Novità e conferme nel nuovo cda della CariOrvieto. Farabbi presidente, entrano per la Fondazione Silvia Pace e Vincenzo Capretto

da sinistra: Libero Mario Mari (presidente Fondazione CRO); Bernardo Mattarella (ad Gruppo Mediocredito Centrale); Giampiero Bergami (ad Banca Popolare di Bari)

L’assemblea degli azionisti di CariOrvieto ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione.  Per il triennio 2021-24 è stato confermato alla presidenza Stefano Farabbi;  vice-presidente è Cristiano Carrus, attuale chief business officier della capogruppo Banca Popolare di Bari; gli altri sono Maria Monna, Vincenzo Capretto, Silvia Pace, Gianluca Caniato e Alessandro Papaniaros.

“L’assemblea segna un punto di svolta nella storia della Cassa di Risparmio di Orvieto – ha dichiarato l’amministratore delegato di Banca Popolare di Bari, Giampiero Bergami – Si tratta di un nuovo percorso di rilancio dell’Istituto, per il quale non è prevista alcuna ipotesi di fusione con la controllante, volto a rafforzare la sua presenza sul territorio umbro, grazie ad una rinnovata fiducia tra gli azionisti”.  Bernardo Mattarella, ad del gruppo Mediocredito Centrale a margine della partecipazione alla seduta di insediamento del nuovo cda che si è svolta nella mattina del 5 febbraio ha espresso gli auguri di buon lavoro ai nuovi consiglieri sottolineando che “le scelte compiute, in piena sintonia e collaborazione con la Fondazione, rappresentano un altro passo fondamentale per la costruzione di percorsi qualificanti e di valorizzazione delle realtà territoriali, al centro dell’attività del Gruppo MCC”.

 




Interrogazione urgente delle opposizioni consiliari, “dubbi e perplessità sull’impianto fotovoltaico a San Faustino”

Risulta che, sulla base di un contratto di cessione del diritto di superficie di un terreno in località San Faustino tra Soc. Agricola San Faustino con sede legale in Roma e Econtaminazioni s.r.l.s. con sede in Frosinone, ormai circa un anno fa ECG Umbria s.r.l.s. con sede legale in Frosinone ha presentato alla Regione dell’Umbria la richiesta di un “Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale” (P.A.U.R.) per un “Progetto per la realizzazione di una centrale di generazione elettrica da fonte rinnovabile fotovoltaica da 34.200 kWp su tre campi: “Campo -1- 5.602,8 kW”; “Campo -2- 9.331,56 kW”; “Campo -3- 19.274,09 kW”, in sostanza 40 ettari di terreno.

Si è appreso però dal sito web del Comune che solo nella giornata di ieri 4 febbraio l’Amministrazione, resasi conto di aver omesso un atto obbligatorio, ossia di pubblicare all’albo del Comune l’avviso della possibilità per i cittadini di formulare osservazioni in merito a tale progetto, ha giustificato per bocca del Sindaco l’omissione con l’affermazione che è “solo un errore tecnico nella pubblicazione” ed ha provveduto a porvi rimedio appunto con la pubblicazione dell’avviso.

Tale situazione desta perplessità e preoccupazione, data anche la circostanza che l’iniziativa in questione si inserisce in un contesto che si caratterizza per due importanti aspetti che si congiungono: da una parte un pregresso di problemi in ordine all’uso del nostro territorio in termini di compatibilità ambientale delle proposte, e dall’altra la posizione strategica della nostra area, che si può prestare a penetrazioni di soggetti e relativi interventi orientati alla pura speculazione.

Con riferimento a quanto sopra e data la rilevanza sia dell’intervento in questione sotto diversi aspetti, sia del contesto appena accennato, si chiede alla S.V. di conoscere con urgenza:

