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Rapporto MediaCom043, aumentano i depositi bancari in Umbria e Orvieto ancora “comune più liquido” della Regione

Il risparmio umbro sempre più liquido, nel 2020 ulteriore crescita dei depositi bancari del 13% (+1,616 miliardi di euro), che ha portato i depositi bancari complessivi umbri a quota 14,046 miliardi di euro. E la tendenza prosegue anche nel 2021, nonostante i venti di ripresa, che dovrebbero aiutare nel dirigere una quota maggiore del risparmio verso le attività economiche: ad agosto 2021, infatti, la mole dei depositi bancari (quindi risparmio liquido o ultraliquido, che alcuni definiscono ‘ozioso’ perché almeno per una parte non marginale non si dirige a finanziare la crescita e lo sviluppo economico-sociale), comprendendo anche i dati di Cassa depositi e prestiti è arrivata a oltre 2mila miliardi di euro e a 20,923 miliardi in Umbria. È probabile che, se la ripresa economica si consoliderà, e con essa il miglioramento dei risultati economici delle aziende, una parte di questa liquidità parcheggiata nei depositi bancari si muoverà verso strumenti finanziari che portano il risparmio verso gli investimenti delle imprese, con rese più interessanti di quelle degli ultimi anni. Ma, al momento, questa svolta non c’è. O meglio c’è ma è ancora troppo debole. Nel senso che, almeno per i depositi delle imprese, che si sono gonfiati grazie ai prestiti bancari a buon mercato – visti bassissimi tassi di interesse – e per di più garantiti dallo Stato grazie ai provvedimenti presi dal Governo durante la pandemia da Covid, si nota un inizio di scongelamento di questa liquidità. Ma è ancora poco per poter parlare di vera svolta, che comunque potrebbe manifestarsi già nei prossimi mesi.

Un passaggio importante: basti pensare che, se solo il 10% dell’ammontare disponibile dei risparmi privati detenuto in depositi in Italia (al netto dei prestiti bancari siamo a circa 275 miliardi di euro) venisse investito in strumenti finanziari a favore delle Pmi si potrebbero mettere in circolo circa 27,5 miliardi di euro, mentre con la stessa percentuale del 10% in Umbria (dove al netto dei prestiti bancari il risparmio ‘ozioso’ è di circa 2,02 miliardi di euro) si potrebbero mettere in circolo oltre 200 milioni di euro. Il tutto con effetti moltiplicati sull’economia e quindi sullo sviluppo economico e sociale.

Quanto ai singoli comuni umbri, nel 2020 le crescite più elevate dei depositi bancari (in questi non è compresa Cassa depositi e prestiti) sono state registrate a Marsciano, Città di Castello, Acquasparta, Gualdo Tadino e Bastia Umbra, mentre Orvieto – nonostante una bassa crescita dei depositi nel 2020 – resta il comune umbro con il livello più elevato di depositi per abitante, quindi il comune più ‘liquido’, seguito da Perugia, Norcia, Città della Pieve e Magione.

Sintesi del Rapporto

La pandemia non ha fermato la crescita – anzi l’ha spinta ulteriormente – dei depositi bancari degli umbri (famiglie e imprese), che nel 2020 sono aumentati di un altro 13%, arrivando alla cifra ‘monstre’ di 14,046 miliardi di euro (escludendo i dati di Cassa depositi e prestiti), con un incremento di 1,616 miliardi rispetto al 2019, dimostrando che famiglie e imprese della regione hanno aumentato ancora la loro preferenza per la liquidità, parcheggiando il risparmio in strumenti liquidi o facilmente liquidabili come conti correnti o comunque investimenti finanziari diretti a breve, a significare la permanenza di un clima di incertezza. E se la crescita maggiore dei depositi bancari nel 2020 in termini percentuali è avvenuta a Marsciano, Città di Castello, Acquasparta, Gualdo Tadino e Bastia Umbra, continua ad essere Orvieto il comune umbro più ‘liquido’, ossia che presenta il valore più elevato a livello di depositi bancari medi per abitante, neonati e ultracentenari inclusi. Subito dopo Orvieto, sempre per depositi bancari pro capite, ci sono Perugia, Norcia, Città della Pieve e Magione. L’incremento è stato più forte in provincia di Perugia (+13,4%) che in quella di Terni (+11,3%).

È il quadro che emerge dai dati forniti a livello comunale dalla Banca d’Italia ed elaborati dall’Agenzia Mediaco043, diretta da Giuseppe Castellini, che in sostanza evidenziano un’età dell’incertezza che spinge famiglie e imprese umbre (ma anche italiane) a tenere il risparmio fermo, ‘ozioso’, sia a scopo precauzionale sia perché il rapporto rischio/rendimenti è ritenuto troppo elevato per allocare diversamente questa mole di denaro. Il tutto facilitato da un’inflazione bassissima che non fa perdere valore reale al risparmio, benché detenuto in strumenti a breve che non rendono nulla e che, si considerano i costi di gestione, spesso danno addirittura un rendimento negativo, per quanto in forma leggera.

