I numeri delle reazioni avverse ai vaccini in Umbria, in linea con la media nazionale

Dal 1 gennaio al 22 marzo 2021, in Umbria, risultano inseriti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) 835 casi di sospette reazioni avverse (ADR) ai vaccini anti Covid-19 su un totale di 79.312 dosi somministrate (tabella complicanze vaccini). Lo rende noto la Direzione regionale alla Salute.  La percentuale di segnalazioni sul totale delle dosi somministrate è pari all’1,05%. Il tasso di segnalazione per 100.000 dosi in Umbria, pari a 1050/100.000 dosi, è sostanzialmente in linea con il dato medio nazionale che è di 729 segnalazioni per 100.000 abitanti (risalente al 26 febbraio 2021, circa un mese prima dell’attuale dato umbro).  Nel 79% dei casi, la reazione avversa ha interessato il sesso femminile, con un rapporto Femmine/Maschi pari a circa 3:1. Nel 96% dei casi (799 su 835) di segnalazione si è trattato di una reazione avversa giudicata “non grave”.

Al momento della segnalazione, l’86% (722 su 835) delle reazioni avverse segnalate era definitivamente risolto, il 4% (34 su 835) è stato giudicato in “miglioramento”, l’8% (70 su 835) risultava “non ancora guarito”, l’1% (7 su 835) riportava una “risoluzione con postumi”. In circa l’1% (3 su 835) delle segnalazioni il dato di esito non era disponibile.

Relativamente al tipo di reazione avversa, sono state segnalate prevalentemente quelle già note per questi vaccini. Tra le principali: reazioni locali o sistemiche (febbre, brividi, dolore in sede di iniezione, stanchezza, malessere) in circa il 33% dei casi; reazioni interessanti il sistema muscoloscheletrico (mialgia, artralgia) circa il 20% dei casi; disturbi interessamento il sistema nervoso (cefalea, parestesie) circa il 18% dei casi; disturbi del tratto gastrointestinale (nausea, diarrea) nel 9% dei casi.  La durata media delle reazioni è stata di circa 4 giorni.  Nella maggior parte dei casi il segnalatore della reazione avversa è stato il medico (56%), seguito dal farmacista e dal cittadino (entrambe 16%) e da altro operatore sanitario (12%).

 




Confermata la positività al covid di un sacerdote che opera nelle frazioni di Baschi, dal 1° aprile via allo screening

Il sindaco di Baschi, Damiano Bernardini, ha comunicato che è stata confermata la positività al Covid-19 di uno dei sacerdoti delle parrocchie di Acqualoreto, Morre – Morruzze, Collelungo – Vagli.
Al fine di prevenire rischi di diffusione del contagio, nella giornata di giovedì 1 aprile, nelle frazioni interessate, saranno allestite delle postazioni per effettuare test rapidi a tutti i soggetti che hanno partecipato alle funzioni religiose dell’ultima settimana (messe e benedizioni Pasquali).  Nei prossimi aggiornamenti saranno fornite indicazioni circa i luoghi e gli orari di effettuazione di questi test.
Oltre ai partecipanti alle funzioni religiose (che potranno recarsi alle postazioni per effettuare il test rapido, senza bisogno di prenotazione), se ci fossero persone che ritenessero di avere avuto contatti stretti, sono pregate di contattare il numero di protezione civile: 331 3946425  Come sempre si raccomanda a tutti i cittadini la massima precauzione.



Confartigianato Terni, “bisogna investire nella sanità dell’Umbria del Sud assolutamente”

L’Umbria sta affrontando l’emergenza Covid-19 nel sostanziale diffuso rispetto delle prescrizioni, con notevole impegno da parte delle imprese, dei cittadini e delle istituzioni, ma non senza difficoltà connesse a problemi pregressi e criticità della pubblica amministrazione locale e della sanità in particolare.  Le operazioni di vaccinazione infatti stanno procedendo troppo lentamente e le imprese non riescono più a fronteggiare i danni che si accumulano per le chiusure.   Il livello dei servizi sanitari e la sua aderenza e adeguatezza alle esigenze e alle opportunità del territorio sono essenziali per la qualità della vita e per il normale svolgimento delle attività civili ed economiche e mai come nell’attuale emergenza questo è apparso chiaramente anche all’opinione pubblica.

Per questi motivi Confartigianato Terni ritiene irricevibile l’ipotesi dell’azienda ospedaliera unica richiamata dall’Assessore Coletto. Al contrario riteniamo che le strutture sanitarie dell’Umbria meridionale vadano valorizzate e potenziate nelle loro caratteristiche territoriali e livelli qualitativi per rilanciare la sanità umbra nel suo complesso e recuperare il ruolo di attrazione di pazienti da altre regioni che l’Umbria sta perdendo. Per fare questo non è possibile prescindere dalla ricostruzione dell’ospedale di Terni, realizzazione che deve essere inserita, come da noi proposto, nella stesura finale del piano dell’Umbria per il recovery fund. Occorre anche evitare polemiche inutili e datate come quella sull’opportunità o meno di cliniche private autorizzate e accreditate, quando i benefici della collaborazione pubblico-privata nel campo della salute sono un dato pacifico in tutti i territori, inclusa l’Umbria settentrionale che ne ha ben 5 (4 a Perugia e 1 a Foligno).   Riteniamo pertanto che sia urgente procedere nella direzione del rilancio delle strutture sanitarie dell’Umbria meridionale con concretezza e senza diversivi o polemiche inutili e inaccettabili per i territori.




