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Il Pozzo di San Patrizio entra nella rete mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco

Il Pozzo di San Patrizio di Orvieto entra nella Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco. Il capolavoro di ingegneria realizzato da Antonio Da Sangallo il Giovane è stato inserito nel Global Network of Water Museums (WAMU-NET) che attualmente comprende oltre 70 musei e istituzioni di 30 diversi paesi: dall’Italia all’Olanda, passando per Spagna, Francia, Regno Unito, Germania, Croazia, Romania, Cina, Corea del Sud, India, Turchia, Marocco, Burkina Faso, Uruguay, Messico, Stati Uniti e altri ancora. La Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua ha sede a Venezia ed è una delle 18 “iniziative faro” del Programma Idrologico Intergovernativo (IHP) dell’Unesco al Mondo, nonché l’unica a essere gestita dall’Italia. La missione, nell’ambito degli obiettivi dell’Agenda 2030, è promuovere il valore dei patrimoni acquatici ereditati, sia culturali che naturali. Musei e monumenti che aderiscono sono quindi impegnati, a vario titolo, nella realizzazione di progetti educativi sul valore dell’acqua e dello sviluppo sostenibile. 

“E’ un onore per noi – spiega il direttore esecutivo della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua, Eriberto Eulisse – poter accogliere un capolavoro come il Pozzo di San Patrizio di Orvieto all’interno della Rete che punta a promuovere un uso più consapevole dell’acqua e affermare un nuovo paradigma di sviluppo che abbia a cuore l’attenzione e il rispetto verso la natura. Riqualificare, tutelare e promuovere i patrimoni dell’acqua sia naturali che culturali su scala globale è lo stimolo per riportare l’attenzione verso quei capitali di conoscenza che nei secoli hanno generato modelli lungimiranti di gestione accorta dell’acqua. Per questo nella Rete WAMU-NET giocano un ruolo di primo piano non solo i musei in senso stretto ma anche gli eco-musei e i diversi patrimoni di civiltà delle acque, in quanto naturali prolungamenti di attività espositive e didattiche che coinvolgono tutto un territorio. Prosecuzioni che includono sia parchi e riserve naturalistiche che architetture e opere monumentali costruite per la loro speciale relazione con l’acqua, come appunto il Pozzo di San Patrizio.  Tutti questi patrimoni – aggiunge – costituiscono le preziose testimonianze di come attraverso i secoli e tramite un uso accorto e lungimirante dell’elemento liquido siano stati modellati veri e propri ‘paesaggi dell’acqua’ sia in ambito urbano che rurale. Valorizzando questi patrimoni di civiltà, arte e cultura, oggi si possono affermare anche nuove visioni e nuove politiche di sviluppo, volte a stimolare attività all’aria aperta e pratiche salutari di ecoturismo centrate sulla mobilità sostenibile”. 

“L’inserimento del Pozzo di San Patrizio di Orvieto all’interno della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco – commenta il sindaco e assessore alla Cultura e al Turismo, Roberta Tardani – oltre al prestigio di far parte di un importante circuito internazionale delle Nazioni Unite, ha una doppia valenza. Innanzitutto riporta l’incredibile opera di Sangallo, visitata ogni anno da 200mila persone, alla sua dimensione storica originale e alle funzioni per le quali venne commissionato e realizzato da Papa Clemente VII. Il messaggio che è impresso sulle mura del pozzo – quello che non aveva dato la natura lo procurò l’ingegno – dopo 500 anni oggi torna più che mai attuale e non potrà che essere amplificato dalle iniziative e dalle attività della Rete Unesco dei musei dell’acqua. Dal punto di vista della promozione, inoltre, l’adesione a WAMU-NET, la partecipazione agli eventi e alle campagne di comunicazione rappresenta un altro importante tassello di valorizzazione turistica del Pozzo di San Patrizio potendo entrare in un sistema di musei e monumenti dell’acqua su scala globale che raggiungono complessivamente un bacino di oltre 30 milioni visitatori all’anno. Entrambi gli aspetti trovano concretezza nel progetto che abbiamo recentemente presentato al Ministero della Cultura che punta da una parte ad accrescere la fruibilità del Pozzo di San Patrizio attraverso la realtà virtuale e la realtà aumentata e dall’altra, in linea con gli obiettivi del Programma Idrologico Intergovernativo dell’Unesco, a promuovere il turismo sostenibile creando percorsi esperienziali a piedi e in bici alla riscoperta delle principali ma meno conosciute testimonianze del patrimonio artistico di Orvieto collegate all’acqua e al sistema di approvvigionamento idrico della città”. 




