La Regione pronta a discutere e mettere in campo risorse per la crisi d’impresa

Il tema della risposta alla crisi alla luce dei rischi di impatti occupazionali derivanti dal venir meno delle norme che hanno congelato i licenziamenti richiede un metodo condiviso per affrontare la transizione che si prospetta in molteplici settori delle attività produttive complessivamente considerate. In questo senso, una sede stabile di confronto sul tema delle crisi d’impresa settoriali o territoriali con i diversi attori – organizzazioni sindacali, rappresentanze datoriale, agenzie e società regionali – rappresenta una modalità di condivisione di informazioni e confronto per la predisposizione di politiche e strumenti che la Giunta Regionale dell’Umbria intende attivare nell’ambito delle proprie competenze.

   L’obiettivo è quello di approntare con il contributo di tutti i soggetti coinvolti un insieme organico di strumenti in grado di interfacciare le crisi puntuali che abbiano a determinarsi. Strumenti che per quanto compete alla Regione prevedono in primo luogo il rafforzamento tecnico delle funzioni di task force sulle crisi d’impresa grazie al diverso e più importante  ruolo che sarà attribuito a Sviluppumbria, con riferimento alle funzioni di marketing e scouting finalizzati ai turn-around aziendali, a Gepafin rispetto a temi della finanza d’impresa e ad ARPAL rispetto alle politiche attive del lavoro con particolare riferimento alle competenze del lavoratori ed agli incentivi alla assunzione.

   Rispetto alle crisi che possono coinvolgere imprese plurilocalizzate o di interesse nazionale, le funzioni regionali dovranno essere in ogni caso di partecipazione attiva, come sperimentato in questi mesi recenti alla luce delle procedure attivabili a livello governativo oltre che di proposizione di integrazione e complementarietà tra strumentazione regionale e nazionale.

Da ultimo è obiettivo della Giunta Regionale, in relazione all’ attivazione dell’Organismo per la Composizione della Crisi di Insolvenza costituito presso la Camera di commercio  con il  D. Lgs. 14/2019, ricercare ogni forma di sinergia proprio al fine di individuare un sistema organico di azioni.

   “La Regione – afferma l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Michele Fioroni – è pronta a mettere in campo ogni strumento strategico utile ad una sinergica composizione delle problematiche che si presenteranno. Stiamo affrontando già le conseguenze della crisi economica derivante dalla diffusione del virus Covid-19 e con attenzione guardiamo ai preoccupanti allarmi del mondo produttivo. Siamo pertanto pronti a lavorare insieme con le Agenzie regionali e i diversi attori coinvolti per fronteggiare quelli che saranno gli ulteriori effetti della grave congiuntura economica negativa che stiamo vivendo. A tal fine strategico sarà il rinnovato ruolo assunto dalle Agenzie regionali – conclude l’assessore -, pensato per rispondere con maggior flessibilità alle esigenze del tessuto produttivo del nostro territorio”.




Consiglio dei ministri, le superiori riaprono l’11 e no agli spostamenti fra regioni sino al 31 gennaio

Il consiglio dei ministri del 4 si è concluso a notte fonda ma con alcune decisioni piuttosto importanti per gli italiani e per le scuole.  Durissimo lo scontro tra Regioni, ministri del PD in particolare e la ministro Azzolina e la delegazione di Italia Viva sulla riapertura generalizzata delle scuole.  Alla fine, anche grazie alla mediazione di Franceschini si è arrivati al compromesso che prevede l’apertura di elementari e medie dal 7, così come previsto, mentre per le superiori bisognerà attendere l’11 gennaio ma sempre al 50%.  Ogni Regione, poi, potrà decidere in autonomia il calendario così come hanno già fatto Campania, con un tempistica più lenta, Friuli e Veneto che riapriranno le superiori a febbraio.  C’è poi la questione della ripartenza dopo il 7 gennaio.  Rimane il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino e verrà esteso il divieto di spostamento tra regioni fino al prossimo 31 gennaio.  Dopo due giorni di relativa normalità il 9 e 10 gennaio tutto il Paese torna in zona arancione con bar e ristoranti che potranno lavorare solo per asporto o consegna a domicilio.