Via al nuovo regolamento sulla caccia si selezione dei cinghiali fortemente voluto dall’assessore Morroni

È stato adottato dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura e alla Caccia Roberto Morroni, il nuovo regolamento per la gestione del prelievo venatorio degli ungulati mediante la caccia di selezione, che inserisce, per la prima volta in Umbria, la specie cinghiale; nel precedente regolamento del 1999 erano previsti, infatti, solo cervidi e bovidi. L’assessore Morroni, al fine di condividerne i contenuti, ha convocato un tavolo con le associazioni venatorie, del mondo agricolo e con gli Ambiti territoriali di Caccia per il prossimo 15 aprile.   “Con l’adozione definitiva del nuovo regolamento sulla caccia di selezione, si inizia anche in Umbria questa tipologia di caccia alla specie cinghiale – dichiara l’assessore Morroni – una novità assoluta per la regione, inserita al termine di un percorso di analisi da parte della terza commissione consiliare dell’Assemblea legislativa che ha espresso nel merito parere positivo, con alcune raccomandazioni recepite dall’esecutivo ed entrate a far parte del testo finale”.    Il regolamento norma la caccia di selezione al cinghiale, integrando questa forma di prelievo con quelle già esistenti e completando così le modalità di gestione faunistico-venatoria della specie in sinergia con le attività di contenimento.

Con l’attuale normativa, il prelievo venatorio del cinghiale avviene, da un punto di vista quantitativo, quasi esclusivamente mediante la caccia in braccata con la quale si garantisce una notevole pressione venatoria sulla specie, con la realizzazione di cospicui carnieri. La sua esecuzione è, però, limitata alle aree dove tecnicamente è possibile effettuarla e il periodo in cui è praticabile è concentrato nei tre mesi della stagione venatoria previsti dalla Legge 157/92. Aggiungendo la caccia di selezione, è possibile ampliare le zone e allungare il periodo in cui effettuare il prelievo della specie, aumentandone la resa.   Il nuovo regolamento, inoltre, coordinandosi con i principi generali di gestione faunistico-venatoria definiti dal Piano Faunistico Venatorio Regionale, definisce anche i parametri per l’individuazione dei distretti, i criteri e i contenuti dei piani di gestione, le figure coinvolte nella gestione stessa con i relativi requisiti e i titoli, le modalità per stabilire i carnieri stagionali, gli strumenti di prelievo, le procedure per la gestione dei capi abbattuti e dei capi feriti.  Per i cacciatori già in possesso dell’abilitazione alla caccia di selezione per cervidi e bovidi, infine, è previsto il riconoscimento del titolo previa frequentazione di un corso integrativo.  

Come già anticipato nelle scorse settimane, l’assessore Morroni ha convocato un tavolo permanente con la partecipazione delle associazioni venatorie e del mondo agricolo e con gli ATC (Ambiti territoriali di caccia) per il prossimo 15 aprile.   Il tavolo avrà il compito di consentire un confronto costante sul tema del sovrappopolamento della specie cinghiale e sugli interventi necessari per garantirne il contenimento.




I vigili del fuoco soccorrono a Porano coniugi positivi al covid, per la moglie non c’è stato nulla da fare, il marito preso in cura dal 118

I Vigili del Fuoco di Orvieto dopo una segnalazione, sono intervenuti a Porano in un’abitazione privata.  La casa era abitata da due coniugi anziani che non rispondevano da alcune ore al telefono.

La squadra dei vigili del fuoco è intervenuta e una volta entrata ha constatato il decesso della signora.  Il marito è stato preso in cura dai sanitari del 118.  Le due persone erano tra l’altro positivi al covid quindi gli operatori sono intervenuti con i dpi e nel pieno rispetto dei protocolli sanitari e di sicurezza previsti in questi casi.  I vigili del fuoco che hanno operato a Porano non saranno sottoposti a misure di quarantena avendo rispettato tutti i protocolli e le prescrizioni del caso.




Il gruppo consiliare della Lega presenta la mozione per il rilancio economico della città con la piattaforma di e-commerce “buy Orvieto”

Il progetto annunciato dal capogruppo della Lega, Andrea Sacripanti, durante l’intervista per la trasmissione Politics, di rilancio dell’economia orvietana è ora chiaro.  Il gruppo consiliare del partito di Salvini lo ha messo nero su bianco in una mozione da discutere in consiglio comunale e il nome è emblematico, “buy Orvieto”.  ecco il testo integrale del documento inviato alla presidente del consiglio comunale.