Riccardo Marcelli, Cisl Umbria, “anche noi protagonisti delle politiche turistiche vogliamo partecipare a Orvieto capitale italiana della cultura 2025

Orvieto si candida a “Capitale Italiana della Cultura” per l’anno 2025 e la notizia suscita entusiasmo nella Cisl Umbria. Riccardo Marcelli, segretario regionale confederale ma anche per la Cisl coordinatore dell’area sindacale territoriale Terni – Orvieto, vede in questo un’opportunità di sviluppo. “Entro il 13 settembre – afferma il segretario – dovrà essere presentato il dossier di candidatura, che comprende il progetto culturale della durata di un anno. Sarebbe opportuno – prosegue – che anche il sindacato, oltre alle “articolazioni sociali e culturali” (invitate ad un coinvolgimento nei giorni scorsi dallo stesso sindaco Tardani) potesse essere protagonista in questa elaborazione, in quanto la cultura di un territorio – come quello orvietano – non può che rappresentare un volano di sviluppo e quindi anche di occupazione di qualità”.
Ricordando che Orvieto e i comuni dell’alto e basso orvietano fanno parte delle aree interne, Riccardo Marcelli sottolinea come il sostegno a questa candidatura debba arrivare da tutto il territorio, Provincia e Regione comprese. “Le politiche turistiche – aggiunge il sindacalista – devono basarsi sulla sinergia dell’intero comprensorio. Una sinergia che, proprio per definizione, deve essere bidirezionale: questa, infatti, si deve sviluppare dai più piccoli comuni verso Orvieto, ma anche dal comune capofila verso i pittoreschi campanili che compongono questa parte di Umbria, ricca di storia, tradizione e arte”. Marcelli ha quindi concluso affermando che “se lavoreremo tutti verso la stessa direzione comunque sarà una vittoria per il territorio. Per questo, come Cisl, non vogliamo essere solo spettatori, ma protagonisti di un cammino concertativo che abbia ad oggetto lo sviluppo dell’intero territorio orvietano, uno sviluppo che deve essere innovativo, sostenibile e di valore”.




Una serata dedicata a “La grande bellezza”. Missione compiuta al Liceo Classico e delle Scienze Umane

Il 27 maggio al Liceo Classico e delle Scienze Umane si è parlato di “Grande Bellezza”, anzi è andata in onda la bellezza. Un pomeriggio diverso tra musica, letteratura, astronomia e arte. Di solito non si scrive in prima persona ma si può fare un’eccezione.

Il filo rosso è il libro di Virginia Saba, giornalista ma non solo, dal titolo intrigante “Il suono della bellezza – note di vita e filosofia” edito da IF Press. Ma i veri protagonisti sono gli studenti che leggono brani di Saffo, Ovidio, Dante, Yourcenar, Dostoevskij. Nella serata della grande bellezza non c’è esclusione e quindi c’è spazio anche per uno dei grandi della letteratura, un russo. L’arte, quando non fa rima con propaganda, è tale e non ha confini, non ha padrini, non si può censurare, nascondere, mai! Da ex-studente c’era un po’ di emozione, è affiorato qualche ricordo di quei tempi, diversi sicuramente. L’immagine del preside, Mario Ciocchetti, sempre inappuntabile con il suo passo lento che guidava il Liceo come un buon padre di famiglia, severo ma giusto. Mentre gli studenti leggevano con pathos brani immortali mi sono tornate alla mente la lezioni di Nadia Bambini e del decadentismo francese. Lei leggeva in lingua originale e incantava. Sono flash che non mi distraggono dal presente. Poi è arrivato il viaggio nell’arte e nella semplicità di un docente di oggi, Stefano Ugolini, una lezione emozionante, che rapisce come raramente avviene. Si è partiti dalla maschera di Tutankhamon per finire con Warhol e le celebre Marilyn. E la grande bellezza inizia ad avere un senso perché l’Italia tutta è simbolo e Orvieto uno scrigno da custodire gelosamente. E ancora emozione con Frate Andrea Frigo, fisico e responsabile del planetario di Amelia. Con leggerezza ci fa conoscere l’infinito piccolo e grande, l’universo, le galassie, la perfezione della creazione e conclude con un semplice ma potente “amen”. Per finire la musica con la preghiera mistica ma allo stesso tempo umana, calda di “Dolce sentire”. Le note e il canto leggero cacciano per pochi minuti i pensieri, lo stress e la mente viene occupata dalla “grande bellezza”. Missione compiuta!

Le foto sono di Paolo Ercolani