L’11 dicembre cerimonia per l’intitolazione dei giardini di Orvieto Scalo alla memoria dell’elicotterista Stefano Melone

Si svolgerà sabato 11 dicembre alle ore 10,30 ai Giardini Comunali di Orvieto scalo (adiacenti via Monte Nibbio) la cerimonia di intitolazione degli stessi alla memoria del Maresciallo elicotterista dell’Esercito, Stefano Melone e a tutte le vittime dell’uranio impoverito. Il decesso del militare orvietano Stefano Melone, a soli 40 anni, avvenne l’8 novembre 2001, per le conseguenze causategli dall’esposizione alle polveri di uranio impoverito durante le missioni umanitarie e di pace all’estero (Albania 1991, Somalia 1994, Libano 1996, Kosovo 1999) alle quali aveva partecipato.

Dopo una lunga battaglia giudiziaria portata avanti con tenacia dalla sua famiglia, solo nel 2006 una sentenza del tribunale civile di Roma, confermata in Appello, stabilì per la prima volta nella giurisprudenza, il collegamento tra l’esposizione all’uranio impoverito e le particolari forme tumorali che ne derivano. Riconoscimento che ha segnato una svolta anche per molti militari che, come Stefano Melone, hanno vissuto e vivono simili vicende.  All’epoca, le Istituzioni cittadine e non solo, affiancarono i familiari di Stefano Melone in una battaglia di giustizia che ebbe un percorso travagliato e che è diventata una battaglia simbolo per i valori portati avanti. Nel 2017 il Consiglio Comunale approvò all’unanimità l’intitolazione alla memoria di Stefano Melone dei giardini pubblici di Orvieto Scalo, luogo molto frequentato da famiglie e giovani, con lo scopo di “tramandare alle future generazioni di orvietani non solo il ricordo di un uomo speciale, ma, soprattutto, gli alti Valori in cui egli ha creduto e vissuto: dedizione ai doveri militari, spirito di servizio delle Istituzioni, abnegazione, legalità, impegno, tenacia, totale e incondizionato senso del dovere, umanità, Amor di Patria, assoluto senso della famiglia”.




L’11 dicembre la presentazione a Perugia del libro “La serie A dell’Umbria”, 30 anni di calcio d’Eccellenza con i suoi protagonisti

Si svolgerà a Perugia, sabato 11 dicembre alle ore 11, nella sede del Comitato Regionale Umbro, la presentazione ufficiale della pubblicazione “La serie A dell’Umbria”, il libro che sintetizza trent’anni di storie e protagonisti di Eccellenza. Trent’anni racchiusi in un unico libro. E’ la sintesi di chiacchierate e confessioni, aneddoti e ricordi indelebili, risultati, classifiche e storie per tutti gli appassionati di calcio. Alla cerimonia, presentata da Elisa Duili, oltre all’autore Antonio Palazzetti, interverrà il presidente del Cru Luigi Repace.  

L’opera ha infatti raccolto il patrocinio morale della Federazione. “Appare palese – dichiara proprio il presidente Repace – come “La Serie A dell’Umbria” rappresenti un’occasione unica per assaporare, attraverso i racconti di chi li ha vissuti e le fotografie dei protagonisti, trenta anni di calcio giocato nella massima competizione regionale: l’Eccellenza umbra. Proprio per questo sono estremamente felice di poter contribuire, attraverso la concessione del patrocinio morale a questo libro, ad un progetto importante, che consente di rivivere, vicini anche se distanti, anni di gioie, soddisfazioni ed emozioni calcistiche”.   Saranno inoltre presenti alla presentazione Serse Cosmi, vincitore della prima edizione del campionato di Eccellenza umbra nel 1991. Il tutto infatti è iniziato con la stagione 1991/1992, che vide la Pontevecchio vincere la prima edizione della serie A dell’Umbria. Proprio Cosmi è uno dei “testimonial” di questo libro, avendo scritto lui stesso una sua prefazione personale che potrete trovare all’interno della pubblicazione. “Sono orgoglioso – dichiara Serse Cosmi – di essere stato cronologicamente il primo a vincere l’Eccellenza, mai nome più azzeccato per identificare una categoria. È davvero un bellissimo lavoro ed è un piacere dare il proprio contributo. Consiglio questo libro a tutti coloro che amano il calcio della nostra regione, l’Umbria”.  Presente anche l’autorevole giornalista sportivo Massimo Boccucci, firma prestigiosa del “Corriere dello Sport – Stadio” nonché direttore dell’agenzia nazionale Infopress. “Dai dilettanti si sono aperte le porte del paradiso – dichiara in esclusiva Massimo Boccucci – nei dilettanti si sono scritte pagine di storia che hanno dato linfa al calcio. Il campionato di Eccellenza viene giustamente chiamato la Serie A dei campionati regionali. Non è casuale che questo lungo e completo racconto parta proprio da Serse Cosmi e dal miracolo Pontevecchio diventato un modello, così come il suo allenatore che ha scalato le categorie prendendosi straordinarie soddisfazioni nel lasciare un’impronta soprattutto con il Perugia dell’era Gaucci”.  Il libro va dietro le quinte, tra aspetti tecnici e curiosità, tra analisi e storie, tra riflessioni personali e spiegazioni di vicende sportive legate al massimo campionato di calcio regionale. L’autore del libro è Antonio Palazzetti, personaggio poliedrico e dotato di una grande versatilità, umbro doc, classe 1988, giornalista pubblicista e appassionato di calcio.  Palazzetti ha collaborato con numerose testate giornalistiche sia regionali che nazionali. È stato speaker radiofonico nonché ideatore e conduttore di format televisivi, molti dei quali dedicati al calcio dilettantistico, su emittenti a carattere prevalentemente regionale.




