Importante sequestro dei Carabinieri Forestali di centinaia di uccelli utilizzati per pratiche illecite nella caccia

Il Nucleo specializzato dei Carabinieri Forestale operante in Umbria ha smantellato un’organizzazione ben radicata nel territorio umbro dedita alla vendita illegale di uccelli da richiamo.  Ai responsabili è stata contestata la pratica dell’uccellaggione, vietata dalla legge sulla caccia, che consiste nell’intrappolare e catturare in natura uccelli idonei alla vendita come richiami vivi, particolarmente ricercati per la caccia da appostamento.  Tutto è partito da un controllo effettuato da un allevatore di Torgiano. In quel caso gli investigatori aveva rilevato contraffazioni degli anelli identificativi e la non corrispondenza degli stessi con l’età degli esemplari e con i disciplinari stabiliti dalla Federazione Italiana Ornicoltori.  Nelle voliere sono stati rivenuti 130 uccelli tra allodole, tordo sassello cesene, merli tutti con anelli contraffatti.  Dopo il punto vendita i militari sono andati a controllare l’allevamento con altri 900 uccelli privi di ogni tipo di marcaggio.  I carabinieri forestali hanno proceduto al sequestro di tutta l’attrezzatura e dei medicinali somministrati molto probabilmente per migliorare le prestazioni canore dei volatili.   Durante le indagini i Forestali sono risaliti al luogo di cattura in natura a San Venanzo.  In un bosco hanno rinvenuto 6 reti e 23 gabbiette; nelle reti erano rimasti intrappolati alcuni uccelli che sono stati immediatamente liberati.  Oltre alle reti e ai richiami vivi i militari hanno sequestrato richiami acustici e altro materiale utilizzato sempre per le attività illecite.

Ai responsabili, tre soggetti oltre al proprietario del punto vendita di Torgiano, venivano contestati i reati per furto venatorio aggravato, uccellagione, contraffazione ed uso di pubblici sigilli, tentata frode nel commercio e ricettazione di avifauna.  Nel frattempo con l’intervento di un veterinario della USL sono state verificate le condizioni generali di salute degli animali e quelli privi di anello e ideonei al volo sonos tati rimessi in libertà mentre quelli feriti sono stati affidati al centro di recupero degli animali selvatici dei carabinieri forestali di Formichella, vicino San Venanzo.




Il sindaco Tardani dispone la chiusura di “Pane e Cioccolata” per un positivo tra i bambini, riaprono elementari e asilo di Orvieto Scalo

Su proposta dell’Ufficio Igiene e Sanità pubblica della Asl Umbria 2, il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani ha emesso nella giornata del 16 febbraio un’ordinanza che dispone la chiusura temporanea e in via precauzionale dell’asilo nido comunale “Pane e cioccolata” di Ciconia in seguito a un caso di positività al Covid-19 riscontrato tra i bambini.
La struttura resterà chiusa fino al 19 febbraio 2021 in attesa dei risultati dei tamponi molecolari ai quali la Asl Umbria 2 sottoporrà tutti i bambini e il personale operante all’interno del nido.   L’ordinanza sindacale dispone la completa sanificazione delle aule e delle aree comuni del nido.
Si è concluso intanto anche lo screening mediante tampone molecolare effettuato su alunni e personale del plesso di Orvieto scalo dell’Istituto comprensivo Orvieto-Montecchio.   Dai 143 test effettuati è stato riscontrato un solo alunno positivo al Covid-19 per cui è stato disposto l’isolamento contumaciale domiciliare.
Su indicazioni dell’Ufficio Igiene e sanità pubblica della Asl Umbria 2, non sussistendo rischi, questa settimana è ripresa regolarmente l’attività didattica in presenza per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria.



Il TAR annulla le autorizzazioni per la geotermia a Castel Giorgio, ora dovrà ricominciare tutto da capo

La sentenza del TAR sull’impianto geotermico di Castel Giorgio era attesa da tempo.  Il 16 febbraio il Tribunale amministrativo ha deciso annullando sia l’autorizzazione concessa dalla presidenza del consiglio dei ministri sia il conseguente atto di autorizzazione alla ricerca sempre nell’area interessata dall’impianto.  In pratica il TAR ha rilevato fondamentalmente due vizi, errori che poi hanno portato al doppio annullamento.  La presidenza del consiglio dei ministri non ha coinvolto la Regione Lazio, mentre per quanto riguarda la Regione Umbria lo ha fatto dopo le dimissioni della presidente Marini, e il facente funzione non poteva deliberare su questioni non di ordinaria amministrazione come nel caso di un impianto geotermico.  Non solo, sempre il TAR ha rilevato che non è stato assicurato il contraddittorio tra gli Enti Locali e la società Itw & Lkw Geotermia Italia s.p.a. proponente il progetto stesso.

