP si trovano a dover rispondere alle domande più disparate figlie proprio della preoccupazione e del timore che non si riesca a avere la prestazione richiesta nei tempi utili. Le domande più operative sono “quando e a che ora mi chiamano?” e ancora “chiamano al cellulare o a casa?” oppure “ma posso scegliere il medico quando mi chiamano?” A tutte queste domande le farmacie non riescono a rispondere perché il sistema non permette di “vedere” oltre la semplice richiesta di prestazione. Le domande sembrano banali ma non lo sono assolutamente. C’è chi lavora e ha orari da rispettare, chi non sta in casa, chi ha necessità di essere controllato da un medico in particolare e chi deve avere i referti entro un data.

Ma perché si deve attendere tanto? La carenza di personale è la prima causa, poi c’è l’organizzazione generale dei servizi che in questi anni, complice anche la pandemia, hanno notevolmente appesantito il sistema e allungato i tempi di risposta del servizio sanitario nazionale. Rimane aperto l’annoso dibattito sulle prestazioni in intramoenia che dai cittadini sono viste come corsie preferenziali utilizzate spesso in maniera dolosa dai medici. In realtà queste prestazioni vengono erogate fuori dall’orario di lavoro quindi non vanno a confliggere con il servizio pubblico e, secondo quanto indicato dal CIMO (uno dei principali sindacati medici) “se i tempi di attesa massimi previsti dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa non vengono rispettati, i pazienti hanno il diritto di ottenere la prestazione richiesta in intramoenia pagando solo il costo del ticket: una disposizione che puntualmente non viene rispettata a causa dei maggiori costi che ricadrebbero sulle Aziende”. Ma quali sono i tempi medi? Chi deve applicare questa regola? Quali sono i tempi d’attesa massini? La Regione Umbria ha un sistema semplice, il medico di famiglia sulla ricetta inserisce una sigla che indica i tempi massini di attesa che sono:

  • Urgente   – Accesso in Pronto Soccorso
  • Priorità U – URGENZA  (Urgenza differibile, attesa massima 3 giorni)
  • Priorità B – BREVE  (Attesa massima 10 giorni)
  • Priorità D – DIFFERITA (Attesa massima 30 giorni per le visite o 60 giorni per gli accertamenti)
  • Priorità P –  PROGRAMMATA (Attesa massima 120 giorni).

Attenzione, perché i tempi di attesa massimi riguardano l’intera Regione, quindi il paziente di Orvieto potrebbe vedersi prenotato a Perugia o Città di Castello con ovvi problemi logistici soprattutto per quella fascia di popolazione più anziana o per chi lavora anche come libero professionista.

Rimangono in sospeso alcune domande. Perché a Orvieto la percezione sui tempi d’attesa sono così negativi? Perché solo in alcuni CUP si possono avere tutte le informazioni mentre in altri, cioè le farmacie, praticamente nessuna? Perché non indicare degli orari specifici per le chiamate? Attendiamo risposte!




Il Pozzo di San Patrizio entra nella rete mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco

Il Pozzo di San Patrizio di Orvieto entra nella Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco. Il capolavoro di ingegneria realizzato da Antonio Da Sangallo il Giovane è stato inserito nel Global Network of Water Museums (WAMU-NET) che attualmente comprende oltre 70 musei e istituzioni di 30 diversi paesi: dall’Italia all’Olanda, passando per Spagna, Francia, Regno Unito, Germania, Croazia, Romania, Cina, Corea del Sud, India, Turchia, Marocco, Burkina Faso, Uruguay, Messico, Stati Uniti e altri ancora. La Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua ha sede a Venezia ed è una delle 18 “iniziative faro” del Programma Idrologico Intergovernativo (IHP) dell’Unesco al Mondo, nonché l’unica a essere gestita dall’Italia. La missione, nell’ambito degli obiettivi dell’Agenda 2030, è promuovere il valore dei patrimoni acquatici ereditati, sia culturali che naturali. Musei e monumenti che aderiscono sono quindi impegnati, a vario titolo, nella realizzazione di progetti educativi sul valore dell’acqua e dello sviluppo sostenibile. 