Dal 12 dicembre torna “Il libro parlante” con l’associazione Cantiere Orvieto

E’ tutto pronto per la XXV stagione de Il Libro Parlante, che si terrà ad Orvieto dal 12 al 18 dicembre, nella sede storica dell’atrio del Palazzo dei Sette.

La celebre rassegna letteraria, quest’anno allestita dall’associazione Cantiere Orvieto in collaborazione con il Comune di Orvieto e la libreria Giunti al Punto, vedrà la partecipazione di un poker di autori di grande qualità.

Domenica 12 dicembre, alle 11.30, inaugureranno la rassegna due scrittori molto stimati: Cinzia Tani e Guido Barlozzetti, entrambi volti televisivi con numerose collaborazioni alle spalle.

I loro ultimi libri, usciti nel 2021, hanno diversi tratti in comune e narrano in modo avvincente le vite affascinanti e controverse di personaggi del passato noti, meno noti o addirittura sconosciuti.

Cinzia Tani – Angeli e Carnefici – Mondadori

Guido Barlozzetti – Vite Ricordevoli – Bertoni

Venerdì 17 dicembre, alle 18.00 sarà la volta di Chiara Gamberale, autrice di successo nonché conduttrice di programmi televisivi e radiofonici.  Gamberale, ospite per la prima volta della rassegna orvietana, è autrice del recentissimo “Il grembo paterno”, Feltrinelli editore. Un libro potente, commovente e ispirato che scende all’origine delle nostre domande sull’amore.

Sabato 18 dicembre, ancoraalle ore 18.00, il terzo e ultimo incontro de Il Libro Parlante vedrà protagonista Pietro Castellitto, trentenne attore, regista e ora anche scrittore.

Primogenito di Margaret Mazzantini e Sergio Castellitto, Pietro presenterà “Gli iperborei”, Bompiani editore, un esordio narrativo sorprendente, con al centro un gruppo di giovani amici sovrastati dall’ombra dei loro ricchi genitori progressisti. Un romanzo in cui domina un senso di dolorosa impotenza e di nostalgia per l’infanzia

A margine degli appuntamenti letterari saranno allestite delle piccole degustazioni e per chi volesse sarà anche possibile aderire all’associazione Cantiere Orvieto per l’anno 2022                                            

INGRESSO GRATUITO SENZA PRENOTAZIONE

riservato ai possessori di certificato verde covid 19




L’associazione PrometeOrvieto, “c’è vita al Casermone!”

Sabato scorso abbiamo assistito ad un incontro pubblico in cui un gruppo di persone, con idee e provenienze politiche e culturali diverse, si è presentato alla città per cercare di dare un contributo al suo sviluppo. Si parla da almeno 20 anni del complesso immobiliare di via Roma, sede della gloriosa Caserma Piave (“il Casermone”), praticamente abbandonato a sé stesso da quando l’Esercito lo ha lasciato. Contrariamente ad altre volte in cui si è discusso tanto, ma si è fatto poco, questo gruppo di persone ha presentato e spiegato un progetto di massima di rifunzionalizzazione della struttura. Il progetto che è stato reso pubblico appare come integrato nella vita della nostra città con un focus su Università per stranieri, formazione professionale ed istruzione superiore che ne garantiscono un equilibrio economico ed una ricaduta positiva sul Pil di Orvieto. È stata anche evidenziato che i 200 milioni di euro di investimento necessari sono reperibili da fonti di finanziamento già individuate. Le competenze di questo gruppo di lavoro appaiono ben diversificate ed in grado di soddisfare tutti gli aspetti e le problematiche inerenti: capacità progettuale e realizzativa, competenza nell’individuazione dei fondi, competenza nella formazione universitaria, competenza amministrativa nella gestione della cosa pubblica. È stato anche distribuito un questionario in cui i partecipanti all’incontro potevano esprimere un loro giudizio e suggerimenti su quanto ipotizzato.

Ovviamente, sarà la solidità del business Plan che permetterà di giudicare concretezza e fattibilità dell’iniziativa. Il Sindaco, contemporaneamente, ha annunciato che ci sono altri progetti in cantiere per “il Casermone”. Ci permettiamo di affermare che sarebbe allora opportuno che anche questi fossero presentati. I tempi, infatti, sono molto stretti poiché entro fine anno devono essere presentate le idee progettuali da consolidare entro giugno dell’anno prossimo per ottenere i fondi necessari. Ci sembra che, dopo tanti anni di sole chiacchiere, si cominci finalmente a parlare di cose concrete con metodica corretta che consenta la partecipazione della città. I tempi stringono, ma soprattutto le opportunità economiche che ci sono non vanno sprecate per correre dietro a personalismi, baruffe e beghe cittadine.