I sottoscritti consiglieri comunali, gruppo Lega-Salvini per Orvieto, premesso che: 

  • L’emergenza sanitaria ha avuto un impatto importante sulle abitudini di acquisto degli italiani. In particolare, durante l’isolamento a casa, molti consumatori si sono affidati per la prima volta all’e-commerce, mentre altri hanno iniziato ad usarlo con più frequenza e anche per acquisti diversi dal solito, come i prodotti alimentari, per la casa e la cura della persona.
  • Il commercio elettronico è diventato così un’abitudine che si è prolungata anche dopo la fine della quarantena osservata durante il primo lockdown. Il consorzio Netcomm, in collaborazione con NetStyle e Tuttofood Milano ha scattato una fotografia sull’uso dell’e-commerce in Italia durante e dopo la prima emergenza Covid e ha presentato i dati al Netcomm Forum Live. 
  • Il quadro mette in evidenza un vero e proprio boom dello shopping online. Aumenta in modo esponenziale la frequenza di acquisto e i consumatori tendono a preferire le consegne contactless.
  • Nello specifico, il 35,4% dei consumatori ha acquistato sul web prodotti che generalmente comprava in negozio e questa percentuale, già aumentata dell’1,8% dopo il primo lockdown, fa registrare continui incrementi mese dopo mese. 
  • La spesa online poi è stata la vera sorpresa: generi alimentari e di prima necessità sono finiti nei carrelli virtuali di molti consumatori.
  • Visto questo boom di vendite durante la pandemia, molte piccole imprese hanno deciso di proporre online prodotti e servizi, ma, nonostante i buoni risultati, non sono mancati gli ostacoli, tra cui i costi di gestione elevati (32%), la carenza di competenze specifiche e anche difficoltà nella gestione della catena logistica.
  • E’ ipotizzabile che l’acquisto on line continui ad essere lo strumento privilegiato dai consumatori anche una volta terminata l’emergenza sanitaria atteso che ormai sembra essere diventato il modo abitudinario e privilegiato di fare acquisti.  Insomma, si prospetta un futuro sempre più digitale dove le imprese, inclusi i piccoli rivenditori al dettaglio, devono saper soddisfare le esigenze dei consumatori desiderosi di acquistare o prenotare online i prodotti, pagare con strumenti innovativi, riceverli a casa o passare a ritirarli in negozio velocemente.

Tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri, al fine di sostenere gli imprenditori locali – artigiani, commercianti, ristoratori, albergatori, ecc.- nella vendita on line dei loro prodotti, beni e servizi, propone la presente mozione che ha l’obiettivo di impegnare il Sindaco e la Giunta nella realizzazione del progetto denominato “Buy Orvieto” tenendo conto che tale piattaforma on line può essere utilizzata come strumento di promozione turistica attraverso la pubblicizzazione del nostro patrimonio artistico, degli eventi e delle manifestazioni in generale che si terranno nella nostra Città. 

“Buy Orvieto”, dunque, ha l’obiettivo di incentivare le vendite online delle attività orvietane grazie alla creazione di un centro commerciale online all’interno del quale gli imprenditori possano vendere i loro prodotti attraverso il proprio negozio di e-commerce. 

Il progetto prevede inoltre la gestione professionale dei social, grazie alla definizione di un piano strategico di marketing su misura, la creazione di piano d’azione specifico, la definizione di calendario editoriale e la conseguente creazione e pubblicazione di contenuti secondo un programma ben strutturato, e la creazione e gestione di campagne di marketing a pagamento per dare visibilità alle aziende che aderiranno. 

Il progetto includerà anche una fase di formazione per mettere in condizione tutti i partecipanti di gestire in autonomia il proprio negozio online ed avrà una prospettiva strategica perché sarà sviluppato su un orizzonte temporale di 5 anni. 

In sintesi, ecco le attività che saranno sviluppate: 

  • Realizzazione centro commerciale online focalizzato sulle attività di Orvieto (con all’interno i negozi online di ogni attività, con gestione autonoma dei prodotti e delle vendite); 
  • Creazione di piano strategico di marketing, piano d’azione specifico e produzione e pubblicazione dei contenuti (Facebook e Instagram);
  • Creazione e gestione di campagne di marketing a pagamento (Facebook e Instagram) 
  • Formazione degli imprenditori aderenti per gestione autonoma del negozio e per il caricamento dei prodotti.

Considerata la funzione di promozione della Città attraverso la previsione di link di ancoraggio a siti già esistenti o di nuova realizzazione finalizzati alla promozione del nostro patrimonio storico, artistico e culturale, oltreché alla pubblicizzazione di eventi e manifestazioni, il Comune di Orvieto, ponendosi quale promotore, provvederà in proprio o attraverso il reperimento di fondi, ai costi di attuazione del progetto che, pertanto, sarà a costo zero per i primi 5 anni per tutte le aziende che vorranno aderire.

Da uno studio sommario svolto dai proponenti con il supporto di un professionista del settore, il preventivo di spesa, comprendente i costi di realizzazione e di tutte le attività previste per la gestione, formazione, promozione e marketing sui social è il seguente: 

Totale primo anno: circa 35.000 €

Dal secondo al quinto: circa 30.000 all’anno.

Tutto ciò premesso e considerato, il Consiglio comunale di Orvieto impegna il Sindaco e la Giunta a favorire, attraverso lo stanziamento di fondi propri o il reperimento di fondi presso altri Enti e Istituzioni ed in conformità con la normativa che regola la materia, la realizzazione del progetto Buy Orvieto concertandone sviluppo e definizione più dettagliata e specifica con i rappresentanti delle Categorie interessate ad aderirvi.




