Stefano Olimpieri, (gruppo Misto), “bilancio approvato in anticipo senza problemi, la minoranza non fa proposte concrete”

La maggioranza che sostiene il sindaco Tardani ha approvato senza nessun problema il piano triennale delle opere pubbliche e il bilancio preventivo 2021-2023. Erano anni che il Comune di Orvieto non approvava il bilancio nei primi giorni di marzo e questo, non solo permetterà all’amministrazione comunale di accantonare la zavorra dell’esercizio provvisorio, ma le darà la possibilità di procedere alla realizzazione dei molti progetti presenti nei provvedimenti approvati.

Una opposizione fragile ed inconcludente ha dimostrato invece ancora una volta i propri limiti politici e la mancanza di proposte concrete per la città.  Quali atti, emendamenti, risoluzioni o proposte concrete ha presentato? Purtroppo per la città, non ha proposto nulla. E questa assenza di proposte evidenzia la pochezza politica di una minoranza che parla di visione dopo aver mortificato per anni questa città e che non riesce ad incidere su nulla e non ha minimamente la forza di dettare l’agenda politica. In un periodo difficile e critico come quello che stiamo vivendo, l’assenza di un’opposizione propositiva e collaborativa reca un danno all’intera comunità orvietana.

 

Stefano Olimpieri (Gruppo Misto)




Orvieto, due asili privati chiusi e due classi in quarantena e in totale sono 88 i positivi al covid

Ad Orvieto abbiamo toccato quota 88 nuovi positivi, sembra di essere tornati a qualche mese fa.  Ora la “tecnica” di contagio del virus è cambiata, utilizza spesso come veicolo i bambini per poi contagiare anche interi nuclei familiari.  L’incidenza nelle scuole, in particolare asili ed elementari, inizia ad essere importante in Umbria così come in città.  Il sindaco, Roberta Tardani, durante il consiglio del 4 marzo ha indicato in 5 i bambini positivi sugli 88 casi totali con 3 ricoverati e di questi 2 in terapia intensiva.  Sempre Tardani conferma che “c’è una prevalenza di casi di tipo familiare”; tanto che un cluster è quello del carcere e sono attualmente chiusi due asili paritari, il “san Ludovico” nel centro storico e a Sferracavallo.  Sono in quarantena, poi una classe del biennio al liceo “Majorana” e una delle elementari di Sferracavallo.  Sono intanto scattati tutti i protocolli di tracciamento e di screening da parte del Distretto sanitario di Orvieto così come era già successo quando si sono evidenziati alcuni casi alle elementari di Orvieto Scalo.

Proprio per quanto riguarda il mondo scolastico sono iniziate e stanno andando avanti piuttosto celermente le vaccinazioni di tutto il personale scolastico, docente e non docente mentre dal prossimo 8 marzo inizieranno le somministrazioni dei vaccini per il personale del carcere a partire dagli agenti di polizia penitenziaria, poi sarà la volta del personale civile e infine dei detenuti.

 




I consiglieri del PD, “Tardani, una distrazione che costa 160mila euro”

A gennaio​ 2021 esce il Bando rivolto alle imprese culturali e creative della Regione Umbria con scadenza ad aprile: un milione di euro di risorse da destinare a progetti finanziati per il 70% a fondo perduto dal FESR. Un’opportunità decisamente interessante per quanti si occupano di cultura, eventi, musica, beni culturali…​Questa opportunità era stata, al tempo, inserita dentro la Strategia dell’Area Interna sud-ovest Orvietano. Infatti, l’Accordo di Programma Quadro (APQ) della Strategia prevedeva per l’area interna orvietana una riserva di 200 mila euro su questi bandi. Nel 2018 esce il primo avviso e risultano finanziabili due progetti: uno di TE.MA (capofila, assieme a CSCO e Scuola di Musica) e l’altro dell’Associazione Ippocampo di Lugnano in Teverina.  Nel 2019 la TE.MA viene affondata e i 160mila euro assegnati tornano – con una determina dell’11 ottobre 2019​ – nella disponibilità della Regione Umbria (Roberta Tardani e Donatella Tesei regnanti).
​Ora, poiché un solenne impegno formale (APQ) era stato siglato stabilendo modi (POR FESR 2014-2020. Asse 3 – Obiettivo specifico 3.2 – Azione 3.2.1.), somme (200mila euro) e soggetti (imprese culturali e creative e associazioni che operano in regime di impresa dell’Area interna sud-ovest Orvietano) non si riesce a capire perché Sindaca & Friends abbiano dimenticato di rivendicare questo impegno. Una distrazione senza scuse che ha fatto perdere a queste imprese 160mila euro.​
La disattenta Tardani in consiglio ha parlato di “difficoltà interlocutoria tra i vari enti”. Una risposta imbarazzante ma coerente con uno stile che mette insieme arroganza e vaniloquio.​ A Perugia, cara Sindaca, vada per reclamare il rispetto che spetta ad Orvieto e non solo prendere ordini sul nome del vicesindaco.