Un quadro di incertezza e timore dettato certamente dalla pandemia da Covid-19 (i dati della Banca d’Italia fotografano infatti la situazione al 31 dicembre 2020), ma non solo, perché anche negli anni pre-pandemia in Umbria e in Italia c’è stato un continuo incremento dei depositi bancari, frutto di un’economia stagnante quando non declinante, con il risparmio che si è rinserrato nel fortino della liquidità, invece che andare ad alimentare la crescita e lo sviluppo (in Italia siamo arrivati ad agosto 2021, ultimo dato che fornisce Banca d’Italia, a oltre 2mila 041 di euro di depositi bancari). Tanto per dare qualche numero, nel 2018 in Umbria i depositi bancari erano già al livello altissimo di 11,72 miliardi di euro, per poi passare a 12,43 miliardi nel 2019 e appunto a 14,05 miliardi di euro nel 2020.

Un’accelerazione che, almeno per quanto riguarda le imprese, è anche frutto della mole di liquidità a buon mercato (anzi, a ottimo mercato) immessa dalla Bce, che, con l’aggiunta più recentemente della garanzia statale su tali prestiti – ha spinto non poche aziende a prendere denaro in prestito visto che costa assai poco, sia per avere una scorta di liquidità con cui affrontare eventuali imprevisti, sia per essere pronti ad avere risorse immediate per investimenti qualora la ripresa economica fornisse nuove opportunità. La speranza è che, con la ripartenza post Covid, questa montagna di risparmio ‘congelato’ inizi a scongelarsi, transitando verso le attività produttive per produrre crescita e sviluppo. Ma ancora, almeno stando ai dati di agosto 2021 di Bankitalia, questo segnale non c’è. O meglio c’è ma è ancora troppo debole. Nel senso che, almeno per i depositi delle imprese, che si sono gonfiati per i motivi citati sopra, si nota un inizio di scongelamento di questa liquidità. Ma è ancora poco per poter parlare di vera svolta, che comunque potrebbe manifestarsi già nei prossimi mesi. Complessivamente, comunque, finora la liquidità detenuta nei depositi bancari nel 2021 ha continuato a crescere mese dopo mese, nonostante la marcata ripresa economica.

Un passo indietro

Un’analisi completa della situazione dovrebbe disaggregare i depositi bancari per tipologia della clientela (imprese non finanziarie, famiglie consumatrici, famiglie produttrici e così via) e mettere a confronto i depositi con i prestiti, valutando così meglio l’entità effettiva della ‘bolla’ dei depositi ‘oziosi’, che non si trasformano in risorse per gli investimenti del settore produttivo. Ma analisi del genere comportano uno o due Rapporti a sé stante, che produrremo ma non in questa sede per non appesantire troppo l’esposizione. Su questi fronti, al momento, basti dire alcune cose per avere un quadro di riferimento:

  1. La crescita dei depositi bancari in Italia non si è fermata nel 2021, nonostante i venti di ripresa economica. In Italia i depositi bancari, al 31 agosto 2021, ammontano a oltre 2mila 041 miliardi di euro, +104,84 miliardi rispetto ad agosto 2020 (+5,4%) e +208,12 miliardi di euro (+11,4%) rispetto ad agosto 2019, mentre negli ultimi cinque anni (agosto 2021 – agosto 2016) i depositi sono cresciuti di 355,383 miliardi (+21,1%). In questo quadro, l’incremento percentuale maggiore è stato quello dei depositi delle imprese (comprese le famiglie produttrici, ossia le piccole e piccole e piccolissime imprese), a conferma dell’ipotesi che almeno una parte importante di questa crescita derivi da prestiti accesi dalle imprese con le banche – visti i bassi tassi di interesse e anche, più di recente a causa della pandemia, dalla garanzia statale su tali prestiti – e poi tenuti fermi come scorta di liquidità disponibile per investimenti futuri. Crescono comunque anche i depositi delle famiglie consumatrici.
  2. Per quanto riguarda l’Umbria, neanche nella regione la crescita economica registrata nel 2021 ha frenato l’aumento dei depositi bancari. Ad agosto 2021 questi ammontano in Umbria a 20,493 miliardi di euro, +1,687 miliardi (+9,8%) rispetto ad agosto 2020, quindi assai più della media nazionale (+5,4%). Tra il 2021 e il 2019 i depositi bancari umbri sono cresciuti di 3,248 miliardi di euro (+18,4%), anche in questo caso ben più della media nazionale. Negli ultimi 5 anni (2021-2016) la crescita dei depositi bancari in Umbria è stata di quasi 5 miliardi di euro, pari a +31,4% (media nazionale +21,1%). Anche in Umbria si nota che l’aumento percentuale maggiore spetta ai depositi delle imprese (tra 2021 e 2019 +43%), mentre quelli delle famiglie consumatrici aumentano meno rispetto alla media nazionale.