“E’ un onore per noi – spiega il direttore esecutivo della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua, Eriberto Eulisse – poter accogliere un capolavoro come il Pozzo di San Patrizio di Orvieto all’interno della Rete che punta a promuovere un uso più consapevole dell’acqua e affermare un nuovo paradigma di sviluppo che abbia a cuore l’attenzione e il rispetto verso la natura. Riqualificare, tutelare e promuovere i patrimoni dell’acqua sia naturali che culturali su scala globale è lo stimolo per riportare l’attenzione verso quei capitali di conoscenza che nei secoli hanno generato modelli lungimiranti di gestione accorta dell’acqua. Per questo nella Rete WAMU-NET giocano un ruolo di primo piano non solo i musei in senso stretto ma anche gli eco-musei e i diversi patrimoni di civiltà delle acque, in quanto naturali prolungamenti di attività espositive e didattiche che coinvolgono tutto un territorio. Prosecuzioni che includono sia parchi e riserve naturalistiche che architetture e opere monumentali costruite per la loro speciale relazione con l’acqua, come appunto il Pozzo di San Patrizio.  Tutti questi patrimoni – aggiunge – costituiscono le preziose testimonianze di come attraverso i secoli e tramite un uso accorto e lungimirante dell’elemento liquido siano stati modellati veri e propri ‘paesaggi dell’acqua’ sia in ambito urbano che rurale. Valorizzando questi patrimoni di civiltà, arte e cultura, oggi si possono affermare anche nuove visioni e nuove politiche di sviluppo, volte a stimolare attività all’aria aperta e pratiche salutari di ecoturismo centrate sulla mobilità sostenibile”. 

“L’inserimento del Pozzo di San Patrizio di Orvieto all’interno della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco – commenta il sindaco e assessore alla Cultura e al Turismo, Roberta Tardani – oltre al prestigio di far parte di un importante circuito internazionale delle Nazioni Unite, ha una doppia valenza. Innanzitutto riporta l’incredibile opera di Sangallo, visitata ogni anno da 200mila persone, alla sua dimensione storica originale e alle funzioni per le quali venne commissionato e realizzato da Papa Clemente VII. Il messaggio che è impresso sulle mura del pozzo – quello che non aveva dato la natura lo procurò l’ingegno – dopo 500 anni oggi torna più che mai attuale e non potrà che essere amplificato dalle iniziative e dalle attività della Rete Unesco dei musei dell’acqua. Dal punto di vista della promozione, inoltre, l’adesione a WAMU-NET, la partecipazione agli eventi e alle campagne di comunicazione rappresenta un altro importante tassello di valorizzazione turistica del Pozzo di San Patrizio potendo entrare in un sistema di musei e monumenti dell’acqua su scala globale che raggiungono complessivamente un bacino di oltre 30 milioni visitatori all’anno. Entrambi gli aspetti trovano concretezza nel progetto che abbiamo recentemente presentato al Ministero della Cultura che punta da una parte ad accrescere la fruibilità del Pozzo di San Patrizio attraverso la realtà virtuale e la realtà aumentata e dall’altra, in linea con gli obiettivi del Programma Idrologico Intergovernativo dell’Unesco, a promuovere il turismo sostenibile creando percorsi esperienziali a piedi e in bici alla riscoperta delle principali ma meno conosciute testimonianze del patrimonio artistico di Orvieto collegate all’acqua e al sistema di approvvigionamento idrico della città”. 




Riccardo Marcelli, Cisl Umbria, “anche noi protagonisti delle politiche turistiche vogliamo partecipare a Orvieto capitale italiana della cultura 2025

Orvieto si candida a “Capitale Italiana della Cultura” per l’anno 2025 e la notizia suscita entusiasmo nella Cisl Umbria. Riccardo Marcelli, segretario regionale confederale ma anche per la Cisl coordinatore dell’area sindacale territoriale Terni – Orvieto, vede in questo un’opportunità di sviluppo. “Entro il 13 settembre – afferma il segretario – dovrà essere presentato il dossier di candidatura, che comprende il progetto culturale della durata di un anno. Sarebbe opportuno – prosegue – che anche il sindacato, oltre alle “articolazioni sociali e culturali” (invitate ad un coinvolgimento nei giorni scorsi dallo stesso sindaco Tardani) potesse essere protagonista in questa elaborazione, in quanto la cultura di un territorio – come quello orvietano – non può che rappresentare un volano di sviluppo e quindi anche di occupazione di qualità”.
Ricordando che Orvieto e i comuni dell’alto e basso orvietano fanno parte delle aree interne, Riccardo Marcelli sottolinea come il sostegno a questa candidatura debba arrivare da tutto il territorio, Provincia e Regione comprese. “Le politiche turistiche – aggiunge il sindacalista – devono basarsi sulla sinergia dell’intero comprensorio. Una sinergia che, proprio per definizione, deve essere bidirezionale: questa, infatti, si deve sviluppare dai più piccoli comuni verso Orvieto, ma anche dal comune capofila verso i pittoreschi campanili che compongono questa parte di Umbria, ricca di storia, tradizione e arte”. Marcelli ha quindi concluso affermando che “se lavoreremo tutti verso la stessa direzione comunque sarà una vittoria per il territorio. Per questo, come Cisl, non vogliamo essere solo spettatori, ma protagonisti di un cammino concertativo che abbia ad oggetto lo sviluppo dell’intero territorio orvietano, uno sviluppo che deve essere innovativo, sostenibile e di valore”.




