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CRO, il presidente della Fondazione Libero Mario Mari, “aumento di capitale in programma ma decideremo nella massima trasparenza”

Cassa di Risparmio di Orvieto è di nuovo al centro della cronaca economica e finanziaria regionale. Dopo il previsto taglio delle filiali dal prossimo 8 ottobre, ora si torna a discutere su un aumento di capitale piuttosto importante. OrvietoLife aveva anticipato a marzo 2021 che si sarebbe trattato di circa 16/20 milioni di euro con un impegno della Fondazione che ritenevamo già pesante. Oggi le cifre che circolano sono di una decina di milioni più alte anche se non confermate ufficialmente.

Il presidente della Fondazione Cro, Libero Mario Mari, raggiunto telefonicamente, ha spiegato che “l’aumento di capitale è confermato ma non abbiamo contezza dell’ammontare né dei tempi visto che ancora ufficialmente non ci è stato comunicato nulla dall’azionista di controllo. E’, questa, una manovra conservativa su sollecitazione di Bankitalia e ritengo sia positivo che lo Stato decida di investire su CariOrvieto, è un segnale di fiducia nel futuro della banca”. Per quanto riguarda l’impegno della Fondazione il presidente è stato altrettanto chiaro, “ribadisco che non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e comunque quando arriverà coinvolgeremo tutti gli organi istituzionali preposti e anche la città perché l’impegno è importante, circa 7 milioni di euro, e tutto verrà deciso nella massima trasparenza e nell’interesse della banca e della città”. Il presidente Mari è tornato anche sulla questione delle filiali che verranno chiuse il prossimo mese di ottobre, “come Fondazione abbiamo ascoltato i sindaci e anche il dg della banca. Oggi tutto sta cambiando e il taglio delle filiali è un problema comune a tutti i gruppi bancari, piccoli medi e grandi. Provare ad ottenere un rinvio non avrebbe certamente risolto i problemi che i sindaci dei piccoli comuni hanno manifestato, d’altra parte la banca non può non accogliere la sfida digitale e soprattutto non può continuare a sopportare i costi di gestione in un momento delicato per l’intero comparto non solo per CRO”.




Le filiali di banca non sono gratis

Ho lavorato per decenni nelle filiali CRO nei vari comuni e borghi dell’orvietano.
Conoscevamo uno ad uno i clienti e i clienti conoscevano noi impiegati. Dopo il sindaco, il medico e il farmacista e il prete venivamo noi bancari come punto di riferimento per le famiglie e le piccole attività commerciali.
Il sistema delle filiali si reggeva su un semplice e automatico profitto ovvero pagavamo la raccolta qualche punto percentuale e la reimpiegavano a tassi triplicati in linea con l’inflazione del momento. Questo differenziale garantiva là copertura delle spese di funzionamento e il pagamento dei nostri stipendi automaticamente semplicemente alzando la saracinesca ogni mattina.
Man mano che questa forbice si restringeva per effetto delle politiche monetarie di contenimento dell’inflazione i guadagni per le banche si restringevano mentre i costi di esercizio restavano fissi con tendenza in aumento.
E’ stato agli inizi degli anni 2000 che le banche hanno iniziato a integrare i profitti da intermediazione tra raccolta e impieghi attraverso il collocamento di prodotti finanziari esterni alla banca sui quali percepiscono commissioni che mano a mano sono diventate la fonte primaria delle entrate con le quali far quadrare i bilanci.
L’operazione fu quella di prendere per mano la clientela fidelizzata da oltre un secolo di storia della CRO e traghettarla dai semplici depositi o dai BOT di stato agli strumenti finanziari a rischio come obbligazioni , fondi di investimento ecc… ecc..
A fronte di rendimenti allettanti questa trasformazione per lo più ha creato problemi e talvolta disastri fino, nel caso di CRO e di altre banche, nello scaricare sugli stessi clienti i propri problemi finanziari attraverso l’offerta di azioni del proprio capitale sociale.

Se non si è ancora capita questa lezione, ovvero che il mondo del credito non si mantiene attraverso qualche decina di euro da far pagare per la tenuta di un conto corrente allora il rischio è che la politica ( si vedano le iniziative della Tesei in Regione e i Sindaci dei Comuni interessati alle annunciate chiusure di alcune filiali di CRO) crei le condizioni per ulteriori crisi di impresa che le banche, in un modo i nell’altro finirebbero con lo scaricare ancora sui propri clienti.
Basta, lasciate che le banche si riorganizzino secondo il mercato e se serve lasciatele fallire in santa pace.

Massimo Gnagnarini




E’ vero alcuni primari remano contro Orvieto e il suo ospedale. Ci sarà un futuro?

