Inaugurazione in pompa magna per il Frecciarossa di Terontola, ma da Orvieto, Alviano e Attigliano per prenderlo non ci sono treni

Arriva il comunicato stampa della Regione Umbria, entusiastico per la nuova fermata del Frecciarossa a Terontola, in Toscana.  “Storica inaugurazione questa mattina della fermata del Freccia Rossa alla stazione di Terontola. Alla presenza del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, dei sindaci dei territori interessati, parlamentari e consiglieri regionali nonché di numerosi cittadini, il treno partito da Perugia alle 5,24, con a bordo anche l’assessore alle infrastrutture e trasporti della Regione Umbria, Enrico Melasecche, è arrivato puntualissimo nella stazione di Terontola”. E’ fatta, dunque, la piccola Umbria ha due fermate dell’alta velocità, una a Perugia e una a Terontola, in extraterritorialità.  Il treno è lo stesso che parte dal capoluogo con arrivo puntuale alle 5,54 a Terontola.  Si parla vi storica inaugurazione, di sicuro per la Toscana e per tutta l’area del basso senese e aretino e per la zona del Trasimeno.  Peccato che è esclusa tutta l’area meridionale dell’Umbria, in particolare la linea Attigliano, Alviano, Orvieto, Fabro che pur essendo sulla stessa direttrice non hanno modo di raggiungere la stazione in Toscana per tempo.  Mancano i treni di collegamento.  Quindi o si prende la macchina oppure, secondo l’orario ufficiale di Trenitalia, da Orvieto per andare a Torino basta andare a Roma Tiburtina e da lì prendere il Frecciarossa.

Rischia questa di essere la dimostrazione plastica della netta divisione di gran parte del territorio regionale dal comprensorio orvietano.  Si era detto che questo nuovo collegamento, co-finanziato dalla Regione, sarebbe servito per migliorare i collegamenti, ma non per Orvieto e altri 25 mila umbri che non hanno treni, come si evince dall’orario.  Nessun potenziale miglioramento dal punto vista ambientale, perché l’unico modo per raggiungere in tempo Terontola è la cara, vecchia automobile.  I soldi degli umbri vanno in Toscana e creano cittadini di serie A e altri di serie B.

 




Il nuovo comandante dei Carabinieri di Terni, colonnello Davide Milano, incontra il sindaco che presenta il sistema di videosorveglianza

Il Sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, ha ricevuto in comune il nuovo comandante provinciale dei Carabinieri di Terni, colonnello Davide Milano, accompagnato dal comandante della compagnia di Orvieto, tenente Luciano Lappa.  L’incontro è stato l’occasione per consolidare i rapporti e ribadire l’importanza della collaborazione tra le forze dell’ordine e l’ente che ha assunto un significato concreto soprattutto in questo difficile periodo contraddistinto dall’emergenza sanitaria dove gli sforzi congiunti si sono concentrati nell’assistenza alla popolazione e nella vigilanza sul rispetto delle disposizioni per contenere i contagi da Covid-19.
“Con il colonnello Milano ci siamo trovati concordi nel ritenere Orvieto una città ancora sicura rispetto a realtà più grandi e complesse  – ha spiegato il sindaco, Roberta Tardani – ma occorre mantenere comunque alta l’attenzione su una serie di fenomeni, come l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti da parte dei minori, che sono legati anche al decoro e alla vivibilità della nostra città.  Al comandante ho parlato del progetto di videosorveglianza messo a punto dalla nostra polizia locale che sarà operativo da quest’anno e che attraverso l’installazione di 7 telecamere ci consentirà di vigilare su un’ampia area del centro storico che va da piazza della Repubblica a piazza Duomo passando per corso Cavour e piazza del Popolo, soddisfacendo l’esigenza dei cittadini di una salvaguardia efficace dei beni pubblici e privati. Sicuramente il sistema sarà anche un valido supporto al servizio della forze dell’ordine per le attività di prevenzione e contrasto dell’illegalità”.



Confermato alla guida del settore arredo di Confartigianato Imprese Terni l’orvietano Andrea Carli

Mercoledì 17 febbraio nella sala conferenze di Confartigianato Imprese Terni, si è tenuta la riunione del gruppo arredo e legno.  Sta quindi proseguendo il rinnovo della cariche di tutte le categorie rappresentate dall’associazione guidata dal presidente Mauro Franceschini.  Nel pieno rispetto delle normative anti-covid i rappresentanti hanno eletto, riconfermandolo, l’orvietano Andrea Carlo della “Tappezzeria Andrea e Sergio Carli”. Nel direttivo compaiono anche Giuseppe Fagotto, “Sesia srl” e Alessandro Chieruzzi, “Creazioni Castoro di Chieruzzi Alessandro”.