Orvieto deve dimostrare una volta per tutte di saper essere unita per concentrare le forze contro l’innegabile declino che la affligge




“Città aperta” presenta un progetto di rigenerazione della ex-Caserma Piave da 200 milioni di euro

A Palazzo Coelli sede della Fondazione CRO, l’Associazione Città Aperta ha organizzato un convegno “Progettiamo insieme il futuro” che ha messo a disposizione e donato alla cittadinanza un progetto di rigenerazione per l’ex Caserma Piave firmato dall’Ingegner Stefano Di Giacomo fondatore e Amministratore delegato della Alcotec Spa. Insieme a lui si sono confrontati Marco Margarita, presidente del Cda della Università Telematica e-Campus e Vincenzo Naso, presidente del Centro Interuniversitario per lo sviluppo sostenibile. Entrambi hanno dichiarato di essere direttamente interessati allo sfruttamento di parte della struttura che verrà rigenerata. “Un progetto che tiene conto delle esigenze di una città che non può vivere esclusivamente dei fasti di un grande passato ma ha bisogno di spazi di condivisione dentro la città stessa che siano capaci di attrarre cultura, formazione, turismo” ha dichiarato il presidente dell’Associazione Giuliano Palozzo.

 Orvieto deve vivere non solo sulla memoria di quei fasti ma dovrà essere protagonista della contemporaneità e delle opportunità che da essa scaturiscono.  Non si tratta di una utopia ma capace di sfruttare le diverse linee di finanziamento messe a disposizione dal PNRR (Piano Nazionale di resistenza e resilienza) e dalle linee di finanziamento dirette dell’EU. Un’opportunità che nasce dal dramma della pandemia ma che serve a ridare slancio, motivazione e sostenibilità ambientale, economica e sociale ai diversi territori ed in modo particolare a quelli delle aree interne. Tra i componenti dell’associazione e coloro che la sostengono, sono presenti tutte le competenze che permettono di realizzare una progettazione economica in grado di ottenere quelle linee di finanziamento.

Il progetto prevede che nella Ex Caserma Piave possano trovare casa cultura, formazione, lavoro per giovani e donn-e ricostruendo il tessuto sociale sfilacciato dalla pandemia. Un circuito “cittadino” che vuole assegnare a Orvieto, felicemente posta nella direttrice Nord Sud, nel cuore d’Italia, il ruolo di polo di attrazione culturale, formativa, digitale, turistica. Il quadro economico è chiaro. Il progetto ha un costo di 200 milioni di euro che rientrano pienamente nei fondi disponibili e nelle diverse linee di intervento previste dal PNRR e sviluppa una crescita di PIL territoriale del 3-4%, valori calcolati a breve e lungo termine.  Crescita non solo della città di Orvieto ma di tutto il territorio. Un investimento difficile da immaginare ma, in realtà, Orvieto in passato ha già ottenuto fondi essenzialmente pubblici dello Stato, per cifre ben superiori anche per il valore del tempo di allora (1800 miliardi delle vecchie lire). Oggi i fondi a disposizione sono immensamente superiori poiché extra bilancio dello Stato. L’associazione Città Aperta lancia una allerta: i tempi sono brevi, i progetti devono essere definiti e consegnati entro il 30 giugno del 2022 e questa è l’ultima possibilità su cui poter lavorare per attingere a finanziamenti anche a fondo perduto che non avremo mai più a disposizione. Anche per questo l’Associazione invierà ai componenti del consiglio comunale di Orvieto questo progetto con la convinzione che sapranno coglierne la forza e il valore per la comunità che rappresentano e per il ruolo e responsabilità istituzionale che ricoprono. Cosa compresa dai tanti amministratori presenti, sindaci del territorio e lo stesso Presidente della Provincia di Terni. La sfida più grande, a questo punto, la deve accogliere la pubblica amministrazione, come ha sottolineato lo stesso ministro Brunetta in una recente intervista, e nel caso specifico, il comune di Orvieto proprietario del bene.

La cittadinanza è stata coinvolta e lo sarà anche nei prossimi giorni, attraverso la diffusione di un questionario che chiede alla cittadinanza di farsi parte attiva e di portare i propri bisogni e le proprie idee all’interno di quel progetto. Questionario che sarà diffuso nelle scuole, tra le associazioni che animano il territorio dal punto di vista economico, sociale e culturale e anche attraverso la diffusione telematica. 




L’osservatorio delle prime venti società di capitali dell’Area Interna presentate da “Cittadinanza Territorio Sviluppo”

L’impresa sociale Cittadinanza Territorio Sviluppo presenta il primo osservatorio delle 20 principali società di capitali dell’Area Interna Sud-Ovest Orvietano.  E’ un profilo particolareggiato delle aziende che pesano in maniera determinante sull’economia di un territorio che va dal Trasimeno alla Tuscia e legato dalla storia, dalle infrastrutture viarie e da enti come il GAL Trasimeno Orvietano che intervengono progettando un futuro in rete per le imprese che sono nate e operano all’interno di quest’area vasta.  Ha aperto i lavori il presidente della CTS, Francesco Paolo Li Donni, che ha presentato l’osservatorio, “è uno strumento utile per fare scelte consapevoli da parte di enti pubblici e imprese”.  Il panel “cristallizza – spiega sempre Li Donni – la situazione al 2019 mentre per il 2020 diamo appuntamento a febbraio del prossimo anno”.

Il rapporto parte esaminando innanzitutto le dimensioni delle aziende con 1 microimpresa, 14 piccole imprese (cioè con meno di 50 dipendenti), 4 medie imprese e una sola grande impresa con più di 250 occupati.  Questo è un primo indicatore che sottolinea la mancanza di imprese di grandi dimensioni capaci di assorbire una quota di forza lavoro alta e soprattutto di spingere verso la creazione di distretti produttivi omogenei.  Secondo Matteo Tonelli, amministratore delegato del CTS, “il campione selezionato è fortemente rappresentativo rispetto al numero degli addetti e alle dinamiche tipiche della piccole e media impresa dell’Area Interna Sud Ovest Orvietano”.