  1. Quale sia la ragione per la quale su un intervento tecnologico che impegna ben 40 ettari, con un impatto notevole su una vasta area e tale da aprire probabilmente la strada ad altri analoghi interventi, si sia potuta inceppare la regolarità della procedura amministrativa;
  2. Come sia stato possibile che l’Amministrazione si sia resa conto dell’esistenza di un progetto di questa portata a distanza quasi di un anno dalla sua presentazione e, qualora invece ne fosse già a conoscenza, non si sia premurata nel corso del suo iter di farne oggetto di discussione pubblica e infine di verificare che i cittadini fossero stati messi nella condizione di esercitare il loro diritto di fare le osservazioni ritenute opportune e necessarie;
  3. Se comunque siano state analizzate, e in quale modo e con quale esito, tutte le condizioni di compatibilità di un tale intervento al fine di orientare con fondamento il parere del Comune per la parte di competenza;
  4. Se non ritenga in ogni caso, a parte l’aspetto puramente tecnico, che su iniziative di questo livello e di questo impatto debba essere fatta una analisi attenta di ciò che esse comportano in termini di cambiamento strutturale della fisionomia e dell’essenza stessa del nostro territorio;
  5. Se dunque non ritenga necessario promuovere una iniziativa istituzionale per impostare e decidere con tempistica serrata le coordinate di una politica ambientale che da un lato ci faccia uscire dall’incertezza e dalla rincorsa a tamponare le situazioni, e dall’altro incoraggi gli investimenti seri, dotati di tutte le caratteristiche di compatibilità, produttività e solida permanenza.

5 febbraio 2021

 

I consiglieri comunali

Franco Raimondo Barbabella – Cristina Croce – Federico Giovannini – Martina Mescolini




Il sindaco Tardani, “e’ stato solo un errore la mancata pubblicazione del progetto fotovoltaico sul sito del Comune. Ora 60 giorni per le osservazioni”

Il comunicato ufficiale del Comune di Orvieto sulla mancata pubblicità al progetto per il fotovoltaico è chiaro: c’è stato un errore.  Ora si corre ai ripari con la pubblicazione sul sito web del Comune di Orvieto “dell’avviso pubblico relativo alla possibilità per i cittadini di formulare osservazioni sul “Progetto di Impianto Fotovoltaico denominato SAN FAUSTINO FV nel Comune di Orvieto” proposto dalla società Ecg Umbria Srls. Tali osservazioni rientrano nell’ambito del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (P.A.U.R.) avviato su tale progetto”.
E’ stato un errore materiale, è scritto ancora nel comunicato, e già è stata comunicata la nuova data di pubblicazione alla Regione e così dal 4 febbraio decorrono i 60 giorni per poter presentare le osservazioni sul progetto in questione.
 “Seppur grave – commenta il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani – si è trattato soltanto di un errore materiale degli uffici di cui comunque, come assessore all’Ambiente e sindaco, mi assumo la piena responsabilità. Respingo tuttavia al mittente le gravi accuse e illazioni in base alle quali l’amministrazione comunale, e in particolare il sindaco, avrebbero voluto nascondere il progetto alla popolazione per chissà quali fini. Voglio sottolineare infatti che tutto il materiale era a disposizione sul sito della Regione Umbria sin dal 4 dicembre e i soggetti interessati avrebbero potuto conoscerne tutti i dettagli. Peraltro, al netto del disguido relativo alla pubblicazione, i competenti uffici comunali hanno tempestivamente svolto il lavoro istruttorio ed espresso il parere sul progetto rilevando elementi di incompatibilità con il vigente Piano regolatore generale. La procedura istruttoria ora va avanti – conclude il Sindaco – e ci saranno altri 60 giorni per la presentazione delle osservazioni. Sarà infine la Conferenza dei Servizi a esprimersi sul progetto anche sulla scorta dei pareri espressi dal Comune di Orvieto”
 



Finto prete celebrava anche Messa, denunciato dalla polizia per il reato di sostituzione di persona

Andava in giro per Orvieto e per altri comuni del comprensorio, con pantaloni e giacca di colore nero, camicia scura e collarino bianco,  come un sacerdote; quando parlava con le persone, intercalando citazioni evangeliche,  si presentava con il titolo di “don” e, in qualche caso, non disdegnava di andare in chiesa e celebrare la messa.  Il fatto particolare è che tutti questi comportamenti non sono stati messi in pratica da un sacerdote ma da un laico.

A scoprire questi episodi è stata la Squadra Informativa del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Orvieto che, nel corso del tempo, ha raccolto le segnalazioni giunte da più parti, anche dai comuni limitrofi. Nonostante l’incredulità seguita alle prime notizie, i poliziotti hanno iniziato a cercare dei riscontri per verificare se quanto veniva riportato dalle fonti confidenziali fosse vero e, nel giro di alcuni mesi, nel corso dei quali hanno svolto indagini delicate e minuziose, sono riusciti a ricostruire l’attività posta in essere dal “don” ed a dare un volto ed un nome al sedicente sacerdote.