Il TAR del Lazio, i centri estetici possono lavorare anche nelle zone “rosse”, riapertura immediata anche in Umbria

Tutti i centri estetici situati nei comuni umbri ricompresi nella “zona rossa” possono riprendere sin da ora la loro attività, in quanto equiparati alle altre attività previste per “i servizi alla persona” che possono essere svolte, sulla base del Dpcm del 14 gennaio scorso. È quanto ha stabilito una sentenza emessa il 16 febbraio dal Tribunale amministrativo del Lazio, in accoglimento di uno specifico ricorso presentato da un centro estetico laziale.  Con una lettera, la Regione Umbria ha inviato copia della relativa sentenza del Tar del Lazio alle Prefetture di Perugia e Terni, all’Anci Umbria, alle Province di Perugia e Terni, a tutti i Comuni della provincia di Perugia ed a quelli di Amelia e San Venanzo ed alla Camera di Commercio regionale.

Nella lettera si richiama la sentenza che ha annullato il punto del Dpcm del 14 gennaio 2021 nella parte in cui escludeva gli “estetisti” dai servizi alla persona erogabili in “zona rossa”, e si specifica che “con decorrenza immediata anche nei Comuni umbri individuati con le ordinanze 14 e 16 del 2021 quali territori caratterizzati da uno scenario di contagio COVID di massima gravità e da un livello di rischio alto, i centri estetici possono prestare i propri servizi alla persona”.




Praesidium, vorremo parlare del futuro di Cro, BpBari e Fondazione conoscendo i numeri ma nessuno parla

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo una nota dell’Associazione Praesidium sull’attuale situazione di CariOrvieto, BpBari e Fondazione CRO e sulle prospettive future dei tre soggetti che rivestono un ruolo importante nel sostegno dell’economia locale

 

Veniamo sollecitati ad esprimere una nostra opinione sull’andamento della situazione dei principali istituti finanziari del nostro territorio e volentieri aderiamo.  Preliminarmente, rammentiamo che è nostra abitudine parlare sulla scorta di dati numerici e di piani formalmente comunicati al pubblico.

Nel nostro caso non è possibile farlo poiché né il Mediocredito centrale, né la Cassa di Risparmio di Orvieto, né la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto hanno comunicato anticipazioni sul bilancio, né sul piano industriale che intenderebbero attuare.  Sarebbe dunque opportuno attendere questi dati per offrire un’interpretazione seria.  Possiamo fare riferimento alla situazione generale del settore, che ha visto un esercizio 2020 con un aumento dei depositi di circa 160 miliardi di euro e con delle opportunità di impiego garantite dallo Stato, con sussidi alle imprese e aiuti per le ristrutturazioni edilizie.  Quasi tutte le banche hanno fornito anticipazioni concernenti una gestione positiva che ha permesso anche un buon abbattimento dei propri crediti deteriorati.  Anche dal punto di vista del risparmio gestito il 2020 è stato un anno positivo, tanto che tutti i principali indicatori sono stati positivi.

Detto questo, ci attendiamo anche da parte di CRO un andamento positivo in linea con il settore e ci auguriamo che vengano date a breve, come hanno già fatto tutte le altre banche, almeno alcune anticipazioni.  Riteniamo positivo che sia stato sanato il dissidio tra il socio di maggioranza Medio Credito Centrale e la Fondazione CRO: siamo a questo punto curiosi di conoscere come sia stato risolto il contenzioso arbitrale del valore di 5 milioni di euro iscritto nel bilancio della Fondazione e ci auguriamo che nella scelta del nuovo CDA si siano rispettati i requisiti professionali fissati dal decreto “fit & proper“, operativo dal 30 dicembre 2020. In base a queste considerazioni, Fondazione CRO dovrebbe aver consuntivato un bilancio positivo per la quota di patrimonio non immobilizzato.  Da indiscrezioni uscite sulla stampa e da comunicati sindacali (non smentiti) appare però critica la situazione della Banca popolare di Bari che sembrerebbe perdere circa 30 milioni al mese. Con ogni probabilità, dunque, avrà bisogno di un ulteriore aumento di capitale che, va rimarcato, produrrebbe un danno aggiuntivo per i soci/clienti svalutando ancora il valore delle azioni.  Il vero punto dirimente sarà il piano industriale di rilancio della Cassa di Risparmio di Orvieto che ha in tutta evidenza subito negli ultimi 14 mesi gravi e continuate incertezze strategiche.

