Assemblea pubblica sul futuro della sanità umbra di Cgil Cisl e Uil al Centro anziani di Ciconia il 25 febbraio

La sanità pubblica nell’intera Provincia di Terni è in affanno e la pandemia ha scoperto il nervo in maniera definitiva. Mancano medici, infermieri, attrezzature e intanto s’investe su un ospedale tutto nuovo a Narni-Amelia, su Terni mentre a Orvieto è riservata un’operazione di maquillage oltre alla Casa di Comunità per cui è stato scelta la location dell’ex-ospedale.

Cigil, Cisl e Uil regionale hanno organizzato una serie di incontri e venerdì 25 febbraio a partire dalle 9,30 al Centro sociale per Anzini di Ciconia, tocca a Orvieto. Alla riunione parteciperanno i segretari generali Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Maurizio Molinari e sono stati invitati i sindaci del territorio che rischia di perdere anche il Distretto Sanitario. L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina facebook Umbriaripartedallavoro.




Tornano i TIR-lumaca con gli autotrasportatori a rischio fallimento per caro-gasolio, ritardi nei pagamenti e prezzi dei noli fermi da venti anni

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La Cooperativa LO.G Logistic & Groupage, sede legale e amministrativa a Orvieto con un fatturato totale intorno ai 6 milioni di euro, e attiva nel trasporto agroalimentare dalla Sicilia verso tutta l’Europa che associa numerosi operatori siciliani, ha scritto al Prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, chiedendo un incontro urgente per costituire un tavolo di confronto tra le componenti imprenditoriali della filiera logistica, della produzione e della grande distribuzione per gestire il crescente disagio degli autotrasportatori.  La situazione è divenuta insostenibile sul fronte dei prezzi del carburante ma non solo e nella giornata del 23 febbraio, la protesta ha iniziato a concretizzarsi, dopo il flop dell’incontro al Ministero, con circa mille camion che si stanno radunando al Km 15 della SS 123 per poi partire con un lungo serpentone alla volta di Agrigento.  La protesta era nell’aria da tempo e a livello nazionale i segnali in tal senso si sono moltiplicati nelle ultime settimane e i venti di guerra in Ucraina hanno ulteriormente fatto alzare i toni, complice la corsa al rialzo dei prezzi del gasolio.  Ma Salvatore Puleri, vice-presidente di LOG, sottolinea che il malcontento è più ampio e ora si fa concreto il rischio default per i cosiddetti padroncini e per le aziende di autotrasporto.

Qual è la situazione della protesta in questo momento (ndr il 23 febbraio alle ore 12 circa)?

In questo momento ci siamo radunati al km 15 della SS 123 all’altezza di Campobello di Licata e siamo in assemblea.  Decideremo proprio durante quest’incontro se resteremo fermi qui o inizieremo a muoverci.  Quasi certamente andremo a Agrigento per portare la nostra protesta nel capoluogo.  Voglio però, sottolineare che a protestare non siamo solo noi ma abbiamo notizie di raduni spontanei e fermi anche a ermini Imerese, Catania, Nola e sulla SS Jonica in Calabria.  Mentre stiamo parlando mi confermano anche la notizia di 200 TIR in fila che si stanno dirigendo verso l’area portuale di Ravenna.

Ma perché il mondo dell’autotrasporto e voi, in particolare, protestate; quali sono i veri motivi?

Sicuramente il caro-gasolio è il motivo principale ma i problemi vengono da lontano.  Mancano infrastrutture adeguate e soprattutto non è più possibile lavorare con i prezzi dei noli fermi a ormai 20 anni fa con la GDO che ci scavalca e si accorda direttamente con le aziende. 

Ma in questi giorni a giustificare l’aumento dei prezzi della frutta, viene indicato proprio l’incidenza del costo del trasporto…

Lo smentisco nella maniera più assoluta.  Attualmente per trasportare un chilo di frutta veniamo remunerati con 9 centesimi di euro, lo stesso prezzo dello scorso anno. Non è più sopportabile e per questo protestiamo.  Non si può pagare il trasporto di un chilo di frutta quanto una semplice busta di plastica al supermercato perché non è realistico. Chiarito questo fatto spero che non si dica più che sia l’autotrasporto a causare l’aumento dei prezzi al consumo perché è veramente un fake news.

Cosa avete chiesto al Ministero e cosa chiedete per fermare la protesta che rischia di bloccare il Paese?