Ci risiamo e questa volta è stato scoperto quello che avevamo scritto di temere e cioè che a remare contro lo sviluppo dell’ospedale di Orvieto fossero figure professionali interne. La conferma arriva dal verbale del consiglio comunale di Attigliano con il sindaco Fazio che, rispondendo ad alcune sollecitazioni del consigliere Meloni, ha apertamente spiegato che un primario di Orvieto ritiene inutile l’emodinamica e che anche altri professionisti, riportiamo il virgolettato, “sarebbe opportuno insistere sull’elisoccorso, che arriva immediatamente, anziché su qualcosa che non riescono a fare, perché loro lavorano sui numeri, e non sulla comodità delle persone”. E no, non si tratta della comodità, ma della vita delle persone e un medico non deve lavorare sui numeri ma sui pazienti, deve fare tutto il possibile per salvarle. Oggi, con l’attuale personale sicuramente l’emodinamica non potrebbe funzionare, ma tante altre cose non funzionano. Lo diciamo ormai da più di un anno. L’ospedale di Orvieto viene depotenziato lentamente per una politica “foligno e spoletocentrica” che onestamente risulta stucchevole. Ad agosto ci saranno criticità nel Pronto Soccorso, ad esempio, e ci risulta, attendiamo conferme, che ad alleviare i problemi vengano professionisti proprio da Spoleto e Foligno, guarda caso.

Delle liste di attesa infinite non ne parliamo più per decenza, anche perché basta effettuare una prenotazione a pagamento che come d’incanto non si attende più. Oppure basta girare per l’Umbria e spuntano posti per servizi essenziali che dovrebbero funzionare anche ad Orvieto. Mentre una parte dei primari orvietani è impegnata in una lotta infruttuosa e fratricida la presidente Tesei ha auspicato che Foligno e Spoleto diventino il terzo polo dell’Umbria, giustamente, ma dimenticandosi un territorio piuttosto vasto, l’orvietano, che per raggiungere l’unico polo della Provincia di Terni ha tempi di percorrenza di almeno 45 minuti. Sicuramente con i mezzi di soccorso i tempi si accorciano ma siamo sempre al limite per le patologie tempo-dipendenti. La creazione di un terzo polo, ancora un volta lontano dalle principali direttrici di traffico nazionale sia su ferro che su gomma, testimonia la scarsa attenzione per il territorio che nel corso degli anni, con colori diversi al potere, si è vista sfilare la ASL, il Tribunale, il CAR ricevendo in cambio l’ampliamento della discarica, qualche sistemazione delle strade e il mantenimento di UJW

Ricordiamo che Foligno ha lottato strenuamente, tutta unita, per la perdita della propria ASL e in cambio ha ottenuto tanto dal punto di vista sanitario. Il risultato è semplice, oggi Foligno per un giovane professionista è appetibile mentre Orvieto sicuramente no. E il risultato è ancora più chiaro se si vanno a controllare quanti posti in ospedale sono rimasti vacanti e quanti hanno rifiutato a vantaggio di altri nosocomi anche umbri.

Eppure Orvieto anche stavolta è governata da una coalizione identica quella regionale ma stiamo rischiando lo stesso errore del passato e cioè di essere tiratori d’acqua per conto terzi e non interlocutori con la schiena dritta pronti a combattere per il futuro della città e di tutto il territorio, senza accettare compromessi al ribasso o ancor peggio piccole prebende ad uso personale e non della comunità, troppo spesso. Che si investano soldi e progettualità vere sulla sanità territoriale e ospedaliera per non perdere un ulteriore treno, tra l’altro abbiamo perso anche l’AV a vantaggio di siti extra-regionali, perché senza una sanità pubblica vera, reale, pronta non si attirano residenti nuovi e investimenti privati di rilievo. Non chiediamo un sindaco barricadero ma che ribadisca in ogni occasione la centralità dell’ospedale e valorizzi le professionalità presenti, che punti i piedi e rifiuti ogni offerta se non estremamente vantaggiosa per l’intero territorio!




Spazio Musica Orvieto, 2-3 agosto “Suor Angelica” e “Gianni Schicchi ” di Puccini

L’Associazione Spazio Musica, riconosciuta dal Ministero dei Beni e Attività Culturali, con il direttore artistico Gabriella Ravazzi e il presidente Manlio Palumbo Mosca presentano due opere liriche di Puccini il 2 e 3 agosto:”Suor Angelica” e “Gianni Schicchi “

Due grandi classici dell’Opera Lirica italiana attendono il pubblico nella splendida cornice del Teatro Mancinelli di Orvieto Lunedì 2 e Martedì 3 agosto alle ore 21Suor Angelica e Gianni Schicchi, le due opere in un atto composte da Giacomo Puccini su libretto di Giovacchino Forzano e che fanno parte del suo celeberrimo trittico, saranno rappresentate in una produzione del tutto nuova con Orchestra, Coro, Scene e Costumi di Spazio Musica. La Regia è di Gabriella Ravazzi, Direttore Artistico di Spazio Musica e artista di livello internazionale che durante la sua intensa carriera piena di successi ha calcato le scene dei più importanti teatri del mondo. Vittorio Parisi, il Maestro Concertatore, ha diretto le principali orchestre sinfoniche e da camera in Italia e all’estero, registrando per le radiotelevisioni di molti Paesi. Sul palco daranno vita ai due capolavori pucciniani eccellenti professionisti provenienti da tutto il mondo e anche i componenti del Coro Polifonico Canto Libero di Allerona, nato nel 2004 sotto la direzione del maestro Maria Luisa Manno

I biglietti per assistere alla prima e alla seconda replica sono acquistabili sul sito www.spazio-musica.it.