In attesa delle decisioni del ministro Speranza dopo l’analisi dei dati provenienti dalle varie regioni il consiglio dei ministri ha deciso anche un stretta sui criteri per il cambiamento di fascia con l’indice RT che scende a 1 per divenire arancioni e a 1,25 per il rosso.   C’è la conferma delle restrizioni per chi si troverà in zona rossa con la possibilità di spostarsi una sola volta al giorno, sempre in due esclusi gli under 14, vero un’altra abitazione privata.  E dopo il 15?  C’è già l’impegno a costruire una sorta di zona gialla rafforzata con il blocco degli spostamenti tra regioni, fatti salvi i casi già previsti attualmente, almeno fino al 31 gennaio.  La novità riguarda la creazione di una cosiddetta “zona bianca” dove potrebbero riaprire praticamente tutte le attività, comprese palestre e cinema, per quelle aree particolarmente virtuose che, ad oggi, non sono esistenti in Italia, ma, come ha spiegato il ministro Franceschini, “è un segno di speranza che dobbiamo assolutamente dare”.   Il nuovo giro di vite serve soprattutto per prepararsi a dare risposte veloci al possibile aumento dei contagi che il CTS teme dopo la socialità natalizia che purtroppo una parte della popolazione ha avuto nonostante i divieti, e alla settimana delle riaperture pre-natalizie i cui effetti si potranno analizzare tra l’inizio della prossima settimana e quella ancora successiva.

 

 




La Lega dell’orvietano, “solidarietà a don Luca e condanna dei fatti di Sant’Andrea senza se e senza ma”

Questa la nota congiunta inviata ai giornali con cui il  responsabile della Lega Comprensorio Orvietano, Davide Melone e il capogruppo del partito in consiglio comunale ad Orvieto, Andrea Sacripanti, hanno commentato gli atti verificatisi ai danni della Chiesa di Sant’Andrea.

 

“Esprimiamo la nostra piena solidarietà a don Luca Conticelli, parroco della Chiesa di Sant’Andrea ad Orvieto, che entrando nella sua struttura, ha avuto una sgraditissima sorpresa: intorno all’altare, ha trovato infatti dei resti di cibo, come se qualcuno avesse mangiato vicino al Santissimo Sacramento. Non contenti, probabilmente, gli stessi vandali protagonisti del pic-nic, hanno lasciato altri segni di profanazione, divellendo alcuni sampietrini dal sagrato della stessa chiesa.  Un episodio grave e irrispettoso, che, vista anche la sacralità del luogo dove si è consumato,  condanniamo con fermezza, senza se e senza ma.

Confidiamo nel lavoro delle forze dell’ordine per individuare presto i responsabili del gesto. Atti vandalici che non possono essere giustificati, come ‘la solita bravata’ e non devono restare impuniti, anche perché, come racconta don Luca, non è la prima volta che si verificano”.




Atti vandalici e sacrileghi a Sant’Andrea, il parroco sporge denuncia, “questa volta non la ritiro”

Non ci sono solo belle storie in questi giorni di festa nonostante le chiusure.  Nei giorni scorsi, molto probabilmente tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, il parroco della Chiesa di Sant0Andrea entrando ha trovato intorno all’altare resti di cibo, come se qualcuno avesse gozzovigliato nel luogo più sacro, vicino il Santissimo Sacramento.  Ma non è finita qui,  Alcuni samipietrini sono stati divelti dal sagrato della stessa Chiesa.  Atti vandalici che hanno spinto il parroco, don Luca Conticelli, a sporgere regolare denuncia ai Carabinieri contro sconosciuti.

In realtà non è la prima volta che Sant’Andrea è presa di mira, o meglio è tetro di atti vandalici di questo tenore.  Secondo don Luca, infatti, gli atti di questi ultimi giorni sono un po’ la goccia che hanno fatto traboccare il vaso, tanto che nel caso in cui dovessero essere scoperti i colpevoli il parroco ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di ritirare la denuncia contro ignoti.  Sono atti che denotano innanzitutto inciviltà e scarso senso del rispetto per chi crede.  Ma a preoccupare il parroco sono anche alcune tegole cadute dalla Torre civica.  Servirebbe manutenzione che però ancora non è stata effettuata, probabilmente complice l’attuale fase emergenziale che ha distratto tutti dall’ordinaria amministrazione.  Il parroco, insomma, non vuole più “passarci sopra” giustificando il tutto con le solite ragazzate, stavolta “si è violata la sacralità e il fatto non lo si può assolutamente ignorare; per questo ho deciso di sporgere denuncia che, è bene che si sappia, non verrà ritirata anche quando si dovessero venire a conoscere i nomi di coloro che si sono resi autori di tali atti”.

 

 




Porano, i Carabinieri portano a domicilio i giornali a nonna Vera, “grazie , come siete belli cocchi”

Ecco una delle tante storie che toccano il cuore nel periodo delle feste e che vedono protagonisti, ancora un volta, le forze dell’ordine.  Il 2 gennaio a Porano è freddo, piove e nonna Vera sta rinchiusa dentro casa in compagnia di un’assistente domiciliare.  Ma la noia e un pizzico di solitudine pervade l’anziana signora poranese che sta affacciata alla finestra.  Anche da lì, il nulla.  Passano pochissimi mezzi.  Ecco che nonna Vera vede avvicinarsi una pattuglia dei carabinieri in servizio di prevenzione e controllo sulle strade del comune.

