1

Dal 7 marzo il punto vaccinale anticovd di Orvieto sarà a Bardano in via dei vasari. Ogni giorno somministrate 250 dosi

A partire da domenica 7 marzo, alle ore 8,30, sarà attivo il nuovo punto vaccinale anticovid del distretto sociosanitario di Orvieto dell’Azienda Usl Umbria 2 diretto dalla dottoressa Teresa Manuela Urbani che si trasferirà dall’ospedale “Santa Maria della Stella” alla struttura ex Lebole di via dei Vasari 13, in località Fontanelle di Bardano.  L’azienda Usl Umbria 2 invita pertanto gli assistiti già prenotati,  da domenica 7 marzo, per la seduta vaccinale, a recarsi nella nuova postazione di via dei Vasari, agevolmente raggiungibile grazie ad appositi cartelli stradali posizionati nelle principali vie di accesso.

Intanto a partire dal 2 marzo sono stati raddoppiati i turni di vaccinazione, ora in programma sette giorni su sette, dal lunedì al sabato mattina e pomeriggio dalle 8,30 alle 14 e dalle 14,30 alle 19 mentre la domenica dalle ore 8,30 alle 14, per la somministrazione delle dosi agli assistiti over 80 ed al personale docente degli istituti scolastici.  Tra vaccini BioNTech Pfizer e AstraZeneca vengono somministrate giornalmente ad Orvieto circa 250 dosi.




Covid, Orvieto 17 nuovi casi in un giorno per 74 positivi, a Fabro 16. In Umbria numeri ancora alti

I numeri della pandemia non si decidono a sterzare in maniera continua verso il basso.  Nelle ultime 24 ore su 3737 tamponi molecolari i positivi registrati sono stati 289 mentre i guariti sono stati 182.  In terapia intensiva si è scesi a 78 dai 79 del giorno precedente mentre i ricoveri sono stabili a 524.  I decessi hanno segnato un piccolo rallentamento con 6 vittime, una di queste a San Venanzo.  la curva è comunque in una fase di leggera discesa e già in molti chiedono un allentamento delle misure restrittive ma dalla Regione fanno sapere che è troppo presto “la situazione viene monitorata giorno per giorno ma serve molta cautela prima di allargare le maglie”.

Le notizie non sono molto confortanti dal territorio e in particolare da Orvieto e Fabro.  In solo 24 ore Orvieto ha fatto registrare un aumento dei nuovi positivi di 17 unità portando il totale a 74, un numero che riporta la memoria a ritroso nel tempo.  Anche il saldo dei ricoveri vede un piccolo incremento con 3 persone ospedalizzate e di queste due sono in terapia intensiva.  A Fabro si registrano 8 nuovi positivi in 24 ore secondo la dashboard che fotografa la situazione alle 11,37 circa del 2 marzo.  Il sindaco ha pubblicato un post FB in cui indica in 10 i nuovi positivi per un totale di 16 nel Comune.  Sempre il primo cittadino ha spiegato che “2 dei suddetti casi, riguardano l’Asilo Nido “Le Coccinelle” di Fabro Scalo, ragione per la quale, sono pronto a emettere ordinanza sindacale di chiusura della struttura”.




Il presidente di Confartigianato Umbria, Mauro Franceschini, “Tesei ripensi l’ordinanza che così e abnorme e dannosa per le imprese”

Confartigianato Imprese Umbria non ha digerito la nuova ordinanza della presidente Tesei e la ritiene “abnorme”.  Le imprese hanno investito nei mesi passati per poter aprire in piena sicurezza ma questo sembra non bastare e quelle artigiane sono doppiamente colpite dal provvedimento perché spesso sono piccole o piccolissime realtà imprenditoriali a conduzione familiare.  Durante il TG di OrvietoLife del 1° marzo abbiamo intervistato il presidente Mauro Franceschini che ha sottolineato con forza la contrarietà dell’associazione a queste nuove e dure restrizioni.  In un comunicato Confartigianato Umbria spiega punto per punto il proprio “no” al provvedimento della presidente Donatella Tesei.