Il sindaco di Ficulle Maravalle replica al PD, “l’articolo è falsificatorio della realtà e lesivo dell’immagine del borgo”

Durissima replica del sindaco di Ficulle, Gianluigi Maravalle al comunicato del PD di Ficulle 

 

Ficulle è un borgo medievale di grande bellezza, circondato da 64 kmq di natura meravigliosa. Non a caso è un borgo del belvivere conclamato da Cittaslow International e ospita parte di una riserva mondiale della biodiversità.   L’articolo del PD è falsificatorio della realtà, e inaccettabilmente lesivo dell’immagine del borgo e dell’interesse generale.

Non esiste nessun partito, tranne il Circolo PD di Ficulle, che nello svolgere l’azione politica, se tale può essere definita, diffama il territorio del proprio comune e danneggia la propria comunità.  E’ da quando volevano archiviare la storia del Comune di Ficulle per tramite della fusione dei comuni dell’Alto Orvietano che il circolo PD ficullese ha come unica ragion di vita “il muoia Sansone con tutti i Filistei”. E’ il partito del nulla cosmico: non una lista alle elezioni, non un’elaborazione politica o proposte e tanto meno in relazione al tema che oggi agitano. E’ un partito ignaro delle problematiche generali ed anche di ciò che accade nel proprio Comune. 

Raccontare che Ficulle ed il suo territorio sono sommersi dai rifiuti, non è soltanto una menzogna ma rappresenta una gravissima responsabilità verso l’intera cittadinanza: è il segno di una politica indegna, soprattutto in considerazione dell’attuale momento storico. Nessuna forza politica dotata del minimo buon senso, solo ed esclusivamente per il proprio tornaconto in termini di visibilità o altro, assumerebbe un’iniziativa lesiva dell’interesse generale nel vortice di una crisi – sanitaria e socio-economica- come quella attuale, con tutte le difficoltà delle famiglie e delle imprese. Tanto meno a danno di settori in crisi come quello del turismo e delle produzioni, ai quali un articolo come quello del circolo piddino bene non fa.  Precludere od ostacolare la resilienza di una comunità o di un territorio per meri fini partitici, deve essere considerato, in questo momento storico di grave difficoltà, il frutto perverso di una politica incapace, disattenta, distante dai bisogni delle persone ed egoista. Esattamente l’opposto rispetto a ciò di cui il paese, il territorio e tutta l’Italia hanno bisogno.   Il fatto è oltremodo grave e deve essere censurato perché attacca Ficulle nella completa ignoranza, da parte del Circolo PD, di quanto l’abbandono dei rifiuti sia un tema che riguarda l’intero territorio della regione e non solo: per quanto riguarda Ficulle non ci sono indicatori che segnalano una maggiore gravità del problema. Non soltanto, l’Amministrazione di Ficulle è tra quelle che hanno deciso di rinviare al prossimo anno l’applicazione della tariffa puntuale relativa ai rifiuti anche in considerazione del rischio d’accentuazione di tale fenomeno, almeno fintanto che non siano concordate iniziative ed organizzazione utili a contrastarlo. A seguito di ogni segnalazione ricevuta riguardo all’abbandono di rifiuti, per quanto di competenza, l’Amministrazione è sempre intervenuta, anche nei rarissimi casi segnalati dal gruppo di minoranza.

Se il Circolo PD vive sul lato oscuro della Luna non rendendosi conto dell’importanza di agire seriamente ed insieme in questo violento momento storico, è presumibile che ignori gli incontri svolti in tal senso con Carabinieri Forestali e referenti di Cosp Tecno Service, le importanti iniziative svolte con le scuole per sensibilizzare i giovani alle tematiche dell’ambiente, la partecipazione con varie progettualità alle contribuzioni Auri in materia ambientale per la riduzione della produzione di plastica, le iniziative prese in favore della riqualificazione del territorio comunale attraverso piantumazione di alberi, ecc… 

Riguardo alla sensibilità ai temi ambientali dell’Amministrazione di Ficulle, appare troppo, rivolgendosi a questo terrificante modo d’intendere la politica, eccepire a questo bieco modo d’agitare l’ambientalismo quanto il Comune di Ficulle, insieme agli altri comuni del territorio, sta facendo, ivi compreso il problema dell’abbandono dei rifiuti, per dare sostanza a progetti come i MAB Unesco ed il Parco dello STINA, così come per la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio.  Non ultimo, l’articolo tende a strumentalizzare un’iniziativa organizzata da giovani e promossa tramite Facebook, peraltro a livello intercomunale, dedicata alla raccolta dei rifiuti abbandonati nei boschi. Se c’è un modo per disincentivare belle iniziative come quella messa in campo dai giovani di Ficulle e non solo, quello è la strumentalizzazione della politica. 

Viviamo un momento storico straordinario, la politica è chiamata ad un grande salto di qualità, anche il Circolo PD di Ficulle.