Gli investigatori della polizia hanno accertato che si tratta di un sessantenne residente fuori regione che in passato era stato effettivamente sacerdote cattolico, ma che già molti anni fa aveva perso lo stato religioso e da allora è un laico a tutti gli effetti e, in quanto tale, non può andare in giro vestito da sacerdote, né tantomeno, celebrare messa e dare la comunione ai fedeli.  Gli investigatori hanno anche accertato che la Diocesi di Orvieto-Todi  aveva formalmente comunicato al sessantenne il divieto di vestire l’abito clericale, di celebrare la messa e gli altri sacramenti, ma in base a quello che è emerso dalle indagini del commissariato di Orvieto, tale divieto è stato disatteso.  Questi comportamenti hanno anche un risvolto penale, infatti configurano il reato di sostituzione di persona che punisce, tra le altre ipotesi, anche chi, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, attribuendosi un falso stato o una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici. Questi episodi sono stati oggetto di una dettagliata segnalazione inviata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni.

Sono in corso ulteriori accertamenti da parte della Polizia di Stato finalizzati a ricostruire le reali motivazioni di tali comportamenti.




Via libera della Regione all’abbattimento selettivo dei cinghiali

La giunta regionale ha approvato la proposta del regolamento per la gestione del prelievo venatorio degli ungulati che inserisce la specie fra quelle previste, rafforzando ulteriormente le misure per arginarne l’abnorme diffusione sul territorio umbro”. È quanto rende noto l’assessore regionale all’agricoltura e alla caccia, Roberto Morroni.  “Dopo le misure urgenti attuate lo scorso anno, si concretizza – sottolinea l’assessore – un’altra linea di intervento delle politiche regionali per la gestione dei cinghiali, la cui presenza massiccia è causa di danni alle produzioni agricole e mette a rischio l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale”.      “L’estensione delle specie prelevabili con caccia di selezione anche ai cinghiali, oltre che ai caprioli, daini e cervi – spiega – è già stata oggetto di confronto in sede di consulta faunistico-venatoria, ed ora trova forza nel nuovo regolamento in arrivo. Verrà infatti trasmesso alla competente commissione consiliare dell’assemblea legislativa per acquisire il parere obbligatorio, dopodiché diventerà operativo, mettendo in campo un altro strumento utile per il superamento di un problema per troppi anni trascurato”.

Il regolamento definisce finalità e modalità della caccia di selezione agli ungulati, compreso il cinghiale, i requisiti dei soggetti coinvolti e, nelle norme transitorie e finali (art. 9), stabilisce che è previsto il riconoscimento dell’abilitazione al prelievo eseguito con caccia di selezione per i cacciatori già abilitati per le specie capriolo e daino, previa frequentazione di un corso integrativo; viene inoltre stabilito l’obbligo di usare munizioni atossiche (senza piombo) a partire dalla stagione venatoria 2021/2022.




Il progetto di centrale fotovoltaica sul Peglia fa scoppiare la polemica tra “Amici della Terra” e Comune

Una potenziale nuova tegola arriva sul tavolo della sindaco Roberta Tardani.  Questa volta si tratta del progetto di realizzazione di un impianto fotovoltaico sul Monte Peglia.  La richiesta è stata presentata in Regione e in Comune dalla ECG Umbria srls di Frosinone, capitale sociale di mille euro per un costo realizzativo di circa 20 milioni di euro.  In realtà si tratta di tre campi fotovoltaici da realizzare in località Borgo San Faustino, all’esterno del perimetro del Parco del Peglia in una zona agricola ritenuta ufficialmente non di pregio.  Se si dovesse dare il via all’impianto verrà costruito su 40 ettari di terreno per un totale di 75 mila pannelli, qui sicuramente con un importante impatto paesaggistico.