Del campione preso in esame il settore più rappresentato è quello del commercio con 9 realtà produttive pari al 45% del totale, al secondo posto troviamo il manifatturiero e le costruzioni con il 15% (3 aziende), l’agroalimentare con il 10% (2 aziende), a chiudere con il 5% ciascuno e un’azienda troviamo estrattivo, terzo settore e servizi.

Il territorio più rappresentato per ricavi nel 2019 è quello di Orvieto.  Ceprini Costruzioni srl è la prima con poco più di 80 milioni di euro.  Al secondo posto c’è Rubeca Motori, un’altra srl di Città della Pieve con poco più di 29 milioni di euro.  La prima Spa è Vetrya che si ferma sempre intorno ai 29 milioni di euro. 

Il rapporto prende in esame altri due indici, gli addetti medi e il MOL e le sorprese non mancano.

L’indice più interessante è sicuramente quello degli addetti. Nel 2019 il numero totale di lavoratori occupati nelle aziende del panel era 1.100 mentre a marzo del 2021 erano 1.112.  Sempre al 31 marzo di quest’anno il numero totale degli addetti nell’Area Interna Sud-Ovest Orvietano erano 14.683 e le aziende campione pesano per il 6,86% sul totale della forza lavoro.  Se invece si prende in esame il totale degli addetti nei cinque comuni dove hanno sede le aziende campione la percentuale tra addetti totali e addetti delle prime 20 aziende sale al 10,52% un campione significativo dal quale si può partire per analizzare, ad esempio, l’andamento delle retribuzioni medie o delle qualifiche e degli inquadramenti professionali.

Sicuramente la tabella più interessante riguarda il MOL.  L’unica società con un MOL fortemente negativo è Vetrya che nel 2019 ha registrato un valore negativo pari a 5.590 milioni di euro. La Ceprini Costruzioni conferma la sua solidità piazzandosi in questa particolare classifica, al primo posto, così come nelle altre due.  Il MOL stravolge anche i rapporti di forza tra Orvieto e il resto dell’Area Interna.  Prima di trovare un’altra azienda orvietana si deve scorrere fino al 5° posto con Basalto La Spicca che è anche la prima a scendere sotto quota un milione di euro e per la precisione 830 mila euro.  Per Antonio Rossetti, presidente del comitato scientifico del CTS, “le imprese orvietane scontano un gap di redditività rispetto al resto delle imprese dell’area che sono allineate al dato nazionale.  Abbiamo riscontrato una scarsa propensione agli investimenti – continua Rossetti – e una all’innovazione tecnologica, due elementi necessari per affrontare le sfide del futuro prossimo”.

Paolo Fratini, commercialista e docente all’Università di Perugia, ha approfondito gli aspetti patrimoniali delle imprese incluse nello studio redatto dalla CTS che ha fatto emergere che “la composizione dell’attivo sia formato per più di 2/3 da attivo circolante e per la restante parte da attivo immobilizzato netto.  Quest’ultimo, per altro, cresce complessivamente nel periodo di riferimento così come il valore del patrimonio netto.  Da evidenziare, invece, come elemento di solidità patrimoniale la circostanza per cui l’indice di patrimonio netto su attivo immobilizzato assume sempre valori superiori all’unità, con ciò indicando che le immobilizzazioni sono interamente finanziate dal capitale proprio”.

Ha chiuso i lavori Francesca Caproni, direttore del GAL Trasimeno-Orvietano, che ha patrocinato l’incontro, sottolineando l’utilità dell’osservatorio soprattutto per gli enti pubblici che devono programmare il futuro del territorio. “In questo periodo post-pandemico è sempre più importante – ha sottolineato Francesca Caproni – la programmazione e il monitoraggio dell’economia, ragion per cui riteniamo prezioso il contributo della CTS con il suo Osservatorio che traccia un profilo preciso dal punto di vista non solo finanziario ma soprattutto per quanto riguarda la forza lavoro impiegata e la dimensione d’impresa nell’Area Interna”. La CTS da già appuntamento per la fine del mese di febbraio con l’aggiornamento dell’osservatorio al 2020 e la presentazione di altri due osservatori sulla demografia dell’area e sulla demografia aziendale che prende in esame tutte le altre tipologie d’impresa non rientranti nel campione delle società di capitali.




Pinturicchio “torna” a Orvieto Al Museo Faina con il “Bambin Gesù delle Mani” e la sua storia molto particolare

Dopo 500 anni dalla sua partenza, Bernardino di Betto detto Pinturicchio fa ritorno a Orvieto attraverso il capolavoro del “Bambin Gesù delle Mani” che dà il titolo alla mostra che verrà aperta al pubblico domani – Sabato 4 Dicembre 2021 – al Museo Etrusco “Claudio Faina”.La mostra, resa possibile dalla collaborazione fra la Fondazione Claudio Faina, Fondazione Guglielmo Giordano (proprietaria dell’opera) e il Comune di Orvieto, si protrarrà fino al 9 Gennaio 2022. L’opera “Bambin Gesù delle Mani” è protagonista di una storia incredibile. Infatti, il frammento smurato in mostra è parte di un affresco che raffigura Papa Alessandro VI Borgia che tiene i piedi del Bambin Gesù tenuto in grembo dalla Madonna che, secondo le ricostruzioni, avrebbe il volto di Giulia Farnese, considerata l’amante del Papa. Un dipinto che testimonierebbe l’origine del potere dei Farnese e dell’ascesa al soglio pontificio del fratello di Giulia, Alessandro, divenuto Papa Paolo III e profondamente legato alla città di Orvieto.