Il sindaco del Comune di Ficulle

Gianluigi Maravalle




PD di Ficulle, “il Paese del bel vivere in mezzo ai rifiuti”

In queste ultime settimane numerose sono state le segnalazioni e i ritrovamenti sconvolgenti che sono andati ad aggiungersi a quelli inviati negli anni precedenti da parte dei cittadini di rifiuti abbandonati nei boschi, lungo il bordo delle strade e in prossimità dei cassonetti, senza che nessuno sia mai intervenuto per affrontare e tentare di risolvere il problema.  Dopo la riapertura post lockdown, la situazione è peggiorata notevolmente ed è sfuggita di mano, i cigli delle strade sono ricettacolo di ogni tipo di rifiuto, bottiglie di plastica, mascherine, sacchetti pieni di immondizia, pacchetti di sigarette, sembra che ci si sia risvegliati in un romanzo distopico, i boschi e le scarpate, le strade sterrate , i sentieri sono invasi dai rifiuti e ogni giorno aumentano sempre di più. La situazione appare quasi senza ritorno anche se alcuni cittadini provano a segnalare e a collaborare nel tentativo, forse vano, di far cambiare rotta a questa ormai inveterata e pessima abitudine di molti. Encomiabile lo sforzo di quelle persone, per lo più giovani, che dedicano il loro tempo libero alla rimozione di grandi quantità di rifiuti, con il plauso di molti i quali però nulla fanno per cambiare questa pessima e incivile consuetudine, a parte esprimere il proprio dissenso.  Le passeggiate nei sentieri o anche il solo passaggio in auto sulle principali strade mostrano l’inciviltà della nutrita schiera di ignoranti e pessimi cittadini e a nulla valgono le segnalazioni a numeri verdi e agli uffici preposti del Comune per la rimozione.

Rimane ancora, un miraggio, una vera e propria Fata Morgana, il completamento dell’isola ecologica di Fabro che doveva essere operativa già da tempo, ma niente si sa sulla sua apertura.  I consiglieri del gruppo di opposizione di Tradizione e Futuro hanno più e più volte sollecitato e richiesto informazioni sull’apertura dell’isola ecologica, come pure hanno segnalato e seguito con gli addetti del Comune la presenza e la relativa rimozione dei rifiuti abbandonati nei vari soliti luoghi conosciuti, ma non può bastare.  Del resto, a parte poche informazioni da parte degli amministratori, niente è stato fatto per sensibilizzare i cittadini.  Non è stata perseguita nessuna politica di prevenzione nonostante i reclami e le segnalazioni dell’abbandono costante e quotidiano di rifiuti di ogni genere.  A quanto pare l’ambiente non rientra nelle priorità degli amministratori del Comune di Ficulle, eppure basta abbassare lo sguardo lungo la strada statale 71, oppure inoltrarsi per pochi metri nei boschi per vedere cartacce, buste di plastica, schifezze di ogni genere, gettati con disinvolta indifferenza dai finestrini delle auto mentre materassi, divani, pneumatici, bidoni contenenti sostanze non meglio identificate trasportati fino nei boschi e nei luoghi nascosti alla vista, al punto da creare vere e proprie discariche abusive a cielo aperto.  E’ mancata e manca un’educazione ambientale precisa e approfondita.

E’ fondamentale far comprendere a tutti e ripetiamo a tutti, che anche il più piccolo rifiuto finisce nel terreno, nella falda acquifera e nel giro di poco tempo arriva nel nostro cibo, nella nostra acqua e nell’aria che respiriamo.

Come pure è indispensabile far comprendere che la Cosp, incaricata della gestione dei rifiuti, effettua il servizio gratuito di ritiro degli ingombranti, ovvero elettrodomestici, arredi, divani ecc. direttamente presso le abitazioni, mentre c’è chi continua, irriducibile, a disseminare lavatrici, frigoriferi, cucine a gas e ogni altro genere di immondizia pericolosa, dimostrando la grave mancanza di rispetto per l’ambiente e per i cittadini che osservano le regole, non deturpano, ma anzi amano il territorio.  Ormai, sembra che non ci si meravigli più nel rinvenire abbandoni di rifiuti nelle campagne e per le strade, addirittura ci si gira dall’altra parte anche se i pneumatici o l’elettrodomestico sono depositati accanto ai cassonetti davanti alla propria abitazione e nello stesso tempo non ci si rende conto dei costi ai quali si sobbarca la collettività per la raccolta e lo smaltimento di questa massa enorme di rifiuti, oltre al danno di immagine per un paese che oltre ai panorami e l’ambiente, poco altro ha da offrire al turista.

Insomma, non c’è bisogno di essere Greta Thunberg per capire che così non si può andare avanti.  Dispiace di dover verificare che, c’è ancora chi non sia abituato a vivere all’interno della civiltà e che faccia gravare la propria irresponsabilità sulla collettività e nessuno faccia niente per contrastare il basso livello civile raggiunto.  Emerge evidente, come già detto sopra, la completa disaffezione per il territorio e l’abitudine a considerare l’ambiente che ci circonda come un elemento estraneo da noi, che può essere deturpato e sfregiato a piacimento soltanto perché non si è in grado di salvaguardarlo insegnando ai cittadini, a cominciare dai più piccoli nelle scuole, la grande opportunità  offerta dal riciclo dei rifiuti, ovvero dal recupero di tutti i materiali, semplici operazioni che comportano un risparmio considerevole sia sul pagamento della tassa sui rifiuti, sia per la salvaguardia dell’ambiente.

