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Stefano Olimpieri, “all’incontro sulla sanità ha torto chi non c’era e sul Csco, no alla chiusura ma sì alla sostenibilità”

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Stefano Olimpieri, capogruppo del “Misto” in consiglio comunale sottolinea la grande importanza dei progetti presentati durante la conferenza sulla sanità che si è svolta il 15 novembre a Orvieto. “Mi sembrano progetti di valore ma staremo sempre vigili per capire se vengono rispettati i tempi”. Una stoccata anche agli assenti, a partire dai sindacati, “gli assenti hanno sempre torto. Tutti potevano entrare per ascoltare e conoscevano la data”.

Per quanto riguarda il Centro Studi Olimpieri ha ribadito che la sua non è una battaglia contro ma per la valorizzazione del Centro Studi. “Io non voglio chiudere ma solo capire se sia sostenibile perché nel caso non lo fosse allora non si può chiedere che a pagare sia sempre il cittadino”.




Orvieto è un modello di integrazione e inclusione con la comunità di accoglienza per minori stranieri “soli”

Nell’ambito della visita di studio promossa in Italia dal programma EUPROM per gli approfondimenti sulle strutture di accoglienza per giovani rifugiati, nel pomeriggio del 16 novembre, l’assessore alle Politiche Sociali Angela Maria Sartini ha ricevuto una delegazione di esperti (magistrati, assistenti sociali, psicologi) provenienti da vari paesi della Comunità Europea che ad Orvieto hanno poi visitato il Centro di seconda accoglienza SAI MSNA (ex SPRAR) e la struttura di prosecuzione per neomaggiorenni in prosieguo amministrativo. Durante il colloquio con l’assessore Sartini gli ospiti, accompagnati dai responsabili per le problematiche dei minori stranieri presso l’Ufficio di Cittadinanza del Comune di Orvieto e dagli operatori della Cooperativa Sociale “Il Quadrifoglio”, soggetto gestore del Progetto SAI MSNA, hanno appreso le modalità di sviluppo e funzionamento delle 2 comunità presenti sul territorio, quella per minori stranieri non accompagnati XENIA, e la comunità di proseguimento per neomaggiorenni INOUSENE, mostrando un forte interesse per le dinamiche di integrazione ed inclusione che negli anni le due strutture hanno saputo costruire sul territorio.

Al termine, la delegazione ha riconosciuto alle strutture orvietane un livello di lavoro eccellente nella costruzione dei rapporti e delle relazioni ritenendo le stesse un esempio nel panorama nazionale. “Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) – afferma l’assessore Angela Maria Sartini – è il servizio del Ministero dell’interno che in Italia gestisce i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale ed è stato istituito dalla legge 30 luglio 2002, n. 189. Negli anni ha cambiato denominazione, SIPROIMI (sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) continuando ad agire sul territorio, ed oggi è diventato SAI, Sistema di accoglienza e integrazione. Il modello SAI, prevede due livelli differenziati di erogazione dei servizi, un primo livello destinato ai richiedenti asilo, cui sono rivolte prestazioni di accoglienza materiale, l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale, la somministrazione di corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio; ed un secondo livello, ovvero il caso delle strutture della Zona Sociale n. 12, destinato ai titolari di protezione internazionale e finalizzato all’integrazione, che include l’orientamento al lavoro e la formazione professionale. Nella struttura Xenia, autorizzata al funzionamento per l’accoglienza di 10 minorenni e attiva dal dicembre 2017, hanno trovato accoglienza ad oggi un totale di 30 ragazzi, i quali, una volta terminato il percorso comunitario, hanno comunque deciso di restare nel nostro territorio proprio grazie all’eccellente tessuto di inclusione e integrazione costruito negli anni. Nel 2020, inoltre, il Ministero ha chiesto agli Enti la disponibilità all’ampliamento dell’accoglienza con l’apertura di una struttura per neomaggiorenni in prosieguo amministrativo, richiesta accolta favorevolmente dai Comuni della nostra Zona Sociale e nel 2021 ha preso avvio la struttura ‘Inousenè’ che al momento accoglie 4 giovani. Il feedback estremamente positivo di questo incontro – conclude – conferma la validità del lavoro svolto da tutti gli operatori che a vario titolo intervengono in questo progetto”.
Il viaggio della delegazione di esperti internazionali, attraverso le strutture di prima accoglienza in Italia, era iniziato lunedì a Catania e proseguito con la visita al Tribunale per i Minori di Roma dove si è tenuta una tavola rotonda con gli operatori del settore che ha riguardato le questioni dell’accertamento dell’età, della identificazione e procedure di regolarizzazione, la ripartizione delle competenze fra i vari operatori, il ruolo del tutor volontario, il ricollocamento dei minori dalla Grecia, ma anche i minori scomparsi, la protezione internazionale, i rimpatri assistiti, il ruolo del mediatore culturale, la presa in carico del minore e il ruolo dell’assistente sociale nella rete dei servizi.