Per quanto riguarda il divieto di consumare all’aperto, “da un anno le imprese della ristorazione non possono più svolgere normalmente la propria attività e in particolare negli ultimi quattro mesi le attività dei servizi di ristorazione in Umbria hanno dovuto fare affidamento quasi esclusivamente sul servizio di vendita per asporto tre giorni su quattro. I servizi di colazione e di pranzo quindi si sono svolti principalmente fino ad ora con la prassi che i clienti hanno adottato di consumare all’aperto su area pubblica, non nelle vicinanze dei locali. Estendere all’intera giornata il divieto di consumo di alimenti e bevande all’aperto su area pubblica è particolarmente penalizzante per le attività dei servizi di ristorazione. Oltretutto è anche opinabile che determini situazioni più sicure per contrastare il contagio, perché la principale alternativa, soprattutto per il servizio del pranzo è il consumo al chiuso nei luoghi di lavoro, che possono non essere idonei o attrezzati allo scopo”.  Forte è il dissenso, poi sull’anticipo del coprifuoco alle 21 e sulla chiusura prevista dalle 14 del sabato fino alla domenica delle attività commerciali, “il coprifuoco anticipato impatta notevolmente sulle attività dei servizi di ristorazione. Infatti, essa limita gli spostamenti dei privati fin dalle 21.00, ma non è chiaro come possa coordinarsi con la vendita per asporto dei ristoranti e bar con cucina, che invece la normativa nazionale consente fino alle 22.00.  Abnorme appare anche la ventilata chiusura (sulla base di una eventuale reiterazione dell’ordinanza) di tutte le attività commerciali il sabato (dalle 14.00) e la domenica. Tale obbligo appare estremamente impattante per le imprese commerciali soprattutto gli esercizi di vicinato, che naturalmente concentrano nel sabato pomeriggio la maggior parte del fatturato. L’obbligo appare di difficile attuazione sia per i problemi che creerebbe nei confronti delle imprese che nei confronti della popolazione che dovrebbe riorganizzare le prassi di acquisto e di approvvigionamento”.  C’è poi il capitolo degli ulteriori costi a carico delle imprese, “l’ordinanza determina maggiori obblighi ulteriori costi alle imprese e una serie di dubbi interpretativi”.




Centro Studi, sindaco e presidente Liliana Grasso puntano su progettazione e nuove attività per archiviare il passato definitivamente

La giunta ha rinnovato per altri 5 anni il contratto di comodato gratuito di Palazzo Negroni alla Fondazione centro studi Città di Orvieto con un contemporaneo ampliamento degli spazi a sua disposizione.  Il sindaco Roberta Tardani ha spiegato che “così diamo una nuova missione al CSCO, quella di diventare un vero polo culturale dove le attività formative e i rapporti internazionali possano essere messe a leva per lo sviluppo della città”.  Proprio al piano terra di Palazzo negroni l’amministrazione ha intenzione di valorizzare l’Archivio Maoloni, “e su questo ci confronteremo con la famiglia, con la convinzione – afferma sempre il sindaco – che in quel contesto si possa trovare un ecosistema culturale favorevole non solo per la conservazione e l’esposizione dell’importante materiale in nostro possesso ma anche per la creazione di un hub della grafica che si potrà integrare con il fablab che sarà realizzato prossimamente”.   L’ampliamento degli spazi farà sì che tutte le attività, in particolare quelle legate alle università americane, si concentrino nel solo Palazzo negroni, liberando così Palazzo Simoncelli dove il Comune ha previsto investimenti consistenti, circa 600 mila euro, per il completamento del Muso VIE.  Continua, poi, il confronto tra cda del Centro Studi e amministrazione per una nuova valorizzazione del Bollettino Economico “affinché ricerche e analisi dei dati siano orientate su temi di interesse e possano diventare un osservatorio permanente utile a indirizzare anche l’attività amministrativa.  anche in un anno difficile per via della pandemia – continua il sindaco – nei limiti del nostro bilancio, sul Centro Studi abbiamo investito ripristinando il contributo pieno che era stato dimezzato da chi ci ha preceduto.  Possiamo parlare di vero rilancio rispetto ad una fase in cui il CSCO è stato visto e gestito come una sorta di condominio dove si volevano far convivere realtà completamente slegate tra loro e dove si ci è limitati ad amministrare l’ordinario senza prospettiva strategica e sostenibilità economica”.

