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I gruppi di opposizione, “dubbi e interrogativi sulla delibera per l’impianto di rifiuti non pericolosi”

Desta molta preoccupazione e, a dirla tutta, solleva anche molti dubbi ed interrogativi, la delibera n. 12 del 28.1.2021 con cui il Comune di Orvieto ha dato mandato, richiamando un precedente parere espresso già ad agosto dello scorso anno, al dirigente del settore tecnico di esprimere la posizione dell’amministrazione rispetto alla richiesta di rilascio di una Autorizzazione Unica (AUA) per la realizzazione e l’esercizio di un impianto di rifiuti non pericolosi in Loc. Ponte Giulio presentata alla Regione Umbria da parte di una società avente sede legale in Gubbio in data 21.02.2020, quasi un anno fa!  Da ciò che è stato possibile sapere, il progetto avrebbe per oggetto la lavorazione di una quantità particolarmente rilevante di materiali classificati come rifiuti speciali non pericolosi (400 t/g in andata e 400 t/g in uscita = 800 t/g in transito).

Perché l’amministrazione comunale non si è minimamente preoccupata di informare adeguatamente i cittadini, per mezzo del consiglio comunale e dei suoi rappresentanti e le associazioni del territorio? Perché rispetto ad un parere tecnico risalente addirittura ad agosto del 2020 la Giunta si riduce a deliberare a ridosso della data della conferenza dei servizi – il cui primo incontro era stata peraltro fissato al 18 gennaio – senza alcun confronto né coinvolgimento del territorio?

Ma non è tutto: dal tenore della delibera e del parere espresso nell’agosto scorso, non è dato capire con chiarezza quale sia la reale posizione dell’amministrazione comunale: se da una parte infatti si evidenzia, provando a giocare di anticipo sulle prevedibili prese di posizione dell’opinione pubblica, l’impatto che un impianto di tale entità e portata avrebbe su un territorio che negli ultimi anni è stato valorizzato sia come area fluviale che come Parco comunale del Paglia e nelle cui vicinanze trovano dimora pregiati vigneti di note aziende vitivinicole locali, dall’altra si tenta di sminuire l’impatto del traffico pesante che tornerebbe ad ingolfare le frazioni di Sferracavallo e dello Scalo, facendo esplicito riferimento all’ultimazione della Complanare e dello svincolo A1 al servizio delle zone industriali di Ponte Giulio e Fontanelle di Bardano.  L’unico punto fermo e di oggettivo sostegno al parere negativo sembra essere esclusivamente quello della non conformità (almeno per ora) al PRG. Tuttavia, rimane da chiarire se ci sia intenzione, volontà e/o possibilità di prevedere una variazione allo stesso piano regolatore. Staremo a vedere!

Di sicuro c’è che ancora una volta è stata persa, da parte della sindaca e della sua giunta, l’occasione di dare almeno la sensazione apparente di avere a cuore la partecipazione civica e la condivisione delle strategie da intraprendere sui temi fondamentali per la nostra città.

Per tutti questi motivi sopra enunciati, come minoranza, abbiamo rivolto al sindaco un’interrogazione volta ad avere risposte chiare anche con riferimento alla conferenza dei servizi prevista per il 1° febbraio il cui esito, quando reso noto, ci potrà sicuramente aiutare a capire quali sviluppi potrà avere la vicenda.

 

Cristina Croce

Martina Mescolini

Franco Raimondo Barbabella

Giuseppe Germani

Federico Giovannini




Vetrya, utile semestrale a -6,6 milioni, debiti a 16,5 milioni. Aggiornato il piano industriale focalizzato sul cloud e taglio dei costi

Vetrya aggiorna il piano industriale alla luce di una semestrale 2020 deludente e approva un preconsuntivo 2020 con numeri negativi legati al Covid-19.  I ricavi si sono fermati a 33 milioni di euro, stando al preconsuntivo.  Analizzando lo storico nell’anno della quotazione, il 2016, i ricavi erano di 58,7 milioni di euro.  Il dato è rimasto più o meno stabile fino al 2019 quando è sceso a 42 milioni.  L’ebitda si è chiuso a -7,4 milioni contro -4,05 con una contrazione dell’83%.  Sempre guardando ai 4 anni precedenti nel 2016 spicca la discesa dell’utile che da 2,4 milioni è arrivato a -6,6 milioni del 2019, stesso risultato della semestrale del 2020.  I numeri raccontano la storia di un’azienda che nel 2016 aveva debiti verso banche per 12,5 milioni di euro e dopo due anni chiusi intorno ai 5 milioni, nel 2019 tocca la cifra di 14,5 milioni di euro e nella prima parte del 2020 16,5 milioni.