I Farnese e Orvieto. La famiglia Farnese fu una delle più influenti famiglie del rinascimento Italiano; tra i suoi membri più importanti si annovera appunto Papa Paolo III, un ritratto del quale, con apposta didascalia che ricorda le origini Orvietane della famiglia Farnese, è custodito dallo stesso Comune di Orvieto. Il primo personaggio della famiglia Farnese di cui si hanno notizie storiche è un certo Pietro, che fu console di Orvieto nel 984.A partire dal 1492, in molti fanno risalire l’origine del potere della famiglia Farnese alla relazione tra il Papa Alessandro VI Borgia e Giulia Farnese, a seguito della quale, il fratello della stessa divenne cardinale ed in seguito fu nominato Papa, Paolo III. Nel 1492 Bernardino di Betto detto Pinturicchio, incaricato di lavorare al Duomo di Orvieto, fu convocato a Roma da Papa Alessandro VI per affrescare i suoi appartamenti, e fu costretto a lasciare Orvieto senza aver compiuto il lavoro. Della relazione tra Alessandro VI e Giulia Farnese sussistevano molte e ricorrenti voci, ma a darne testimonianza fu il Vasari che parlando di Pinturicchio scrisse “Nel medesimo palazzo gli fece dipingere Alessandro Sesto tutte le stanze dove abitava, e tutta la Torre Borgia… In detto palazzo ritrasse, sopra la porta d’una camera, la signora Giulia Farnese nel volto d’una Nostra Donna; e nel medesimo quadro la testa di esso papa Alessandro che l’adora”. L’opera descritta dal Vasari rappresenta uno dei casi più intriganti e avvincenti della storia dell’arte Italiana e nessuno, oggi, entrando negli appartamenti Borgia può ammirarne la bellezza poiché l’opera venne asportata e sezionata nel 1655 per volere di papa Alessandro VII, al secolo Fabio Chigi, il quale volle cancellarne ogni traccia. Il frammento centrale di questa incredibile opera raffigurante il “Bambin Gesù delle Mani” è custodito dalla Fondazione Guglielmo Giordano e oggi, dopo 500 anni dalla sua partenza, si può affermare che il Pinturicchio torna a Orvieto attraverso il suo capolavoro. La mostra, infatti, vuole essere un omaggio alla città di Orvieto per essere stata privata dell’opera di Pinturicchio che, convocato a Roma da Alessandro VI, dovette abbandonare la fabbrica del Duomo per dedicarsi agli appartamenti Borgia._________________