Il nostro auspicio è che, con l’aiuto di MCC e della Regione Umbria, di una effettiva caratterizzazione territoriale della banca, si possano creare e mettere in pratica politiche che costituiscano una leva di aiuto all’imprenditoria del nostro territorio (che ne ha fortemente bisogno) al fine di rilanciare fiducia ed attrattività della nostra economia. Inoltre, che si possa aprire un dialogo tra banca e soci BPB/clienti, ad esempio eseguendo le decisioni dell’Arbitro Consob (ACF) e predisponendo un tavolo stragiudiziale di conciliazione per tutte le altre posizioni. Vicinanza al territorio si riscontra concretamente, a nostro avviso, solo con decisioni di questo genere.  Dobbiamo rilevare come prosegua la mancanza di comunicazione da parte degli enti ed istituti preposti, percepiti come autoreferenziali, e come, per impostare un nuovo proficuo rapporto con il territorio, non possa essere in alcun modo dimenticato quanto accaduto negli ultimi anni con la vendita di titoli ad un prezzo che si è in poco tempo azzerato. Circostanza che ha provocato un danno per il nostro territorio e per la Fondazione CRO di diverse decine di milioni di euro.

Siamo poco interessati a commentare aggettivi ed enunciati non documentati: abbiamo riscontrato in questi anni quanto poco valore abbiano, rimaniamo disponibili ad un serio confronto che crediamo sia anche nell’interesse degli istituti finanziari.




Trentenne denunciato dalla polizia per detenzione e spaccio di stupefacenti

Dopo l’arresto di uno spacciatore avvenuto circa 20 giorni fa per un’estorsione legata ad un debito per il mancato pagamento di una partita di cocaina, nei giorni scorsi, grazie ad un’altra operazione di polizia giudiziaria della squadra anticrimine, un trentenne orvietano è stato denunciato dalla Polizia di Stato per detenzione di sostanza stupefacente al fine di spaccio.

L’operazione di polizia è avvenuta, anche questa volta, nei pressi della stazione ferroviaria dove, nell’ambito di un servizio finalizzato alla prevenzione ed alla repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti, gli agenti hanno notato un giovane che aveva un comportamento che, viste le circostanze di tempo e di luogo, sospetto; è stato pedinato e, al momento opportuno, è stato bloccato ed identificato dal personale in borghese.  Si tratta di un trentenne italiano che già un paio di mesi fa era stato trovato in possesso di sostanze stupefacenti. Nel corso della perquisizione i poliziotti hanno rinvenuto addosso al giovane un involucro contenente hashish ed un bilancino portatile di precisione, che sono stati sequestrati.

Di quanto accaduto, il commissariato di Orvieto ha redatto una comunicazione di notizia di reato che è stata inviata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni con la quale il giovane è stato denunciato per detenzione di sostanza stupefacente al fine di spaccio.




Importante sequestro dei Carabinieri Forestali di centinaia di uccelli utilizzati per pratiche illecite nella caccia

Il Nucleo specializzato dei Carabinieri Forestale operante in Umbria ha smantellato un’organizzazione ben radicata nel territorio umbro dedita alla vendita illegale di uccelli da richiamo.  Ai responsabili è stata contestata la pratica dell’uccellaggione, vietata dalla legge sulla caccia, che consiste nell’intrappolare e catturare in natura uccelli idonei alla vendita come richiami vivi, particolarmente ricercati per la caccia da appostamento.  Tutto è partito da un controllo effettuato da un allevatore di Torgiano. In quel caso gli investigatori aveva rilevato contraffazioni degli anelli identificativi e la non corrispondenza degli stessi con l’età degli esemplari e con i disciplinari stabiliti dalla Federazione Italiana Ornicoltori.  Nelle voliere sono stati rivenuti 130 uccelli tra allodole, tordo sassello cesene, merli tutti con anelli contraffatti.  Dopo il punto vendita i militari sono andati a controllare l’allevamento con altri 900 uccelli privi di ogni tipo di marcaggio.  I carabinieri forestali hanno proceduto al sequestro di tutta l’attrezzatura e dei medicinali somministrati molto probabilmente per migliorare le prestazioni canore dei volatili.   Durante le indagini i Forestali sono risaliti al luogo di cattura in natura a San Venanzo.  In un bosco hanno rinvenuto 6 reti e 23 gabbiette; nelle reti erano rimasti intrappolati alcuni uccelli che sono stati immediatamente liberati.  Oltre alle reti e ai richiami vivi i militari hanno sequestrato richiami acustici e altro materiale utilizzato sempre per le attività illecite.