L’andamento dei depositi bancari in Umbria (totale e pro capite) comune per comune

  1. Come si può vedere dalla Tabella 1, in Umbria i depositi bancari sono aumentati tra il 2019 e il 2020 di 1,62 miliardi di euro, pari a +13%. L’incremento maggiore in provincia di Perugia (+13,4%) rispetto a quella di Terni (+11,3%). Da notare che in nessun comune umbro si evidenzia il segno meno, anche se i tassi di crescita dei depositi tra comune e comune sono molto diversificati.

A livello di singoli comuni, nel 2020 in termini di crescita percentuale dei depositi bancari rispetto al 2019 in testa sono Marsciano (+28%, +43 milioni di euro), Città di Castello (+27,8%, 174,4 milioni), Acquasparta (+23,3%, +13,9 milioni), Gualdo Tadino (+27 milioni) e Bastia Umbra (+19,8%, +70,7 milioni di euro). Seguono Foligno (+18,4%), Giano dell’Umbria (+17,9%) e Gubbio (+17,8%). La ‘top ten’ è completata da Deruta (+16,9%) e Norcia (+16,4%).

A ben guardare, il primato della crescita dei depositi bancari avviene nel 2020 per il gruppo indistinto dei ‘comuni riservati’ (si tratta di quei comuni in cui operano meno di tre sportelli bancari), in cui i depositi aumentano del 36,6% (+268,6 milioni di euro).

In coda per crescita Castiglione del Lago (+2,5%), Orvieto (+3,3%, pari a +17,7 milioni), che comunque come vedremo mantiene il prato di municipio umbro con il livello più elevato di depositi pro capite, Nocera Umbra (+9,4%), Spoleto (+9,5%) e Fabro (+9,7%).

Sotto la media la crescita dei depositi a Perugia (+10,1%, contro +13% della media regionale), che comunque mantiene il secondo posto per quanto riguarda i depositi per abitante, mentre Terni marca +13,3%.

  • Nonostante una bassa crescita – rispetto alla media regionale (tabella 2) – dei depositi bancari per abitante nel 2020, Orvieto mantiene il primato di comune più ‘liquido’ della regione, con 27mila 352 euro di depositi per abitante, lattanti e ultracentenari inclusi. Seguono Perugia (26mila 928 euro per abitante), Norcia (25mila 2917), Città della Pieve (23mila 974) Magione (21mila 388). Completano la ‘top ten’ Panicale (21mila 274), Città di Castello (20mila 888), Giano dell’Umbria (20mila 547), Fabro (20mila 406) e Bastia Umbra (20mila 055).

Da notare che, sul fronte dei depositi bancari per abitante, il comune di Perugia (26mila 928 euro) surclassa quello di Terni (14mila 993). In sostanza, per ogni 100 euro di depositi bancari di Terni a Perugia ce ne sono 179,6.

In media, anche la provincia di Perugia è assai più ricca di liquidità rispetto a quella di Terni: 17mila 337 euro contro 13mila 046.

In coda, sempre in termini di depositi per abitante, ci sono Nocera Umbra (6mila 705), Amelia (7mila 789), Narni (9mila750), Gualdo Tadino (10mila 049), Passignano (10mila 735). I ‘comuni riservati’, nonostante la netta crescita dei depositi bancari nel 2020, si attestano a una media di depositi per abitante assai bassa: 6mila 705 euro.

Per dare un’idea delle notevoli differenze, basti fare i confronto tra la prima e l’ultima della classifica: per ogni 100 euro di depositi bancari esistenti a Nocera Umbra, a Orvieto ce ne sono 351,2.

  • La Tabella 3 riprende i dati della Tabella 2 sui depositi bancari in ciascun comune umbro e li mette a confronto con la media regionale, in modo che la graduatoria diventi ancora più chiara. Emerge, ad esempio, che nel 2020, per ogni 100 euro di depositi bancari per abitante esistenti nella media umbra, ad Orvieto ne esistono 168,4, a Perugia 165,8, a Norcia 155,3, a Città della Pieve 147,6, a Magione 131,7 e così via. Da rilevare che il comune di Terni è sotto la media regionale (una un indice di 92,3 fatta 100 la media regionale).

In coda, Nocera Umbra ha un indice di depositi per abitante di 48, quindi oltre la metà della media regionale, Amelia di 52,7, Narni di 60 e così via.

A livello provinciale, l’incide della provincia di Perugia (106,8) è sopra la media regionale, mentre quello della provincia di Terni è assai sotto (indice 80,3).