La critica mossa all’amministrazione riguarda le modalità di informazione.  Dal 30 ottobre non vi è stata alcuna forma di pubblicità del progetto così poi da permettere eventuali rilievi da parte di singoli cittadini e associazioni.  C’è un termine, 90 giorni giorni, scaduto proprio il 30 gennaio, quindi ora solo gli uffici tecnici del Comune possono redigere tutti gli atti e i pareri relativi all’impianto.  Sembra essersi più o meno ripetuto lo stesso corto circuito comunicativo dell’impianto di lavorazione dei rifiuti di Ponte Giulio; anche in quel caso è stato lasciato tutto sotto traccia per poi intervenire praticamente a tempo scaduto.  Il Comune, dunque, parteciperà alla procedura di VIA ma ancora non si ha un pronunciamento in merito da parte dell’amministrazione.

Naturalmente è partito il tam tam delle associazioni ambientaliste che non vedono di buon occhio impianti di produzione elettrica soprattutto se posti nelle vicinanze di parchi o zone di pregio.  L’associazione “Amici della Terra” è stata piuttosto chiara da questo punto di vista, “Il procedimento autorizzativo è iniziato a ottobre e i termini per presentare osservazioni da parte dei cittadini e associazioni è scaduto sabato 30 gennaio. Ma il Comune sapeva di questo progetto già da ottobre e non ha fatto nulla per far circolare la notizia che, infatti, era sfuggita anche a noi. Ora il Comune parteciperà alla prima Conferenza di Servizi per la Valutazione di impatto ambientale (VIA). Non sappiamo nemmeno che parere esprimerà non avendo consultato in nessun modo i cittadini, in barba alla trasparenza e alla partecipazione”. La nota continua con un’altrettanto dura presa di posizione sulla tipologia d’impianto, “Adesso va di moda chiamarlo ‘agrivoltaico’, ma di agri c’è molto poco. Anzi, c’è una massiccia sottrazione di suolo agricolo alle colture e di paesaggio a tutti i residenti e a tutti coloro che potrebbero continuare ad incrementare il proprio reddito con il turismo. Con l’accordo dell’azienda agricola a cui evidentemente è stato fatto capire che potrà guadagnare molto di più che non con le colture. Si apre una stagione in cui il territorio e il paesaggio di Orvieto, come altri di particolare pregio in Italia, saranno sotto attacco da parte di una speculazione mascherata da benefattrice dell’ambiente”.

 

 

 




Test diagnostici rapidi in farmacia anche per studenti delle scuole elementari e medie dell’Umbria

Si allarga la platea della popolazione studentesca che potrà essere sottoposta a test antigenico rapido nelle farmacie umbre aderenti. E’ stata infatti implementata la campagna di testing avallata dalla Regione Umbria dopo l’accordo con le associazioni delle farmacie pubbliche e private convenzionate, che in primis prevedeva la possibilità di effettuare test gratuiti a studenti e personale delle scuole secondarie di secondo grado dell’Umbria. Nell’ottica del rafforzamento dello screening particolarmente mirato al mondo della scuola, da mercoledì 3 febbraio 2021 anche studenti e corpo docente e non docente delle elementari e delle medie, potrà sottoporsi a test rapido gratuito, su base volontaria, in farmacia. L’elenco delle farmacie aderenti all’iniziativa è consultabile sul sito www.umbria.federfarma.it e sulla pagina Facebook ufficiale di Federfarma Umbria.

Va ricordato che il test si svolge previo appuntamento da prendere con la farmacia e previa compilazione di un modulo di autocertificazione. I privati cittadini possono svolgere invece il test a pagamento sempre senza ricetta medica ma con autocertificazione da presentare in farmacia. La comunicazione di esito negativo viene trasmessa direttamente via email all’interessato, mentre in caso di positività è inviata anche al medico di medicina generale che potrà prenotare il tampone molecolare presso i servizi di igiene e sanità pubblica della Regione. “Pensiamo che la campagna di testing per gli studenti e più in generale per la popolazione sia particolarmente importante – commentano i presidenti di Federfarma Umbria Augusto Luciani, di Federfarma Perugia Silvia Pagliacci e Federfarma Terni Maurizio Bettelli -. Le farmacie con la loro rete capillare in grado di abbracciare tutto il territorio si sono messe a disposizione per dare un prezioso contributo nell’ottica della strategia di contenimento del Covid-19”.