Nel 2019 la voce “altri debiti” ha pesato per 4,8 milioni di euro che rimangono stabili nella semestrale del 2020, dovuti all’operazione Viralize, ceduta a fine ottobre dello scorso anno.  In un comunicato ufficiale Vetrya ha annunciato anche un nuovo aumento di capitale per 1 milione di euro diretto agli investimenti.  Dopo l’uscita dei dati parziali del preconsuntivo e dell’aggiornamento del piano industriale, il titolo non ha reagito positivamente con la chiusura a -6,84%.  In apertura di contrattazioni era a 2,24. Numeri ben lontani dall’esordio in Borsa, il 29 luglio 2016 con un prezzo di 6 euro tondi.  A distanza di poco meno di 4 anni la capitalizzazione è scesa del 63%, la gran parte nell’ultimo anno con un -53% che riflette l’andamento dei dati di bilancio.  Nel 2020 il gruppo ha investito nel settore del tracciamento e in altri prodotti a valore aggiunto, ha lanciato la cosiddetta Netflix del Vaticano ma questo non ha supportato i conti del gruppo.

L’aggiornamento del piano industriale prevede il raggiungimento del break even point come ebitda nel 2021 e poi un incremento medio del 10% tra il 2021 e il 2022 e addirittura tra il 20 e il 22% nel 2022-23.  Una scommessa che per essere raggiunta prevede un poderoso piano di riassetto e di taglio dei costi.  Per quanto riguarda gli investimenti, che saranno finanziati tramite un aumento di capitale, saranno concentrati su piattaforme tecnologiche proprietarie e in progetti innovativi in collaborazione con università e centri di ricerca. Il capitolo del riassetto prevede l’uscita dal mercato italiano dei servizi a valore aggiunti tradizionali, lo sviluppo del mercato dei servizi per gli operatori di telecomunicazioni, sviluppo nazionale e internazionale delle piattaforme e dei servizi core nei settori video, eventi phygital, IoT, AI e industry e data valorization; sviluppo della nuova business unit per il cloud computing ad alta redditività, dismissioni di asset non strategici e di risparmio sul fronte dei costi.




Associazione Praesidium, “perché si sono dimessi ora i consiglieri CRO?”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota dell’Associazione Praesidium sulle dimissioni di tre consiglieri del cda di CRO e conseguente decadenza di tutto il consiglio

 

Apprendiamo con preoccupazione da notizie di stampa che il Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Orvieto sarebbe di fatto decaduto.  Tre consiglieri, infatti, due espressione di Mediocredito Centrale ed uno della Fondazione CRO, avrebbero rassegnato le dimissioni con conseguente decadenza dell’intero consiglio.

Fabio Giovannella – presidente Associazione Praesidium

Non è facile capirne i motivi: la banca non ha più diffuso informazioni sull’andamento della gestione dall’approvazione del bilancio di esercizio 2019 in poi.  Dal piano strategico redatto dai Commissari straordinari, in cui si prevedeva la vendita dell’Istituto, si è passati ad un nuovo piano redatto dalla gestione ordinaria, insediatasi dopo l’assemblea di trasformazione da banca popolare a società per azioni, che continua ad includere CRO all’interno del gruppo Banca Popolare di Bari.

Ciò ha comportato la conseguenza di non affrontare un piano specifico di ristrutturazione e di aggiornamento dei prodotti venduti.  Lascia perplessi la tempistica con cui si è deciso di far cadere il Consiglio di Amministrazione poiché, da statuto, sarebbe andato a terminare la sua operatività nel mese di aprile.

Ma a questo punto, ci domandiamo:

– chi approverà il bilancio?

– ci sono dissidi gestionali?

– quali sono le motivazioni effettive che hanno portato alle dimissioni?

– cosa può dirci Fondazione CRO, visto che anche uno dei consiglieri da lei nominato si sarebbe dimesso?

Sarebbe auspicabile maggiore trasparenza nell’interesse di dipendenti, di clienti e della città tutta.

Si attende in tal senso un comunicato ufficiale che dovrebbe dare spiegazioni al mercato, così come avviene in tutti gli istituti in cui si cambia governance in termini straordinari.
Vi terremo informati non appena riusciremo a reperire informazioni utili.