Gruppo Consiliare PD di Orvieto




I consiglieri di opposizione, “è crisi politica, la maggioranza si chiude a riccio negando il futuro alla città”

Grave condotta antiistituzionale della maggioranza in consiglio comunale sul bilancio di previsione discusso e approvato il 4 marzo.  I consiglieri della Lega quasi tutti assenti. L’assessore Pizzo che presenta il bilancio come fatto puramente tecnico. In sostanza un documento che si blocca sul presente denunciando una logica di rinuncia.

Nessuna visione territoriale, nessuna proposta di un qualche spessore per la città, nessun progetto di sviluppo, nessuna ambizione di unire le forze per contare qualcosa.

Nessun intervento dei consiglieri di maggioranza in fase di discussione generale, e quindi sottrazione ad una normale possibilità di confronto costruttivo. Solo due dichiarazioni di voto con il consigliere Olimpieri ormai interprete principale dell’animo polemico di questa maggioranza. Perfettamente indicativa della situazione l’assenza nel dibattito dello stesso Sindaco.

Evidente la crisi politica esplosa con le dimissioni del vicesindaco Ranchino, delle quali il sindaco non ha sentito il dovere di riferire al consiglio.

Le conseguenze si sono viste oggi con pesante chiarezza: blocco delle prospettive, staticità, difficoltà perfino della gestione ordinaria, ripiegamento e chiusura, futuro negato.

 

I consiglieri comunali

Franco Raimondo Barbabella – Cristina Croce – Giuseppe Germani – Federico Giovannini – Martina Mescolini




Marco Fratini, “lascio la Fondazione CRO perché sono coerente”

Marco Fratini ha confermato le sue dimissioni dalla Fondazione CR Orvieto.  Il percorso che lo ha portato alla decisione è stato ragionato e valutato attentamente.  Fratini sottolinea che “non si può essere buoni per tutte le stagioni”.  Una fase storica e irripetibile si è conclusa”.  Indicato dall’ex-sindaco Giuseppe Germani come rappresentante del Comune in Fondazione e riconfermato dal sindaco Tardani, Fratini ritiene che la coerenza e l’indipendenza di giudizio non siano mai contrattabili soprattutto per chi si ritiene espressione, sebbene senza alcun vincolo di mandato, delle esigenze di un territorio che va anche oltre Orvieto.

Secondo Fratini “la discontinuità tante volte sbandierata, ora deve essere confermata anche da fatti concreti.  Ecco perché il piano industriale sembra conciliarsi poco e male con le promesse di tutela della territorialità che hanno fatto da confortante slogan alla riappacificazione con il socio di maggioranza della banca.  La prospettata chiusura di sei filiali sul territorio orvietano, per questi motivi è difficilmente accettabile.  L’ormai ex-consigliere ritiene che la Fondazione sia “azionista di minoranza della banca ma azionista di maggioranza della città” e in tal senso non considera compatibile con le promesse una politica di tagli e di chiusure per ritornare in utile perché allora “ci sarebbe uno stacco del dividendo ma un distacco dal territorio” e “io forse sono un romantico che non guarda al solo utile di bilancio se questo significa un ulteriore isolamento di Orvieto e del circondario, così è definito nello statuto della Fondazione il territorio.  Il sostegno a un territorio non può essere soltanto affermato con le opportunità della finanza, che hanno comunque importanza, ma ha bisogno di una banca in cui l’operatività è assicurata da persone che ne conoscano le necessità e la storia”.