Una serata dedicata a “La grande bellezza”. Missione compiuta al Liceo Classico e delle Scienze Umane

Il 27 maggio al Liceo Classico e delle Scienze Umane si è parlato di “Grande Bellezza”, anzi è andata in onda la bellezza. Un pomeriggio diverso tra musica, letteratura, astronomia e arte. Di solito non si scrive in prima persona ma si può fare un’eccezione.

Il filo rosso è il libro di Virginia Saba, giornalista ma non solo, dal titolo intrigante “Il suono della bellezza – note di vita e filosofia” edito da IF Press. Ma i veri protagonisti sono gli studenti che leggono brani di Saffo, Ovidio, Dante, Yourcenar, Dostoevskij. Nella serata della grande bellezza non c’è esclusione e quindi c’è spazio anche per uno dei grandi della letteratura, un russo. L’arte, quando non fa rima con propaganda, è tale e non ha confini, non ha padrini, non si può censurare, nascondere, mai! Da ex-studente c’era un po’ di emozione, è affiorato qualche ricordo di quei tempi, diversi sicuramente. L’immagine del preside, Mario Ciocchetti, sempre inappuntabile con il suo passo lento che guidava il Liceo come un buon padre di famiglia, severo ma giusto. Mentre gli studenti leggevano con pathos brani immortali mi sono tornate alla mente la lezioni di Nadia Bambini e del decadentismo francese. Lei leggeva in lingua originale e incantava. Sono flash che non mi distraggono dal presente. Poi è arrivato il viaggio nell’arte e nella semplicità di un docente di oggi, Stefano Ugolini, una lezione emozionante, che rapisce come raramente avviene. Si è partiti dalla maschera di Tutankhamon per finire con Warhol e le celebre Marilyn. E la grande bellezza inizia ad avere un senso perché l’Italia tutta è simbolo e Orvieto uno scrigno da custodire gelosamente. E ancora emozione con Frate Andrea Frigo, fisico e responsabile del planetario di Amelia. Con leggerezza ci fa conoscere l’infinito piccolo e grande, l’universo, le galassie, la perfezione della creazione e conclude con un semplice ma potente “amen”. Per finire la musica con la preghiera mistica ma allo stesso tempo umana, calda di “Dolce sentire”. Le note e il canto leggero cacciano per pochi minuti i pensieri, lo stress e la mente viene occupata dalla “grande bellezza”. Missione compiuta!

Le foto sono di Paolo Ercolani




Confermato segretario della Lega Davide Melone, nel direttivo, Bonino, Molajoni, Nucci e Pelliccia

Sabato 28 maggio nella sede della Lega di Orvieto, alla presenza del referente provinciale di Terni, David Veller, il congresso comunale, ha eletto all’unanimità Davide Melone, quale segretario della Lega comprensorio orvietano. Insieme a Melone nel direttivo sono stati votati anche: Fabrizio Bonino, Umberto Molajoni, Riccardo Nucci  e Silvia Pelliccia.

“Continuerò a spendermi, con massimo impegno per questo territorio – ha sottolineato Davide Melone –  come faccio con orgoglio da quando sono stato nominato nel febbraio 2020. Sono felice della riconferma e ringrazio tutti i militanti della sezione per la fiducia accordatami. Come Lega, il nostro obiettivo è quello di tornare a coinvolgere i comprensori, organizzare eventi e favorire sempre di più il contatto ed il confronto con i cittadini, che la pandemia per tantissimi mesi ci ha negato. E’ fondamentale inoltre creare  una rete territoriale capillare, per permetterci di arrivare, tramite i nostri iscritti o militanti, alla risoluzione delle problematiche che riguardano i numerosi Comuni dell’area dislocati geograficamente anche lontano dal capoluogo Orvieto”.

“Mi congratulo con Davide Melone per l’elezione – ha chiosato Vellere lo ringrazio per l’attenzione e la dedizione con cui da due anni ricopre questo ruolo. Questo di Orvieto, è il primo congresso che viene fatto nella provincia di Terni ed  è fondamentale la partecipazione di tutti i militanti, affinché il risultato sia il più rappresentativo e condiviso possibile. La forza della Lega è la capillarità e la capacità di ascolto, questo è quello che ci ha sempre contraddistinto e ci differenzia dai partiti di sinistra, che invece restano chiusi nei palazzi e non conoscono le problematiche reali del paesi. I congressi servono ad individuare le figure chiave, di raccordo tra la base, i vertici di partito e gli eletti”.