PREAESIDIUM




Massimo Gnagnarini, “il peso dei conti secretati sui depositi medi di Orvieto”

Un certo interesse hanno suscitato i dati sui depositi bancari a Orvieto, superiori alla media regionale, e successivamente anche la pubblicazione di quelli relativi agli impieghi bancari che, in rapporto ai suddetti, risultano inferiori alla media regionale. Gli approfondimenti che ne sono seguiti sulla stampa locale hanno cercato di indagarne le cause e fornire spunti di riflessione circa questa apparente contraddizione.

C’è però un particolare che non è stato approfondito ovvero l’incidenza dei cosiddetti conti correnti secretati presenti nel portafoglio delle banche che operano nella nostra città. Un conto secretato altro non è che un rapporto bancario dove le misure di riservatezza sono per così dire rafforzate. Gli operatori bancari non possono accedervi attraverso il sistema informatico interno alla banca e ogni operazione passa esclusivamente attraverso la direzione generale della banca. Si tratta dunque di depositi che sono poco movimentati con saldi assai significativi, ma che poco hanno a che fare con l’economia locale e che, presumibilmente, in buona parte possono far capo a persone e aziende non correlate alla nostra città.

 

Massimo Gnagnarini




La giunta dice “no” all’impianto di trattamento di rifiuti non pericolosi previsto a Ponte Giulio

Nella riunione della giunta comunale del 28 gennaio c’era un punto in discussione delicato, l’autorizzazione per un impianto di trattamento di rifiuti non pericolosi.  La location prevista è Ponte Giulio; l’azienda che ha richiesto il permesso, così come risulta dagli atti ufficiali e dalla documentazione della Regione, è la Gi.Ga srl con sede a Gubbio, capitale sociale 10 mila euro.  Dalla visura camerale la società ha trasferito la propria sede legale dalla provincia di Caserta e i soci al 50% sono Belgiro Di Marzo e Biagio Vallefuoco, quest’ultimo è l’amministratore unico. C’è anche una richiesta di autorizzazione inviata alla Regione Umbria per lo stesso impianto con variazione al P.R.G. con una prima convocazione datata 18 gennaio.  La stessa conferenza è stata poi rinviata al 29 gennaio.

Nella documentazione allegata all’autorizzazione inviata alla Regione e al Comune di orvieto la società chiede di poter avviare un impianto per il recupero di rifiuti non pericolosi. Stando sempre alla richiesta è scritto che l’impianto andrebbe a pretrattare i rifiuti anche per la produzione di combustibile, in sostanza, “pretrattamento di rifiuti destinati all’incenerimento o coincenerimento”.  Nel documento approvato dalla giunta è chiaramente scritto che l’impianto così come presentato non è conforme all’attuale PRG e che si dovrà, nel caso specifico, procedere ad una variante. I problemi evidenziati sono molteplici.  Si parte dal sistema della viabilità che, a differenza di quanto scritto nel progetto della società eugubina, non è assolutamente a scorrimento veloce e £grande viabilità” ma ordinaria e i numerosi mezzi pesanti che andrebbero a transitare aggraverebbero ancor di più il già precario equilibrio esistente tra le esigenze di buon vivere della popolazione e quello delle imprese.  Insomma il traffico pesante andrebbe ad incidere ancor di più su Orvieto Scalo e Sferracavallo, in attesa della costrizione della seconda parte della variante, quartieri che già soffrono degli attuali carichi.

I dubbi principali vengono però dalla vicinanza dell’impianto al Parco fluviale del Paglia, ma soprattutto ai vigneti di Bigi (Gruppo Italiano Vini) e poco distante di quelli di Antinori.  L’impatto ambientale rischia di essere elevato in una zona che non è. come descritto nel progetto, secondo la giunta, in piena area industriale, ma al limite e circondato da terreni coltivati di pregio, oltre che in un’area che è già gravata dal punto di vista ambientale, dalla presenza dell’impianto di discarica “Le Crete”.    Nella delibera 12 del 2021 approvata dalla giunta all’unanimità dei presenti, vengono richiesti all’azienda numerose integrazioni, viene nominato come rappresentante del Comune il dirigente del settore tecnico, l’architetto Rulli per trattare in ogni luogo preposto l’intera vicenda e viene espresso parere negativo in sede di conferenza dei servizi al progetto.  Ora la palla passa alla conferenza dei servizi della Regione che, stante il parere del Comune può anche decidere eventualmente di autorizzare l’impianto, magari con prescrizioni e indicazioni vincolanti.