Orvieto set a cielo aperto per il film con Giallini, “Il principe di Roma”

Inizieranno la prossima settimana a Orvieto le riprese de “Il Principe di Roma”, il film prodotto da Lucky Red con Rai Cinema in collaborazione con Sky. Per una settimana Orvieto diventerà un set a cielo aperto e la magia del cinema questa volta tramuterà vicoli e piazze del nostro centro storico negli scorci della Roma dell’Ottocento.

Lucky Red è tornata a scegliere Orvieto dopo le riprese del film “La befana vien di notte 2” dello scorso aprile. Soddisfatta la sindaco, “per la nostra città sarà un’altra importante vetrina e opportunità di promozione dopo il grande successo al cinema del film ‘Carla’, che il prossimo 5 dicembre andrà in onda in prima serata su Rai1, senza considerare l’indotto economico generato dalla presenza della troupe in città che si avvarrà di manodopera e comparse locali. Chiediamo sin da ora collaborazione e pazienza da parte dei cittadini per i disagi che potrebbe causare la chiusura di alcune piazze e vie per l’allestimento del set, certi che gli uffici comunali e la Polizia locale sapranno gestire al meglio la situazione“.

Il film è liberamente ispirato al “Canto di Natale” di Charles Dickens. Il cast è di tutto rispetto con il protagonista Marco Giallini figurano anche Giulia Bevilacqua, Filippo Timi, Sergio Rubini, Denise Tantucci, Andrea Sartoretti e Giuseppe Battiston. La pellicola è diretta dal regista Edoardo Falcone. Per una settimana Orvieto sarà un set a cielo aperto con il compito di interpretare la Roma dell’800, l’ambientazione della pellicola.

Tra le location scelte per gli esterni: via Lattanzi, via Malabranca, piazza Ippolito Scalza, piazza Ranieri, piazza Gualterio, vicolo Albani, piazza Febei, via Magalotti e la piazzetta tra via del Duomo e via Gualtieri. Per gli interni saranno invece utilizzati, tra gli altri: Palazzo Mocio e Palazzo Simoncelli. Circa 300 le comparse locali che saranno reclutate e utilizzate sul set.




Appello del SITI agli azionisti BPBari, costituitevi parte civile nel procedimento penale contro i collaboratori degli Jacobini

