Parte il Festival della Piana del Cavaliere, 12 giorni di musica, teatro, lirica e arte

Attesa ad Orvieto per la V edizione del Festival della Piana del Cavaliere, rassegna estiva di eventi culturali, teatrali e di musica classica, in programma dal 1° al 12 settembre 2021. La programmazione prevede un cartellone di 27 eventi che racchiudono musica, teatro, lirica, arte con diverse prime esecuzioni assolute. Il Teatro Mancinelli aprirà il sipario ad artisti di fama internazionale come il Quartetto di Cremona che inaugurerà il Festival il 3 settembre con le musiche di Verdi e Saint Saens, scelti come omaggio al 120° anniversario dalla morte del primo e al 100° anniversario dalla morte del secondo. La programmazione proseguirà con il Galà Lirico del 5 settembre in cui il tenore Francesco Meli e il soprano Serena Gamberoni porteranno in scena alcune delle più belle arie della tradizione lirica italiana.  Ai due artisti verrà conferito il Premio AISICO per l’Arte e la Cultura, voluto e promosso dalla società AISICO S.r.l. Il Premio Aisico è realizzato da Riccardo Monachesi, artista romano che utilizza la ceramica come medium.

A cura di Serena Gamberoni e Francesco Meli anche il concerto lirico tenuto dagli allievi dell’Accademia del Teatro Carlo Felice di Genova il 4 settembre. Guido Barbieri, voce storica di Radio3, Massimo Mercelli e l’Orchestra Calamani saranno insieme per la prima volta con una produzione inedita dedicata a Pier Paolo Pasolini il 10 settembre. Artisti d’eccellenza come I Virtuosi del Teatro alla Scala saranno in concerto l’11 settembre sul sagrato del Duomo di Orvieto e l’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani eseguirà il concerto di chiusura del 12 settembre con la sinfonia n. 45 di Haydn e la sinfonia n. 2 di Beethoven.

Inoltre, per tutta la durata della manifestazione, l’atrio di Palazzo dei Sette accoglierà l’esposizione delle opere di Milena Smerilli, artista e illustratrice, vincitrice del bando per la realizzazione del manifesto della V edizione del Festival. Tra i grandi spettacoli e gli eventi collaterali i giorni del Festival saranno una vera e propria immersione nella musica, nella storia e nella cultura del territorio. La biglietteria del Festival è all’ufficio turistico di Orvieto situato in Piazza Duomoda mercoledì 1 settembre al foyer del Teatro Mancinelli.




Il difensore Manuel Guinazù Tamagno è il nuovo acquisto dell’Orvietana

A poche ore ormai dal debutto in campionato arriva un altro acquisto per l’Orvietana calcio. Costretti a rinunciare ad Odibe, che ha problemi a ritornare in Italia, il duo Cioci – Arcipreti ha optato per Manuel Guinazu.

Originario di Moron, in Argentina, Manuel Guiñazu Tamagno, difensore centrale classe ’97 ha avuto esperienze in patria con il Deportivo Morón, prima di trasferirsi in Spagna al CD Guadalajara. In Italia ha giocato in Eccellenza in Basilicata con Castelluccio, quindi in Puglia, sempre in Eccellenza, con le maglie dell’Antonio Toma di Maglie e Ugento. Giocatore dai piedi buoni e con un ottimo senso della posizione, sarà a disposizione di Ciccone da venerdì 27 agosto.




L’Orvietana eliminata in Coppa ma il gioco si è visto

Derby di coppa per Narnese e Orvietana e sono stati i rossoblù ad aggiudicarsi la gara grazie alla rete in pieno recupero di Bagnato. Match ricco di occasioni, ma il risultato finale taglia fuori dalla competizione l’Orvietana. Narnese invece che si giocherà il passaggio in semifinale contro l’Olympia Thyrus. Dopo una manciata di secondi subito occasione per i padroni di casa: rimessa laterale di Raggi per Quondam che da posizione defilata chiama Frola alla respinta. Al 7 palo esterno di Zhar da posizione defilata, poi al 21’ su assist del marocchino è Rocchi a mandare al volo fuori. Solo Narnese in campo ed al 26’ Zhar su cross di Raggi manda fuori di un nulla con un destro volante. L’Orvietana non gioca male, ma sono i rossoblù a creare le occasioni: Raggi sfiora il palo con un colpo volante al 36’. Al 38’ però i biancorossi concretizzazione con una sforbiciata in area di Keita che Cunzi

Narnese-Orvietana (foto gentilmente concessa da calcioternano.it)

non riesce a respingere e la sfera entra in porta per il vantaggio ospite.

La ripresa si apre con la grande doppia parata di Frola su colpo di testa di Quondam e poi su tiro di Zhar. Al 10’ ancora Frola si oppone da campione su tiro ravvicinato di Zhar. Preludio al meritatissimo pareggio: bolide al volo di Quondam dai venti metri che finisce sotto la traversa per l’1 a 1. Al 26’ Frola blocca a terra su tiro di Quondam, poi un minuto dopo Cunzi alza in corner una pericolosissima punizione di Bracaletti. Nel finale Frola para su punizione di Bagnato, successivamente Cunzi si oppone sulla ripartenza di Bracaletti e sul suo tiro. Il match si decide al 47’: cross di Zhar dalla sinistra e colpo di testa di Bagnato ad incrociare che non lascia scampo all’Orvietana, è 2-1.