Liliana Grasso, presidente della Fondazione CSCO sottolinea come il nuovo cda abbia ereditato un ente con una serie di criticità economico-finanziarie e “ci siamo subito resi conto che il bilancio dipendeva in gra parte dalle entrate derivanti dalle università americane.  Era quindi indispensabile intervenire immediatamente per aumentare l’offerta dei servizi, il bacino di utenza e diversificare le entrate”.   L’emergenza- covid ha ulteriormente evidenziato la assoluta necessità di diversificazione visto l’azzeramento delle entrate dovute alla sospensione dei corsi degli atenei statunitensi.  “”Siamo felici – ha spiegato Liliana Grasso – che, situazione sanitaria permettendo, gli ateneti USa stiano pianificando il loro ritorno per la sessione spring a maggio.  Non saremmo sopravvissuti, probabilmente, se non avessimo subito iniziato una profonda spending review e la creazione di nuovi settori di attività.  E’ il caso dell’audiovisivo, con il primo corso partito online nonostante la pandemia e la strutturazione di un percorso didattico completo sugli interventi assistiti con gli animali”.    Il vero punto di forza sottolineato sempre dalla presidente riguarda la progettazione che ha permesso al CSCO di vincere due bandi promossi dal MIUR, e “ora siamo in attesa dell’esito di altri sette avvisi pubblici”. Intanto il CSCO è entrato nel fondo regionale ReStart.  “Questa rete virtuosa è lo strumento per riconnettere – sostiene Liliana Grasso – la Fondazione con la comunità anche attraverso un ripensamento delle sue attività in relazione alle politiche culturali della città.  In questa visione consideriamo il Digipass una risorsa fondamentale per aiutare i cittadini ad affrontare le sfide del digitale, sostenendoli per l’iscrizione ai nidi e alle mense scolastiche, per la partecipazione agli avvisi di sostegno della Regione.  Tutto questo – conclude la presidente – nonostante il COVID, tre mesi di chiusura totale delle attività e l’impossibilità di attivare corsi in presenza.  Tutto questo grazie al sostegno sostanziale e mai solo formale del Comune che considera la Fondazione uno strumento di sviluppo del territorio e al leale impegno dei nostri dipendenti. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il bilancio 2020 sarà un bilancio di guerra e probabilmente anche quello del 2021, ma il cambio di strategia rende almeno possibile un futuro di sviluppo e non solo di sopravvivenza”.




E’ partita la lettera di dimissioni di Marco Fratini dalla Fondazione, ora la palla passa nelle mani del presidente Mari

La lettera di dimissioni è partita.  Sono ufficiali le dimissioni di Marco Fratini dal consiglio della Fondazione CariOrvieto.  Fratini, giornalista economico, esperto di banca e finanza, era stato chiamato dall’ex-sindaco Giuseppe Germani per rappresentare il Comune in seno alla Fondazione.  Il suo incarico era stato confermato dall’attuale sindaco Roberta Tardani.

Ora la palla passa inevitabilmente al presidente della Fondazione Libero Mario Mari e allo stesso sindaco Roberta Tardani che potrebbe trovarsi nella scomoda situazione di trovare non uno ma due nomi, uno è il vice-sindaco e assessore che dovrà sostituire Angelo Ranchino e l’altro è, appunto Maro Fratini.  Come sempre in questi casi si è aperto l’iter e sicuramente in queste ore ci saranno state e ci saranno interlocuzioni tra le parti per convincere Fratini a ritornare sui suoi passi.  E’ un nuovo momento particolare, delicato per la banca di territorio e per la Fondazione perché siamo alla vigilia della discussione del nuovo piano commerciale che prevede la chiusura di 9 filiali entro ottobre del 2021 e una riorganizzazione che assomiglia molto ad una preparazione all’integrazione, nel senso letterale del termine.  La Fondazione, dal canto suo, dovrà assolutamente giocarsi bene le proprie carte per puntare a quel rilancio e alla difesa della territorialità che ha sempre sottolineato di voler salvaguardare, anche in tempi di vacche magre e di crisi come quella che sta attraversando la capogruppo e controllante della banca orvietana.