Intanto l’aggiornamento sulla campagna di testing effettuata in farmacia, parla di quasi 20 mila test antigenici rapidi (per la precisione 19.822). Di questi 13.627 riguardano la popolazione studentesca e 6.446 i privati cittadini (eseguiti anche 109 test sierologici). Le comunicazioni di esito positivo sono 277: di queste 96 tra la popolazione studentesca, 172 tra i privati e 9 tra i sierologici.




Due casi sospetti della variante brasiliana al covid in Umbria. Ora si attende la risposta dell’ISS

L’Istituto Superiore di Sanità ha comunicato alla Direzione Regionale Salute e Welfare dell’Umbria la sospetta presenza di una variante brasiliana (o similare) in due campioni, prelevati da altrettanti pazienti umbri, inviati a Roma per effettuare specifici approfondimenti.
In una nota della Regione Umbria viene specificato che “la variante brasiliana rappresenta una mutazione ritenuta particolarmente aggressiva del virus Sars-Cov-2 e meno riconoscibile dal sistema immunitario addestrato a riconoscere le versioni del virus non mutate. I due campioni, che erano stati selezionati nei giorni scorsi per le caratteristiche cliniche e di laboratorio che presentavano, sono stati inviati dalla Microbiologia dell’Ospedale di Perugia all’Iss, con richiesta di massima urgenza del direttore regionale Claudio Dario al presidente dello stesso istituto Silvio Brusaferro”.
La Regione fa sapere, inoltre, che le attuali misure di contenimento progressivamente adottate in Umbria, già compatibili con gli interventi necessari a fronteggiare anche questa variante, saranno oggetto di un’apposita riunione del Comitato Tecnico Scientifico per una completa e ampia valutazione.
Al fine di approfondire la situazione epidemiologica, sono stati inviati all’Istituto Superiore di Sanità altri 42 campioni, anch’essi rispondenti a determinate peculiarità, che saranno sequenziati per la ricerca di questa o altre eventuali varianti. L’esito delle ricerche sarà comunicato entro la fine della settimana.



Comune di Orvieto e Scuola di Musica “Adriano Casasole” presentano il “mese Mancinelliano” con 4 eventi online

Cento anni fa, il 2 febbraio 1921, moriva a Roma il grande compositore e direttore d’Orchestra, Luigi Mancinelli. Una morte che privò l’Italia e il mondo della musica classica, di uno dei protagonisti più conosciuti e apprezzati del suo tempo.  Nato a Orvieto il 5 febbraio del 1848, Luigi Mancinelli è stato uno dei direttori d’orchestra più importanti della sua epoca, calcando i palcoscenici dei maggiori teatri italiani oltre a quelli internazionali tra i quali il Metropolitan di New York, il Colón di Buenos Aires, il Covent Garden di Londra e il Teatro Reale di Madrid.

Una fama musicale planetaria che oltre a quella di direttore d’orchestra gli riconosceva grandi doti di compositore. Vasta è la produzione musicale di Luigi Mancinelli che spazia dai brani per strumenti solisti, alle voci maschili e femminili, al repertorio bandistico, al coro, ma soprattutto all’orchestrazione di poemi e opere liriche che tutt’oggi vengono riscoperti ed eseguite. Nel centenario della scomparsa di Luigi Mancinelli il Comune di Orvieto, celebra questa importante ricorrenza con un primo programma di eventi-online organizzato dalla Scuola Comunale di Musica “Adriano Casasole” che ad oggi, insieme alla Filarmonica Luigi Mancinelli, raccoglie l’eredità di quella tradizione culturale che nella seconda metà dell’ottocento si rappresentava nell’Istituto Musicale di Orvieto. Partono proprio dal 2 febbraio sui canali Facebook e YouTube della Scuola Comunale di Musica “Adriano Casasole” i 4 appuntamenti del “Mese Mancinelliano”, in cui si alterneranno momenti musicali a interventi culturali che tracceranno la storia di Luigi Mancinelli.