Marco Fratini ha quindi deciso di lasciare l’incarico in Fondazione come atto dovuto e coerente, pensando alla tutela del territorio e per dire no ad un’idea tutta finanziaria che non tiene conto della storia e soprattutto dei bisogni della città tutta, famiglie e imprese.




Stefano Olimpieri, gruppo Misto, “qual è la reale situazione finanziaria del CSCO ed è giusto sostenerlo”?

Il CSCO torna al centro della politica e come troppo spesso accade non per il valore delle iniziative culturali e in termini di PIL orvietano, ma per i costi e la gestione.  Il capogruppo del “gruppo Misto”, Stefano Olimpieri, ha presentato un’interrogazione che verrà discussa sicuramente nel prossimo consiglio comunale che chiede, di fatto, di valutare se è ancora utile per il Comune finanziare e sostenere il CSCO anche alla luce di alcune presunte inadempienze di cui, proprio nell’interrogazione, Olimpieri chiede conto.  Qui di seguito il testo integrale

Il sottoscritto consigliere comunale,
premesso che:
–       il nuovo contratto di comodato gratuito quinquennale con il quale l’Amministrazione Comunale concede Palazzo Negroni alla Fondazione “Centro Studi Città di Orvieto” non può e non deve  essere considerato come un fatto di normale gestione: non lo può essere soprattutto perché tutte le buone intenzioni che giustamente vengono avanzate dagli Amministratori non possono non fare i conti con la precaria situazione finanziaria in cui versa la Fondazione. Situazione finanziaria che non è addebitabile né all’attuale Amministrazione Comunale, né, tantomeno, all’attuale Consiglio di Amministrazione del Centro Studi, ma che – purtroppo – esiste e con cui occorre rapportarsi per impedire che il CSCO si incanali verso la strada della insostenibilità finanziaria e, di conseguenza, verso una impossibilità di operare secondo quanto previsto dalla Statuto e dall’Atto Costitutivo;

–       serve un cambio di passo – anche se la pandemia non aiuta – e serve, soprattutto, un costante e oculato controllo di gestione al fine di monitorare, non solo se gli obiettivi e l’offerta di servizi si realizzeranno, ma – soprattutto –  se lo stato patrimoniale ed il rendiconto di gestione saranno sostenibili. Il monitoraggio è d’obbligo per una questione fondamentale: l’Amministrazione Comunale finanzia il CSCO con i soldi della fiscalità generale e la stessa Amministrazione non può permettersi di finanziare strutture che dilapidano denaro pubblico. Negli anni i cittadini hanno avuto molti esempi di come si sono dilapidate risorse pubbliche all’interno di Aziende Speciali (Farmacia), di Associazioni (Te.Ma.), di Consorzi (Crescendo) , di Fondazioni (CSCO) e di Società per Azioni (Risorse per Orvieto);

–       queste considerazioni e queste indicazioni non sono scollegate con la realtà più recente, se è vero che nell’ultimo rendiconto di gestione del Centro Studi Città di Orvieto, quello dell’anno 2019 e riferibile al vecchio CdA, si è riscontrata una perdita di esercizio di euro di 23.281. Ma c’è di più: il vecchio Consiglio di Amministrazione – quello nominato dal Sindaco Germani – non solo non ha risanato un bel nulla, ma sembrerebbe che abbia aggravato la situazione finanziaria “dimenticandosi” di adempiere ad alcuni obblighi contrattuali, come ad esempio il pagamento delle bollette telefoniche, il pagamento di alcune rate di finanziamento, la corresponsione di alcune mensilità ai dipendenti,  l’adempimento di debiti con fornitori (2018), il pagamento di alcune rate del piano di rientro con una locale cooperativa ;

–       pertanto, se queste “dimenticanze” dovessero rispondere al vero, la situazione finanziaria ereditata dall’attuale Consiglio di Amministrazione (non dico nuovo  Consiglio di Amministrazione perché in questo CdA ci sono persone che stavano anche in quello precedente) è molto più pesante e critica della sola perdita di esercizio del 2019 e, quindi, occorre che venga portata a conoscenza la reale situazione economico-finanziaria della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto;

per quanto esposto in premessa,
chiede
–       se è vero che negli anni passati non sono state pagate le bollette telefoniche;
–       se è vero che negli anni passati non sono state pagate alcune rate di un finanziamento;
–       se è vero che negli anni passati non sono state pagate alcune mensilità ai dipendenti;
–       se è vero che negli anni passati non sono stati pagati alcuni fornitori;
–       se è vero che negli anni passati non sono state pagate alcune rate del piano di rientro nei confronti di una locale cooperativa.