NARNESE: Cunzi, Capati (44’pt Paoloni, 49’st Latini), Petrini, Silveri, Ponti (35’st Filipponi),, Annibaldi (11’st Tancini), Bagnato, Raggi (40’pt Pinsaglia), Quondam, Rocchi, Zhar

A disp: Squadroni, Grifoni, Leonardi, Grifoni

All. Marco Sabatini

ORVIETANA: Frola, Barbini, Bianco (15’st Flavioni), Lanzi, Proietti, Fapperdue, Cotigni (11’st Guazzaroni), Biancalana (5’st Bracaletti), Vicaroni, Greco, Keita (23’st Simoncini)

A disp: Pequoti, Cipolla, Lombardelli, Baci, Cruciani

All. Gianfranco Ciccone

Arbitro: Anelli di Terni

Reti: 38’pt Keita (O), 12’st Quondam (N), 47’st Bagnato (N)

Note: gara giocato all’impianto Sant’Anna di Narni Scalo a porte chiuse. Ammoniti Rocchi, Bagnato, Greco, Lanzi, Zhar, Cunzi, Ponti

 

FONTE: calcioternano.it




Il Crescendo politico? Contraddittorio e a caro prezzo per il contribuente

La storia del Crescendo nasce lontano nel tempo e di sicuro quanto espresso, almeno in termini di aspettative a partire dal nome, non si è poi verificato nel corso dei 22 anni di vita del consorzio di sviluppo. Tanti sono infatti gli anni trascorsi dal quel 1999 quando l’allora sindaco di Orvieto, Stefano Cimicchi, insieme ad altri colleghi del territorio diedero vita a questo veicolo di spesa pubblica destinata a rivitalizzare o concepire aree produttive, con l’obiettivo di aumentare l’occupazione nel territorio orvietano e creare infrastrutture al servizio del sistema imprenditoriale. Da allora sono stati spesi non meno di 8 milioni di euro (tra debiti accumulati e capitale versato dai soci) oltre 360mila euro ogni anno dal 1999 ad oggi. I risultati di questa spesa pubblica sono certamente residuali targando questa esperienza politica con il marchio peggiore, ovvero quello dello spreco di denaro pubblico. Oggi più che mai, travolti dalla crisi del COVID, possiamo cogliere quanto 8 milioni di euro avrebbero potuto rappresentare un ottimo viatico allo sviluppo territoriale purché spesi con criterio. Invece a 22 anni di distanza l’Orvietano continua a elemosinare la banda internet e la fibra, non ha collegamenti ferroviari veloci e tanto altro. Come si dice il tempo è denaro e in questi 22 anni poco è stato fatto e molto è stato sperperato. 

La scorsa settimana il consigliere Stefano Olimpieri ha riproposto politicamente il tema Crescendo addirittura con una mozione in Consiglio comunale per decretarne il “definitivo superamento” grazie al “cambiamento” voluto dalla giunta Tardani che sta, a suo dire, così mettendo la parola fine al “sistema di potere attraverso associazioni società e consorzi strumentali ad estendere ….i tentacoli – della politica di sinistra – sulla città e sul territorio”. Difficilmente si può essere in disaccordo con il giudizio storico di Olimpieri, soprattutto perchè quella stagione di “spesa allegra” oggi non sarebbe più possibile e di certo si stenta a coglierne il risultato in termini di investimento. Tuttavia la mozione di Olimpieri, almeno per la vicenda Crescendo, appare fuori tempo massimo, ridondante e insensata

Se infatti le conclusioni sulla pessima gestione politica della spesa pubblica attraverso l’articolato sistema delle partecipate concepito nel corso dell’ultimo ventennio sono condivisibili e lampanti, risulta comunque essere tardive e altresì ridondanti dato che, per il Crescendo, questa analisi fu fatta e suggellata con la messa in liquidazione dall’allora Giunta Concina ad Orvieto insieme agli altri Comuni del territorio già nel 2013. Addirittura la messa in liquidazione ad Orvieto fu firmata dal vice sindaco di quella Giunta, Roberta Tardani. Di fatto quella decisione pose fine alla fallimentare esperienza del Consorzio grazie anche ad un consenso trasversale che vide le giunte di sinistra che seguirono confermarne l’esito e soprattutto la soluzione. Allora si scelse la liquidazione per mettere un freno alla spesa, fin lì fuori controllo, e preservare il patrimonio accumulato nel Consorzio minimizzando così l’impatto futuro delle perdite sui conti dei Comuni e dei contribuenti. 

Se invece si approfondisce l’analisi dei documenti societari (statuto e bilanci) del Consorzio Crescendo, la mozione di Olimpieri è si legittima, come l’ha giustamente definita Matteo Tonelli nel suo editoriale “Crescendo, con il fallimento rischio debito e blocco attività produttive” pubblicato su questa testata lo scorso 22 agosto, ma risulta essere del tutto insensata. Si vuole infatti giustificare la richiesta di fallimento da parte del Comune di Orvieto con la necessità di terminare l’esperienza del Consorzio Crescendo perché improduttiva e soprattutto perché onerosa per le casse del Comune che nel bilancio consuntivo, appena discusso, ha dovuto accantonare 360mila euro per coprire/sanare la sua esposizione nel Consorzio.  Ciò che stona oltre che a chiedere il fallimento non sia un creditore bensì un socio e per di più debitore (il Comune di Orvieto), è che questa valutazione politica ancorché tecnico-economica sia stata già presa nel 2013 dalla Giunta Concina e dall’allora vice sindaco Roberta Tardani. Cosa è cambiato da allora ad oggi e soprattutto cosa ha fatto cambiare idea alla maggioranza che il sindaco Tardani guida con piglio solerte su un tema così ben conosciuto? 

I fatti e i numeri non aiutano certo a comprendere questo cambiamento di rotta ma, soprattutto, impongono un ulteriore quesito: Cui prodest? Di certo non conviene al contribuente e di seguito proverò a darne qualche evidenza oggettiva.