Non è stato preso in considerazione nessun obiettivo per sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza della tutela del territorio, al fine di formare un senso di responsabilità teso a ridurre lo spreco di materie e di risorse, ponendo attenzione agli imballaggi che si acquistano facendo la spesa, al loro peso e volume, alla possibilità di differenziarli e quindi di riciclarli, recuperando materie ed energia.  Come pure allo smaltimento dei rifiuti pericolosi abbandonati nelle campagne proprio da chi la terra la coltiva, è proprio con queste persone che va fatta un’opera di sensibilizzazione anche perché il sacco del concime o la tanica del carburante utilizzati per la coltivazione della terra sono rifiuti pericolosi, pericolosi per chi li usa e per l’ambiente.  Lo stesso dicasi per il materiale edilizio, abitudine ormai inveterata quella di non conferire in discarica i materiali di risulta di demolizioni e costruzioni magari fatti dal singolo nella propria residenza, e disperderli impunemente nell’ambiente. Idrocarburi, plastiche, residui di pesticidi, cemento, provocano inquinamento del suolo che comporta significative conseguenze deleterie per l’ecosistema, come pure gli insetticidi, fertilizzanti, concimi chimici, mercurio, medicinali, liquidi scaduti, liquidi di pile usate risultano molto dannosi per l’ambiente poiché raggiungono le falde acquifere sotterranee e danneggiano il loro delicato equilibrio.

Soprattutto in questo periodo storico, in cui le conseguenze dell’inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici si sono fatti sentire, è importante educare le nuove generazioni ad uno stile di vita sostenibile e rispettoso delle risorse del nostro pianeta.  La cura dell’ambiente è un tema che riguarda tutti: il nostro benessere e la nostra salute dipendono strettamente dal modo in cui trattiamo le risorse ambientali, e dalle scelte che compiamo per preservare o meno la natura che ci circonda.

Per essere ambientalisti, oggi, non basta solo mettere un pollice alzato sui social per rallegrarsi della passione di qualche cittadino sensibile e consapevole, ma serve l’azione concreta a partire da chi amministra la cosa pubblica e che dovrebbe tutelare la salute dei cittadini che amministra e l’ambiente che dovrebbe salvaguardare.  L’epidemia che sta devastando l’intero pianeta avrebbe dovuto insegnarci qualcosa e invece no, si continua imperterriti negli scellerati modelli di vita precedenti senza porci nessuna domanda, anzi liberandoci al più presto della mascherina che triste finisce a terra insieme a tutti gli altri simboli scellerati della nostra civiltà dei consumi.




Via alle vaccinazione per dializzati e oncologici all’ospedale con Pfizer e a Bardano a breve parte la campagna per i disabili

Al “Santa Maria della Stella” di Orvieto è partita la campagna vaccinale in favore di 12 pazienti dializzati ed 8 pazienti oncologici con vaccino mRNA Pfizer. L’attività è coordinata dal team vaccinale ospedaliero in collaborazione con le strutture di Nefrologia e Dialisi e di Oncologia.  Intanto i team sanitari del distretto di Orvieto diretto da Teresa Manuela Urbani hanno completato la vaccinazione agli assistiti e agli operatori delle strutture residenziali e semiresidenziali del territorio.
Sono 73 i soggetti con disabilità fisica e psichica e 75 gli operatori delle strutture residenziali che hanno già ricevuto la prima e seconda dose Pfizer mentre per i centri diurni e le strutture semiresidenziali sono stati vaccinati, con prima dose, 12 disabili adulti e 20 operatori che a breve completeranno il ciclo con seconda dose Pfizer.  Nei prossimi giorni, nella postazione di Bardano, verranno vaccinati i soggetti con gravi disabilità con prenotazione, i loro caregiver e familiari.




L’intervista immaginaria ad Alberto de’ Ricciotti, “due o tre chicche sulla storia del Dante barbuto, la sue origini e gli altri simboli della città””

In città si discute animatamente del Dante barbuto di autore anonimo, “scoperto” in Comune.  Prima di affrontare nuovamente l’argomento cosa c’è di meglio di una bella passeggiata fra i vicoli di Orvieto.  E proprio nei pressi di un luogo simbolico della città ecco che da lontano, con passo lento ma deciso, s’avvicina Alberto de’ Ricciotti, esperto d’arte e per decenni frequentatore dei palazzi della politica. Passeggia lungo via dei Muffati, già via dei Beffati, proprio alle spalle di Palazzo Coelli sede della Fondazione CRO. Si accorge troppo tardi del pericolo che rappresenta l’incontro con un giornalista, inevitabile incrociarsi. Un leggero inchino come saluto e qualche veloce battuta su Fondazione e via dei Beffati, così come era stata denominata in origine via dei Muffati dove ci troviamo.  De’ Ricciotti tenta invano di evitare con cura le parole Dante e barba ma dura poco.  D’improvviso il fiume in piena irrompe fragoroso, “il Dante barbuto, ma quale mistero.  Tutti i sindaci sapevano dell’esistenza e addirittura ai tempi di Masnada all’azienda del Turismo di Orvieto, il quadro fu utilizzato all’interno di un depliant promozionale.  E poi la sciocchezza della barba posticcia, ma via, non scherziamo.  La prima delusione arriverà sicuramente dalla datazione del quadro…”. Stuzzica e allora non resta che raccogliere la sfida e iniziare a domandare. 