Ai responsabili, tre soggetti oltre al proprietario del punto vendita di Torgiano, venivano contestati i reati per furto venatorio aggravato, uccellagione, contraffazione ed uso di pubblici sigilli, tentata frode nel commercio e ricettazione di avifauna.  Nel frattempo con l’intervento di un veterinario della USL sono state verificate le condizioni generali di salute degli animali e quelli privi di anello e ideonei al volo sonos tati rimessi in libertà mentre quelli feriti sono stati affidati al centro di recupero degli animali selvatici dei carabinieri forestali di Formichella, vicino San Venanzo.




Il sindaco Tardani dispone la chiusura di “Pane e Cioccolata” per un positivo tra i bambini, riaprono elementari e asilo di Orvieto Scalo

Su proposta dell’Ufficio Igiene e Sanità pubblica della Asl Umbria 2, il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani ha emesso nella giornata del 16 febbraio un’ordinanza che dispone la chiusura temporanea e in via precauzionale dell’asilo nido comunale “Pane e cioccolata” di Ciconia in seguito a un caso di positività al Covid-19 riscontrato tra i bambini.
La struttura resterà chiusa fino al 19 febbraio 2021 in attesa dei risultati dei tamponi molecolari ai quali la Asl Umbria 2 sottoporrà tutti i bambini e il personale operante all’interno del nido.   L’ordinanza sindacale dispone la completa sanificazione delle aule e delle aree comuni del nido.
Si è concluso intanto anche lo screening mediante tampone molecolare effettuato su alunni e personale del plesso di Orvieto scalo dell’Istituto comprensivo Orvieto-Montecchio.   Dai 143 test effettuati è stato riscontrato un solo alunno positivo al Covid-19 per cui è stato disposto l’isolamento contumaciale domiciliare.
Su indicazioni dell’Ufficio Igiene e sanità pubblica della Asl Umbria 2, non sussistendo rischi, questa settimana è ripresa regolarmente l’attività didattica in presenza per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria.



Il TAR annulla le autorizzazioni per la geotermia a Castel Giorgio, ora dovrà ricominciare tutto da capo

La sentenza del TAR sull’impianto geotermico di Castel Giorgio era attesa da tempo.  Il 16 febbraio il Tribunale amministrativo ha deciso annullando sia l’autorizzazione concessa dalla presidenza del consiglio dei ministri sia il conseguente atto di autorizzazione alla ricerca sempre nell’area interessata dall’impianto.  In pratica il TAR ha rilevato fondamentalmente due vizi, errori che poi hanno portato al doppio annullamento.  La presidenza del consiglio dei ministri non ha coinvolto la Regione Lazio, mentre per quanto riguarda la Regione Umbria lo ha fatto dopo le dimissioni della presidente Marini, e il facente funzione non poteva deliberare su questioni non di ordinaria amministrazione come nel caso di un impianto geotermico.  Non solo, sempre il TAR ha rilevato che non è stato assicurato il contraddittorio tra gli Enti Locali e la società Itw & Lkw Geotermia Italia s.p.a. proponente il progetto stesso.

Il Tribunale ha quindi annullato le autorizzazioni obbligando Palazzo Chigi a riattivare l’intero iter autorizzativo assicurando il contraddittorio tra le parti e il coinvolgimento completo e corretto delle Regioni Umbria e Lazio.  Da parte sua anche la Itw&Lkw Geotermia Italia può ricorrere al Consiglio di Stato sempre avverso la sentenza del TAR.

Per ora, dunque, è nuovamente rinviata la questione geotermia a Castel Giorgio e servirà un nuovo e complesso iter autorizzativo che andrà a terminare a Palazzo Chigi che, può decidere comunque l’autorizzazione anche in caso di parere contrario degli Enti Locali, ma potrà farlo solo motivando tale decisione.