Il Comune ha accantonato circa 360mila euro a fronte di un suo debito potenziale risultante dal bilancio 2020 di circa 607mila euro. Questo perché è stata contabilizzata la compensazione tra le partite a credito e a debito del Comune nei confronti del Consorzio. Infatti dal bilancio del Comune risultano sia un credito di 288.400 euro per IMU sia un debito di 40.298 euro relativo alle quote 2019 e 2020. La compensazione di tutte queste partite dà appunto il risultato di un debito per il Comune di Orvieto pari a circa 360.000 euro. Un approccio contabile corretto se in costanza di liquidazione, nel senso che è solo con la liquidazione che può essere ipotizzata una compensazione delle partite di credito e debito. 

Con il fallimento la musica cambia e di molto. Mentre il liquidatore ha la facoltà ed i poteri statutari di transare ed accettare compensazioni di partite, il curatore fallimentare non ha questa facoltà. Il curatore fallimentare deve seguire una sequenza molto rigida nelle operazioni fallimentari, deve prima incassare tutti i crediti e liquidare tutte le attività e, solo dopo con il ricavato saldare, per intero o pro quota secondo le disponibilità, tutti i creditori. Tutto ciò comunque mai e poi mai con compensazione di partite, come proposto dall’approccio contabile del bilancio consuntivo comunale appena approvato. In caso di fallimento il debito che il curatore richiederebbe al Comune di Orvieto non sarebbe pari all’accantonamento previsto di 360mila euro, bensì sarebbe di 607.000 più 40.298, quindi poco meno di 650.000 euro.

E’ vero che con il fallimento cesserebbe l’esborso annuo della quota annuale del Comune di Orvieto quale socio del Consorzio, ma sul punto va fatta una valutazione tra costi e benefici: è vantaggioso pagare 650mila euro tutti e subito, piuttosto che accantonarne a riserva solo 360mila per risparmiarne 20.000 all’anno (valore della quota sociale del Comune di Orvieto)?

A questo primo quesito la risposta sembrerebbe scontata ma di sicuro renderebbe già insensata la richiesta di fallimento da parte del Comune. Eppure l’insensatezza appare ancora più evidente e pesante per le tasche del contribuente se la valutazione dell’impatto di questo cambio di rotta politica della Giunta Tradani sul futuro del Crescendo si focalizza sull’attivo del Consorzio, ovvero sui suoi asset immobiliari. Dall’ultimo bilancio del 2020 il Consorzio dichiara all’attivo un patrimonio immobiliare da liquidare di circa 3,8 milioni di euro e altri beni per circa 800mila euro. Un tesoretto che si è via via assottigliato e che, per esempio, nel 2018 ha consentito attraverso alcune vendite di immobili e transazioni di debiti un utile di gestione del Consorzio Crescendo. In fondo dei 22 anni di spesa pubblica attraverso il Consorzio ai Comuni e, di conseguenza, ai contribuenti cosa resta se non almeno il patrimonio? Nel 2013 La politica aveva giustamente sentenziato: basta con gli sprechi e la spesa improduttiva e tuteliamo almeno il patrimonio, minimizzando le perdite. Con il fallimento questa tutela verrebbe di fatto a mancare mentre sarebbe certa una svalutazione degli asset immobiliari da aggiudicare attraverso aste pubbliche.

Se fin qui la liquidazione ha consentito cessioni a prezzi congrui, senza svalutazioni selvagge, il fallimento aprirebbe la strada ad aggiudicazioni al ribasso da parte di imprenditori che, seppur interessati, oggi si vedono aperta la strada ad una possibile aggiudicazione del patrimonio del Crescendo a prezzi di saldi di fine stagione

Se oggi i 3,8 milioni di asset immobiliari venissero liquidati il saldo negativo in quota parte a carico del Comune di Orvieto (13,4%) sarebbe ben inferiore ai 360mila accantonati, mentre è lecito pensare che la procedura fallimentare porti ad una svalutazione tra il 60 e il 70% degli asset triplicando l’esborso (ben oltre i 600mila euro) per i comuni e i contribuenti che secondo l’Art. 25 dello Statuto del Crescendo sono chiamati a coprire dette perdite. Oltre al danno di una spesa pubblica senza alcuna valore d’investimento il contribuente verrebbe così ulteriormente beffato vedendo ancora una volta “socializzate” le perdite e “privatizzati” gli utili con patrimoni ceduti al mercato a prezzi di saldi e senza oneri.

Concludo aggiungendo che se la mozione del consigliere Olimpieri è tardiva e ridondante come insensata è l’avallo della maggioranza e del sindaco Tardani, ancor più assordante è il silenzio di una minoranza che sulla questione ha marcato visita al Consiglio comunale e che sul fatto non proferisce ancora parola.

Cosa sta accadendo alla politica orvietana?




Turismo, per Stefano Martucci, Federalberghi, “estate boom, ora speriamo in UJW”

La stagione estiva sta confermando l’andamento molto positivo di questi ultimi due anni. Nonostante il covid e i timori anche il 2021 potrebbe essere archiviato come anno record per Orvieto. File davanti ai principali monumenti cittadini, locali pieni, strutture ricettive sold out. E tutto questo nonostante i numeri della pandemia siano in rapida crescita nuovamente. Probabilmente Orvieto e l’Umbria piacciono e sono considerate posti sicuri. La conferma arriva anche da Stefano Martucci, vice-presidente di Federalberghi Umbria e imprenditore nel settore ricettivo.