Stefano Olimpieri,
capogruppo “Gruppo Misto”




Il j’accuse dell’ex-cda del Centro Studi guidato da Tonelli, “ecco le realtà di numeri, progetti e situazione finanziaria”

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Matteo Tonelli, Antonio Rossetti e Meri Ripalvella, componenti del consiglio di amministrazione del CSCO in carica prima dell’attuale guidato dalla presidente Liliana Grasso. 

 

Abbiamo pubblicato il comunicato congiunto del sindaco Roberta Tardani e della presidente Grasso.  Abbiamo intervistato durante il TG del 3 marzo la stessa presidente del CSCO.  Per offrire un’informazione completa e indipendente pubblichiamo ora questa replica in forma integrale, con tutti i numeri, i risultati di bilancio ottenuti durante il mandato di Tonelli e la relazione di passaggio delle consegne, in pratica, con l’attuale cda.  Lasciamo il giudizio ai lettori.  Vogliamo affermare con forza che OrvietoLife non risponde a poteri forti o deboli che siano ma solo ed esclusivamente ai suoi lettori.  Per questo spesso siamo ritenuti “scomodi”, “fuori dal coro” e, altre volte, vicini all’uno o all’altro politico di turno.  Non lo siamo stati e mai lo saremo così come ogni opinione e ogni confronto o intervista è frutto del nostro pensiero, della lettura, laddove serva, dei dati di bilancio, dei numeri, dei documenti ufficiali, anche riservati. 

Non siamo eterodiretti, mai ma cerchiamo il confronto, le conferme delle notizie e delle indiscrezioni per non dare facile credito agli inquinatori di pozzi professionisti che in città vivono e prosperano perché non si comunica troppo spesso correttamente e utilizzando coloro che per professione sono preposti a farlo, i giornali e i giornalisti, preferendo i social che si rivelano armi a doppio taglio se, anche questi, non sono gestiti da professionisti, i “social media manager”.

 

Il testo integrale della replica. I documenti li trovate nei link alla fine del testo

 

Matteo Tonelli, ex-presidente del cda del Centro Studi Città di Orvieto

In un recente scritto, la Sindaca di Orvieto e la Presidentessa del Centro Studi Città di Orvieto (CSCO) propongono al pubblico, tra l’altro, alcune riflessioni in merito alla gestione che il precedente CDA ha impresso al CSCO. Chi scrive faceva parte di tale CDA e dall’argomentare della Sindaca e della Presidentessa prende le mosse per congetturare a sua volta. Ci si consenta prima una digressione. Vi è una notevole uniformità di giudizio sull’«autonomia della arte del governo», cioè il principio che la politica non debba essere giudicata secondo criteri etici, né del normale bon-ton. Uno degli esempi più famosi, in tal senso, è rappresentato da Machiavelli che, come osservò Croce, scoprì la necessità dell’autonomia della politica “che è di là, o piuttosto di qua, dal bene e dal male morale e che ha le sue leggi a cui è vano ribellarsi”. Appunto, vano. In virtù di tale impostazione, eviteremo di sottolineare il modo (che “ancor m’offende”) commentando invece il risvolto tecnico delle critiche sollevate dal Primo Cittadino e dalla Presidentessa del CSCO.