L’evento espositivo allestito al primo piano del Museo Etrusco “Claudio Faina dove vengono presentati il “Bambin Gesù delle Mani”e dei frame didattici, è stato presentato, in un’anteprima riservata alla stampa, questo pomeriggio presso il Museo Faina, dal Sindaco e Assessore alla Cultura Comune di Orvieto, Roberta Tardani, dal Presidente della Fondazione “Claudio Faina”, Daniele Di Loreto, dal Presidente Fondazione Guglielmo Giordano Andrea Margaritelli e dal Prof. Franco Ivan Nucciarelli dell’Università di Perugia e membro del comitato scientifico della Fondazione Guglielmo Giordano.“Conclusa l’Avventura affascinante di un quadro, quello di Dante ne iniziamo un’altra – ha esordito Daniele Di Loreto, Presidente della Fondazione ‘Claudio Faina’ sottolineando l’importanza del “binomio cultura ed economia” perché “la cultura rappresenta uno strumento di sviluppo industriale e di crescita della collettività. Partnership e committenza, creano valore. Sono grato al Presidente della Fondazione Guglielmo Giordano, Andrea Margaritelli per questa importante collaborazione. Con questa mostra di prestigio valorizziamo ulteriormente il nostro piccolo exhibition center affacciato sulla Grande Bellezza della Cattedrale di Orvieto”.“Nella Sala Unità d’Italia del Comune di Orvieto c’è un affresco che raffigura Papa Paolo III con una didascalia che ricorda le origini Orvietane della famiglia Farnese – ha detto il Sindaco, Roberta Tardani – la mostra è nata da un incontro fortunato con Emanuele Ferlicca e insieme abbiamo scoperto che c’è una storia e un legame affascinante fra la storia della nostra città e quella dell’affresco. Ho chiesto di vederlo e quando mi sono recata alla Fondazione Giordano me ne sono subito innamorata. E’ un’opera che suscita emozione di qui il desiderio di condividerla con la città. Così ho subito coinvolto la Fondazione Faina partner privilegiato. Il Comune di Orvieto è orgoglioso di partecipare alla realizzazione di questo evento importante per l’arte italiana e per la storia della nostra città che si riscopre e si rinnova ogni giorno” ha aggiunto. “La storia del Pinturicchio a Orvieto nel cantiere della fabbrica del Duomo e del suo allontanamento per lavorare agli appartamenti dei Borgia è davvero singolare come pure le peripezie del destino avuto dall’opera ‘Bambin Gesù delle Mani’ che miracolosamente direi è arrivato ai giorni nostri. Restituire al pubblico, proprio a Natale, la possibilità di ammirare quest’opera è qualcosa che sicuramente lascerà un segno in questa città e credo in ciascuno di noi. La mostra costituisce quindi un arricchimento culturale importante per noi tutti e per gli estimatori dell’arte”. “Come Comune – ha concluso – abbiamo sostenuto sin da subito e con entusiasmo questo progetto a cui hanno lavorato la Fondazione per il Museo Claudio Faina e la Fondazione Guglielmo Giordano, che ringrazio, consci che si tratta di una ulteriore occasione di valorizzazione della storia e del patrimonio culturale del nostro Paese che sicuramente cela ancora tante meraviglie da scoprire, anche solo come narrazione. Tutto questo è linfa per la conoscenza dei luoghi in cui abbiamo il privilegio di vivere ed è un patrimonio notevole che, come istituzioni, siamo impegnati a valorizzare”. Dopo aver ringraziato il Presidente della Fondazione Faina e il Sindaco “per le parole autentiche” e ricambiando di cuore l’accoglienza, Andrea Margaritelli Presidente Fondazione Guglielmo Giordano ha rivelato che “la scintilla è scoccata di fronte a una città così bella. Palazzo Faina ha il privilegio di affacciarsi sul Duomo e la mostra è un momento per fruire della bellezza che gratifica chi la vede ed è un ulteriore incentivo ad investire nella cultura”. Parlando dell’opera, Margaritelli ha detto che “la storia di questo affresco è quasi un giallo rinascimentale. Una storia vera e documentata che mostra il legame tra Orvieto e la famiglia Farnese. Il Duomo ospita anche Pinturicchio nel 1492, anno che è stato spartiacque tra Medioevo e modernità. In quel periodo vede la luce l’opera del Bambin Gesù delle Mani quando Papa Borgia chiama il pittore ad affrescare le sue stanze private a Roma. L’oro dell’aureola del Bambino, secondo gli storici dell’arte, è quello portato da Colombo dall’America e l’iconografia della Madonna una delle figure più splendide del Rinascimento”. Il Prof. Franco Ivan Nucciarelli membro del comitato scientifico della Fondazione Guglielmo Giordano ha ripercorso la storia della famiglia Farnese evidenziando i legami delle truppe orvietane che, uscirono dalla provincia per affacciarsi su Roma. “Il dominio temporale dei papi – ha detto – comincia con la donazione di Sutri. La Chiesa era di fatto una monarchia assoluta ma non aveva una continuità dinastica. Per assicurarsela si crea una potentissima nobiltà che assicura alla chiesa quella continuità. Una nobiltà nera che si accorge del potere di scorporare stati e create un principato autonomo. I Farnese sono una delle famiglie di capitàni delle truppe orvietane che escono dalla provincia per affacciarsi su Roma. Oltre all’entrata nel clan della nobiltà pontificia, tutto ruota intorno alla figura di ‘Giulia la bella” che sposa Orsino Orsini. Principessa 17enne divenne amante di Alessandro VI Borgia divenuto Cardinale a 25 anni. Il Ducato dei Farnese finisce con Unità d’Italia ma le tracce proseguono tanto che nello stemma della dinastia dei Borbone sono presenti i gigli farnesiani. Non esistono ritratti ufficiali di Giulia Farnese, ma ricorrono molte immagini di dame con l’unicorno, animale che, secondo le credenze dell’epoca, può essere domato solo da una donna illibata, a insistere quindi sulla purezza di Giulia. La Madonna che nell’affresco teneva in grembo il Bambino è considerata una delle figure più belle del Rinascimento. Resta l’interrogativo se il volto della Madonna sia quello di Giulia Farnese”.

IL BAMBIN GESU’ DELLE MANI. Un inedito capolavoro del Pinturicchio svela affascinanti brani di storia rinascimentale (Fonte: Fondazione Guglielmo Giordano

Dal 2004, attraverso l’organizzazione di mostre ed eventi in tutto il mondo, la Fondazione Guglielmo Giordano promuove la conoscenza del dipinto “Bambin Gesù delle Mani” del Pinturicchio, proveniente da un affresco delle stanze vaticane poi scomparso.  La parte più preziosa dell’intera composizione – il Bambino Gesù benedicente – rientrata in Umbria dopo oltre cinque secoli e acquisita dal Gruppo Margaritelli, è stata affidata alla Fondazione affinché ne curi lo studio e la divulgazione. Quasi tutte le opere d’arte del passato, se studiate con cura nel contesto originario, sono di grande aiuto alla comprensione di alcuni dettagli della storia che spesso sfuggono alle grandi analisi, perché riposti oppure volutamente occultati. Se si volessero osservare le vicende di cui fu testimone sul palcoscenico della Storia l’affresco vaticano del Pinturicchio raffigurante la Madonna con il Bambino e papa Alessandro VI Borgia orante, ci troveremmo vorticosamente trasportati in piena epoca rinascimentale – precisamente negli anni immediatamente successivi al fatidico 1492 – e circondati da personaggi di indiscutibile fascino. Tra questi spiccherebbero alcune grandi figure e precisamente Alessandro VI Borgia, uno dei più discussi pontefici dell’intero percorso della Chiesa; Giulia Farnese, emblema della bellezza rinascimentale, malignamente soprannominata “sponsa Christi” per le sue note frequentazioni con il papa; Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, artefice dell’opera in questione e pittore attivo alla Corte vaticana sotto ben cinque papi. Cardine di tutta la vicenda è dunque un affresco, di cui, attraverso i secoli, solo rare ma significative voci restituiscono la memoria. Prima fra tutte quella di Giorgio Vasari che nelle Vite, a proposito degli impegni vaticani del Pinturicchio, ricorda: “ritrasse sopra la porta di una camera [degli Appartamenti Borgia in Vaticano] la signora Giulia Farnese per il volto di una Nostra Donna e, nel medesimo quadro la testa d’esso papa Alessandro che l’adora”. Tale era la carica trasgressiva di una simile affermazione che la testimonianza di Vasari circa l’esistenza dell’affresco – indebolita peraltro dall’oggettiva mancanza di elementi di riscontro – fu per secoli ritenuta impossibile a credersi ovvero considerata frutto di confusione con altra scena, se non semplice ripetizione di popolari maldicenze riferite a papa Borgia.