 

Parliamo di arte, simboli e politica, ma andiamo con ordine.  Il primo mistero riguarda l’ubicazione del “Dante barbuto”.  Da dove viene e come è arrivato lì nello studio del sindaco?

Il quadro è di proprietà del Comune da tempo, direi.  Non ne ho mai trovato traccia ad esempio nell’inventario Gualterio, risalente al ‘700. Probabilmente sarà di epoca leggermente successiva.  Per lo stile si potrebbe datare intorno alla fine del ‘700 anche se la tela è più antica, ma non è una cosa strana questa.  Tante volte gli artisti riciclavano vecchie tele, magari dipingendo sopra altre opere ritenute minori, o più volgarmente croste.  Sicuramente dal secondo dopoguerra l’opera è sempre stata nell’ufficio del segretario comunale, dove ora si trova la segreteria del sindaco.  A proposito questa figura fu negata al sindaco Giulietti, ma poi approvata con l’arrivo di Franco Raimondo Barbabella. 

Cerchiamo di non divagare, per ora e andiamo avanti con i traslochi…

Allora finché c’è stato come segretario Romagnoli, Il Dante non si è mai mosso dalla sua stanza. Con l’avvento di Capuano l’ufficio del segretario comunale fu restaurato e il quadro è stato spostato. Nel frattempo a guidare il comune era arrivato il giovane Franco Raimondo Barbabella e poco dopo fu istituita la figura del segretario del Sindaco nella persona di Evangelista Dragoni e il Dante finì proprio lì.  Solo in epoca successiva approdò nella stanza del sindaco ma non subito nell’attuale sistemazione.  Il Dante barbuto fu spostato di parete in parete, complice anche il restauro più profondo del Palazzo Comunale.

Certo è un quadro misterioso e simbolico…

Sì, ma vorrei sommessamente ricordare come la collezione di quadri del comune è tutta piuttosto interessante. Ad esempio, visto che si sta parlando di anniversari, sempre nello studio del sindaco, se la memoria non m’inganna, c’è una tela che raffigura Luigi Mancinelli con un libro nelle mani, non uno qualsiasi perché sul dorso dello stesso appare la scritta Wagner e Mancinelli era un wagneriano convinto. insomma, è un quadro che vuole simboleggiare il forte legame artistico tra Mancinelli e Wagner. Non possiamo poi non ricordare papi e vescovi ospitati nella sala grande antistante l’aula consiliare. Per tornare alla prima domanda cioè all’ubicazione, Bisogna ricordare che ogni sindaco può disporre e sistemare le opere d’arte in possesso del comune come vuole e quindi non è poi così facile ricostruire tutti i passaggi e tutti gli spostamenti delle varie opere in alcuni casi, ricostruirne la provenienza. Però non parlerei di mistero e ancor meno di “scoperta”.  Del Dante barbuto si sapeva, tanto che ai tempi di Masnada quando Orvieto aveva la sua azienda di promozione turistica, fu inserito in un depliant di presentazione della città.  Nel recente passato, poi, il sindaco Concina, ottimo pianista e conoscitore d’arte, lo fece restaurare. 

Quindi la collezione di quadri del Comune ha un certo valore, ma allora perché non trovare lo spazio per una pinacoteca?

Ci si è pensato, anzi più volte e con tante idee, ma non si è concretizzato alcun progetto.  Una prima idea fu quella di completare la parte mancante del Palazzo comunale con una struttura in vetro e acciaio, una sorta di “nuvola” alla Fuksas.  Poi fu la volta del Palazzo dei Sette dove un sala è denominata “Valentini”, artista-simbolo della città moderna.  Lì doveva sorgere questa benedetta pinacoteca, ma anche in questo caso poi non se ne fece nulla.  Allora si tornò in Comune.  L’ultimo progetto che io ricordi era piuttosto ambizioso e funzionale.  Tutto doveva passare dall’acquisto di Palazzo Menichetti, la creazione di un “salone del terrazzo” e al quarto piano, dove ora sono gli uffici dell’urbanistica, doveva sorgere la pinacoteca proprio lì dove c’erano affreschi sul soffitto, in parte addirittura intonacati.  Ma niente da fare, arrivò anche una causa giudiziaria a bloccare tutto.  Oggi di pinacoteca neanche si parla più.  

Oltre che storico dell’arte lei è stato anche un uomo politico, ci può descrivere simbolicamente i sindaci che meglio ha conosciuto?

Inizierei con il sindaco Torroni. Era presente in comune una o due volte alla settimana mentre per il lavoro quotidiano c’erano gli assessori. Giulietti cambiò ritmo; era sempre in comune, o meglio sempre a disposizione del comune, fra la gente, senza timori. Con Barbabella, invece, l’istituzione veniva prima di tutto Abbiamo già detto della figura del segretario del sindaco che faceva da filtro e poi nello studio riceveva alla scrivania.  Sempre con Barbabella la collezione d’arte del Comune si è arricchita del primo merletto donato da Gemerei-Pettinelli.  C’era raffigurato il rosone del Duomo opera dell’Orcagna.  L’arrivo di Casasole ha segnato un cambiamento di metodo piuttosto marcato.  La simbologia era quella del Comune con la “porta aperta” con i tavoli pieni di documenti e sedie sempre pronte per chi avesse voluto discutere, parlare, confrontarsi e progettare con sindaco e assessori.  L’ultimo di cui ho un ricordo diretto è Cimicchi con il quale si chiude l’era della legge speciale. Restiamo sempre nella simbologia, ecco è il primo cittadino che ha restaurato Il Palazzo Comunale e quindi la sala del consiglio e lo studio del sindaco.