Entro il 2021 avvio dei lavori di riqualificazione dei “Fori di Baschi”

Nella seduta del consiglio comunale del 29 luglio l’assessore ai Lavori Pubblici, Piergiorgio Pizzo ha comunicato al consiglio che “questa settimana insieme con il sindaco abbiamo avuto un incontro con i vertici di Anas per la partenza entro l’anno, salvo ostacoli burocratici, dei lavori di riqualificazione dei ‘Fori di Baschi’ un intervento per circa 8,5 milioni di euro. A livello di progetto è previsto l’allungamento delle due ‘canne’ delle gallerie (di monte e di valle) per addolcire le curve. Tengo a sottolineare che questa è stata una grande battaglia portata avanti insieme con l’assessore regionale Melasecche sin dal nostro insediamento. Il Comune ha avuto grossa parte attiva nel tavolo tecnico con Anas che intendeva procedere con un altro tipo di intervento”. “

Dal 23 agosto prossimo – ha comunicato inoltre l’Assessore Pizzo – inizieranno i lavori di asfaltatura della strada SS. 71 da piazza Cahen al bivio per Morrano, in questo ambito verrà risolto anche il problema più volte segnalato all’altezza delle tombe etrusche”. 




Lettera aperta di Franco Raimondo Barbabella al sindaco su situazione sanità orvietana e punto vaccinale

Gentile Signora Sindaco,

Le scrivo in modalità lettera aperta perché su certe questioni la discussione deve essere palese e l’opinione pubblica deve essere informata.

Ieri (il 29 luglio ndr) in consiglio le ho posto due questioni, una come interrogazione a risposta immediata (cosiddetta question time), perciò senza diritto di replica, l’altra come interrogazione ordinaria e quindi con possibilità di replica seppure telegrafica. Riassumo rapidamente com’è andata, andando alla sostanza.

La prima riguardava i servizi ambulatoriali presso il nostro ospedale. Le ho letto il messaggio di una persona che segnalava che, mentre una colonscopia per via normale non si riesce a fare entro i 60 gg prescritti dal medico, se vai in intramoenia paghi un ticket di 305 euro e ce l’hai dopo pochi giorni. Le ho poi segnalato il fatto che nello stesso giorno un’altra persona era stata costretta ad andare a Terni per il rinnovo semestrale del piano terapeutico non avendo avuto la possibilità di prenotare la visita reumatologica perché il servizio viene garantito per poche ore al mese ed è molto difficile prenotarlo per mancanza di posti. Le ho infine segnalato, come però lei sa perfettamente, altri problemi simili, tutti legati ad un evidente depotenziamento dei servizi ambulatoriali.

Le ho chiesto anzitutto di intervenire, come responsabile della tutela della salute dei cittadini, perché vi sia subito un cambiamento di rotta nell’erogazione dei servizi ambulatoriali. Le ho anche proposto di promuovere, insieme al Presidente del Consiglio, la riunione della Conferenza dei capigruppo come commissione di studio perché nel giro di poche settimane si arrivi ad una precisa individuazione dei punti critici per poi sottoporli unitariamente all’attenzione sia del direttore generale ASL che dell’assessore regionale. In spirito assolutamente collaborativo.

Lei con un lungo discorso di fatto mi ha risposto che le liste di attesa non ci sono certo da oggi (come se si trattasse di un fenomeno naturale e immodificabile e come se poi trasferirsi in altra città per avere un servizio specialistico ordinario fosse da accettare passivamente) e addirittura che l’intramoenia è una possibilità per chi non riesce o non può stare dentro i tempi di attesa delle prenotazioni ordinarie (trascurando l’ovvietà che questo ha un costo, peraltro non sempre sopportabile).

Non le ho potuto replicare e per questo le dico qui ciò che avrei voluto dirle lì. Noi stiamo vivendo una situazione straordinariamente importante. Perciò: 1. È necessario decidersi a fare una proposta strategica per il nostro ospedale per farla poi diventare la battaglia di tutti e di tutto il territorio; è allarmante che mentre si promette il terzo polo a Spoleto qui si assiste passivamente ad un processo di progressivo depotenziamento; 2. È necessario intervenire subito, adesso, sulle carenze dei servizi che costringono i cittadini o ad astenersi dalle visite o a pagare o a recarsi in altra città. Prima che l’esasperazione diventi qualcosa di peggio.

Lei sbaglia, se non a giustificare, ad accettare nei fatti questa situazione. Noi sbagliamo tutti se non superiamo particolarismi e interessi settoriali e non organizziamo una vera battaglia non di testimonianza a cose fatte ma di proposta reale prima che i buoi siano scappati definitivamente dalla stalla. C’è bisogno di agire subito, con una proposta e una iniziativa all’altezza di una sfida che è vitale.

La seconda riguarda il trasferimento del punto vaccinale, avvenuto ormai più di un mese fa, da Fontanelle di Bardano a Sferracavallo. Le ho dato atto della tempestività con cui ha trovato la soluzione. Ma la mia interrogazione riguardava altro, ossia se all’atto della collocazione del punto vaccinale nell’edificio di Sviluppumbria a Fontanelle di Bardano fu fatta una verifica sulle condizioni di sicurezza dell’edificio, perché appare singolare che ci si accorga all’improvviso che ci sono problemi statici senza che nel frattempo vi sia stato un terremoto e qualche fenomeno similare.