Oggi si sa invece che la testimonianza di Vasari, oltre a non risultare isolata, conta su inoppugnabili supporti documentari. Come dimostra la cronaca cinquecentesca di Stefano Infessura, e soprattutto il carteggio intrattenuto ai primi del Seicento dal duca di Mantova Francesco IV Gonzaga con il suo legato a Roma, attraverso cui si viene a conoscenza di un gustoso e singolarissimo episodio. Francesco Gonzaga, avuta notizia dell’esistenza dello scandaloso dipinto nel quale, secondo tradizione, Giulia Farnese – favorita di papa Borgia – appariva accanto a lui ritratta nelle sembianze di una Vergine Maria, trovò la cosa irresistibile occasione di scherno verso la famiglia Farnese e dunque incaricò immediatamente il pittore mantovano Pietro Facchetti di realizzarne una copia. L’intento, per nulla celato, del duca di Mantova era quello di screditare il nome dei Farnese, tramandando alla storia il ruolo, non propriamente protocollare, avuto da Giulia all’interno della corte vaticana e in particolare i grandi benefìci che tale situazione aveva apportato alla famiglia tutta. E’ infatti risaputo che fu proprio grazie all’intercessione di Giulia che suo fratello Alessandro potè essere nominato cardinale, per divenire poi memorabile papa con il nome di Paolo III. Da qui l’inizio dell’inarrestabile ascesa e affermazione del casato presso le più importanti corti europee. Il Facchetti, introdottosi quindi con uno stratagemma negli appartamenti vaticani – la cronaca ricorda per l’appunto come riuscì a corrompere un guardarobiere offrendogli “un paio di calze di seta” – si fece “svelare” il dipinto – prudentemente coperto con un “tafetà” inchiodato – e riuscì a riprodurlo in una tela, destinato a rimanere prima e unica testimonianza per i posteri dell’imbarazzante scena. Corre frattanto il tempo e si giunge al 1655, anno in cui sale al soglio pontificio Fabio Chigi assumendo il titolo di Alessandro VII. Questi è il primo pontefice che ha l’ardire di recuperare il nome già utilizzato in precedenza dal tanto discusso papa Borgia, ma proprio per questo tale atto si accompagna anche alla sua strenua determinazione a far scomparire, per quanto possibile, ogni ricordo di Alessandro VI e delle sue scelleratezze. Una delle prime vittime illustri di tale damnatio memoriae sarà proprio l’affresco “blasfemo” degli appartamenti Borgia, che, per suo volere, viene distaccato e frammentato, affinché nulla si tramandi. Il severo censore raggiunse sicuramente il suo scopo, dal momento che nei secoli successivi dell’affresco non si ebbe più notizia. Ma anche i segreti meglio custoditi sono soggetti all’imprevedibile volere del caso.

Nel novembre del 1940, la principessa Eleonora Chigi Albani della Rovere e suo figlio Giovanni Incisa della Rocchetta, appassionato storico dell’arte, invitati a visitare il palazzo di una famiglia patrizia mantovana, improvvisamente si trovano di fronte alla favoleggiata tela di Facchetti. Solo grazie all’irripetibile coincidenza di aver riunite in una sola persona memoria storica familiare e specifiche competenze artistiche, Giovanni Incisa della Rocchetta si ritrova improvvisamente in mano le chiavi per risolvere questo intricato giallo storico. Ai suoi occhi appare finalmente chiaro che i due dipinti raffiguranti un Gesù bambino benedicente e un volto di Madonna – da secoli in possesso della sua famiglia, ma di provenienza mai individuata – sono proprio le parti superstiti del leggendario affresco realizzato dal Pinturicchio per le stanze vaticane: la stessa scena segnalata, senza essere creduti, da Vasari ed altre fonti antiche! In seguito i due capolavori rimangono ancora per molti anni nella collezione Chigi, poi – è storia dei giorni nostri – ecco l’improvvisa comparsa del Bambin Gesù delle mani sul circuito antiquario internazionale e, da qui, il passaggio al nuovo curatore, lo stesso che oggi ha inteso far riscrivere per intero, e dunque offrire al pubblico, la storia del più misterioso capolavoro del Pinturicchio.

La mostra “Il Bambin Gesù delle Mani” si potrà visitare presso il “Museo Claudio Faina” di Orvieto con i seguenti orari di apertura al pubblico: dalle ore 09:30 alle 18:00 ad esclusione del Martedì.