Sembra che anche il 2021 si stia dimostrando un anno record per l’Umbria e per la città di Orvieto. E’ solo una sensazione o i numeri lo confermano? E’ veramente così. Moltissima gente ha scelto l’Umbria e Orvieto per trascorrere almeno una parte della loro ferie. Tutto il mese di agosto è stato veramente lusinghiero e solo ora, in questi ultimi giorni, stiamo assistendo ad un fisiologico calo. E’ comunque certo che abbiamo superato i numeri dello scorso anno, già molto positivo per quanto riguarda le presenze stagionali. Rimane ovviamente l’amaro in bocca per i tanti mesi di chiusura del turismo in generale, ma l’estate 2020 e quella del 2021 sono state vero ossigeno per le attività ricettive umbre e orvietane.

Ma perché la gente ha scelto Orvieto? Sicuramente ha giocato un ruolo importantissimo la posizione geografica che ci colloca a metà strada, più o meno, della direttrice di grande traffico nord-sud. C’è poi l’azzeccata campagna promozionale della Regione che dallo scorso inverno ha investito molto con uno slogan accattivante e non scontato, “Umbria, mare verde”. Per completare il quadro la sensazione di tranquillità è fondamentale così come la grande bellezza dei luoghi, della natura, dei monumenti. Un mix che ci ha dato sprint e la possibilità di guardare al futuro con maggiore ottimismo.

Ci sono stati problemi per quanto riguarda l’introduzione del green pass? Come comparto non ci tocca ma in generale ho visto grande disponibilità e pazienza da parte dei turisti. Spesso anche da noi si presentano con il green-pass anche se non necessario. Certamente tutto è migliorabile e qualche problema c’è stato e ancora c’è con i sistemi di riconoscimento ma nulla di particolare da segnalare direi.

Quali sono le sensazioni per il futuro prossimo, a partire da dicembre e UJW? Non ho avuto il tempo di sentire i miei colleghi ma personalmente posso dire che mi sono già arrivare numerose prenotazioni per il prossimo anno. L’unico dubbio che abbiamo riguarda UJW che speriamo si faccia. Siamo in attesa di una comunicazione ufficiale che di solito arriva proprio a settembre, quindi incrociamo le dita anche perché sarebbe un ulteriore segnale di ritorno graduale alla normalità.

E per quanto riguarda, invece, il comparto turistico e alberghiero? Siamo in attesa dei finanziamenti regionali per le ristrutturazioni al 75%. Sarà un grande incentivo per migliorare le nostre strutture anche se già ora i turisti sono soddisfatti dell’esistente. Sicuramente si potrebbero aprire nuove prospettive su una clientela che ancora manca in città, in particolare quella alta che con difficoltà sceglie Orvieto come punto di riferimento per le proprie vacanze.




Don Danilo, “siamo tornati in anticipo da Bardonecchia e tutti negativi ai test, ma Orvieto non scommette sui giovani”

Un nutrito gruppo di ragazzi orvietani fino a domenica 22 agosto era a Bardonecchia accompagnato da don Danilo Innocenzi. E’ stato un momento di svago dopo la pausa forzata dovuta al covid. Doveva esserlo, in verità per qualche giorno ancora ma improvvisamente lo spauracchio della pandemia è tornato con la notizia di un focolaio covid in un’ala del villaggio olimpico proprio di Bardonecchia. Le persone in isolamento, come ha scritto in un lungo post lo stesso parroco di Sferracavallo, non sono più uscite dal 4 agosto scorso. Don Danilo ha preso in mano la situazione e senza inutili allarmismi ha deciso di rientrare in anticipo nonostante “nessuno del nostro gruppo – scrive sempre il sacerdote in un post FB dal suo profilo – o degli altri gruppi presenti a Bardonecchia, compreso lo staff dell’albergo, ha mai avuto contatti con questi positivi. ASL e Comune hanno gestito la situazione senza pregiudicare nulla”. Ma diverse famiglie hanno iniziato legittimamente a preoccuparsi ed allora tutto il gruppo si è disciplinatamente sottoposto a tampone. Don Danilo si è tenuto in stretto contatto con il dottor Mattorre, responsabile ASL di Orvieto per la gestione dei casi covid, informandolo in tempo reale delle decisioni, dei risultati dei test e di ogni spostamento del gruppo. La macchina del tracciamento e della prevenzione si è messa subito in moto anche grazie alle Farmacie di Orvieto, scrive Don Danilo, “in particolare quella del Moro” che si sono rese disponibili per i test. Poi, passato ogni timore con i 67 vacanzieri tutti negativi don Danilo si leva qualche sassolino dalla scarpa. “Vorrei anche ringraziare coloro che ci hanno preso da untori o da sprovveduti come se fossimo gli unici che in questo periodo fossimo andati in vacanza, tra l’altro facendo il tampone prima di partire. Un’ultima cosa – chiude il parroco – questa vicenda è l’ennesima dimostrazione che la nostra città, la più vecchia d’Italia, vuole mantenere questo triste primato perché dice di voler fare del bene ai ragazzi, ma non scommette su di loro…”.

Don Danilo prende le difese dei giovani, giustamente, che hanno partecipato alla vacanza montana e che lo hanno fatto rispettando tutte le regole prima e durante, che si sono comunque divertiti, che hanno comunque condiviso esperienze e momenti di gioco, di preghiera e di riflessione. Ai giovani serve una guida, un punto di riferimento e un amico allo stesso tempo, una persona che è stato duro quando è servito ma che è pronto a difendere in tutto e per tutto gli stessi quando additati ingiustamente. Bravo Don Danilo!




Via Duomo-Corso Cavour, Garbini (FdI), “cosa fare per evitare il traffico selvaggio?”