Le donazioni Geremei-Pettinelli sono dunque importanti?

Importanti e simboliche.  Dopo la prima donazione, è arrivato il ricamo che rappresenta le “fatiche di Sisifo” con il merletto in filo d’irlanda recante l’ammonimento “respice finem” , letteralmente “guardando alla fine”.  Nelle varie donazioni la signora era assistita dal nipote, molto noto in città per il suo lavoro alla Farmacia Comunale, Adolfo Geremei.  E qui arriva il colpo di scena, molto probabilmente anche il famoso Dante barbuto è appartenuto proprio alla signora che poi lo ha donato al Comune.

Lei mi parla sempre di simboli, dunque a Orvieto contano?

Certamente! Orvieto è la città dei simboli, Veri o presunti che siano. ogni angolo nasconde un po’ di storia. Ad esempio la scrivania dove siede il primo cittadino è stata utilizzata anche dal Duce, durante la sua visita in città, per firmare alcuni documenti urgenti. Come dicevo ci sono anche i falsi miti-simboli come quello che vuole l’oca, presente nello stemma comunale, rappresentante il potere del Popolo mentre in realtà si deve far risalire addirittura agli etruschi. Quello che meraviglia, che più lascia di stucco è un altro importante simbolo della città maltrattato e bistrattato. 

E di quale simbolo si tratta? 

Mentre c’è chi si preoccupa del monumento ai caduti che ora viene tirato a lucido, c’è un luogo importante dimenticato da tutti.  Intendo lo scandalo della Chiesa di San Francesco. A due passi dal Duomo, dal simbolo della città, San Francesco è chiusa nonostante sia un pezzo di storia del comune e proprietà del Comune.  E’ il sacrario degli orvietani, l’altare degli eroi orvietani e l’unica idea, veramente strampalata, che è venuta a qualcuno è stata quella di trasformarla, soppalcandola internamente, in museo dei costumi del corteo storico. Bisognerebbe semplicemente riaprirla anche se è stata, negli anni, oggetto di ruberie varie. Per fortuna è stata salvata la tela, ora in comune, di Santa Lucia che salva Orvieto dalla peste.

Ha in mente altri simboli un po’ dimenticati?

Non so, ma ai tempi dei sindaci che ho citato, sicuramente fino a Concina, sulla scrivania del sindaco c’era un’opera di argenteria interessante, con boccette per inchiostri e tutto il necessario per la scrittura di un tempo.  Era tutto finemente cesellato e sotto la vaschetta centrale c’era inciso il simbolo del Comune.  E’ stato sicuramente commissionato dall’amministrazione per un evento, un anniversario.  Lo voglio ricordare perché gli stessi addetti alle pulizie lo trattavano con estrema cura, lo lucidavano e lo sistemavano proprio come si deve trattare un simbolo.  

Per finire torniamo al nostro “Dante barbuto”…

E’ un’operazione di marketing azzeccata, indubbiamente.  I 700 anni vengono una volta sola, ma le celebrazioni non possono essere incentrate sulla barba di Dante.  Orvieto è citata nel VI Canto del Purgatorio e poi il Duomo.  E per quanto riguarda il quadro non parlerei di scoperta. Come ho detto i sindaci del passato sapevano benissimo della sua esistenza e lo hanno trattato con la giusta importanza.  Probabilmente, come troppo spesso avviene in Italia, siamo così circondati di bellezza che ce ne dimentichiamo, o meglio siamo abituati a conviverci e lo riteniamo normale.  Se c’è un peccato è stato proprio questo, cioè di non aver dato il giusto rilievo ad un’opera che raffigura Dante così come descritto da Boccaccio, considerato il suo primo biografo, in maniera non coincidente come la vulgata che lo vuole con il naso aquilino, il meno pronunciato e senza barba.  Qui la barba c’è sempre stata.  Il timore è che il “Dante barbuto” torni ad essere un’opera che sta nello studio del sindaco appena verrà confermato, come già sembrerebbe da un primo esame, che il quadro è stato dipinto a fine ‘700 su un tela più antica, altrettanto sicuramente.

 

L’intervista è chiaramente di fantasia ma allo stesso tempo reale.  Si traccia un profilo di una città che viene rapita “dalla hit del momento” dimenticando i tesori inestimabili, i simboli di un passato remoto e meno remoto, di grande potere e ricchezza, di estro, maestria e ingegno.  Andiamo a cercare l’evento quando lo abbiamo ogni giorno sotto i nostri occhi.  E’ giusto valorizzare ogni particolarità, ogni opera, ma senza mai mettere all’angolo i capolavori da cui si deve sempre partire, ogni volta.