Lei nella sostanza ha sorvolato sul punto essenziale dell’interrogazione e mi ha detto (mi pare impropriamente, no?) che avrei dovuto concentrarmi non su quello ma sul fatto che il servizio è stato trasferito con tempestività, cosa di cui le avevo già dato atto volentieri. Nella replica le ho ricordato perciò che il tema è se esiste o meno un atto formale che dimostra che al momento dell’attivazione del punto vaccinale furono verificate le condizioni di sicurezza per gli operatori e per i cittadini. Poiché lei su questo non ha risposto (l’interrogazione la conosce da un mese e quindi avrebbe potuto nel caso documentarsi), sarò costretto a fare l’accesso agli atti per verificarlo e poi vedere quali potranno essere le iniziative conseguenti a tutela della sicurezza dei cittadini quando si decide di utilizzare edifici per attività pubbliche.

Mi auguro che tutto ciò serva a fare chiarezza sui reciproci compiti e responsabilità. A me comunque non piace questa modalità di intervento, perché tutto dovrebbe risolversi nella sede istituzionale e nel momento ufficiale della dialettica tra maggioranza e minoranza. Perciò mi auguro anche che finalmente ci si decida ad uscire dalle chiusure a riccio e da una specie di obbligo alla propaganda perché questa che viviamo è la fase delle concretezze davvero praticate e perciò delle scelte e delle battaglie vere per il futuro.

Il consigliere Franco Raimondo Barbabella




TARI e possibile azione giudiziaria, le decisioni del consiglio comunale

Il consiglio comunale ha approvato (9 favorevoli: maggioranza; 3 astenuti: opposizione) le tariffe TARI per l’anno 2021 già stabilite dall’esecutivo a favore delle attività più colpite dalla crisi economica indotta dall’emergenza sanitaria Covid-19, nonché le rate di pagamento e le relative scadenze (vedi Tariffe utenze domestiche – Tariffe utenze non domestiche). Il Consiglio ha approvato all’unanimità anche la risoluzione presentata dal consigliere Stefano Olimpieri affinché “l’amministrazione Comunale incarichi il proprio ufficio legale ad attivare uno studio per comprendere se sia possibile agire in via giudiziaria per tutelare gli interessi del Comune e dei propri cittadini, in relazione ai rapporti contrattuali stipulati con il gestore; e perché intraprenda un immediato confronto con gli organi regionali competenti in materia, al fine di intervenire fattivamente per superare le forti differenze in relazione al costo di smaltimento in discarica ed agire per riequilibrare e bilanciare i medesimi costi a carico dei Comuni umbri”.  L’atto è stato illustrato dall’assessore al bilancio e tributi, Piergiorgio Pizzo che ha spiegato: “ciò che ci preoccupa è il sistema rifiuti che non funziona. La normativa regionale non è più al passo con l’evoluzione della normativa nazionale. Nel 2018 è stato istituito l’Ente regolatore delle tariffe ARERA che applica il principio basilare che chi più sporca più paga. In Umbria, a fronte della normativa nazionale che impone di raggiungere livelli di raccolta differenziata altissimi, si è creata in realtà una grande distorsione con grandi disparità tra i territori. A fronte dell’abbandono della gestione della politica dei rifiuti degli anni passati, ora attraverso il lavoro di due commissioni la Regione Umbria sta cercando di chiudere il ciclo dei rifiuti che, secondo la vecchia norma regionale, si doveva chiudere con gli inceneritori, peraltro mai realizzati, e comunque con le discariche. La nostra discarica resta la più capiente ma non per molto, e comunque a fronte dei costi di conferimento in discarica di circa 50-60 euro/ton dei comuni del perugino, meno virtuosi di quelli del ternano, noi paghiamo oltre 170 euro/ton, che aumentano ogni anno in base a quanto il gestore ci richiede. Il gestore Asm/Cosp aveva vinto un appalto con il vecchio sistema che prevedeva un importo che i comuni pagavano al gestore e che è stata ribaltata da ARERA secondo cui dobbiamo pagare sulla base dei costi comunicati dal gestore. Quindi i costi sono lievitati e per non aver affrontato il problema negli ultimi tre anni, ci siamo trovati con un piano economico-finanziario che girava intorno ai 4 milioni e che quest’anno invece ammonta a oggi di 4,5 milioni di euro. Laddove c’è una raccolta differenziata spinta su tutto il territorio comunale, i costi diventano molto importanti. Quindi abbiamo detto basta: Auri riconosce da un lato il pagamento delle tariffe ai gestori, dall’altro ha dovuto tagliare una parte del piano economico-finanziario ora sceso a 4,3 milioni. Da questo importo il comune con mezzi propri è intervenuto con 150 mila euro per ridurre la pressione sui cittadini: il 60% a favore delle famiglie e il 40% a beneficio delle imprese, circa mille attività e imprese del territorio che sono state interessate dalle chiusure obbligatorie o dalle restrizioni nell’esercizio delle rispettive attività e quelle che hanno subìto un calo significativo di lavoro anche in assenza di dirette disposizioni restrittive, a cui saranno applicate riduzioni dal 14 al 35% rispetto alle tariffe 2019. In base alle norme vigenti, le categorie economiche che beneficeranno delle riduzioni sono: alberghi con e senza ristorante, ristoranti, mense, bar, associazioni e palestre, ortofrutta e pescherie, abbigliamento, calzature e cartolibreria, parrucchieri, barbieri e estetisti, cinema e teatri, agenzie e uffici. Queste agevolazioni sono finanziate con i 223.686 euro stanziati dal governo al Comune di Orvieto in attuazione del cosiddetto ‘Decreto Sostegni bis’ che ha destinato ai Comuni un fondo complessivo di 600 milioni di euro per specifiche riduzioni da applicare alle utenze non domestiche.

