7 gennaio, il quasi de profundis per la sanità orvietana recitato dai vertici della Regione

Luca Coletto – Assessore alla Sanità della regione Umbria

Il 7 gennaio è andato in onda il quasi de profundis della sanità orvietana.  Andiamo con ordine.  In una conferenza stampa della Regione c’è il top della sanità umbra a partire dall’assessore Luca Coletto, che vede anche la partecipazione del commissario Domenico Arcuri.  Si parla di investimenti per le terapie intensive con moduli prefabbricati.  ( milioni di investimento da parte del governo per affrontare l’emergenza coronavirus con dei prefabbricati con tutto quello che occorre per  44 posti di terapia intensiva complete.  Queste, terminata l’emergenza, diverranno parte degli ospedali COVID, dell’elenco non fa parte Orvieto mantenuto covid-free, per supportare l’attività ordinaria della sanità regionale.

Recentemente la Regione ha detto sì agli ospedali di Narni e Amelia e così in circa 20 minuti di auto abbiamo ben tre diversi nosocomi a disposizione degli utenti.  Spoleto e Foligno e sempre in una ventina di minuti sono due le strutture ospedaliere a disposizione.  Poi c’è un territorio, l’orvietano, che dista circa un’ora di auto dall’eventuale secondo ospedale disponibile.  Il territorio certamente non ha i numeri di quelli succitati, ma bisogna ragionare in altri termini.  C’è la direttissima, la linea lenta FS e l’autostrada e un territorio extra-regionale, l’alta Tuscia, che storicamente fa riferimento al nosocomio orvietano.  I numeri quindi crescono notevolmente e, anzi, diventano difficilmente quantificabili.

Ma dopo un po’ di gloria, soprattutto scritta, del Santa Maria della Stella non si parla quasi più.  Ormai da un decennio abbondante manca il personale sia medico che infermieristico ma i concorsi banditi vanno troppo spesso deserti o quasi.  Chi può cera di avvicinarsi a casa o di trasferirsi verso ospedali più rinomati e Orvieto rimane senza guida ciclicamente in reparti tra l’altro di vitale importanza per un ospedale delle emergenze-urgenze.  Non solo, ma alcuni necessari miglioramenti tecnologici ritardano e altri progetti che già nel breve periodo possono portare vantaggi sia nella qualità dei servizi che risparmi per la USL, sono sospesi in attesa di tempi migliori.  Quali tempi migliori?

Massimo De Fino – direttore generale USL Umbria2

La sanità orvietana rimane in attesa di risposte a partire dall’ex-ospedale per il quale dovrebbe essere partita un’interlocuzione tra la stessa USL e il Comune così come ci ha sottolineato l’allora commissario straordinario Massimo De Fino, recentemente confermato come direttore generale della stessa USL Umbria2.  Nel frattempo i servizi sono concentrati nell’angusta, scomoda e poco funzionale di via Postierla.  Capitolo ospedale: manca il personale, i progetti di controllo da remoto sono fermi nonostante votati all’unanimità in Regione e le prestazioni vanno a rilento.  E’ un combinato disposto potenzialmente esplosivo che per ora non deflagra grazie alla buona volontà di chi lavora all’interno della struttura ospedaliera ma fino a quando?  Il rischio, poi, che altri professionisti decidano di “lasciare” è dietro l’angolo.  Ma come mai Orvieto, tanto appetibile non lo è per un professionista in ambito sanitario?  Sono misteri inspiegabili.  C’è la questione dell’emodinamica che in un ospedale dell’emergenza e urgenza è cogente così come importante è l’avvio del controllo da remoto dei cardiopatici, approvato in Regione all’unanimità, che è rimasto nel cassetto invece di essere ampliato ad altre patologie croniche sempre nell’ottica di un’ottimizzazione di costi e benefici.

Niente, tutto tace e mentre 8 milioni di euro vengono investiti per il covid, e per la fase successiva in altri ospedali umbri, mentre si da il via libera a due ospedali a 10 minuti di macchina l’uno dall’altro, Orvieto resta pericolosamente al palo perché zavorrata da antiche discussioni sterili sulla pagliuzza mentre la trave è lì pronta a colpire l’occhio e in tanti sono pronti a recitare il de profundis, anche a Orvieto.

 




Caccia, sì all’attività venatoria nella Regione per il week-end 9 e 10 gennaio solo ai residenti in Umbria

La presidente delle Regione Umbria, Donatella Tesei, ha firmato l’ordinanza che consente ai cacciatori umbri lo spostamento al di fuori del proprio comune nelle giornate di sabato 9 e domenica 10 gennaio, per esercitare le attività di controllo della fauna selvatica e la caccia, nel rispetto delle normative venatorie e delle misure di distanziamento sociale e prevenzione antiCovid. È quanto rende noto l’assessore regionale alla Caccia, Roberto Morroni.

L’ordinanza regionale prevede che “nelle giornate del 9 e 10 gennaio 2021 è consentito lo spostamento al di fuori del comune di residenza, domicilio o abitazione:

  • per le attività di controllo della fauna selvatica autorizzate dall’amministrazione regionale;
  • per l’esercizio dell’attività venatoria nell’ambito territoriale di caccia di residenza venatorio ovvero di iscrizione, compresa la caccia da appostamento fisso, e tutte le attività complementari alla caccia e al controllo, come, ad esempio, l’addestramento e allenamento cani, il recupero degli ungulati feriti e il trasporto e trattamento delle carcasse presso gli appositi centri di raccolta, nel rispetto della normativa di settore;
  • per l’esercizio venatorio all’interno delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico venatorie, in quanto autorizzati dal concessionario dell’azienda, nel rispetto della normativa di settore”.

Il provvedimento è limitato “ai soli residenti anagraficamente in Umbria ed esclusivamente all’interno dei confini amministrativi regionali e, pertanto, non è consentita l’attività venatoria né l’attività di controllo ai cacciatori e ai soggetti abilitati e autorizzati con residenza anagrafica fuori dai confini amministrativi della Regione Umbria, anche nel caso di domicilio o abitazione all’interno del territorio regionale”.

Gli spostamenti e l’esercizio di tutte le attività venatorie e di controllo “dovranno avvenire nel rispetto delle misure di distanziamento sociale e con l’utilizzo dei previsti dispositivi di protezione individuale”.




Signora di 88 anni viene soccorsa dai Carabinieri di Baschi avvertiti dai vicini preoccupati

A metà mattina del 7 gennaio, i Carabineri di Baschi sono stati avvertiti di un possibile problema per un’anziana signora di 88 anni che vive da sola.  I vicini si sono allarmati perché la signora non rispondeva alle chiamate.  Gli agenti della locale stazione dei carabinieri si sono recati sul posto insieme ai Vigili del Fuoco e un’ambulanza del 118.  Dopo aver forzato il portone d’ingresso sono riusciti ad entrare nell’abitazione della signora di 88 anni.   Una volta entrati i militari hanno trovato la signora in terra e immobile.

Molto probabilmente nelle prime ore della mattina la signora è caduta accidentalmente provocandosi la frattura di una gamba.  La signora è stata dunque soccorsa dalla squadra del 118 e trasportata all’ospedale di Orvieto per gli accertamenti di rito che hanno confermato il generale stato di buona salute della paziente.