Banca Popolare di Bari naviga ancora in acque piuttosto mosse e in audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, Giampiero Bergami, ad del gruppo BPB, ha spiegato che il rapporto cost income è molto alto e la strada da percorrere è ancora lunga.  La presidente della commissione, Carla Ruocco, ha assicurato che l’obiettivo primario è un ristoro per gli azionisti.  E proprio questi ultimi, infatti, sono per ora rimasti drammaticamente alla finestra in attesa dell’evolvere degli eventi sia societari che giudiziari.  Domenico Bacci, presidente del sindacato SITI, Sindacato Italiano per la Tutela dell’Investimento e del risparmio di Milano, che rappresenta gli interessi degli azionisti Popolare Bari, e l’avvocato Paola Cagossi del Foro di Bologna, che li assiste, ci hanno tracciato un quadro definito proprio dell’andamento giudiziario per gli azionisti.  Bacci ci tiene a sottolineare che “siamo fiduciosi per i prossimi appuntamenti giudiziari, questa è la strada attraverso la quale gli azionisti potranno avere finalmente un ristoro”.  Ma a che punto siamo con i procedimenti giudiziari?  Paola Cagossi spiega, “attualmente i procedimenti avviati nei confronti degli Jacobini e dei loro collaboratori sono due.  In un primo filone, quello che vede protagonisti gli Jacobini, in particolare, gli azionisti sono stati ammessi come parte civile, ma e’ stata esclusa la chiamata del responsabile civile, la Stessa Banca.  In un secondo procedimento contro i collaboratori più stretti della famiglia Jacobini è ancora possibile aderire alla richiesta di costituzione di parte civile fino all’udienza dibattimentale che sarà fissata all’esito dell’udienza preliminare tutt’ora in corso innanzi al GUP dr. Galesi.  Voglio sottolineare come la Popolare di Bari sia, a nostro parere, responsabile del malfatto dei suoi esponenti, ma nel primo procedimento il Tribunale ha ritenuto non praticabile la sua chiamata in causa,  perché la  Procura di Bari, dopo aver estratto la copia forense del materiale ivi reperito, ha riconsegnato i device ed i supporti elettronici agli indagati, sicché al l Tribunale non è rimasto altro che constatare che il dissequestro ha reso irripetibile la prova rispetto al responsabile civile Banca Popolare di Bari che nella fase delle indagini non era stata avvertita dell’operazione. La rigida interpretazione dell’art. 96 cpc, peraltro caldeggiata strenuamente dalla Procura in udienza, ha determinato l’esclusione del responsabile civile da quel procedimento, con buona pace degli azionisti”.  Sempre Cagossi spiega, “gli azionisti di BPBari sono stati e continuano ad essere trattati in maniera diversa da quelli delle banche venete e delle altre con insolvenza dichiarata nel medesimo periodo.  In estrema sintesi l’azionista pubblico ha acquisito il controllo del gruppo bancario pugliese perché la politica ha scelto di non farlo fallire, caricando il costo in primis sulla collettività ma sicuramente anche sui piccoli azionisti che non hanno visto un euro a differenza degli altri delle banche sopra citate che invece hanno ricevuto e stanno ricevendo i ristori”.