L’amministrazione comunale ha stanziato, inoltre, circa 146mila euro destinate alla riduzione dei costi del Pef (Piano economico finanziario) 2020 del servizio di gestione dei rifiuti. Le scadenze di pagamento, infine, sono: la prima rata entro il 15 ottobre e la seconda rata entro il 2 dicembre 2021. Con le risorse del bilancio comunale si potranno contenere, infatti, anche gli effetti dell’adeguamento al nuovo metodo Mt Arera stabilito dal Pef approvato a giugno dall’assemblea dell’Auri, che ha comportato un aumento dei costi di gestione del servizio rifiuti e conseguentemente delle tariffe. Il problema rimane, il sindaco si sta facendo sentire in sede Auri che ha già avviato gli approfondimenti tecnici anche sulle performance dei gestori e per comprendere quali saranno gli impatti sugli scenari futuri e consentire ai Comuni di valutare ogni tipo di intervento che si renderà necessario nell’interesse della comunità e salvaguardando la qualità e l’efficienza del servizio. La Regione sta affrontando il problema e deve trovare la soluzione che non deve essere il ricorso alle discariche perché la differenziata va fatta. A tale riguardo alcuni comuni sono passati all’applicazione della tariffa che prevede la misurazione del rifiuto, ma la questione è ancora molto complessa e comunque c’è ancora molta confusione. Noi siamo rimasti fermi alla tassa e perché vogliamo avere l’opportuni di fare delle verifiche durante questo anno insieme con altri sindaci dell’Ambito. La scelta di non aderire ancora è esclusivamente quella legata i troppo punti oscuri e quindi in questo momento non abbiamo bisogno di rincorrere altre situazioni”.

Dichiarazioni di voto

Stefano Olimpieri (Capogruppo “Gruppo Misto”) argomentando la risoluzione presentata al Consiglio Comunale, ha spiegato che “con la delibera n. 443/2019, ARERA dispone che il Piano Finanziario di Gestione dei Rifiuti deve essere validato dall’Ente territorialmente competente (AURI); successivamente la stessa ARERA approverà il predetto piano. Il 5 luglio 2021 l’AURI ha comunicato di aver approvato i Piani Economici e Finanziari TARI dei Comuni dell’Ambito 4, compreso quello del Comune di Orvieto. Il Piano Economico Finanziario del Comune di Orvieto ripartisce il 60% dei costi fissi e variabili a carico delle utenze domestiche, mentre il 40% degli stessi costi fissi e variabili a carico delle utenze non domestiche; il PEF prevede, inoltre, sgravi per le attività economiche che hanno subito danni dalla pandemia per un totale di 223 mila euro. L’Amministrazione Comunale ha stanziato 145 mila euro per mitigare in maniera importante lo scostamento tra costi approvati nel PEF 2020 e costi a consuntivo. Le modifiche normative di questi ultimi anni stanno determinando una forte sudditanza dei Comuni rispetto alle richieste che avanzano i gestori privati che svolgono il servizio di raccolta e di smaltimento: in buona sostanza, i Comuni debbono sottostare alle richieste economiche avanzate dai gestori privati relative alla copertura dei costi di esercizio e di investimento, compresa la remunerazione dei capitali. Le modifiche normative, di fatto, hanno radicalmente mutato il rapporto tra l’Ente Pubblico ed i gestori privati ed hanno cambiato gli elementi su cui si è fondato il contratto di servizio stipulato tra il Comune di Orvieto e la cooperativa che gestisce il servizio di raccolta: il mutare di queste situazioni non può e non deve lasciare indifferenti chi amministra la cosa pubblica, soprattutto perché si corre realmente il rischio che con l’andar degli anni le richieste del gestore privato siano sempre più costose per le comunità che si rappresentano. Emerge, inoltre, l’impellente necessità di avere un quadro più chiaro ed uniforme sulle modalità e su come viene individuato il costo di smaltimento: non è più accettabile infatti che il costo di gestione a carico dei Comuni che insistono sul nostro ambito di riferimento (Ambito Umbria 4) sia di gran lunga più elevato di quello a carico di tutti gli altri Comuni della Regione”. Di qui la proposta rivolta all’Amministrazione Comunale di incarica l’ufficio legale dell’Ente per attivare uno studio finalizzato a comprendere se è possibile agire in via giudiziaria per tutelare gli interessi del Comune e dei concittadini rispetto ai rapporti contrattuali stipulati con il gestore; e per avviare un confronto immediato con gli organi regionali competenti allo scopo di intervenire concretamente per superare le forti differenze relative al costo di smaltimento in discarica ed agire così per riequilibrare e bilanciare gli stessi costi a carico di tutti i Comuni umbri. L’intendimento è quello di non tergiversare con il nuovo PRR pertanto con la risoluzione chiediamo di interloquire non solo con l’Assessore regionale ma con tutti i soggetti in campo perché si deve dire basta a che siano sempre i cittadini a rimetterci. Politicamente va affrontato, invece, il problema dei costi di conferimento che sono disomogenei tra i vari comuni umbri”. 

