Associazione Praesidium, “perché si sono dimessi ora i consiglieri CRO?”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota dell’Associazione Praesidium sulle dimissioni di tre consiglieri del cda di CRO e conseguente decadenza di tutto il consiglio

 

Apprendiamo con preoccupazione da notizie di stampa che il Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Orvieto sarebbe di fatto decaduto.  Tre consiglieri, infatti, due espressione di Mediocredito Centrale ed uno della Fondazione CRO, avrebbero rassegnato le dimissioni con conseguente decadenza dell’intero consiglio.

Fabio Giovannella – presidente Associazione Praesidium

Non è facile capirne i motivi: la banca non ha più diffuso informazioni sull’andamento della gestione dall’approvazione del bilancio di esercizio 2019 in poi.  Dal piano strategico redatto dai Commissari straordinari, in cui si prevedeva la vendita dell’Istituto, si è passati ad un nuovo piano redatto dalla gestione ordinaria, insediatasi dopo l’assemblea di trasformazione da banca popolare a società per azioni, che continua ad includere CRO all’interno del gruppo Banca Popolare di Bari.

Ciò ha comportato la conseguenza di non affrontare un piano specifico di ristrutturazione e di aggiornamento dei prodotti venduti.  Lascia perplessi la tempistica con cui si è deciso di far cadere il Consiglio di Amministrazione poiché, da statuto, sarebbe andato a terminare la sua operatività nel mese di aprile.

Ma a questo punto, ci domandiamo:

– chi approverà il bilancio?

– ci sono dissidi gestionali?

– quali sono le motivazioni effettive che hanno portato alle dimissioni?

– cosa può dirci Fondazione CRO, visto che anche uno dei consiglieri da lei nominato si sarebbe dimesso?

Sarebbe auspicabile maggiore trasparenza nell’interesse di dipendenti, di clienti e della città tutta.

Si attende in tal senso un comunicato ufficiale che dovrebbe dare spiegazioni al mercato, così come avviene in tutti gli istituti in cui si cambia governance in termini straordinari.
Vi terremo informati non appena riusciremo a reperire informazioni utili.

PREAESIDIUM




Massimo Gnagnarini, “il peso dei conti secretati sui depositi medi di Orvieto”

Un certo interesse hanno suscitato i dati sui depositi bancari a Orvieto, superiori alla media regionale, e successivamente anche la pubblicazione di quelli relativi agli impieghi bancari che, in rapporto ai suddetti, risultano inferiori alla media regionale. Gli approfondimenti che ne sono seguiti sulla stampa locale hanno cercato di indagarne le cause e fornire spunti di riflessione circa questa apparente contraddizione.

C’è però un particolare che non è stato approfondito ovvero l’incidenza dei cosiddetti conti correnti secretati presenti nel portafoglio delle banche che operano nella nostra città. Un conto secretato altro non è che un rapporto bancario dove le misure di riservatezza sono per così dire rafforzate. Gli operatori bancari non possono accedervi attraverso il sistema informatico interno alla banca e ogni operazione passa esclusivamente attraverso la direzione generale della banca. Si tratta dunque di depositi che sono poco movimentati con saldi assai significativi, ma che poco hanno a che fare con l’economia locale e che, presumibilmente, in buona parte possono far capo a persone e aziende non correlate alla nostra città.

 

Massimo Gnagnarini




La giunta dice “no” all’impianto di trattamento di rifiuti non pericolosi previsto a Ponte Giulio

Nella riunione della giunta comunale del 28 gennaio c’era un punto in discussione delicato, l’autorizzazione per un impianto di trattamento di rifiuti non pericolosi.  La location prevista è Ponte Giulio; l’azienda che ha richiesto il permesso, così come risulta dagli atti ufficiali e dalla documentazione della Regione, è la Gi.Ga srl con sede a Gubbio, capitale sociale 10 mila euro.  Dalla visura camerale la società ha trasferito la propria sede legale dalla provincia di Caserta e i soci al 50% sono Belgiro Di Marzo e Biagio Vallefuoco, quest’ultimo è l’amministratore unico. C’è anche una richiesta di autorizzazione inviata alla Regione Umbria per lo stesso impianto con variazione al P.R.G. con una prima convocazione datata 18 gennaio.  La stessa conferenza è stata poi rinviata al 29 gennaio.

Nella documentazione allegata all’autorizzazione inviata alla Regione e al Comune di orvieto la società chiede di poter avviare un impianto per il recupero di rifiuti non pericolosi. Stando sempre alla richiesta è scritto che l’impianto andrebbe a pretrattare i rifiuti anche per la produzione di combustibile, in sostanza, “pretrattamento di rifiuti destinati all’incenerimento o coincenerimento”.  Nel documento approvato dalla giunta è chiaramente scritto che l’impianto così come presentato non è conforme all’attuale PRG e che si dovrà, nel caso specifico, procedere ad una variante. I problemi evidenziati sono molteplici.  Si parte dal sistema della viabilità che, a differenza di quanto scritto nel progetto della società eugubina, non è assolutamente a scorrimento veloce e £grande viabilità” ma ordinaria e i numerosi mezzi pesanti che andrebbero a transitare aggraverebbero ancor di più il già precario equilibrio esistente tra le esigenze di buon vivere della popolazione e quello delle imprese.  Insomma il traffico pesante andrebbe ad incidere ancor di più su Orvieto Scalo e Sferracavallo, in attesa della costrizione della seconda parte della variante, quartieri che già soffrono degli attuali carichi.

I dubbi principali vengono però dalla vicinanza dell’impianto al Parco fluviale del Paglia, ma soprattutto ai vigneti di Bigi (Gruppo Italiano Vini) e poco distante di quelli di Antinori.  L’impatto ambientale rischia di essere elevato in una zona che non è. come descritto nel progetto, secondo la giunta, in piena area industriale, ma al limite e circondato da terreni coltivati di pregio, oltre che in un’area che è già gravata dal punto di vista ambientale, dalla presenza dell’impianto di discarica “Le Crete”.    Nella delibera 12 del 2021 approvata dalla giunta all’unanimità dei presenti, vengono richiesti all’azienda numerose integrazioni, viene nominato come rappresentante del Comune il dirigente del settore tecnico, l’architetto Rulli per trattare in ogni luogo preposto l’intera vicenda e viene espresso parere negativo in sede di conferenza dei servizi al progetto.  Ora la palla passa alla conferenza dei servizi della Regione che, stante il parere del Comune può anche decidere eventualmente di autorizzare l’impianto, magari con prescrizioni e indicazioni vincolanti.