Vi è di positivo che si è ritornati a parlare del Centro Studi. Verrebbe da dire “finalmente” – visto che da parecchio tempo non se ne avevano più notizie – se non fosse che siamo costretti a parlarne per rispondere ad affermazioni non corrispondenti al vero. Com’è noto, il comunicato congiunto della Sindaca e della Presidentessa, prende spunto dal rinnovo del comodato d’uso gratuito della sede di Palazzo Negroni (atto sostanzialmente dovuto perché il precedente comodato datato 2014 aveva durata di 5 anni ed era in scadenza), ma poi vira velocemente verso una panoramica delle attività e delle strategie per il rilancio del Centro; fin qui nulla da obiettare, se non fosse che si prende a pretesto il comunicato per screditare la gestione del precedente Consiglio di Amministrazione, facendo passare l’attuale Consiglio come impegnato, dall’insediamento sino ad oggi, nel recupero e rilancio di una struttura disastrata ed asfittica.

Chi scrive non concorda con il giudizio espresso. Peraltro, alcune affermazioni sono oggettivamente lesive della nostra reputazione di professionisti, ma soprattutto a ragione del fatto che per noi parlano i numeri: è sempre stato nostro costume in tutta la durata dell’incarico al Centro Studi di portare a sostegno delle idee fatti, dati e numeri, senza mai scadere in polemiche di basso profilo.

E allora ecco i nostri fatti e documenti.

Il presente contributo si articola in tre punti che trattano gli altrettanti rilievi impliciti nel comunicato Tardani-Grasso; in primo luogo, cosa è stato conseguito dal precedente CDA nella gestione patrimoniale e reddituale del CSCO; in secondo luogo, l’informativa trasmessa a fine mandato; infine, i progetti e la connessione con il tessuto sociale della città.

In merito al primo punto, ricordando di essere partiti nel 2014 da una situazione di sostanziale default, possono parlare i dati del bilancio consuntivo 2018, l’ultimo bilancio approvato da questo CDA ed illustrato pubblicamente nell’aprile 2019, dal quale in sintesi emerge che nel periodo dal 2014 al 2018:

a) Tutti gli esercizi di nostra gestione si sono chiusi con un risultato economico positivo (utile), risultati che hanno consentito di diminuire il deficit patrimoniale portandolo dal saldo negativo di 664.802 al minor saldo negativo di 531.078 (un miglioramento di +134 mila euro)

DINAMICA DEL PATRIMONIO NETTO 2014 /2018

 

b) L’indebitamento netto, inteso come saldo tra il totale dei debiti ed il totale dei crediti è diminuito di € 121.339

Sempre a beneficio di chi volesse informarsi in maniera più approfondita, sulla lettura dei documenti anziché sui pregiudizi, in allegato è leggibile il testo integrale della relazione al bilancio dell’esercizio 2018.

Per quanto riguarda il secondo punto, merita prendere a riferimento l’informativa lasciata al nuovo CDA all’atto delle nostre dimissioni, peraltro annunciate con largo anticipo, per dare modo all’Amministrazione di provvedere alla nostra sostituzione. Una relazione dettagliata e circostanziata di aggiornamento sulla situazione complessiva del Centro Studi venne inviata al Comune, anche nella persona della Sindaca, e depositata presso il Centro Studi, all’attenzione “del nuovo Consiglio di Amministrazione”; il documento contiene dati e riflessioni sulla situazione economica e finanziaria, criticità, urgenze, oltre ad un elenco circostanziato delle attività in corso e programmate ed infine le relazioni con Istituzioni ed Enti. Per completezza di informazione e doverosa trasparenza, alleghiamo integralmente a beneficio di chi vorrà informarsi in maniera più completa quella relazione, che fu inviata tramite PEC.

Nel documento, è ben spiegato quali erano in quel momento le criticità del Centro ed il motivo per cui queste si erano acuite; ci si lasci concludere che, pertanto, la Presidentessa non è credibile quando dice che vi furono lasciate in maniera inaspettate una serie di problematicità. Così come non è credibile affermare che “ci siamo subito resi conto che il bilancio della Fondazione dipendeva in gran parte dalle entrate derivanti dalle università americane”: non era certo una novità, ma al contrario una condizione risaputa e consolidata, tanto è vero che in molte occasioni avevamo già rilevato anche pubblicamente questa criticità e avevamo iniziato un percorso di graduale affrancamento dalla completa dipendenza da queste entrate. Di tutto questo c’è riscontro documentale nelle relazioni ai bilanci della Fondazione.