L’anziana protagonista del racconto non ci pensa su due volte, scende e fa cenno ai carabinieri di fermarsi.  Rivolge loro gli auguri e chiede una rivista da leggere perché in casa ha finito tutto e in questi giorni di lockdown tutto è chiuso.  I militari tornano in caserma e prendono tre riviste, “Il Carabiniere”, rivista ufficiale dell’Arma, “Fiamme d’Argento”, per i militi in congedo e “Natura”, quella dei Carabinieri Forestali.  Portano le tre riviste in casa alla signora Vera che ne approfitta per parlare un po’.  Alla fine li saluta con “come siete belli cocchi, tanti auguri di nuovo e grazie tante per tutto quello che fate”.

Nonna Vera ha ringraziato a nome di tutti e i carabinieri vogliono ringraziare l’anziana signora per l’affetto dimostrato e la sua vicinanza.




Orvieto, è il comune umbro con i depositi bancari più alti, ma è tutto oro quel che luccica?

La prima sorpresa per il 2021 arriva dal rapporto pubblicato dall’agenzia Mediacom043 diretta da Giuseppe Castellini che elaborando i dati di Bankitalia indica Orvieto come il Comune umbro con il più alto tasso di depositi bancari ma soprattutto il più liquido.  E’ un dato che non lascia completamente sorpresi visti gli indicatori che periodicamente pubblica proprio l’agenzia diretta da Castellini e che vede Orvieto primeggiare per numero e media dei depositi e arginare la crisi delle partite IVA e delle imprese.

tabella su dati Banca d’Italia elaborati dall’agenzia Mediacom043

Secondo il report, infatti, i depositi bancari medi per abitante toccato la ragguardevole cifra di 26.273 euro contro una media umbra di 14.285 euro.  Non solo, in una seconda tabella, elaborata da Mediacom043, la media per abitante è di 11.988 euro, circa l’83,9% in più della media regionale.   In questa classifica della ricchezza “immobile” Orvieto supera Perugia, al secondo posto con oltre 24 mila euro di media per abitante, seguono Città della Pieve, Norcia e Magione.  E’ un’apparente situazione comoda, ricca ma in realtà conferma il difetto dell’economia orvietana che vede grandi capitali immobilizzati e scarsa propensione all’investimento.   In pratica chi ha denaro preferisce tenerlo, con bassissimi tassi di interesse attivo, sul conto corrente, piuttosto che investire in beni mobili o immobili.  Quest’andamento è generato da due fattori in particolare, da una parte l’età piuttosto avanzata nelle media, che implica una scarsa volontà ad investire nel medio-lungo periodo, e che i rischi di intrusioni nel tessuto sociale ed economico della città di elementi estranei e, magari, opachi, non sono assolutamente da escludere anche perché il divario che si legge soprattutto nella media su 100 abitanti, è troppo ampio per essere giustificato esclusivamente da una maggiore capacità di risparmio a fronte di redditi certi e continui, leggasi pensioni e pubblico impiego.

C’è sicuramente il grande supporto del turismo, i dati si riferiscono al 2019, in era pre-covid, con tante strutture extra-alberghiere che hanno dato slancio al risparmio, ma non basta questo per poter giustificare cifre così alte.  Insomma se si raffrontano i dati di Orvieto con Assisi, per molti versi una realtà simile per numeri demografici, per importanza del turismo, e nel secondo caso abbiamo anche una importante presenza industriale-manufatturiera; ecco i depositi bancari totali  a Orvieto sono pari a oltre 530 milioni di euro mentre Assisi si ferma a poco più di 277 mila con un numero di abitanti che, nel 2019, per il comune della Rupe era di 20.272 mentre per la città di San Francesco era di 21.472, mille abitanti in più per il comune in provincia di Perugia.  Andando a dividere i depositi totale per abitante il divario si amplia ulteriormente con Orvieto che tocca 26.273 euro e Assisi che si ferma a 12.924 euro.

tabella su dati Banca d’Italia elaborati dall’agenzia Mediacom043

Come tutti i dati statistici sono delle medie che non tengono conto, ad esempio, dei depositi privati di persone fisiche o giuridiche che hanno residenza in altri comuni italiani.  Un dato da cui partire c’è e cioè che Orvieto aveva tanto risparmio pre-covid, e quindi probabilmente ha potuto resistere meglio di altri agli scossoni della pandemia e, ora, nel 2021 potrebbe essere meglio attrezzata per la ripresa soprattutto dopo il primo quadrimestre quando molti analisti ipotizzano un rafforzamento dell’economia sia per l’incidenza della campagna vaccinale appena iniziata con molto ritardi, sia perché il virus ha dimostrato di essere più vulnerabile nei mesi più caldi.  Se le previsioni dovessero essere confermate allora Orvieto potrebbe divenire una delle locomotive dell’Umbria e trainare il Pil regionale in particolare nei comparti in cui è tradizionalmente forte, turismo, agricoltura, new-tech.