Due incontri al Ministero sono stati un vero e proprio flop e allora vogliamo farci sentire.  La prima richiesta riguarda proprio la questione dei noli.  Noi chiediamo che in fattura il costo del gasolio venga scisso e quindi indicizzato.  Se la tensione sui prezzi dovesse continuare ancora a lungo molte aziende dell’autotrasporto rischierebbero di chiudere e, lo ricordo, circa il 90% delle merci in Italia circolano su gomma.  La sostenibilità dei costi è il problema reale e da parte della committenza non abbiamo notato alcuna disponibilità.  La situazione è insostenibile per gli autotrasportatori che devono sopportare un allungamento dei tempi di pagamento delle fatture anche oltre i 90 giorni mentre, a oggi, si stima che per ogni trasporto effettuato noi perdiamo circa 500 euro.  Se la tendenza rimane invariata in un mese molti padroncini e anche molte aziende rischiano il default.  I trasportatori non vogliono più essere i bancomat dei loro committenti, questo è in estrema sintesi il vero nodo da sciogliere.

Questa protesta rischia di allargarsi velocemente, quindi, visto il forte rischio di molte aziende e dei padroncini…

Direi proprio di sì.  Questa volta la protesta nasce dal basso senza la mediazione delle organizzazioni di categoria che in questo momento ci sembrano lontane dalle reali esigenze e dalle emergenze del mondo dell’autotrasporto.  Per quanto riguarda la protesta, stiamo cercando di limitare i disagi ai cittadini ma in alcuni casi i nostri colleghi iniziano a disporsi su due file bloccando o rendendo poco scorrevole il traffico veicolare.  Noi sicuramente non ci fermeremo almeno finché non ci sarà un intervento concreto per alleviare gli autotrasportatori e soprattutto per aprire un dialogo serio con la GDO che fino ad ora non ha mai voluto ascoltare le nostre richieste.  Il grido d’allarme è e sarà forte e chiaro perché la situazione economia e lavorativa è veramente precaria e a rischio.




Cna Pensionati, la risalita dell’inflazione a fine 2022 si mangerà una mensilità

È allarme tra i quasi 8mila pensionati aderenti a CNA Umbria per la fiammata dell’inflazione che, secondo le ultime rilevazioni di autorevoli centri studi, per l’anno in corso è prevista molto vicina al 5%. “Con questa progressione inflattiva che, nel giro di pochi mesi, ha triplicato il suo valore, si prospetta una grave perdita del potere di acquisto delle pensioni– afferma Fabiano Coletti, presidente di Cna Pensionati Umbria -. Basti ricordare che per un lungo periodo l’inflazione è stata ferma, anzi addirittura in negativo, a causa della recessione cui il Paese ha fatto fronte dal 2008. Ancora a marzo 2021 l’indice del costo della vita era pari a zero. Purtroppo i rincari dei prodotti petroliferi, gas in primis, hanno contagiato anche gran parte dei prodotti di largo consumo, con aumenti a due cifre su molti prodotti alimentari. Insomma, per i pensionati un vero e proprio salasso, che si traduce in un maggiore esborso di almeno 1.200 euro l’anno.”

“Siamo di fronte a uno scenario che non conoscevamo più da almeno 20 anni – dichiara Marina Gasparri, responsabile regionale dei Pensionati CNAe appaiono sinceramente troppo ottimistiche le previsioni della Banca d’Italia, che reputa temporanea questa tendenza, prevedendone l’esaurimento entro la fine dell’anno corrente. Siamo anche molto preoccupati per la situazione tra Russia e Ucraina, due paesi strategici per l’economia italiana: il primo in quanto maggior fornitore di gas al nostro Paese, il secondo, da sempre granaio d’Europa, perché primario esportatore verso l’Italia di grano e mais. Un conflitto avrebbe gravi conseguenze, sia umanitarie per popolazioni già provate da anni di povertà, sia economiche per l’instabilità prodotta sui mercati e il conseguente rallentamento della ripresa in atto.”

La situazione di molte famiglie di pensionati e di cittadini a basso reddito, già pesante per il permanere di tutte le criticità collegate alla pandemia, rischia di esserlo ancora di più di fronte alla crescita generalizzata dei prezzi, che potrebbe aumentare la marginalizzazione e precarizzazione delle fasce più deboli e dei pensionati al minimo.

“CNA Pensionati Umbria – conclude Coletti – richiama il Governo ad attuare rapidamente provvedimenti mirati a mitigare il caro bollette e a garantire una maggiore vigilanza contro le speculazioni sui prezzi dei prodotti a largo consumo.”