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Esordio amaro in Coppa per l’Orvietana che spreca, poi subisce e protesta

Sembra essere tornati indietro di un anno, stesso avversario, stesso copione e alla fine arriva un sconfitta cocente dopo tante occasioni sprecate e due episodi decisivi che hanno fatto infuriare i biancorossi. 10 calci d’angolo a 1, ma proprio quell’unico corner battuto dall’Olympia Thyrus ha causato l’episodio decisivo al 10’ del secondo tempo.

Ma andiamo con ordine. Ciccone manda in campo quello che teoricamente potrebbe definirsi l’undici titolare dell’attuale rosa, in attesa di altri colpi di mercato e al netto delle scelte sui fuoriquota. Perquoti tra i pali, Lanzi e Fapperdue centrali di difesa, Biancalana e Flavioni esterni bassi. Greco si posiziona davanti alla difesa, a centrocampo ci sono anche Cotigni e Guazzaroni, Flavioni e Bracaletti supportano la punta Sciacca. Passano nemmeno dieci minuti e Quaranta è costretto agli straordinari su Sciacca. Guazzaroni spizza la palla di testa e il numero 9 di casa colpisce di potenza, ma il portiere ospite fa un miracolo. Sciacca ci riproverà due volte nel primo tempo, ma con conclusioni meno impegnative. Anche Bracaletti va vicino al gol poco prima della mezzora, ben pescato sul secondo palo da Guazzaroni, ma il suo diagonale finisce a lato di un nulla. Gli ospiti si vedono sono con un tiro dalla distanza di Marinelli che aveva provato ad approfittare di un’uscita di Perquoti.

Si torna in campo dopo l’intervallo e subito si vede meno linearità nel gioco dell’Orvietana, va detto che si è giocato con circa 35 gradi ed in assenza di vento, dopo un primo tempo abbastanza dispendioso. Sta di fatto che gli ospiti ne approfittano per alzare il baricentro. Una palla rubata porta ad un calcio di punizione di Agostini che Perquoti para in tuffo. Prima parata del portiere di casa e primo calcio d’angolo (con l’Orvietana che a quel momento ne aveva battuti già 7). Batte il corner Pigazzini e si vedono a centro-area finire a terra Greco e due giocatori ospiti (Tramontano e Giubilei), l’arbitro assegna il rigore che lo stesso Tramontano trasforma. La reazione dell’Orvietana c’è, prima Greco su punizione sfiora la traversa, quindi Sciacca al limite dell’area fa sponda per Bracaletti il cui tiro di nuovo è di poco alto. Al 32’ ecco l’altro episodio: su una discesa sul lato sinistro si vede Kola uscire in area in scivolata col pallone che va a strusciargli sul corpo, i giocatori orvietani lamentano una deviazione con la mano, ma l’arbitro decide di far proseguire. Le proteste dei biancorossi sfociano in parole che l’arbitro non può far finta di non sentire e arriva così il rosso diretto per Sciacca. La stanchezza, che la faceva già da padrona, in inferiorità numerica diventa ora il peggior nemico. Ciccone inserisce Keita, poi sarà costretto ad effettuare più cambi dovuti alle esigenze fisiche che a quelle tattiche. E nel recupero l’Orvietana sfiora di nuovo il gol, Vicaroni riesce a superare un avversario, crossa sotto porta dove arriva il giovane Baci di testa, ma ancora una volta la palla finisce sopra la traversa.