Al Palazzo del Popolo il XIII congresso Sisef su “Alberi-foreste-biodiversità. Dal new green deal alla farm to fork strategy”. Intervista a Carlo Calfapietra direttore IRET-CNR di Porano

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Il 30 maggio si apre il XIII congresso SISEF dal titolo “Alberi-Foreste-Biodiversità. Dal new green deal alla farm to fork strategy” organizzato dalla stessa Società Italiana di Selvicoltura e Ecologia Forestale e dall’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi terrestri del CNR con sede a Porano. Il congresso si chiuderà il 1° giugno. Abbiamo intervistato il direttore di IRT-CNR Carlo Calfapietra per presentare il convegno. “Abbiamo ricevuto tante iscrizioni, siamo a 350, il massimo possibile e questo è già un successo”. Il convegno è un’occasione per approfondire il dibattito sul ruolo degli ecosistemi forestali e degli alberi sia nel contesto agricolo che in quello urbano ponendo l’accento sul cosiddetto “rinascimento ambientale”.




La città di Orvieto candidata a Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2025

Orvieto si candida a Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2025. La giunta comunale ha approvato l’adesione al bando del Ministero della Cultura e il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani ha inoltrato formalmente la manifestazione di interesse a partecipare alla procedura di selezione per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025.

Il Ministero della Cultura raccoglierà le proposte entro il 31 maggio dopodiché i Comuni o le Unioni dei Comuni che hanno inviato la manifestazione di interesse dovranno presentare entro il 13 settembre il dossier di candidatura che comprende il progetto culturale della durata di un anno.

Entro il 15 novembre la giuria composta da sette esperti indipendenti di chiara fama nel settore della cultura, delle arti e della valorizzazione territoriale e turistica, selezioneranno le 10 città finaliste che saranno successivamente chiamate a illustrare il proprio progetto in audizione pubblica. Il 17 gennaio 2023 è in programma la proclamazione della città vincitrice che riceverà un contributo di un milione di euro per la realizzazione dei progetti e delle attività previste.

“Una sfida stimolante e ambiziosa – commenta il sindaco e assessore alla cultura, Roberta Tardani un vero banco di prova per la città intera che attraverso tutte le sue articolazioni sociali e culturali sarà chiamata a dare concretamente il proprio contributo di idee al di là degli steccati, degli schieramenti e dei mandati elettorali. Le esperienze delle città che hanno ottenuto il titolo in questi anni – prosegue – ci insegnano che non esistono progetti vincenti senza il reale coinvolgimento e la condivisione di tutta la comunità con processi che nascono dal basso. I tempi per la costruzione del dossier di candidatura sono serrati ma siamo convinti che la città sarà in grado di elaborare una proposta all’altezza della sfida che ci attende. Personalmente ritengo che questo sia proprio il momento giusto per tentare questa avventura incanalando nella giusta direzione il fermento culturale di una città che ha saputo reagire con determinatezza alla pandemia. Fortunatamente non partiamo da zero perché il lavoro di analisi fatto sul fronte del marketing territoriale ci fornisce importanti indicazioni e siamo già all’opera per mettere insieme un comitato tecnico cittadino al quale affiancare un team di esperti in progettazione culturale”.

“La Città di Orvieto – continua il sindaco – ha già tentato la candidatura in altre due occasioni ma sempre al seguito di altre realtà, nel 2015 di Todi e nel 2018 di Viterbo e Chiusi. Questa volta invece intendiamo giocare la partita da protagonisti, capofila di un territorio e rappresentanti di una regione che merita tale palcoscenico”.

“Questa iniziativa – conclude – rappresenta una grande opportunità per mettere a terra una progettazione condivisa nel settore culturale che al di là dell’esito della competizione resterà patrimonio comune della città negli anni futuri. I progetti che sapremo mettere in campo avranno inoltre una ricaduta dal punto di vista delle politiche turistiche contribuendo ad affrontare nel concreto anche il tema di come migliorare la qualità dei flussi turistici togliendo alibi a chi invece preferisce alimentare sterili discussioni. Se riusciremo a fare tutto questo, se marceremo tutti verso la stessa direzione, avremmo comunque vinto e fatto il più grande investimento per lo sviluppo della nostra città”.