Alessio Tempesta (Capogruppo “Progetto Orvieto”): “complimenti all’Assessore che ha spiegato in modo chiaro le vere e innegabili ragioni per le quali paghiamo una tassa sui rifiuti così alta. Mi preme sottolineare inoltre l’impegno dell’Amministrazione di contenere il più possibile l’aumento necessario di queste tasse su attività produttive e privati. Concordo anche con la risoluzione di Olimpieri per incaricare un legale che, al d i là della normativa vigente, ci possa consentire oggettivamente di impugnare un contratto che è lecito definire ‘capestro’. Credo che dobbiamo riflettere sulla problematica della gestione dei rifiuti che è certamente complessa ma che prima di tutto è una questione di educazione civica. Il problema per me è quello dalla raccolta porta a porta. Sono un ambientalista convinto e so chi fa una raccolta differenziata molto attenta conferisce una scarsissima quantità di rifiuto indifferenziato. E’ qui che pongo la questione della civiltà, lamentarsi del costo dei rifiuti e poi produrre quantitativi di indifferenziata enormi è di fatto un controsenso. Rivediamo quindi il senso civico del nostro operato e allora un mondo più pulito sarà più vicino! Voto questa delibera che non condivido sul piano personale per i motivi che ho appena detto”.

Andrea Sacripanti (Capogruppo “Lega – Salvini per Orvieto”): “votiamo a favore la delibera e la risoluzione, sulla quale penso che ci siamo i presupposti per rivedere i contratti in essere la cui durata è ancora di altri dieci anni. Arera impone delle cose ma mi permetto anche di avanzare l’esigenza che si dovrebbe verificare se la prestazione fornita da Cosp sia allineata al rispetto delle condizioni di cui al contratto. Non dobbiamo nasconderci che la città è sporca, come ho più volte detto. Già nella passata amministrazione io chiesi di approfondire gli aspetti legali e il ruolo di AURI che non può essere una entità astratta. La materia del contendere c’è molta. Quindi, nell’apprezzare lo sforzo dell’Amministrazione di avere mitigato quello che ci ha imposto Arera facendo il possibile per andare incontro ai nostri operatori, aggiungo che si deve andare avanti con una offensiva ancora maggiore tesa a fare finalmente chiarezza. Auspico che in termini brevi di arrivi alla definizione del problema”.

Federico Giovannini (Gruppo “Partito Democratico”): “Annuncio l’astensione sulla delibera e voto a favore della risoluzione anche se penso che è fuori tempo massimo. Temo però che siamo arrivati in maniera tardiva. Dopo un anno di galleggiamento e l’attesa di vedere cosa fanno o non fanno i comuni che hanno adottato la tariffa, i nodi sono arrivati al pettine e dovrete rendere conto ai cittadini. In questi due anni in cui si svolgevano le riunioni dell’Auri cosa ha fatto l’Amministrazione? L’abbattimento delle tariffe fatto dall’amministrazione è stato possibile grazie all’intervento statale del precedente governo. In conclusone si poteva fare di più nei precedenti due anni ed anche per le utenze domestiche che in due anni di pandemia hanno riscontrato delle serie difficoltà e che si sono viste escludere da certo benefici”.

Franco Raimondo Barbabella (Capogruppo “Prima gli Orvietani”): “sono state dette delle cose interessanti da parte di diversi consiglieri di maggioranza e spero che questo indichi una svolta perché qui non ci sono amici e nemici ma problemi seri che richiedono una valutazione complessiva e la volontà di affrontare il problema con la Regione, senza timidezze di nessun tipo. Siamo in una situazione di grave pericolo perché la nostra discarica finirà presto se non si inverte la tendenza. La questione non è quella della lotta contro ma di un territorio che deve avere la sua dignità in un contesto che funziona. E’ vero che ci sono esperienze di raccolta rifiuti che sono virtuose, però bisogna attrezzarsi e dare un spinta molto forte per un cambiamento di rotta. Approvo la risoluzione e mi astengo sulla delibera”.

Presidente, Umberto Garbini (Capogruppo “Fratelli d’Italia”): “devo ammettere che il sistema attuale dei rifiuti che prevede Arera è un po’ simile a quello della gestione dell’acqua: stesso metodo, stesse volontà, se non addirittura stessi soggetti. Quando mi opposi all’approvazione delle modifiche statutarie del Sii era perché sapevo quale fosse il meccanismo. Siamo in una regione verde ma abbiamo problemi per i rifiuti e per l’acqua. Due incongruenze che non sono piccole. La politica oggi ha il compito di sistemare un problema che viene da lontano. Serve ad esempio un prezziario regionale che in altre realtà esiste. Non è un problema di appartenenze politica ma quello di un territorio che difende i suoi cittadini. Apprezzo e condivido la risoluzione che è un modo per tutelare una popolazione vessata da un costo di servizio erogato dall’ambito territoriale di appartenenza”.