La questione del transito di autoveicoli commerciali soprattutto nelle vie centrali della città è tornata a tenere banco in un periodo di grande afflusso turistico. Anche in consiglio comunale se ne è discusso con l’interrogazione presentata da Umberto Garbini, presidente dell’assemblea e capogruppo di Fratelli d’Italia. Garbini ha chiesto “se, nel breve termine, la giunta abbia predisposto o meno misure volte alla risoluzione del problema che è presente in città da molti anni per favorire sia il servizio di consegna agli esercizi commerciali sia la vivibilità delle principali vie e piazze del centro storico. Quotidianamente vengono registrati dei problemi che riguardano la viabilità lungo Corso Cavour e Via del Duomo, legati principalmente al transito di mezzi pesanti e alla presenza di fornitori delle attività commerciali e di ristorazione. Il problema è dettato dal fatto che la presenza di questi mezzi entra in contrasto soprattutto nel periodo estivo con le attività commerciali e con le presenze turistiche. I fornitori non rispettano le aree di scarico e carico, transitano lungo le due vie suddette in orari non consoni e provocano disagi al centro storico. Spesso a questo problema si sommano i ritardi da parte della Società COSP Tecno Service nel ritiro dei rifiuti lungo le due principali vie del centro storico”.  Spesso anche noi di OrvietoLife abbiamo segnalato le lamentele dei turisti e dei cittadini obbligati a fermarsi per far passare furgoni e camion a qualsiasi ora. Anche per quanto riguarda i parcheggi regna molta anarchia. C’è chi copre letteralmente l’ingresso della Chiesa di San Giuseppe, chi utilizza “quasi privatamente” un posto nei pressi della Torre del Moro, spostando arredi se necessario. C’è chi viaggia contromano, “tanto è una ZTL” e chi percorre la due vie principali anche se non ha un lavoro impellente da svolgere, l’importante è avere l’autorizzazione.

All’interrogazione del capogruppo di Fratelli d’Italia ha risposto direttamente il sindaco, Roberta Tardani, “l a questione del carico e scarico merci nel centro storico è una delle criticità che stiamo affrontando sia per garantire un maggiore controllo sul rispetto degli orari di transito lungo corso Cavour e via del Duomo, ma soprattutto per individuare soluzioni strutturali al problema che possano evitare disagi ai residenti e ai turisti in particolare nel periodo estivo. Per quanto riguarda i controlli, il nuovo sistema di videosorveglianza che è stato recentemente installato nel centro storico ci consente di monitorare in tempo reale la situazione nelle aree in questione e far intervenire tempestivamente gli agenti della polizia locale per verificare l’eventuale mancato rispetto delle fasce orarie. Attualmente sono 1036 i permessi rilasciati per carico e scarico merci. Di questi 23 non hanno diritto al transito ai varchi elettronici, 672 sono autorizzati al transito in Ztl, tutti i giorni dalle 6 alle 10, 332 sono autorizzati al transito in Ztl, tutti i giorni h24, 9 infine quelli autorizzati al transito solo nel Settore 2, dalle 8 alle 11,00, per i ristoratori. La soluzione strutturale che intendiamo adottare sarà oggetto di un confronto con le associazioni di categoria che convocheremo a breve per raccogliere i loro pareri. Nel frattempo è stata avviata una verifica sui permessi rilasciati cui numero è sicuramente importante. La nostra idea è quella di creare una zona pedonale lungo gli assi teatro Mancinelli-piazza della Repubblica e piazza Duomo-piazza del Popolo limitando l’accesso ai mezzi di carico e scarico merci solo in alcune ore della giornata. Accanto a questo procederemo anche a una revisione e riorganizzazione degli stalli di carico e scarico nel centro storico, spesso e volentieri utilizzati impropriamente. Per quanto riguarda il servizio di raccolta di rifiuti abbiamo nuovamente sollecitato la Cosp Tecnoservice affinché vengano scrupolosamente rispettati gli orari del servizio”. Il consigliere Umberto Garbini si è dichiarato soddisfatto per le linee guida indicate dal sindaco e perché è stato già fatto il censimento dei permessi. Il piano delineato è chiaro e speriamo che si possa completare il prima possibile”.

E’ un passo avanti, piccolo, ma qualcosa si sta muovendo. La situazione è spesso insostenibile e la necessità di controlli più stringenti è ormai chiara, così come la presenza di agenti di polizia locale anche nelle ore serali. E’ un comparto dove si deve assolutamente investire per ottenere un risultato evidente e soprattutto continuo nel tempo ed evitare che si scateni la solita guerra tra cittadini onesti e furbetti che utilizzano in maniera “ampia” il loro permesso o di quelli che approfittano delle mancanze di agenti per parcheggiare ovunque in sfregio, soprattutto, della buona educazione.




Esordio amaro in Coppa per l’Orvietana che spreca, poi subisce e protesta

Sembra essere tornati indietro di un anno, stesso avversario, stesso copione e alla fine arriva un sconfitta cocente dopo tante occasioni sprecate e due episodi decisivi che hanno fatto infuriare i biancorossi. 10 calci d’angolo a 1, ma proprio quell’unico corner battuto dall’Olympia Thyrus ha causato l’episodio decisivo al 10’ del secondo tempo.