 

 




Rivoluzione CRO, si dimettono tre consiglieri e parte la corsa al rinnovo del cda

E’ arrivata la conferma non ufficiale ma da fonti vicine al gruppo bancario di Bari che tre consiglieri di amministrazione della Cassa di Risparmio SpA hanno rassegnato le loro dimissioni, facendo così decadere l’intero board della banca orvietana.  In realtà è, di fatto, un anticipo della naturale scadenza prevista ad aprile di quest’anno.  Ora le ipotesi sul campo quali sono?  Le dimissioni dovranno essere ratificate dai soci che poi dovranno procedere alla nomina di una nuovo consiglio di amministrazione e qui potrebbero arrivare delle novità sul vecchio progetto di fusione, ma andiamo con ordine.  Una volta designati i nuovi consiglieri verrà indicato anche il presidente e il vice-presidente, il primo di nomina della Fondazione CRO.  Nel frattempo a guidare operativamente la banca dopo l’uscita del direttore generale Nicola Ancona, che si è trovato a gestire la fase più delicata e cruenta dell’era Jacobini prima e di quella commissariale poi il dg facente funzioni, Paolo Roselli.

Secondo fonti vicine all’azienda le dimissioni sono state concordate per anticipare i tempi del rinnovamento totale del board e dei vertici operativi della Cassa di Risparmio di Orvieto che continuerà ad essere nel perimetro della capogruppo.

Dopo le notizie verificate torniamo alle indiscrezioni.  A dimettersi sono tre i consiglieri, uno in quota alla Fondazione e due in quota Popolare di Bari.  Rimane il dubbio Fondazione CRO che esprime tre consiglieri compreso il presidente.  Silenzio assoluto anche perché la fase di transizione è stata molto lunga, troppo, e probabilmente si devono ancora sistemare alcuni equilibri interni.




Carta Unica, il nuovo presidente del cda è Gianluca Polegri

E’ Gianluca Polegri il nuovo presidente dell’associazione Carta Unica eletto a maggioranza dal consiglio di amministrazione. L’intero board, recentemente nominato dall’assemblea dei soci, è composto da Marco Achilli per il Comune di Orvieto, Gianluca Polegri per la Fondazione Museo “Claudio Faina”, Giuseppe Mearilli per l’Opera del Duomo, Lara Anniboletti per la Soprintendenza ai beni Archeologici dell’Umbria, Laura Giovannini per BusItalia, Claudio Bizzarri per la Speleotecnica srl, Marilena Manieri per la Coop Luigi Carli e Marco Sciarra in rappresentanza dei soci privati.
Gianluca Polegri, 48 anni orvietano, laureato in Ingegneria Elettronica all’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, è dirigente di una multinazionale che opera nel settore Information Communication  Technology.
Membro del Comitato di gestione dell’associazione “Lea Pacini”, dal 2014 al 2019 ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione per il Centro Studi “Città di Orvieto”. Ora  succede all’uscente Claudio Bizzarri alla guida dell’Associazione Carta Unica.  “Ringrazio la Fondazione Faina per la designazione nel CdA e il Consiglio per la fiducia che mi ha accordato  –  afferma il neo presidente – e ringrazio anche il presidente uscente Claudio Bizzarri per il lavoro sin qui svolto e per il contributo che potrà sicuramente continuare a dare all’interno del direttivo.
Rebranding, digitalizzazione e nuova rete di vendita che consenta da subito l’acquisto on line –  aggiunge – sono i primi obiettivi che i soci dell’associazione hanno fissato per rilanciare la Carta Unica. Su queste linee ci muoveremo in tempi rapidi convinti che questo prodotto possa essere così adeguato e migliorato per mettere a disposizione della città un valido strumento di promo-commercializzazione turistica.
In questo senso l’Assemblea dei Soci e il Cda hanno accolto con favore la volontà del socio Comune di Orvieto di investire direttamente su questi obiettivi per consolidare Carta Unica e da parte dell’associazione c’è tutta la disponibilità e l’interesse a collaborare alle iniziative dell’Amministrazione Comunale sul fronte della promozione turistica della città”.
Carta Unica è il biglietto integrato che al prezzo di 20 euro (17 euro ridotto) consente la visita dei principali monumenti e attrazioni della città di Orvieto: gli affreschi del Signorelli nella Cappella di San Brizio in Duomo, i tesori del Museo dell’Opera del Duomo, il Pozzo di San Patrizio, il Museo Archeologico Nazionale, la Necropoli del Crocifisso del Tufo, il Museo etrusco “Claudio Faina”, Orvieto Underground, il Pozzo della Cava, la Torre del Moro e una corsa della Funicolare.