Il primo appuntamento si intitola “Echi Cameristici” e si compone di tre brani musicali scritti da Luigi Mancinelli per pianoforte, violino e violoncello che saranno eseguiti rispettivamente dai Maestri, Riccardo Cambri, Dino Graziani e Giuseppe Dolci.  Il secondo appuntamento, dal titolo “La sua Orvieto a Cavallo del 900” e curato dall’Unitre di Orvieto, sarà pubblicato il 14 Febbraio. Testimonianze storiche a sull’Orvieto al tempo di Luigi Mancinelli, curate dall’Architetto Raffaele Davanzo. Il 21 Febbraio nuovo appuntamento musicale dal titolo “Melodie dal Novecento”. Sarà affrontato il repertorio vocale di Luigi Mancinelli con due composizioni cantate dal Maestro Silvia Cerquaglia (Soprano) e accompagnate al pianoforte dal Maestro Riccardo Cambri, e infine un romanza per violino e pianoforte eseguita dal Maestro Dino Graziani.

A chiudere il “Mese Mancinelliano”, il 28 Febbraio saranno le “Lettere e Rimembranze” selezionate dall’epistolario mancinelliano e lette dal dottor Alberto Romizi per la consulenza culturale del dottor Antonio Mariani, autore delle più importanti pubblicazioni su Luigi Mancinelli.
Tutti gli eventi saranno registrati al Teatro del Carmine di Orvieto e autoprodotti dalla Scuola Comunale di Musica “Adriano Casasole” con il supporto tecnico del maestro Gabriele Tardiolo.



Orvieto, mini-rinvio del canone unico patrimoniale. No a soluzioni spot serve programma di rilancio dell’economia

La notizia è semplice, la giunta comunale, con apposito atto deliberativo e allo scopo di eliminare rischi di potenziali disagi ai contribuenti, ha posticipato al 31 marzo 2021 il termine di pagamento del canone unico patrimoniale riferito al corrente anno che, dal 1° gennaio scorso per effetto della Legge n. 160/19, sostituisce la Tassa occupazione di spazi ed aree pubbliche (TOSAP), l’imposta comunale sulla pubblicità e il diritto sulle pubbliche affissioni (ICP DPA) che venivano versate entro il 31 gennaio.
Quindi tra la metà di marzo e aprile, quando scadranno gran parte degli aiuti economici e degli “sconti fiscali”, le imprese si troveranno a dover versare il primo denaro fresco che eventualmente incasseranno all’erario e agli Enti Locali.  Da tempo sosteniamo la battaglia, non condividendo la parte dello sciopero fiscale, reato e inapplicabile perché obbliga al reato anche il cliente, ad esempio delle aziende dell’Horeca strette dalla morsa Covid e da regole che non chiudono ufficialmente, ma solo ufficiosamente.  Sono strette da ristori che in parte sono arrivati e in parte sono in attesa dei famosi decreti attuativi per essere veramente di concreto aiuto, almeno questi, alle categorie produttive.
Sicuramente gli Enti Locali hanno un loro ruolo altrettanto fondamentale anche con la leva fiscale.  Occupazione delle aree pubbliche, pubblicità, affissioni, imposta di soggiorno e tariffa rifiuti, che ricordiamo è indivisa, sono gli strumenti più diretti che hanno in mano i comuni per alleggerire i costi delle imprese.
Il rinvio della scadenza tampona l’emergenza immediata, permane però, la crisi di liquidità dovuta al lunghissimo stop delle attività, anche di quelle che ufficialmente non hanno chiuso, e agli impegni previdenziali e delle forniture di gas, luce, telefono e acqua che non si sono mai fermati.  Proprio in queste settimane in tanti si stanno lamentando di bollette del servizio idrico particolarmente elevate e non troppo comprensibili.  Cifre anche di molto superiori ai mille euro a fronte di consumi ridotti e con il peso degli oneri di sistema e della fiscalità molto alto, troppo.  Lo stesso avviene per le altre utilities, con consumi spesso irrisori o pari allo zero, ma che con tasse e oneri fissi a prescindere dai consumi.
Lo Stato, dunque, sembra quasi porgere una mano e ritirare l’altra e gli Enti Locali?  Troppo spesso si è confusa l’emergenza con l’estemporaneità, con provvedimenti spot che hanno prodotto tanta spesa ma con ritorni inesistenti o quasi; tanto ritorno d’immagine ma poco ritorno concreto per le aziende e i cittadini.  Certamente gli enti Locali devono combattere con bilanci spesso già critici o in precario equilibrio ora appesantiti dalla gestione dell’emergenza e allora a maggior ragione spendiamo i soldi dei cittadini cum grano salis, senza scelte estemporanee e rincorrendo una normalità che non c’è, per ora.