Ma andiamo con ordine. Ciccone manda in campo quello che teoricamente potrebbe definirsi l’undici titolare dell’attuale rosa, in attesa di altri colpi di mercato e al netto delle scelte sui fuoriquota. Perquoti tra i pali, Lanzi e Fapperdue centrali di difesa, Biancalana e Flavioni esterni bassi. Greco si posiziona davanti alla difesa, a centrocampo ci sono anche Cotigni e Guazzaroni, Flavioni e Bracaletti supportano la punta Sciacca. Passano nemmeno dieci minuti e Quaranta è costretto agli straordinari su Sciacca. Guazzaroni spizza la palla di testa e il numero 9 di casa colpisce di potenza, ma il portiere ospite fa un miracolo. Sciacca ci riproverà due volte nel primo tempo, ma con conclusioni meno impegnative. Anche Bracaletti va vicino al gol poco prima della mezzora, ben pescato sul secondo palo da Guazzaroni, ma il suo diagonale finisce a lato di un nulla. Gli ospiti si vedono sono con un tiro dalla distanza di Marinelli che aveva provato ad approfittare di un’uscita di Perquoti.

Si torna in campo dopo l’intervallo e subito si vede meno linearità nel gioco dell’Orvietana, va detto che si è giocato con circa 35 gradi ed in assenza di vento, dopo un primo tempo abbastanza dispendioso. Sta di fatto che gli ospiti ne approfittano per alzare il baricentro. Una palla rubata porta ad un calcio di punizione di Agostini che Perquoti para in tuffo. Prima parata del portiere di casa e primo calcio d’angolo (con l’Orvietana che a quel momento ne aveva battuti già 7). Batte il corner Pigazzini e si vedono a centro-area finire a terra Greco e due giocatori ospiti (Tramontano e Giubilei), l’arbitro assegna il rigore che lo stesso Tramontano trasforma. La reazione dell’Orvietana c’è, prima Greco su punizione sfiora la traversa, quindi Sciacca al limite dell’area fa sponda per Bracaletti il cui tiro di nuovo è di poco alto. Al 32’ ecco l’altro episodio: su una discesa sul lato sinistro si vede Kola uscire in area in scivolata col pallone che va a strusciargli sul corpo, i giocatori orvietani lamentano una deviazione con la mano, ma l’arbitro decide di far proseguire. Le proteste dei biancorossi sfociano in parole che l’arbitro non può far finta di non sentire e arriva così il rosso diretto per Sciacca. La stanchezza, che la faceva già da padrona, in inferiorità numerica diventa ora il peggior nemico. Ciccone inserisce Keita, poi sarà costretto ad effettuare più cambi dovuti alle esigenze fisiche che a quelle tattiche. E nel recupero l’Orvietana sfiora di nuovo il gol, Vicaroni riesce a superare un avversario, crossa sotto porta dove arriva il giovane Baci di testa, ma ancora una volta la palla finisce sopra la traversa.

Nel dopogara gli animi sono ancora piuttosto caldi, Ciccone sottolinea, “ci hanno punito episodi incredibili, ma chiaro che è anche colpa nostra perché dovevamo chiudere la gara nel primo tempo. Ho visto cose buone – continua l’allenatore biancorosso – perché abbiamo creato tanto ma ovviamente ce ne sono molte sulle quali lavorare ancora. Ora il regolamento ci costringe a scendere subito in campo a Narni fra tre giorni, prima dell’esordio in campionato contro una squadra che invece non giocherà”. Ciccone poi torna sugli episodi contestati, “i due giocatori avversari si sono atterrati a vicenda e hanno buttato giù il nostro giocatore, ma l’arbitro ha visto un’altra cosa. Poi non ha visto il fallo di mani ma sono cose che capitano”. Di tenore diverso Sugoni, allenatore della squadra ospite, “ci aspetta una stagione difficile, noi siamo una società che fa giocare tanti giovani e ci confronteremo con squadre molto attrezzate. Il risultato di oggi non stiamo a guardarlo perché il nostro è come se fosse un altro campionato rispetto a quello dell’Orvietana, ci fa piacere vincere ci da morale, ma non dobbiamo pensare che sia una stagione facile. Dobbiamo pensare a salvarci”. Anche Sugoni dice la sua sugli episodi contestati dall’Orvietana, “non ho visto bene, se proprio dovevano regalarci qualcosa lo avrei preferito in campionato però, non oggi”. Rincara la dose il dg biancorosso Arcipreti, “sono molto arrabbiato perché io alla coppa ci tengo quanto al campionato, il risultato di oggi è irreale, per occasioni avute, per la gestione del gioco, il nostro portiere è stato impegnato un volta sola, per non parlare delle scelte arbitrali. Ma io non sono uno che si nasconde, questa partita ha anche messo in luce dei problemi che dobbiamo cercare di risolvere il prima possibile”. A questo si complica il percorso di Coppa, “in teoria non è finita perché ci sta anche il ripescaggio delle seconde, ma andare a Narni contro una Narnese che si è riposata, senza Sciacca e non so se tutti recupereranno, è molto difficile”.

ORVIETANA – OLYMPIA THYRUS  0-1

ORVIETANA: Perquoti, Biancalana (11’st Keita), Flavioni (45’st Baci), Lanzi, Greco (45’st Bianco), Fapperdue, Cotigni (11’st Barbini), Guazzaroni (42’st Proietti), Sciacca, Bracaletti, Vicaroni. A disp.: Frola, Cipolla, Lombardelli, Somncini. All.: Ciccone.

OLYMPIA THYRUS: Quaranta, Kola, Condito, Lo Russo (11’pt Cubaj), Giubilei, De Vivo, Pigazzini, Grassi, Tramontano (30’pt Sugoni), Agostini, Marinelli (15’st Mengoni (48’st Angelotti)). A disp.: Tamburini, Argenti, Darnelli, Cianchiglia, Fanti. All.: Sugoni.

ARBITRO: Reali di Foligno (Costantini di Foligno – Benedetti di Foligno)

MARCATORE: 10’st rig. Tramontano.