Il Tribunale ha quindi annullato le autorizzazioni obbligando Palazzo Chigi a riattivare l’intero iter autorizzativo assicurando il contraddittorio tra le parti e il coinvolgimento completo e corretto delle Regioni Umbria e Lazio.  Da parte sua anche la Itw&Lkw Geotermia Italia può ricorrere al Consiglio di Stato sempre avverso la sentenza del TAR.

Per ora, dunque, è nuovamente rinviata la questione geotermia a Castel Giorgio e servirà un nuovo e complesso iter autorizzativo che andrà a terminare a Palazzo Chigi che, può decidere comunque l’autorizzazione anche in caso di parere contrario degli Enti Locali, ma potrà farlo solo motivando tale decisione.




L’immobiliare commerciale tiene i prezzi in attesa di tempi migliori, ma quando?

Per il commercio sono mesi difficili, anzi, ormai possiamo anche dire è un anno complicatissimo.  Prima il lockdown duro, poi la riapertura che erroneamente in molti hanno interpretato come “liberi tutti!”, poi l’arrivo dei colori e la chiusure cosiddette “stop&go”; poi Natale in zona rossa per tutti, ancora il ritorno alle fasce e ogni venerdì tesi per capire come sarà la prossima settimana.  Queste sono le sensazioni di chi vive di commercio che deve continuare spesso a pagare l’affitto per attività magari chiuse anche da mesi.  E’ vero che c’è il credito d’imposta ma, i soldi servirebbero comunque e non arrivano con puntualità.  Da settembre scorso sono iniziate le chiusure selettive.  Prima una, poi più saracinesche abbassate, per sempre.  Lungo le vie del centro storico, in particolare, inizia ad essere evidente.  La conferma arriva anche dai professionisti del settore.  Per Massimo Ceccantoni, responsabile dell’agenzia PiacereCasa, “c’è una particolarità molto orvietana che riguarda gli immobili commerciali, non calano i prezzi”.  Di contro, sempre Ceccantoni spiega che “c’è una riduzione dell’interessamento e in particolare dei budget disponibili anche per quella parte dei centro storico considerata altamente appetibile, cioè tra piazza della Repubblica e Piazza Fracassini e dalla Torre del Moro a Largo Barzini.  In pratica oggi chi deve aprire non vuole più spendere come prima, mentre chi è proprietario tende a stare alla finestra in attesa che il mercato si riprenda”.

Per Manuele Bernarducci, responsabile dell’agenzia Tecnocasa “oggi abbiamo due realtà parallele, quella dei casali e degli appartamenti con giardini su cui da più di tre mesi abbiamo ottimi riscontri; poi abbiamo il commerciale che invece arranca”.  Anche Bernarducci conferma le ipotesi del suo collega, “è diminuita la richiesta e soprattutto è diminuito il budget disponibile per le locazioni.  Dall’altra parte i proprietari tengono il punto in attesa he la richiesta risalga.  Per intenderci fatto 100 il budget disponibile oggi non si arriva mai oltre i 6/700, quindi la differenza fra domanda e offerta è piuttosto ampia”.  Ma perché si mantiene stagnante il mercato immobiliare ad uso commerciale?  Una spiegazione sta nell’attendismo dei proprietari nonostante anche la tassazione sia piuttosto alta.  C’è, poi, una certa concentrazione nel mercato immobiliare del settore business che certamente non aiuta a diminuire i prezzi in nome della concorrenza.

Infine, ma solo per un mero ordine di scrittura, c’è la questione della crisi pandemica che ha notevolmente aggravato la situazione di chi già era in sofferenza e ha drasticamente tagliato la capacità di investimento di chi era in salute.  Questo pericoloso mix ha portato ad un aumento del contenzioso nelle locazioni commerciali, da una parte, e dall’altra ad un fermo attendista anche da parte degli operatori commerciali che prima vogliono leggere gli sviluppi e i tempi di soluzione della pandemia che rischiano di essere ancora piuttosto lunghi.  Soprattutto dal punto di vista finanziario il picco negativo è previsto tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 quando inizieranno ad arrivare le rateizzazioni fiscali, bancarie e dei finanziamenti garantiti, un pericoloso groviglio di scadenze pesanti che potrebbe causare ulteriori scossoni ad un comparto in crisi da tempo.  Abbigliamento e calzature, ad esempio, erano in sofferenza già prima del covid e anche i saldi non sembrano aver dato la risposta attesa.  L’altra categoria piuttosto compita è quella della ristorazione anche se un bilancio ad oggi non si più ancora tracciare per il perdurare delle chiusure de facto da zona arancione; la stessa situazione la vive l’intero Horeca.

Insomma i proprietari di immobili commerciali hanno scelto nella gran parte dei casi di attendere ma rischiano di trovarsi ad aspettare per un periodi medio o medio-lungo che mal si concilia con i costi fiscali piuttosto alti e con le esigenze del mercato reale che vede la gran parte del commercio con il fiato corto ormai da molto tempo e che con la possibile prossima fine dell’epoca degli “aiuti”, pochi ma semre aiuti, sarà ancora più affannoso.