Briziarelli (Lega), “Più controlli sugli affitti dei pascoli per evitare frodi alla UE e ai piccoli produttori onesti”

“Frenare subito l’aumento dei casi delle grandi aziende agricole che fanno man bassa di pascoli (distribuiti spesso a prezzi troppo elevati per i piccoli produttori) senza poi portare in quota gli animali, solo per intascare gli incentivi europei. Un problema che se non arginato, metterà in crisi centinaia e centinaia di micro aziende e che riguarda tutta Italia, da nord a sud, Umbria inclusa. In particolare da noi questo fenomeno interessa le aree della Valnerina”. Sono le parole del Senatore della Lega, Luca Briziarelli primo firmatario, insieme ad altri colleghi, di una interrogazione al governo a cui si chiede quali misure si intenda mettere in atto per prevenire fenomeni illeciti che “riducono significativamente – spiega il senatore – la credibilità del nostro Paese nei confronti dell’Unione Europea e mettono a rischio il necessario supporto finanziario che consente ogni anno alle giovani imprese il rilancio delle attività, e quindi, dell’economia del territorio e dell’Italia”. E’ recente la notizia della condanna, da parte della Corte dei Conti, di un imprenditore triestino per contributi europei (previsti per i giovani imprenditori agricoli titolari di terreni per il pascolo di bestiame) incassati indebitamente tra il 2010 e il 2014 per alcuni terreni in Abruzzo. Lo stesso è stato condannato, insieme a un “prestanome” al pagamento di oltre 111 mila euro di danno erariale per frode ai danni dell’Unione europea, rimarcando la natura fittizia dell’azienda, sui cui terreni sembra non siano mai arrivati i bovini previsti. Secondo l’esponente del Carroccio questo annoso problema va fermato subito anche perché “La pandemia ha avuto, e continua ad avere, un impatto senza precedenti sul settore agricolo che ha quindi necessità di un supporto concreto per consentire una giusta e pronta ripresa, a garanzia anche dell’approvvigionamento alimentare dell’UE e quindi della salute e del benessere dei cittadini”. Recentemente al fenomeno è stato anche dedicato un libro inchiesta “Pascoli di carta” di Giannandrea Mencini che conferma quanto sia esteso. Il senatore Briziarelli spiega infatti che “gli illeciti sui fondi europei sono drammaticamente frequenti nel nostro Paese, secondo un’analisi condotta dall’Ufficio Valutazione d’Impatto del Senato della Repubblica, i controlli della Guardia di Finanza hanno fatto emergere un numero significativo di frodi in campo agricolo, con una concentrazione importante nell’Italia centrale. Tra il 2014 e il 2020, l’Unione europea ha accantonato per l’Italia risorse finanziarie pari ad oltre 77 miliardi di euro, di cui 46,5 miliardi per politiche di coesione e 31 miliardi per la Politica Agricola Comune quali contributi allo sviluppo rurale. Questi fondi devono andare agli allevatori e agricoltori onesti e chiediamo quindi che vengano messi in atto controlli adeguati e processi rapidi che garantiscano condanne per i disonesti. Crediamo che queste azioni possano rappresentare uno strumento importante non solo a riparo del danno erariale avvenuto, ma per prevenire e disincentivare azioni illegali da parte di altre aziende”.




L’evoluzione digitale sia un’opportunità per i piccoli comuni, non un muro pericoloso e inutile

Ottobre sarà il mese nero per i piccoli comuni dell’orvietano che si ritroveranno, in qualche caso, senza sportello bancario, avanzato o tradizionale.  La CRO, infatti, come abbiamo anticipato più volte nei mesi scorsi, ha deciso di procedere con la politica di ottimizzazione dei costi.  Non si tratta, è bene sottolinearlo, di aderire all’obiettivo di taglio del 40% delle agenzie tradizionali che è stato posto a livello mondiale, no, qui si tratta di riuscire a far quadrare i conti della banca orvietana.

I sindaci coinvolti nell’operazione di “chiusura delle filiali” hanno provato a fare la voce grossa, hanno chiesto la mediazione della Fondazione CRO, senza alcun successo, e anche la presidente Tesei ha chiesto, durante un incontro con l’ABI, di porre attenzione alla situazione delle filiali che chiudono ad un ritmo preoccupante soprattutto per quanto riguarda l’occupazione.  Certamente anche i servizi ne soffrono, in particolare per quella popolazione anziana che ancora non riesce ad utilizzare il digitale.  I tempi sono maturi, però, per la “digital evolution” e non prendere questo treno per le banche significherebbe perdite pesanti e senza giustificazioni plausibili.