NOTE: espulso Sciacca (OR) per offese all’arbitro al 33’st, ammoniti: Greco (OR); Condito, Giubilei, De Vivo e Grassi (OT). Angoli: 10-1 per l’Orvietana, recupero pt: 2’, st: 5’.




Crescendo, con il fallimento rischio debito e blocco attività produttive

Nell’ultima riunione del Consiglio Comunale del 19 agosto scorso, insieme all’approvazione del bilancio consuntivo del Comune è stata votata dal Consiglio un’altra importante decisione, comprensibilmente passata in secondo piano rispetto all’Atto centrale di quella riunione che era il bilancio consuntivo, ma non per questo meno significativa per le sue possibili implicazioni future.

Mi riferisco alla decisione di proporre su iniziativa del Comune di Orvieto l’istanza per il fallimento del Consorzio Crescendo già in liquidazione volontaria.

Senza voler entrare nel merito della decisione, trattandosi di un atto di indirizzo politico ed in quanto tale comunque legittimo e rispettabile, è opportuno chiedersi se l’auspicato fallimento del Consorzio Crescendo sia davvero la migliore soluzione possibile per arrivare alla chiusura dell’esperienza; è opportuno chiedersi soprattutto quali potrebbero essere sotto il profilo pratico le implicazioni e le conseguenze del fallimento dell’Ente, perché il fallimento è evidentemente una procedura molto diversa dalla liquidazione volontaria.

D’altra parte, se la motivazione della scelta risiede nella volontà politica di chiudere l’esperienza negativa del Consorzio Crescendo, si può osservare che questa esperienza si è già conclusa nel 2013 con la decisione dei Soci di metterlo in liquidazione volontaria, quindi invocare oggi il fallimento del Consorzio per “chiudere quell’esperienza” appare fuori tempo e fuori luogo.

Tornando al tema delle conseguenze derivanti dall’apertura del fallimento, la più ovvia e la più immediata consiste nell’obbligo per i soci di ripianare le passività del Consorzio, come peraltro è ben noto al Consiglio Comunale visto che nella risoluzione che è stata votata è ben spiegato che nel conto consuntivo 2020 del Comune sono appostati circa 376.000 € al fondo accantonamento per perdite delle partecipate, “somma che rappresenta l’importo che il Comune di Orvieto dovrebbe sborsare per chiudere definitivamente la propria avventura all’interno del Crescendo”.  

In primo luogo, osservo che l’appostamento al Fondo accantonamento per perdite delle partecipate non può essere definito “un fatto politico innovativo” visto che è un preciso obbligo di Legge al quale il bilancio del Comune deve adeguarsi, ed inoltre una cosa è “accantonare al fondo per perdite” la somma di 376.000 € (forse abbondantemente sottostimata) altra e ben diversa cosa sarebbe l’obbligo di effettivo esborso della stessa cifra. In concreto, mentre oggi il Comune di Orvieto “rischia” di dover sborsare 376.000 € con la dichiarazione di fallimento dovrebbe pagare immediatamente quella cifra.

Altro effetto potenzialmente dannoso che deriverebbe dal fallimento consisterebbe nella sostanziale indisponibilità dei beni ancora di proprietà del Consorzio, che si ricorda sono formati da aree e immobili a destinazione produttiva dislocati in diversi Comuni del territorio. Infatti, mentre con la liquidazione volontaria i liquidatori hanno la facoltà di vendere i beni di proprietà senza particolari formalità, come è avvenuto in questo periodo di liquidazione durante la quale è stata venduta buona parte dei beni, il curatore fallimentare non può procedere alle vendite prima di aver inventariato e stimato il valore dell’attivo e prima di aver completato la procedura di accertamento dello stato passivo ed è tenuto a rispettare rigide e laboriose procedure per la vendita, attività che richiedono tempi tecnici certamente ultrannuali durante i quali le aree e gli immobili sono di fatto indisponibili. Questo potrebbe comportare che quei Comuni dove le aree produttive sono esclusivamente quelle di proprietà del Consorzio, si troverebbero sprovvisti di aree destinate ad attività produttive, di fatto impossibilitati ad acconsentire a qualunque ipotesi di avvio di attività imprenditoriali, con l’unica alternativa quella di individuare autonomamente altre aree con i tempi ed i costi conseguenti al loro adeguamento.

Io non so se queste valutazioni siano state fatte prima di votare la proposta di chiedere il fallimento, non so se ci sia stato un confronto con gli altri Soci del Consorzio, non so se siano stati interpellati preventivamente i Liquidatori, che ricordo sono Professionisti indipendenti di grande esperienza e comprovata competenza, per conoscere lo stato e la prevista evoluzione della liquidazione, ma se tutto ciò non fosse stato fatto e la decisione fosse stata presa solo sulla base di convinzioni e valutazioni di carattere squisitamente politico, allora ci potrebbe essere il rischio che la decisione potrebbe a posteriori rivelarsi avventata e frettolosa.

Ripeto, un atto di indirizzo politico è sempre per sua natura legittimo e rispettabile al di là delle diverse opinioni, ma deve sempre essere accompagnato e sostenuto anche da valutazioni di carattere pratico soprattutto sulle sue possibili implicazioni future, altrimenti lasciandosi trascinare dalla smania di sfoltire l’albero si corre il rischio di perdere un po’ di lucidità e segare il ramo dove si sta seduti.




Gnagnarini, “mission fallita, nel bilancio i fondi extra per il covid utilizzati per sistemare i conti”

Il 2020, per i conti del Comune di Orvieto, è stato un anno in cui si sono verificate due situazioni particolari : la prima è quella coincidente con il primo anno intero di esercizio finanziario gestito dall’amministrazione Tardani, la seconda è stata l’impatto della pandemia covid-19 sulle entrate comunali largamente compensate, come vedremo, dai ristori erogati dallo Stato.
In questo scenario, cifre alla mano, tenteremo di svolgere una analisi critica del Consuntivo
2020 approvato dal centrodestra in Consiglio comunale.