L’immobiliare commerciale tiene i prezzi in attesa di tempi migliori, ma quando?

Per il commercio sono mesi difficili, anzi, ormai possiamo anche dire è un anno complicatissimo.  Prima il lockdown duro, poi la riapertura che erroneamente in molti hanno interpretato come “liberi tutti!”, poi l’arrivo dei colori e la chiusure cosiddette “stop&go”; poi Natale in zona rossa per tutti, ancora il ritorno alle fasce e ogni venerdì tesi per capire come sarà la prossima settimana.  Queste sono le sensazioni di chi vive di commercio che deve continuare spesso a pagare l’affitto per attività magari chiuse anche da mesi.  E’ vero che c’è il credito d’imposta ma, i soldi servirebbero comunque e non arrivano con puntualità.  Da settembre scorso sono iniziate le chiusure selettive.  Prima una, poi più saracinesche abbassate, per sempre.  Lungo le vie del centro storico, in particolare, inizia ad essere evidente.  La conferma arriva anche dai professionisti del settore.  Per Massimo Ceccantoni, responsabile dell’agenzia PiacereCasa, “c’è una particolarità molto orvietana che riguarda gli immobili commerciali, non calano i prezzi”.  Di contro, sempre Ceccantoni spiega che “c’è una riduzione dell’interessamento e in particolare dei budget disponibili anche per quella parte dei centro storico considerata altamente appetibile, cioè tra piazza della Repubblica e Piazza Fracassini e dalla Torre del Moro a Largo Barzini.  In pratica oggi chi deve aprire non vuole più spendere come prima, mentre chi è proprietario tende a stare alla finestra in attesa che il mercato si riprenda”.

Per Manuele Bernarducci, responsabile dell’agenzia Tecnocasa “oggi abbiamo due realtà parallele, quella dei casali e degli appartamenti con giardini su cui da più di tre mesi abbiamo ottimi riscontri; poi abbiamo il commerciale che invece arranca”.  Anche Bernarducci conferma le ipotesi del suo collega, “è diminuita la richiesta e soprattutto è diminuito il budget disponibile per le locazioni.  Dall’altra parte i proprietari tengono il punto in attesa he la richiesta risalga.  Per intenderci fatto 100 il budget disponibile oggi non si arriva mai oltre i 6/700, quindi la differenza fra domanda e offerta è piuttosto ampia”.  Ma perché si mantiene stagnante il mercato immobiliare ad uso commerciale?  Una spiegazione sta nell’attendismo dei proprietari nonostante anche la tassazione sia piuttosto alta.  C’è, poi, una certa concentrazione nel mercato immobiliare del settore business che certamente non aiuta a diminuire i prezzi in nome della concorrenza.

Infine, ma solo per un mero ordine di scrittura, c’è la questione della crisi pandemica che ha notevolmente aggravato la situazione di chi già era in sofferenza e ha drasticamente tagliato la capacità di investimento di chi era in salute.  Questo pericoloso mix ha portato ad un aumento del contenzioso nelle locazioni commerciali, da una parte, e dall’altra ad un fermo attendista anche da parte degli operatori commerciali che prima vogliono leggere gli sviluppi e i tempi di soluzione della pandemia che rischiano di essere ancora piuttosto lunghi.  Soprattutto dal punto di vista finanziario il picco negativo è previsto tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 quando inizieranno ad arrivare le rateizzazioni fiscali, bancarie e dei finanziamenti garantiti, un pericoloso groviglio di scadenze pesanti che potrebbe causare ulteriori scossoni ad un comparto in crisi da tempo.  Abbigliamento e calzature, ad esempio, erano in sofferenza già prima del covid e anche i saldi non sembrano aver dato la risposta attesa.  L’altra categoria piuttosto compita è quella della ristorazione anche se un bilancio ad oggi non si più ancora tracciare per il perdurare delle chiusure de facto da zona arancione; la stessa situazione la vive l’intero Horeca.

Insomma i proprietari di immobili commerciali hanno scelto nella gran parte dei casi di attendere ma rischiano di trovarsi ad aspettare per un periodi medio o medio-lungo che mal si concilia con i costi fiscali piuttosto alti e con le esigenze del mercato reale che vede la gran parte del commercio con il fiato corto ormai da molto tempo e che con la possibile prossima fine dell’epoca degli “aiuti”, pochi ma semre aiuti, sarà ancora più affannoso.