Nel dopogara gli animi sono ancora piuttosto caldi, Ciccone sottolinea, “ci hanno punito episodi incredibili, ma chiaro che è anche colpa nostra perché dovevamo chiudere la gara nel primo tempo. Ho visto cose buone – continua l’allenatore biancorosso – perché abbiamo creato tanto ma ovviamente ce ne sono molte sulle quali lavorare ancora. Ora il regolamento ci costringe a scendere subito in campo a Narni fra tre giorni, prima dell’esordio in campionato contro una squadra che invece non giocherà”. Ciccone poi torna sugli episodi contestati, “i due giocatori avversari si sono atterrati a vicenda e hanno buttato giù il nostro giocatore, ma l’arbitro ha visto un’altra cosa. Poi non ha visto il fallo di mani ma sono cose che capitano”. Di tenore diverso Sugoni, allenatore della squadra ospite, “ci aspetta una stagione difficile, noi siamo una società che fa giocare tanti giovani e ci confronteremo con squadre molto attrezzate. Il risultato di oggi non stiamo a guardarlo perché il nostro è come se fosse un altro campionato rispetto a quello dell’Orvietana, ci fa piacere vincere ci da morale, ma non dobbiamo pensare che sia una stagione facile. Dobbiamo pensare a salvarci”. Anche Sugoni dice la sua sugli episodi contestati dall’Orvietana, “non ho visto bene, se proprio dovevano regalarci qualcosa lo avrei preferito in campionato però, non oggi”. Rincara la dose il dg biancorosso Arcipreti, “sono molto arrabbiato perché io alla coppa ci tengo quanto al campionato, il risultato di oggi è irreale, per occasioni avute, per la gestione del gioco, il nostro portiere è stato impegnato un volta sola, per non parlare delle scelte arbitrali. Ma io non sono uno che si nasconde, questa partita ha anche messo in luce dei problemi che dobbiamo cercare di risolvere il prima possibile”. A questo si complica il percorso di Coppa, “in teoria non è finita perché ci sta anche il ripescaggio delle seconde, ma andare a Narni contro una Narnese che si è riposata, senza Sciacca e non so se tutti recupereranno, è molto difficile”.

ORVIETANA – OLYMPIA THYRUS  0-1

ORVIETANA: Perquoti, Biancalana (11’st Keita), Flavioni (45’st Baci), Lanzi, Greco (45’st Bianco), Fapperdue, Cotigni (11’st Barbini), Guazzaroni (42’st Proietti), Sciacca, Bracaletti, Vicaroni. A disp.: Frola, Cipolla, Lombardelli, Somncini. All.: Ciccone.

OLYMPIA THYRUS: Quaranta, Kola, Condito, Lo Russo (11’pt Cubaj), Giubilei, De Vivo, Pigazzini, Grassi, Tramontano (30’pt Sugoni), Agostini, Marinelli (15’st Mengoni (48’st Angelotti)). A disp.: Tamburini, Argenti, Darnelli, Cianchiglia, Fanti. All.: Sugoni.

ARBITRO: Reali di Foligno (Costantini di Foligno – Benedetti di Foligno)

MARCATORE: 10’st rig. Tramontano.

NOTE: espulso Sciacca (OR) per offese all’arbitro al 33’st, ammoniti: Greco (OR); Condito, Giubilei, De Vivo e Grassi (OT). Angoli: 10-1 per l’Orvietana, recupero pt: 2’, st: 5’.




Crescendo, con il fallimento rischio debito e blocco attività produttive

Nell’ultima riunione del Consiglio Comunale del 19 agosto scorso, insieme all’approvazione del bilancio consuntivo del Comune è stata votata dal Consiglio un’altra importante decisione, comprensibilmente passata in secondo piano rispetto all’Atto centrale di quella riunione che era il bilancio consuntivo, ma non per questo meno significativa per le sue possibili implicazioni future.

Mi riferisco alla decisione di proporre su iniziativa del Comune di Orvieto l’istanza per il fallimento del Consorzio Crescendo già in liquidazione volontaria.

Senza voler entrare nel merito della decisione, trattandosi di un atto di indirizzo politico ed in quanto tale comunque legittimo e rispettabile, è opportuno chiedersi se l’auspicato fallimento del Consorzio Crescendo sia davvero la migliore soluzione possibile per arrivare alla chiusura dell’esperienza; è opportuno chiedersi soprattutto quali potrebbero essere sotto il profilo pratico le implicazioni e le conseguenze del fallimento dell’Ente, perché il fallimento è evidentemente una procedura molto diversa dalla liquidazione volontaria.