Partiti i lavori di riqualificazione dell’anello della Rupe e del PAAO e dell’Albornoz

In questi giorni sono iniziati i lavori di riqualificazione dell’Anello della Rupe, il percorso pedonale storico, artistico e paesaggistico-ambientale inserito all’interno del PAAO / Parco archeologico ambientale dell’Orvietano.
Il primo blocco di interventi ha riguardato la sostituzione e il ripristino della staccionata che segue il percorso e la pulizia dell’Anello dove si è proceduto al taglio dell’erba e alla rimozione delle piante pericolanti.   Successivamente si interverrà per ripristinare il frutteto e l’antico vigneto alle pendici della Rupe nell’ottica di un complessivo recupero paesaggistico-ambientale della zona a fini formativi che porterà anche alla realizzazione di un giardino delle erbe aromatiche.
Sono stati conclusi, intanto, i lavori di bonifica dell’area a ridosso degli impianti sportivi di piazza Cahen e sono iniziati quelli di consolidamento della volta di accesso alla fortezza dell’Albornoz.   Si tratta di operazioni propedeutiche alla realizzazione del collegamento tra la fortezza e il pozzo di San Patrizio che fa parte del progetto “Rupe-Valle”, in capo all’Assessorato ai Lavori pubblici, finanziato per oltre 376mila euro dai fondi europei del Psr 2014-2020 nell’ambito della Strategia delle Aree interne “Sud Ovest Orvietano”.  Parallelamente alla riqualificazione nelle prossime settimane prenderanno il via sull’Anello della Rupe anche gli interventi per la pulizia di canaletti e fossi, coordinati dall’Assessorato ai Servizi manutentivi, che rientrano tra le azioni previste dall’Accordo di programma con la Regione Umbria per il monitoraggio e la manutenzione delle aree verdi e delle opere di consolidamento per la salvaguardia della Rupe di Orvieto e del Colle di Todi.



Regione, va avanti il piano vaccinale. Nelle RSA troppi positivi e per la scuola permane il problema assembramenti fuori

Claudio Dario – direttore regionale della salute

E’ il dottor Massimo D’Angelo, il nuovo Commissario per la gestione dell’emergenza Covid-19 in Umbria: lo ha reso noto l’assessore alla Salute della Regione Umbria, Luca Coletto, durante la conferenza stampa settimanale con al centro l’aggiornamento sull’andamento epidemiologico in Umbria.
Nel corso dell’incontro –  presenti oltre all’assessore Coletto, anche il direttore regionale alla Salute, Claudio Dario e il commissario D’angelo – Mauro Cristofori e Carla Bietta, del Nucleo epidemiologico regionale, hanno tracciato l’andamento della situazione in Umbria.
Il commissario D’Angelo fornendo i dati sulle strutture residenziali, che al 27 gennaio contano 131 operatori e 167 ospiti positivi, ha posto l’accento sull’importanza, in particolare per gli operatori delle Rsa, di adottare giusti comportamenti per proteggere gli ospiti delle strutture in cui operano.  “Ciò deve valere – ha detto d’Angelo – anche dopo la somministrazione della seconda dose di vaccino, perché se è vero che il vaccino protegge, è altrettanto vero che non bisogna abbassare la guardia e abbandonare quelle regole comportamentali che restano fondamentali”.
In riferimento a possibili varianti del Sas-Cov 2 in Umbria, il direttore Dario e il commissario hanno spiegato che i tamponi positivi nell’iter generale vengono trasferiti all’Istituto superiore di sanità che effettua un sequenziamento per motivi di studio con conseguenti tempi di risposta più lunghi, mentre “abbiamo ritenuto – ha detto D’Angelo – di intervenire con il carattere dell’urgenza ad un sequenziamento da parte delle strutture regionali, per poi adottare modelli di gestione opportune. Quindi, oltre ad una valutazione delle caratteristiche sociali, che ci può spiegare il perché il virus si è sviluppato in un’area, si potrà aggiungere anche il sequenziamento del virus stesso”.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento dei vaccini è stato reso noto che il 2 febbraio dovrebbero arrivare 4 vassoi Pfizer, di cui 1 sarà utilizzato per il completamento vaccinale dei soggetti a cui è stata somministrata la prima dose, mentre l’8, il 15 e il 22 perverranno altri 21 vassoi. Questo ci permetterà un totale di 28 mila dosi, quindi un ciclo completo per coprire 14 mila persone. Del vaccino Moderna invece, l’8 e il 22 si attendono 9500 dosi di vaccino e si procederà secondo piano nazionale e regionale di intervento vaccinale, ovvero le categorie di soggetti previsti nella Fase1, che comprende anche gli ultraottantenni. Ci atterremo al Piano e in proposito – ha proseguito D’Angelo – è di questi giorni uno studio della Fondazione Gimbe che ha evidenziato che la Regione Umbria è la più appropriata nella somministrazione del vaccino alle categorie previste”.  Il direttore Dario ha poi sottolineato che “non è la numerosità dei vaccini a preoccupare, ma il vero problema è l’arrivo dei vaccini e la possibilità di pianificarne la gestione”.
Dopo aver ribadito la necessità delle Regioni di definire con il Governo protocolli chiari per la cura e avere certezze sull’arrivo delle dosi di vaccino, l’assessore Coletto relativamente alle scuole, ha detto che “è inevitabile che ci sia preoccupazione per una nuova impennata dei contagi. Il problema – ha spiegato – non è la ripresa dell’attività didattica in se stessa, ma la possibilità che si creino assembramenti e poi la situazione dei trasporti. Servirebbe quindi, una programmazione e risorse da parte del Governo per riaprire le scuole in sicurezza”.