Ricordiamo che per gli azionisti delle banche venete, di Banca Etruria di CariFe è intervenuto il FIR (Fondo Indennizzo Risparmiatori) istituito con la legge 145 del 30 dicembre 2018 e successive modificazioni, con una dotazione iniziale di 525 milioni annui per il 2019, 2020 e 2021.  L’obiettivo è quello di indennizzare i risparmiatori danneggiati da quelle istituzioni bancarie poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 2018, a causa delle violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e buona fede oggettiva e trasparenza previsti dal TUF (testo Unico in materia di intermediazione finanziaria).  Domenico Bacci, segretario del SITI, interviene sottolineando come proprio il sindacato avesse “presentato una petizione per portare all’attenzione della politica la questione dei piccoli azionisti della Popolare di Bari ( che e’ ancora possibile sottoscrivere ) visto che il crac finanziario è del tutto assimilabile a quello delle banche venete, ad esempio.  Nel  gennaio 2020 – prosegue Bacci – abbiamo organizzato una riunione con oltre 500 azionisti della POPOLARE BARI presso la Fiera del Levante, proprio per spiegare la necessità, a latere dei procedimenti penali, di introdurre anche per loro una forma di ristoro diretto, e tra queste il Fir,  ma per evitare la procedura c’è stata una forte opera di disinformazione basata sul fatto che agli azionisti delle banche che hanno aderito al FIR è stato riconosciuto il 30% del valore perduto, mentre per quelli di Bari si poteva ottenere molto di più!.  Ad oggi gli azionisti di Bari sono ancora senza ristoro mentre agli altri stanno arrivando i soldi”. Ci sono però le sentenze dell’arbitrato bancario ma anche in questo caso, continua Bacci, “la banca continua a non pagare le ingiunzioni arbitrali.  L’unica proposta messa in campo è quella risibile dei 2,38 euro per azione che presuppone la rinuncia al contenzioso ed è riservata solo ai cosiddetti soggetti fragili, veramente poca cosa”.   Le prossime mosse, dunque, sono fondamentali per i piccoli azionisti, a partire dalla richiesta di costituzione di parte civile nel secondo procedimento penale a carico dei collaboratori più stretti degli Jacobini.  Spiega Bacci, “siamo fiduciosi che questo secondo processo vada a sanare la situazione degli azionisti di BPBari.  Se qualcuno non si è attivato è possibile farlo aderendo al SITI e seguendo tutte le indicazioni sulla documentazione necessaria per la costituzione di parte civile.  I tempi sono stretti perché si può agire fino alla data dell’udienza dibattimentale che potrebbe essere fissata per i primi mesi del nuovo anno”.  Nella pagina internet per la costituzione di parte civile del SITI sono presenti i modelli e l’elenco dei documenti con tutte le deleghe.  “E’ una procedura semplice – sottolinea l’avvocato Paola Cagossi – ma necessaria se si vuole combattere.  Tra i documenti c’è anche un modulo di auto-valutazione per le modalità di vendita delle azioni da parte dell’intermediario.  Questa è una possibile seconda strada da seguire presentando il dossier all’arbitrato bancario”.  Sempre l’avvocato Cagossi spiega che “le modalità illecite di collocamento in questo caso, riguardano non soltanto le cosiddette operazioni baciate ma il fatto che nella documentazione non è chiaramente spiegata l’illiquidità del titolo, questo riguarda quasi il 99% dei casi che abbiamo fin qui esaminato”.  Ribadisce Domenico Bacci, “basta la dimostrazione della non chiara indicazione di illiquidità per poter agire”.  E’ bene ricordare che il valore delle azioni di BPBari, così come quella di molti istituti di credito simili, veniva deciso “in house”.  Poi è arrivata la quotazione all’Hi-MTF “che è un sistema di scambio – sottolinea Bacci – un S.S.O. multilaterale che si differenzia da quello precedente denominato bilaterale.  Diciamo che hanno dovuto farlo e cambiando il sistema si è compreso che c’era tanta offerta e poca domanda, cioè il titolo era del tutto illiquido: Informazione non fornita ai sottoscrittori”. 

Prima di concludere due domande, ci sono rapporti con il nuovo azionista di controllo ed è comunque un vantaggio avere come controparte lo Stato?

Domanico Bacci interviene subito, “assolutamente, il SITI non ha avuto rapporti con la nuova proprietà ma posso assicurare che la linea di condotta non è mai cambiata.  Non c’è un tavolo di trattativa serio, e i fondi FIR sarebbero lì disponibili per essere eventualmente destinati agli azionisti della BPBari, ma la politica non si muove”. 

Sulla stessa lunghezza d’onda l’avvocato Paola Cagossi, “si ha la netta sensazione che la politica si sia mossa per tutelare la partecipata BPBari a spese del piccolo azionista e che la Procura abbia commesso una leggerezza quando ha riconsegnato gli apparati elettronici agli indagati invalidando qualsiasi prova per i procedimenti successivi per sua stessa ammissione”

Ambedue rimangono comunque fiduciosi del fatto che questa nuova possibilità di costituzione di parte civile è un’opzione da non sprecare da parte dei piccoli risparmiatori e una strada aperta, la piu’ diretta e semplice, per ottenere il giusto ristoro.