Infine, relativamente al terzo punto, cioè alle attività che abbiamo lasciato in eredità al nuovo Consiglio di Amministrazione, vi sono in primo luogo quelle riprese dal nuovo CDA, definite dalla Presidentessa “nuovo corso” del Centro Studi, funzionali a diversificare e aumentare le entrate; si osservi, che non si tratta in realtà di nuove attività, ma della prosecuzione di percorsi già iniziati dal precedente CDA: il percorso didattico sugli Interventi Assistiti con Animali era iniziato con il primo corso propedeutico nel luglio 2019 a completamento dell’iter iniziato mesi prima per l’accreditamento come “primo centro formativo regionale”; il DigiPASS inaugurato nell’aprile 2019 dopo l’assegnazione al Centro Studi sulla base di un progetto presentato sul Bando. Quindi nella panoramica delle “nuove attività” c’è in realtà poco di nuovo, se si considera anche che il fatto di essere “rientrati nel progetto ReStart regionale” non può essere considerato un’attività né un progetto, visto che si tratta semplicemente di un finanziamento da rimborsare a Gepafin.

Vi sono poi alcune attività progettate dal precedente CDA – dettagliate anch’esse nella relazione del settembre 2019 – delle quali non c’è nessun cenno nella programmazione annunciata dal nuovo CDA; si tratta di corsi a Catalogo Regionale per “Addetto alla Fattoria Didattica” e per “Tecnico del Marketing Turistico”; così come non c’è nessun cenno alle relazioni con Istituzioni ed Enti. Stessa latitanza nel programma della Presidentessa hanno riscosso: il laboratorio di restauro con Palazzo Spinelli di Firenze, la Scuola Dante Alighieri e il Master specialistico dell’Università di Perugia in “Salute nutrizionale unica e globale”. Cosa è accaduto di questi progetti? Si è proseguito nella interlocuzione con i partner che allora avevano manifestato interesse a collaborare con il Centro Studi mettendo a disposizione il loro know-how?  Non lo sappiamo, ma visto che questi progetti sono stati messi “sotto naftalina” è lecito suppore che forse nessuno se ne sia più interessato.

Per ultimo, la connessione con la  città. In tale ambito, era stata costruita sia una rete di stakeholders, sia il Comitato scientifico – consesso poi reietto dal nuovo CDA – costituito da un gruppo di giovani professionisti del territorio che gratuitamente analizzavano le debolezze dello stesso per comprenderle e cercare di mitigarle, un vero e proprio “hub” di professionalità in grado di portare nuove idee, in molti casi trasposte nel Bollettino economico.

In tutto ciò e in null’altro è consistita la nostra attività al servizio della Città.

Sperando di avere contribuito ad una migliore consapevolezza di tutti sui temi trattati, concordiamo con la rilevanza del Centro come leva di “conoscenza per decidere” e pertanto auguriamo buon lavoro alla Sindaca e al CDA insediato, tranquillizzando tutti che, come è noto, se si è ben operato non vi è mai da temere dal giudizio postumo, in quanto il tempo è galantuomo.

BILANCI, RELAZIONI E L’ULTIMO AGGIORNAMENTO SUL CSCO DURANTE LA GESTIONE TONELLI

Aggiornamento sullo stato della Fondazione CSCO

Bilancio analitico 8.2019 Allegato 2

Bilancio analitico 2018-allegato 1

CSCO Bilancio 2018 RELAZIONE

 

Matteo Tonelli. Antonio Rossetti, Meri Ripalvella




Incendio di un TIR in A1 direzione nord, traffico fermo e soccorsi in corso

Incendio di un un TIR in autostrada, direzione Firenze, tra Orvieto e Fabro. Il veicolo pesante trasporta carta. Non ci sono feriti. Sul posto numerose pattuglie della Stradale di Orvieto per garantire la sicurezza della circolazione stradale e consentire le operazioni di spegnimento in da parte dei VVFF.  Presente anche la viabilità autostradale.  Traffico momentaneamente fermo con assistenza della polizia stradale. In corso gli accertamenti per verificare le cause dell’incendio.