SONO ENTRATI PIU’ SOLDI
Sebbene il Comune nel 2020 abbia perso percentuali significative di entrate dai Parcheggi, dalla TdS, dal Pozzo di San Patrizio, i ristori straordinari che ha ottenuto dallo Stato nonché i risparmi da sospensione delle rate dei mutui e dei Boc, hanno fatto si che il saldo algebrico sia stato a favore delle casse comunali che hanno potuto così disporre di ben 2.033.861 euro di maggiori risorse correnti rispetto al 2019.

HANNO TAGLIATO LA SPESA
Conseguentemente ci si doveva aspettare un aumento della spesa a favore dei servizi erogati ai cittadini attraverso l’uso di questo surplus come stabilito e raccomandato dai relativi DCPM da cui sono derivati i soldi in più. Stupisce, invece, che la spesa corrente per i servizi erogati nel 2020, come si evince da questa tabella ufficiale del Consuntivo, non solo non sia affatto aumentata ma, addirittura, sia diminuita rispetto agli esercizi precedenti. Significativi sono i tagli ( evidenziati in rosso ) operati per un totale di oltre 900.000 euro che hanno riguardato principalmente l’istruzione e il diritto allo studio, la cultura, il turismo, la tutela ambientale, la protezione civile. Mentre, invece, a lievitare sono state le cosiddette spese di funzionamento dell’Ente, ovvero quelle in capo agli organi amministrativi e dirigenziali.

DOVE SONO FINITI I SOLDI IN PIU’
A questo punto non resta che capire dove siano stati allocati 2,5 Mln circa di euro di maggiori risorse e risparmi di spesa corrente che per scelta non sono stati impiegati per incrementare i servizi e l’assistenza ai cittadini.
a) Per la verità occorre ricordare che in occasione del varo, il 30 luglio 2020, del bilancio di previsione era stato previsto uno stanziamento fino a 650.000 euro di risorse proprie di bilancio, poi ridimensionate a 554.832 euro con delibera del consiglio comunale n. 60 del 30/9/2020, per ridurre le tariffe TARI alle attività produttive utilizzando le somme risparmiate con la rinegoziazione dei Boc.
Tuttavia il riscontro della reale implementazione di questa misura non è chiaro alla luce del
Rendiconto di Gestione dei Rifiuti del 2020 approvato dalla Giunta con delibera n. 139 del
19/7/2021 dove si legge che la spesa complessiva sostenuta dal Comune per i rifiuti nel
2020 è stata di 4.175,432 euro a fronte di un gettito in entrata da tariffe TARI per il 2020 di
4.039.577 euro. Del resto tra i capitoli di spesa concernenti la TARI, salvo diversa contabilizzazione che però non risulta dai prospetti riepilogativi, non appare l’apposito capitolo di spesa straordinario dove siano stati impegnati i 554.832 euro di risorse proprie messe a disposizione dal
Comune, mentre sono invece note le economie dei costi di gestione dei rifiuti realizzati nel corso dell’ esercizio 2020 per un importo, casualmente, coincidente a quello degli sgravi preventivati con copertura attraverso risorse proprie di bilancio.
b) Forse che le maggiori risorse a disposizione sono state impiegate per spese di
investimento ?

Anche qui il confronto con le annualità precedenti non lascia dubbi. La spesa per investimenti nel 2020 è stata inferiore a quella del 2019 e a quella del 2018.

c) Bisogna arrivare agli allegati finali del Consuntivo per avere una indicazione su dove
effettivamente sono state allocate maggiori risorse. Si tratta di accantonamenti tecnici effettuati in aggiunta o in variazione a quelli già previsti
negli esercizi precedenti tra cui:
150.000 euro sul fondo accantonamento per Derivati ( L’infinita e tristemente famosa saga
degli Swap);
340.000 euro sul fondo rischi contenzioso ( una percentuale sul valore delle cause giudiziarie che il Comune rischia di perdere)
200.000 euro sul fondo contrattuale del personale ( gli incentivi salariali ai dipendenti)
320.000 euro sul fondo perdite Partecipate ( Consorzio crescendo e altri)
220.000 euro sul fondo mutui trasferiti alla SII e rinegoziati nel 2020
378.000 euro sul fondo accantonamento somme svincolate dal FCDE

MISSION FALLITA
In conclusione la gestione finanziaria del Comune di Orvieto nel 2020 è stata orientata a utilizzare una quantità di risorse equivalenti a quelle straordinariamente messe a sua disposizione dallo Stato, non per il contrasto alla pandemia Covid-19, ma per sistemare una parte dei propri conti interni. Non è qui in discussione la correttezza formale delle suddette imputazioni , ma bensì la inopportunità di averle assunte in un contesto socio economico dove a prevalere sarebbe dovuta essere la più ampia redistribuzione delle risorse a favore diretto delle famiglie e delle attività produttive soprassedendo a qualche accantonamento in più o diluendolo in un più ampio arco temporale come del resto le regole contabili consentono in termini di
ripiano di eventuali disavanzi d’esercizio.
Una mission, peraltro ribadita nei vari DPCM da cui discendono le maggiori risorse, che era
chiara circa il più ampio utilizzo delle maggiori risorse a favore della comunità
amministrata per il contrasto agli effetti economici negativi provocati della pandemia, ma
che il Comune di Orvieto, numeri alla mano, ha clamorosamente fallito preferendo
sistemare e tutelare i propri conti interni.