Vetrya, raggiunto l’accordo su 30 esuberi con i sindacati a cui si aggiungono 3 dirigenti e 2 dimissionari

E’ stato sottoscritto l’accordo tra i sindacati, i lavoratori e Vetrya dopo alcuni incontri e una lunghissima giornata finale il 3 dicembre con un’assemblea dei dipendenti interessati che alla fine hanno dato il via libera ufficiale per l’accordo. In totale gli esuberi gestiti direttamente dal sindacato sono 30, altri 3 sono dirigenti e 2 allo stato sono già dimissionari. A questi si devono aggiungere anche circa 15 sviluppatori che hanno lasciato in questi ultimi mesi l’azienda di Bardano trovando occupazione nello stesso settore. L’accordo siglato e approvato dalle parti prevede una buonuscita e la possibilità di accedere alla Naspi. Dopo l’assemblea che ha approvato la bozza definitiva si è proceduto con le conciliazioni sindacali e alla conclusione dei rapporti di lavoro.

A questo punto in azienda rimangono i dipendenti che, secondo quanto spiegati ai sindacati da Vetrya, dovrebbero passare ad altre due aziende che sembrano interessate ad entrate nel concordato in continuità aziendale con affitto di ramo d’azienda. Il liquidatore Katia Sagrafena si è impegnata affinché ai lavoratori venga presentata una proposta di lavoro in continuità da parte delle due realtà imprenditoriali che avrebbe dichiarato il loro interesse a rilevare le attività di Vetrya, in tutto o in parte.

I sindacati si dicono soddisfatti perché ai lavoratori è stato garantito un percorso di tutela, “abbiamo salvato il salvabile”, questo è in estrema sintesi il commento ma rimane l’amaro in bocca per le sorti di Vetrya che in un futuro non molto prossimo verrà archiviata, “non è un successo per nessuno”.




+++ ULTIMORA+++ Incidente sulla A1 tra Fabro e Orvieto, necessario l’elisoccorso per una persona ferita

Nelle prime ore della mattina del 3 dicembre è avvenuto un tamponamento tra un’autovettura e un mezzo pesante tra Fabro e Orvieto sulla autostrada A1. Una persona è rimasta incastrata nel mezzo e la Polizia stradale è intervenuta per coordinare la attività di soccorso, la viabilità e per effettuare i primi accertamenti. Sul posto sia i vigili del fuoco che il personale del 118 e mentre scriviamo si è in attesa dell’elisoccorso.

—- (aggiornamenti in giornata) ——




La biblioteca Luigi Fumi l’11 e 12 dicembre festeggia i suoi primi 90 anni

La biblioteca comunale “Luigi Fumi” di Orvieto compie 90 anni e celebra questo importante anniversario con due giornate di aperture straordinarie dense di iniziative e appuntamenti. Sabato 11 e domenica 12 dicembre saranno infatti in programma letture, spettacoli, giochi, musiche, visite guidate, proiezioni e laboratori creativi organizzati in collaborazione con le associazioni e gli operatori culturali presenti sul territorio comunale che, in forma totalmente gratuita, hanno deciso di aderire a questa grande festa. Era il 1921 quando l’illuminato concittadino Luigi Fumi donò la sua biblioteca privata alla città natale, dieci anni dopo apriva al pubblico la Biblioteca “Luigi Fumi”, diventando luogo simbolo e polo culturale della città di Orvieto. 

Tra gli appuntamenti in programma Sabato 11 dicembre alle ore 18.00, presso la Sala Digipass, il sindaco e assessore alla cultura, Roberta Tardani, presenterà il folder dal titolo “Un secolo di Fumi” che contiene cinque stampe storiche di Orvieto conservate presso la Nuova Biblioteca Pubblica, come segno tangibile del prezioso patrimonio storico documentario conservato. Al termine della prima giornata è previsto un aperitivo a cura dell’Istituto Alberghiero di Orvieto, allietato dai suoni della Scuola di Musica con il gruppo“Swing Duo”. Concluderanno la festa domenica 12 dicembre un brindisi finale, sempre a cura dell’Istituto Alberghiero e le piacevoli note del gruppo  “Folk Panda – Kermesse di cantautori”. Nei giorni di sabato e domenica sarà inoltre possibile, tramite l’app “Pemcards”, inviare dalla biblioteca una cartolina postale personalizzata per immortalare la giornata

“Due giorni particolarmente intensi – afferma il Sindaco, Roberta Tardani – in cui la Nuova Biblioteca Pubblica ‘Luigi Fumi’ aprirà le sue porte per incontrare i cittadini e quanti vorranno cogliere l’occasione per visitarla e scoprirne tutti i tesori. La biblioteca è un centro di coesione territoriale, sociale e culturale dove trovano la giusta accoglienza benessere, svago, socializzazione, studio, formazione e informazione, pari opportunità, integrazione e relazioni umane. Su questo vogliamo continuare a investire per fare di questo luogo sempre di più uno dei poli culturali più importanti della nostra città”.  Tutte le attività prevedono l’accesso ai soli possessori di “Super Green pass” ad eccezione di quelli che si terranno nella “Biblioteca ragazzi” per i minori di anni 12. La prenotazione è obbligatoria solo per la “Caccia al tesoro” e “Di cosa parliamo quando parliamo di Fumetti” inviando una mail alla Biblioteca (bilioteca@comune.orvieto.tr.it) oppure un messaggio WhatsApp al numero 3312309032.  Tutte le altre attività sono soggette alla limitazione dei posti disponibili previste dall’attuale normativa anti Covid-19.