Sarà praticamente impossibile riuscire a bloccare questo apparente processo di desertificazione bancario che in Umbria è acuito dalla necessità di CariOrvieto di tagliare velocemente i costi.  Il risultato è sotto gli occhi di tutti con alcuni piccoli comuni che si ritroveranno ad avere come unico sportello bancario Poste Italiane, tra l’altro spesso quasi obbligate a mantenere in funzione alcuni uffici che sono anti-economici solo in virtù degli obblighi derivanti dal servizio pubblico, ma fino a quando? Fino a quando sarà sostenibile anche per lo Stato mantenere alcuni servizi in presenza?  L’esperienza del covid, che ancora non si è conclusa, ha fatto intendere come il digitale sia entrato nelle case degli italiani per istruzione, lavoro a distanza, divertimento, intrattenimento, socialità ma ancora non del tutto per i servizi al cittadino, spesso per responsabilità ascrivibili agli enti che ancora non dialogano tra loro.  Anche i servizi bancari oggi sono fruibili in digitale e nei prossimi anni, complice anche la necessità di tagliare e ottimizzare i costi, ci sarà un’ulteriore accelerazione di un processo ormai irreversibile. 

Il ruolo dei piccoli comuni sarà sempre più quello di riuscire ad agganciarsi alla “evoluzione digitale” facendo in modo che i cittadini ne comprendano le potenzialità e i vantaggi e senza innalzare muri che rischiano di isolare ulteriormente chi già soffre di mancanza di servizi anche di primaria importanza per i propri residenti.  I privati tra l’altro, continueranno a tagliare laddove non hanno convenienza economica e sarà praticamente impossibile invertire tale processo.  L’evoluzione digitale, spinta anche dal PNRR, sia dunque considerata un’opportunità per i piccoli comuni, in primis di nuova residenzialità proveniente dalle grandi città, e non un nemico perché si è destinati a soccombere ineluttabilmente e con conseguenze gravi per i già residenti, in particolare anziani.




Il Cersag di Orvieto si conferma punto di riferimento per sanità e prevenzione con l’avvio della Summer School

In questi giorni il Cersag di Orvieto, Centro Regionale per la Salute Globale della Regione Umbria, ha ripreso le attività internazionali confermando un ruolo primario di promozione della ricerca avanzata nell’ambito della salute unica e globale. Il Centro regionale, istituito in seno alla Usl Umbria 2 e diretto dall’epidemiologo Marco Cristofori, responsabile della struttura di Sorveglianza e Promozione della Salute dell’azienda sanitaria, ha organizzato la Summer School del “One Health European Joint Programme”.

La scuola estiva, organizzata in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, si sarebbe dovuta svolgere in presenza nella sede istituzionale del Cersag, ossia presso la Fondazione Centro Studi Città di Orvieto, ma la pandemia e l’andamento dei contagi hanno costretto l’organizzazione ad optare per la formazione on line. Ciò non ha tolto interesse a questo grande evento che vede la partecipazione di 47 Paesi e altrettanti Istituti di Ricerca. Il programma dei lavori, tenendo conto degli obiettivi dell’Agenda 2030 secondo una logica integrata, promuove l’adozione di un approccio “One e Global Health” nella prevenzione e promozione della salute, al fine sia di comprendere ed includere nelle progettualità le complesse relazioni tra uomo, animali, ambiente, sia di analizzare le conseguenze socioeconomiche e socioantropologiche di tale interazione. Tutto ciò vuole rappresentare l’occasione per promuovere programmi sostenibili di tutela e promozione della salute, basandosi su un approccio globale alla comunità e sui principi di equità, sostenibilità, inclusione, empowerment e capacity building. Fra i relatori ci sono i maggiori esponenti ed esperti mondiali sul tema.

Le lezioni della scuola estiva, che si svolge su 14 giorni fra corsi online, attività didattiche di workshop e pratiche di gruppo, hanno avuto inizio il 27 luglio con i saluti del direttore del Cersag, Marco Cristofori, che il 30 luglio terrà una lezione sulla salute unica nell’epidemiologia sul campo, e dei rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità. Tra gli aspetti trattati nella giornata inaugurale lo studio delle pandemie quali la Sars CoV-2, sulla quale il Cersag sta fornendo un forte contributo sia a livello nazionale che regionale, i fenomeni di antibiotico resistenza, il cambiamento climatico e le disuguaglianze in salute.
La Summer School è strutturata in quattro moduli, nel primo sono inclusi argomenti di One Health come la salute del pianeta, la valutazione del rischio ambientale, i cambiamenti climatici, le zoonosi e la resistenza antimicrobica nell’ambiente naturale, l’uso della genomica nella sorveglianza, la fauna selvatica, i mangimi, la sostenibilità della salute e l’epidemiologia. Il secondo modulo è un workshop su One Health, sostenibilità e sicurezza alimentare offerto dalla FAO mentre la terza sessione prevede due appuntamenti dell’Istituto Zooprofilattico e dell’Istituto Superiore di Sanità sulla sorveglianza sanitaria e sull’inquinamento ambientale. Infine il quarto modulo, che approfondirà l’analisi integrata del rischio, la governance One Health e la comprensione della scienza per la società. A conferma dell’impegno e del ruolo da protagonista costruito negli anni dal Cersag nel settore della ricerca in ambiti di estrema attualità e dai quali dipende il futuro stesso del pianeta e del genere umano, il centro si è candidato per l’Italia ad ospitare il meeting internazionale del One Health EJP per l’anno 2022, al Palazzo dei congressi di Orvieto.