D’altra parte, se la motivazione della scelta risiede nella volontà politica di chiudere l’esperienza negativa del Consorzio Crescendo, si può osservare che questa esperienza si è già conclusa nel 2013 con la decisione dei Soci di metterlo in liquidazione volontaria, quindi invocare oggi il fallimento del Consorzio per “chiudere quell’esperienza” appare fuori tempo e fuori luogo.

Tornando al tema delle conseguenze derivanti dall’apertura del fallimento, la più ovvia e la più immediata consiste nell’obbligo per i soci di ripianare le passività del Consorzio, come peraltro è ben noto al Consiglio Comunale visto che nella risoluzione che è stata votata è ben spiegato che nel conto consuntivo 2020 del Comune sono appostati circa 376.000 € al fondo accantonamento per perdite delle partecipate, “somma che rappresenta l’importo che il Comune di Orvieto dovrebbe sborsare per chiudere definitivamente la propria avventura all’interno del Crescendo”.  

In primo luogo, osservo che l’appostamento al Fondo accantonamento per perdite delle partecipate non può essere definito “un fatto politico innovativo” visto che è un preciso obbligo di Legge al quale il bilancio del Comune deve adeguarsi, ed inoltre una cosa è “accantonare al fondo per perdite” la somma di 376.000 € (forse abbondantemente sottostimata) altra e ben diversa cosa sarebbe l’obbligo di effettivo esborso della stessa cifra. In concreto, mentre oggi il Comune di Orvieto “rischia” di dover sborsare 376.000 € con la dichiarazione di fallimento dovrebbe pagare immediatamente quella cifra.

Altro effetto potenzialmente dannoso che deriverebbe dal fallimento consisterebbe nella sostanziale indisponibilità dei beni ancora di proprietà del Consorzio, che si ricorda sono formati da aree e immobili a destinazione produttiva dislocati in diversi Comuni del territorio. Infatti, mentre con la liquidazione volontaria i liquidatori hanno la facoltà di vendere i beni di proprietà senza particolari formalità, come è avvenuto in questo periodo di liquidazione durante la quale è stata venduta buona parte dei beni, il curatore fallimentare non può procedere alle vendite prima di aver inventariato e stimato il valore dell’attivo e prima di aver completato la procedura di accertamento dello stato passivo ed è tenuto a rispettare rigide e laboriose procedure per la vendita, attività che richiedono tempi tecnici certamente ultrannuali durante i quali le aree e gli immobili sono di fatto indisponibili. Questo potrebbe comportare che quei Comuni dove le aree produttive sono esclusivamente quelle di proprietà del Consorzio, si troverebbero sprovvisti di aree destinate ad attività produttive, di fatto impossibilitati ad acconsentire a qualunque ipotesi di avvio di attività imprenditoriali, con l’unica alternativa quella di individuare autonomamente altre aree con i tempi ed i costi conseguenti al loro adeguamento.

Io non so se queste valutazioni siano state fatte prima di votare la proposta di chiedere il fallimento, non so se ci sia stato un confronto con gli altri Soci del Consorzio, non so se siano stati interpellati preventivamente i Liquidatori, che ricordo sono Professionisti indipendenti di grande esperienza e comprovata competenza, per conoscere lo stato e la prevista evoluzione della liquidazione, ma se tutto ciò non fosse stato fatto e la decisione fosse stata presa solo sulla base di convinzioni e valutazioni di carattere squisitamente politico, allora ci potrebbe essere il rischio che la decisione potrebbe a posteriori rivelarsi avventata e frettolosa.

Ripeto, un atto di indirizzo politico è sempre per sua natura legittimo e rispettabile al di là delle diverse opinioni, ma deve sempre essere accompagnato e sostenuto anche da valutazioni di carattere pratico soprattutto sulle sue possibili implicazioni future, altrimenti lasciandosi trascinare dalla smania di sfoltire l’albero si corre il rischio di perdere un po’ di lucidità e segare il ramo dove si sta seduti.