Franco Raimondo Barbabella, “Una riflessione nel Giorno della Memoria”

Senza memoria la vita diventa un banale passaggio senza senso. Peggio, ognuno può sentirsi autorizzato a pensare che la storia inizia e finisce con lui/lei, per cui senza ritegno la storia si può anche negare o inventare come ci pare. La storia, ma anche la scienza, la verità documentata, insomma la realtà.

Lo sappiamo, lo tocchiamo, si sta perdendo il senso, lo spessore, il ruolo della memoria. Cresce l’indifferenza e con essa l’ignoranza, e con l’ignoranza la protervia degli ignoranti. Non ci sono solo i terrapiattisti, i no-vax, i negazionisti di tutto e di più purché sia negazione di qualcosa frutto di studio e di documentata consistenza, negazione della stessa evidenza storica, come i campi di concentramento nazisti e l’Olocausto. No, c’è l’ignoranza diffusa, nei gangli vitali dello stato, nella politica e nelle istituzioni. E c’è l’indifferenza diffusa che con l’ignoranza fa il paio.

Tutto questo va tenuto ben presente in questa giornata, il 27 gennaio, Giorno della Memoria, la giornata dedicata al ricordo di ciò che avvenne 76 anni fa, quando le truppe dell’Armata Rossa abbatterono i cancelli di Auschwitz e il mondo ebbe la certezza di ciò che già si sospettava, la realtà dell’orrore del genocidio, lucidamente, programmaticamente, tecnicamente, organizzato. Il senso del Giorno della Memoria è perciò tutto racchiuso nelle parole di Anna Frank: “Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”.

Si sa che la memoria degli uomini/delle donne è labile. La cura non è l’ossessione, ma la rielaborazione, la conoscenza come fondamento della capacità di domandarsi ad ogni passaggio della storia come agire perché il male vissuto non si affacci di nuovo e non abbia a ingannare ancora, magari sotto altre forme le coscienze.

Siamo ora in uno di quei momenti della storia. Dobbiamo chiedere a coloro che in questo momento sono investiti da responsabilità per decisioni che riguardano la vita di tutti noi e delle generazioni che verranno di essere all’altezza delle domande della storia. Essi hanno, come tutti noi ma ancor più di noi, il dovere di non dimenticare e di adoperarsi perché usciamo dal tunnel in cui ci siamo cacciati. Se non ci sarà uno scatto i pericoli che incombono, che non sono solo economici ma sociali, politici e ideali, rischiano di materializzarsi.

Dobbiamo invocare dunque oggi, proprio oggi, nel bel mezzo di una crisi che rischia di risolversi in crisi di sistema, non un governo purchessia, poggiato su una maggioranza raccogliticcia e senz’anima, interpretata alla stracca da gente inadeguata attaccata ad un ruolo sovradimensionato, ma un governo che per qualità delle persone, per obiettivi programmatici determinati e per validità dei metodi, si ponga come garanzia solida per l’intero Paese della speranza di farcela nei tempi giusti e con il futuro da costruire.

Questo, io penso, è oggi per noi la celebrazione del Giorno della Memoria, fuori da ogni retorica. La storia non va dimenticata, ma nel senso che va continuamente riconosciuta e reinterpretata con competenza e lungimiranza.