Imprenditore agricolo dell’orvietano denunciato dalla polizia per caporalato, vittime due uomini rumeni sfruttati 7 giorni su 7

Il commissariato di Pubblica Sicurezza di Orvieto ha scoperto e posto fine ad una situazione di sfruttamento e di degrado che ha visto come vittime due lavoratori di origine rumena.  Secondo gli investigatori un imprenditore agricolo de posto ha per lungo tempo impiegato due cittadini rumeni facendoli lavorare senza alcun tipo di contratto, senza tutele, sottopagati, senza riposi o ferie.  Le giornate di lavoro iniziavano all’alba per terminate al tramonto, senza riguardo ad orari o tutele di ogni tipo e senza pausa per i festivi.  Tutti i giorni per due uomini erano uguali, sempre e solo lavoro, dopo l’imprenditore li portava a dormire un un casolare fatiscente a Parrano sempre di sua proprietà.  Durante le indagini coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Terni, Marco Stramaglia, i due venivano anche impiegati per accudire il bestiame dell’imprenditore e per fare lavori presso altri agricoltori della zona; a volte venivano pagati con denaro, altre volte solamente con derrate alimentari.  Questa situazione di degrado e povertà è stata scoperta dopo che al commissariato di polizia di Orvieto è arrivata la notizia di un possibile caso di caporalato.  Gli agenti hanno effettuato appostamenti  e poi sono scesi in azione per porre fine all’attività criminosa.  Entrati nel casale gli agenti sono rimasti impressionati dalle pessime condizioni igienico sanitarie in cui vivevano i due lavoratori: ambienti malsani, senza riscaldamento, tra escrementi di topi ed in un generale stato di degrado.

Nel corso del sopralluogo, inoltre, i poliziotti hanno anche accertato che l’imprenditore, per fornire il casolare di acqua e di luce, aveva effettuato un allaccio abusivo alla rete elettrica ed alla condotta idrica per un danno di oltre 10 mila euro. Al termine delle indagini, con le quali, per la prima volta nella provincia Terni, si riesce a portare alla luce un caso di caporalato, l’imprenditore è stato denunciato per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nonché per l’allaccio abusivo alla rete elettrica e idrica del casolare.




Emodinamica, ora che si parla di soldi la maggioranza in Regione, quasi tutta, vota no, dopo aver approvato la mozione a maggio 2020

Si è compiuto il gioco delle tre carte in consiglio regionale.  Nella seduta del 2 marzo si discuteva il bilancio di previsione 2021/23, un’occasione importante per inserire risorse certe per l’emodinamica a Orvieto.  Tutto è partito, ricordiamolo, da una mozione unitaria approvata all’unanimità sempre dal consiglio regionale, e sempre dagli stessi consiglieri, lo scorso 26 maggio.  Da allora cosa è cambiato?

Sicuramente il voto, visto che l’ordine del giorno a firma Fabio Paparelli (PD) è stato bocciato con i 10 voti contrari della maggioranza, escluse le astensioni di Squarta e Pace di Fratelli d’Italia.  Sarebbe interessante comprendere il perché di questa bocciatura inattesa che andrebbe a penalizzare nuovamente un territorio che dal punto di vista sanitario oltre ad essere isolato geograficamente, non è questa colpa di alcuno, lo è anche per la cronica mancanza di personale sia all’interno dell’ospedale che sul distretto.  Non solo, la presenza di tre arterie viarie d’interesse nazionale sembrano non bastare per investire in maniera definitiva sull’emergenza e l’urgenza.  L’emodinamica è un tassello fondamentale, insieme anche all’elisoccorso per dare risposte concrete e qualificate ai malati.  Si vede che così non la pensano in consiglio regionale la maggioranza dei consiglieri.

Rimane la delusione perché sarebbe stata una promozione non solo dell’ospedale in se ma di un territorio intero.  Avere un ospedale che non si limita a stabilizzare ma a curare avrebbe significato professionisti sanitari, nuovo personale e, magari, una maggiore attrattività per la città che soffre di un calo demografico ormai preoccupante che già ha fatto scendere la popolazione sotto i 20 mila abitanti e ora in molti temono l’altra soglia psicologica dei 18 mila.